Sulle tracce degli scrittori ipocondriaci: fobia e creatività

Nel loro tormentato cammino questi spiriti inquieti e insondabili hanno presagito solide realtà

Immaginate Charles Baudelaire, poeta maledetto, saggiatore del male ed enigmatico profusore di allusioni e simboli, tremare come una foglia davanti a uno starnuto. Provate poi a figurarvi Marcel Proust, caposaldo della letteratura per originalità e genio, scoppiare in lacrime dopo un mal di pancia. E pensate a Charles Darwin, Friedrich Nietzsche, Ernest Hemingway e altri insospettabili patofobici diventare catatonici a causa di una ferita.

L’ipocondria, definita da molti la peggiore disgrazia della vita, suscita spesso riso e curiosità nei non ipocondriaci. Occorre ricordare, però, che è un grave disagio psicologico e che procura notevoli sofferenze emotive, come nel celebre caso di Giuseppe Berto.

Si racconta, infatti, che il romanziere oscuro dormisse con due vocabolari sotto le gambe per migliorare la circolazione e che si rifugiasse nelle farmacie di Roma abbracciando in lacrime gli inservienti.

Ossessionato da un tumore all’intestino di cui poi si ammalò veramente -quel tumore che lui stesso viveva come spiritica vendetta del padre per non essere stato presente il giorno del suo trapasso- era arrivato al punto di avere paura di tutto, di isolarsi per lunghi mesi in Calabria.

E non fu l’unico. Giorgio Manganelli, tenero amante di Alda Merini, restò così segnato dalla malattia mentale della grande poetessa da fuggire su una lambretta diretta a Roma senza fare mai più ritorno nei salotti milanesi. Un giorno, durante un pranzo con Giulio Einaudi e altri intellettuali, si dileguò sconvolto dalla tavolata perché l’editore torinese avrebbe rubato scherzosamente del cibo dal suo piatto, contaminandolo.

Ma pensiamo a tutte le persone comuni che lottano contro questo male in silenzio, lontano dalla comprensione che suscita il genio. L’ipocondria, come tutte le fobie che orbitano sui temi della salute e della sanità, è spesso vista alla stregua di un tratto della personalità e non come vera patologia.

Può essere una diretta conseguenza dello stress causato da malattie “organiche” trascurate dalla comunità medico-scientifica o di episodi di malasanità. Oppure nascere dal nulla senza apparente motivo. In ogni caso è una manifestazione di ansia e paura estrema dell’ignoto.

Il solo pensiero di essere malati ci costringe a confrontarci con realtà respingenti e infauste, nonché imprevedibili.

Gli aneddoti sui grandi scrittori, per quanto ammantati di leggenda, impongono un’attenta riflessione sul legame esistente fra creatività e paura, sui poteri inconsapevoli della nostra mente.

Nel loro tormentato cammino questi spiriti inquieti e insondabili hanno presagito solide realtà: conoscere sé stessi è l’unica via per il benessere.

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