La ministra supera la mozione di sfiducia con il sostegno della maggioranza, ma apre a possibili dimissioni in caso di un nuovo rinvio a giudizio. Tra scontri con l’opposizione e dichiarazioni decise, il suo futuro politico resta incerto
La mozione di sfiducia nei confronti di Daniela Santanchè, presentata dalle forze di opposizione, si è conclusa senza

sorprese con un nulla di fatto. Con 206 voti contrari e 134 favorevoli, la Camera ha bocciato l’iniziativa, confermando la fiducia nel membro del governo. Tuttavia, a destare maggiore attenzione è stato l’intervento della stessa ministra, che ha colto l’occasione per difendersi dalle accuse e, in un colpo di scena, ha lasciato intendere la possibilità di dimissioni in caso di un nuovo rinvio a giudizio.
Le dichiarazioni di Santanchè
Appena presa la parola in Aula, Santanché ha evidenziato come questa fosse la seconda volta che si trovava a rispondere a una mozione di sfiducia, sottolineando che i fatti contestati risalgono a un periodo antecedente alla sua nomina ministeriale. Ha ribadito il rispetto per la magistratura e per i principi giuridici del Paese, difendendosi dalle accuse legate a Visibilia e alla presunta truffa sui fondi Covid.
Riguardo all’inchiesta sulla gestione della sua società, ha sottolineato che le contestazioni mosse non riguardano atti materiali, ma questioni legate alla quotazione in Borsa. Sul fronte dei fondi Covid, ha affermato di averne usufruito come molte altre aziende e ha risposto direttamente ad alcuni esponenti dell’opposizione, ribattendo con fermezza alle accuse di conflitto di interessi.
Lo scontro con l’opposizione
Nel suo discorso, Santanché non ha risparmiato critiche ai parlamentari che l’hanno attaccata nelle scorse settimane. Ha replicato all’onorevole Baldino del Movimento 5 Stelle, ironizzando sulle competenze della squadra di governo grillina. Ha poi risposto all’onorevole Ricciardi, ribadendo di non sentirsi sola e sostenendo di avere l’appoggio non solo dei colleghi di governo ma anche della maggioranza degli italiani, in nome del garantismo.
Con un accento personale, ha espresso rammarico per le campagne di dimissioni promosse in passato, riconoscendo come la pressione mediatica possa infliggere danni irreversibili. Ha parlato di “ergastolo mediatico”, sottolineando come la gogna pubblica possa segnare una persona indipendentemente dall’esito giudiziario.
“Io non cambio, sarò sempre con il mio tacco 12”
Durante il suo intervento, Santanché ha affrontato anche il tema della sua immagine pubblica e delle critiche ricevute per il suo stile di vita. Ha rivendicato il diritto di possedere borse di lusso senza vergognarsi, attaccando l’opposizione con la frase: “Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza”. Ha poi aggiunto con determinazione che continuerà a essere se stessa, sottolineando con orgoglio il suo stile distintivo: “Non sarò mai come voi, avrò sempre il mio tacco 12”.
Possibili dimissioni in caso di rinvio a giudizio
Se da un lato ha difeso con forza la sua posizione, dall’altro la ministra ha sorpreso tutti aprendo all’ipotesi di dimissioni. Se dovesse esserci un secondo rinvio a giudizio per la vicenda dei fondi Covid, ha dichiarato che valuterà la situazione con attenzione e senza subire pressioni esterne. Il suo annuncio ha scatenato un forte applauso dai banchi della maggioranza, confermando il sostegno del governo nei suoi confronti.
La vicenda di Daniela Santanché resta aperta e il suo futuro politico potrebbe dipendere dalle prossime decisioni giudiziarie. Per ora, il voto della Camera le ha permesso di mantenere la sua posizione, ma il dibattito su di lei è tutt’altro che chiuso.
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