Le ambizioni di Trump non si fermano alla Groenlandia. Durante il suo discorso, ha affermato di voler riprendere il controllo del Canale di Panama, attualmente amministrato da autorità panamensi
Donald Trump ha suscitato scalpore con la sua proposta di utilizzare la forza militare per ottenere la Groenlandia, un territorio che appartiene alla Danimarca. Durante la sua prima conferenza stampa a Mar-a-Lago, dopo la certificazione del Congresso che segna il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha descritto la Groenlandia come una questione cruciale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Secondo lui, il controllo di questa regione è strategico per monitorare le attività cinesi nelle rotte artiche e per la gestione delle vie marittime rilevanti anche per la Russia.
Trump ha persino mandato il figlio, Don Jr., a effettuare un sopralluogo sul territorio, mostrando l’intenzione di comprarla. Tuttavia, se la Danimarca si rifiutasse di negoziare, Trump ha minacciato di imporre dazi elevati e non ha escluso l’uso della forza. Questa posizione ha sollevato interrogativi sul possibile conflitto con l’articolo 5 della NATO, che garantisce la difesa reciproca tra i membri dell’Alleanza. Il ministro degli Esteri francese, Barrot, ha risposto prontamente, definendo la Groenlandia un territorio dell’Unione Europea e dichiarando inaccettabile ogni violazione dei confini sovrani da parte di nazioni terze.
Panama e la dottrina Monroe aggiornata
Le ambizioni di Trump non si fermano alla Groenlandia. Durante il suo discorso, ha affermato di voler riprendere il controllo del Canale di Panama, attualmente amministrato da autorità panamensi. Trump ha criticato la decisione storica di Jimmy Carter di restituire il controllo del Canale a Panama, sostenendo che fosse un errore. Ha inoltre accusato la Cina di influenzare la gestione della via marittima, dichiarando che gli Stati Uniti devono riaffermare la propria sovranità sul Canale.
Le dichiarazioni di Trump hanno ricevuto una ferma risposta dal governo panamense. Il ministro degli Esteri Javier Martinez-Acha ha ribadito che il Canale appartiene al popolo di Panama e che non ci sono trattative in corso. Ha anche respinto come false le affermazioni di Trump secondo cui sarebbe stata proposta una somma di denaro per acquistarlo.
Canada: l’invito ad annullare il confine
Anche il Canada è entrato nel mirino delle idee di Trump, benché in modo meno aggressivo rispetto a Groenlandia e Panama. Il presidente eletto ha suggerito che il vicino settentrionale dovrebbe unirsi agli Stati Uniti come cinquantunesimo stato, sostenendo che la rimozione del “confine artificiale” rafforzerebbe l’economia americana. Ha persino mostrato una mappa che rappresenta il Canada come parte del territorio statunitense.
Nonostante queste provocazioni, Trump ha escluso l’idea di un’invasione e ha ipotizzato che i canadesi potrebbero accettare volontariamente la sua proposta. Ottawa, però, ha respinto con forza ogni ipotesi di un’unificazione.
Le tensioni con l’Europa e il Medio Oriente
Trump ha criticato duramente l’Europa per il disavanzo commerciale con gli Stati Uniti, minacciando di imporre pesanti dazi ai paesi europei. In Medio Oriente, invece, ha avvertito che la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas dovrà avvenire prima del giorno della sua inaugurazione, pena un intervento militare su larga scala.
La politica interna: un ritorno al passato
Sul fronte interno, Trump ha promesso misure drastiche, tra cui il perdono per alcuni partecipanti all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, tagli fiscali e la cancellazione delle politiche ambientali introdotte da Biden. Ha inoltre annunciato il rilancio delle perforazioni petrolifere, l’eliminazione dell’eolico e la ripresa della costruzione del muro al confine con il Messico, accompagnata dalla deportazione di immigrati irregolari.
Trump sembra convinto di avere un mandato forte per realizzare queste idee, basandosi sul consenso raccolto durante le ultime elezioni. Le sue parole, come spesso accade, sono state provocatorie, ma lasciano intravedere una strategia precisa per consolidare la sua visione di un’America più potente e dominante sul piano globale.
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