Sogin: operaio contaminato da plutonio al Centro di Ricerca di Casaccia, si cercano eventuali responsabilità. Allerta dei sindacati

Fonti sindacali evidenziano come “sia alquanto grave che in un momento in cui non ci sono impianti in funzione, ci si possa ancora contaminare con il muco o con le inalazioni. Ci sono procedure che sono in atto da anni è dunque non si dovrebbe arrivare a correre rischi di questa natura”

L’ad di Sogin Gian Luca Ardizzu

Tanto tuonò il rischio di contaminazioni che inevitabilmente si arrivò a Sogin, la società pubblica che da lustri, con molti ritardi e pochi successi, ci dovrebbe accompagnare verso la denuclearizzazione. L’incidente occorso all’operaio del Centro di Ricerca di Casaccia, alle porte di Roma, contaminato da plutonio durante un’attività di gestione dei rifiuti radioattivi, è in fase di accertamento per capire se ci sono state negligenze e, nel caso, di chi siano le responsabilità. Fonti sindacali, che preferiscono per ora restare anonime, tuttavia già evidenziano come “sia alquanto grave che in fase di decommissioning, cioè di  smantellamento di impianti e particolarmente in un momento in cui non ci sono impianti in funzione, ci si possa ancora contaminare con il muco o con le inalazioni. Ci sono procedure che sono in atto da anni è dunque non si dovrebbe arrivare a correre rischi di questa natura“.

Sebbene il caso di contaminazione da plutonio sollevi preoccupazioni, le autorità competenti, con il testa l’Ad di Sogin Gian Luca Artizzu intervistato dal Tg1,  hanno escluso rischi immediati per la salute dei lavoratori e per l’ambiente esterno. Tuttavia, le indagini proseguono per chiarire i dettagli dell’accaduto e verificare l’efficacia delle misure di sicurezza adottate nel centro di ricerca.

L’incidente in questione è stato rilevato il 21 novembre, quando nel corpo del lavoratore è stata riscontrata una radioattività superiore ai limiti normativi. Fortunatamente, i primi monitoraggi non hanno evidenziato rischi per la sua salute né contaminazioni esterne. Tuttavia, la situazione resta sotto controllo e sono in corso indagini per chiarire la dinamica dell’incidente.

La notizia è emersa in seguito ad un’interrogazione parlamentare del Partito Democratico, che ha chiesto al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, chiarimenti sull’accaduto. I deputati hanno citato “notizie di stampa” relative a un presunto caso di contaminazione da plutonio presso l’ex sito nucleare di Casaccia, gestito dalla Sogin, la società pubblica incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari.

Il Centro Ricerche Casaccia: la storia e la gestione attuale

Il Centro di Ricerca di Casaccia, sede dell’Enea (Ente Nazionale per l’Energia Atomica), è stato per anni uno dei principali centri di studio sul nucleare in Italia. Fino al 1987 vi si svolgevano ricerche sulla produzione di plutonio da uranio. Successivamente, a causa della decisione del paese di abbandonare l’energia nucleare, il plutonio rimasto è stato trasferito negli Stati Uniti, ma piccole quantità sono rimaste nei macchinari. Dal 2003, la gestione dell’impianto è passata alla Sogin, che si occupa dello smantellamento e della bonifica del sito.

Le dichiarazioni di Sogin

In una nota ufficiale, Sogin ha escluso categoricamente che l’incidente possa essere classificato come un “incidente nucleare”. “L’evento di contaminazione interna del dipendente è stato riscontrato durante attività di gestione di rifiuti radioattivi all’interno dell’impianto Plutonio”, ha precisato la società. “I monitoraggi effettuati non hanno rilevato pericoli per la salute del lavoratore né contaminazioni ambientali. La situazione è stata prontamente gestita secondo le procedure previste dalla legge”, ha aggiunto Sogin, ribadendo che non ci sono stati rischi per l’ambiente circostante.

La posizione di Enea

In risposta alla vicenda, l’Enea ha chiarito di non essere coinvolta nell’incidente, sottolineando che l’area del Centro Ricerche Casaccia in cui è avvenuto l’episodio è sotto la gestione esclusiva di Sogin dal 2003. Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento nucleare di Enea, ha dichiarato che non è ancora chiaro come si sia verificata la contaminazione, ma ha spiegato che si tratta di materiale radioattivo in piccole quantità, che non dovrebbe rappresentare un pericolo per la salute. “Il controllo è molto accurato e viene effettuato anche su minime quantità di materiale radioattivo”, ha aggiunto Dodaro.

Le indagini di Isin

L’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare (Isin), che vigila sulle attività nucleari in Italia, ha avviato un’ispezione immediata appena appreso dell’incidente, raccogliendo le dichiarazioni dei responsabili del sito. In una comunicazione ufficiale, Isin ha dichiarato che l’incidente “sembra al momento non prefigurare conseguenze severe”, ma ha confermato che una seconda ispezione è stata già programmata. “Resta fondamentale accertare le cause dell’incidente e verificare come sia stato possibile che un lavoratore sia stato contaminato nonostante le misure di sicurezza”, ha concluso Isin.

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