Terza Guerra Mondiale: la via Svizzera, la prospettiva di Elon Musk e le cose da fare

Le crescenti tensioni internazionali, tra cui i conflitti in Ucraina e Medio Oriente e le incertezze su Taiwan, sollevano crescenti timori di una possibile guerra mondiale. Elon Musk evidenzia la singolare preparazione della Svizzera, trasformata in un rifugio armato e pronto alla difesa, potenzialmente immune agli sconvolgimenti globali. E noi cosa possiamo fare?

di Guido Talarico

Torno nel giro di poche settimane sul rischio dello scoppio di una terza guerra mondiale. Un pò perchè con il protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e l’incertezza nelle relazioni tra Cina e Taiwan, la possibilità di una guerra mondiale sembra sempre più concreta. Ma anche perchè questa volta sul rischio nucleare ha detto la sua anche, Elon Musk, amministratore delegato di Tesla e proprietario di “X” e di tante altre cose ancora. E quando parla questo uomo c’è da stare attenti, perchè sarà anche controverso per alcuni aspetti, ma certo non è mai banale. Il multimiliardario americano di origini sudafricane di recente su X ha messo in luce come la Svizzera in caso di conflitto nucleare sia quella messa meglio di tutte.

Dalle sue parole, la deduzione che ne traggo è che alla fine da uno sciagurato conflitto nucleare ne uscirebbero vivi le élite politico finanziarie, che i bunker ce li hanno sotto casa, e appunto gli svizzeri. Ma andiamo con ordine e vediamo come è nato questo inquietante dibattito.

Un video diffuso su X ha mostrato come la Svizzera si sia attrezzata per fronteggiare eventuali guerre. Il paese ha trasformato l’arco alpino in un enorme bunker, equipaggiato con strutture di lusso come alberghi, ristoranti, e ospedali, oltre a numerosi rifugi sotterranei collegati con passaggi nascosti.

Musk ha commentato il post, sottolineando l’efficacia della preparazione svizzera: “Sembra che riusciranno a superare la terza guerra mondiale.” Questa dichiarazione fa eco alle sue precedenti avvertenze sul rischio che tensioni regionali possano evolversi in conflitti globali, esortando a prevenire un’escalation.

La Svizzera è nota per la sua neutralità, mantenuta dal 1815, e per la sua alta sicurezza interna, fattori che l’hanno resa uno dei paesi più pacifici al mondo secondo l’Institute for Economics and Peace.

Nel frattempo, le recenti tensioni tra Hamas e Israele, e gli attacchi dell’Iran, oltre al moltiplicarsi si molti altri conflitti regionali, evidenziano ulteriori rischi di destabilizzazione. Questi eventi evidentemente sottolineano l’importanza della cautela e della diplomazia per prevenire ulteriori escalation che potrebbero trascinare altre nazioni in un conflitto esteso. Ma i segnali non sono incoraggianti. In più ambiti sembrano prevalere visioni dei conflitti affatto tranquillizanti.

La situazione attuale, a cui l’opinione pubblica sembra quasi assuefatta, richiede un’attenzione costante e misurata per navigare queste acque turbolente, sperando che le soluzioni diplomatiche possano prevalere sulla violenza. La preparazione della Svizzera, che non è di oggi ma arriva da lontano, tuttavia dovrebbe servire da monito e forse da modello su come un paese possa proteggere i propri cittadini in tempi di incertezza globale.

Ma la cosa che più inquieta è un pensiero ripugnate. Ma non è che a qualcuno viene in mente che qualche bomba nucleare possa essere giustificata per risolvere i conflitti più aspri, ad esempio, quello Ucraino, e possa contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione del mondo? Follie, pensieri cattivi e irrealizzabili? Forse. Ma se i ricchi e le élite del mondo una loro soluzione l’hanno immaginata potrebbe essere il caso che di questo problema ce ne occupiamo tutti un pò di più. Magari cominciando a fare ciascuno nel proprio ambito quanto possibile per fermare la guerra e magari preparandoci comunque ad avere una difesa migliore. Gli Svizzeri sul tema della pace e della difesa hanno in effetti da insegnare.

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