La crisi ucraina del resto già da tempo ha evidenziato una profonda divisione tra le nazioni europee, incapaci di trovare una posizione comune su come garantire la sicurezza dell’Ucraina in caso di cessate il fuoco, e quindi di contrastare le ambizioni russe
di Guido Talarico
L’incontro tra alti funzionari americani e russi in Arabia Saudita, il primo vertice ufficiale tra i due paesi in almeno tre anni, segna anche formalmente la svolta che già si era compresa dalle dichiarazioni dei giorni precedenti di Donald Trump e Vladimir Putin. Una ritrovata sintonia che lascia non poche inquietudini nelle cancelearie europee. Al termine dei colloqui sauditi, il dipartimento di Stato ha infatti parlato di “primo passo significativo” verso un possibile accordo per porre fine al conflitto in Ucraina, con l’intento di avviare una “pace duratura, sostenibile e accettabile per tutte le parti”. Le delegazioni, guidate dai ministri degli Esteri Marco Rubio e Sergej Lavrov, hanno dichiarato di voler nominare “team di alto livello” per iniziare a lavorare a una soluzione. Inoltre, è stato concordato di riprendere le relazioni diplomatiche, con l’intenzione di nominare ambasciatori per risolvere eventuali tensioni bilaterali. Tuttavia, come dicevamo, ciò che ha suscitato preoccupazione è che l’Ucraina e l’Europa sono state escluse dai colloqui, con la possibilità che Washington e Mosca impongano un accordo che potrebbe ridurre o, addirittura, cancellare il ruolo di Kiev e degli altri paesi europei.
Come è del tutto evidente ormai, l’Europa si è trovata messa da parte, incapace di far fronte alle sfide poste dalla nuova narrativa globale di Trump e Putin, che tendono a sminuire il suo ruolo nelle questioni internazionali. Il vertice di Riyad, organizzato a meno di una settimana dalla lunga telefonata tra Trump e Putin, ha visto Washington e Mosca tentare di definire i contorni della pace in Ucraina senza coinvolgere Bruxelles o Kiev. Questo bullismo diplomatico ha suscitato forti preoccupazioni in Europa, con il timore che le prossime decisioni vengano prese senza tener conto delle necessità e delle aspirazioni geopolitiche di Bruxelles.
La crisi ucraina del resto già da tempo ha evidenziato una profonda divisione tra le nazioni europee, incapaci di trovare una posizione comune su come garantire la sicurezza dell’Ucraina in caso di cessate il fuoco, e quindi di contrastare le ambizioni russe. La situazione è ancora più complessa considerando che il presidente ucraino Zelensky si è sentito sempre più solo, con l’Ucraina che appare spesso in balia delle decisioni prese altrove, senza avere voce in capitolo nel processo che riguarda la sua stessa esistenza e sicurezza. In un contesto come questo, le voci europee che chiedono garanzie di sicurezza per Kiev sembrano essere isolate, mentre le trattative fra Mosca e Washington avanzano senza una reale partecipazione europea.
In questo scenario, le divisioni interne all’Unione Europea sono emerse con prepotenza e rappresentano un’ulteriore elemento di allarme: molti leader europei, pur consapevoli della gravità della situazione, sembrano restii a prendere iniziative decisive, temendo un conflitto diretto con la Russia o, peggio ancora, di finire per diventare una pedina nelle mani degli Stati Uniti. Le divisioni tra i vari paesi sono evidenti, con alcuni che si rifiutano di inviare truppe in Ucraina, mentre altri come Emmanuel Macron invocano una maggiore indipendenza strategica per l’Europa. Ma la realtà è che la forte influenza di Washington e Mosca nel definire il futuro del conflitto rende difficile per l’Europa ritagliarsi uno spazio significativo.
L’Europa, incapace di definire una politica unitaria e concreta, si trova dunque ad affrontare una sfida storica: essere relegata a un ruolo secondario, senza il potere di influire sulle decisioni che riguardano direttamente la sua sicurezza e la sua stabilità geopolitica. In questa nuova realtà, la presunta forza dell’Unione Europea sembra essere erosa, mentre i tentativi di preservare relazioni privilegiate con gli Stati Uniti rischiano di indebolire ulteriormente la sua coesione e il suo ruolo sulla scena mondiale. Una situazione di crisi politica e in fondo anche esistenziale che riporta in vecchio continente indietro di un secolo.
La maledizione degli anni 20 che già così drammaticamente ha segnato il 900 e che ora sembra riaffacciarsi sullo scacchiere internazionale. Una difficolta che a Trump e Putin è assolutamente evidente e che, almeno fin qui, i due sembrano intenzionati a sfruttare fino in fondo, anche a costo di rompere equilibri storici.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati