Un gruppo di ricercatori potrebbe aver trovato la “firma della fibromialgia”

È stato identificato un test del sangue che faciliterebbe la diagnosi di questa sindrome tanto discussa e invisibilizzata, migliorando la gestione e la qualità di vita dei pazienti.

La fibromialgia è una malattia di dolore cronico prevalente nelle donne, comporta dolore articolare e muscolare da moderato a severo, stanchezza cronica, fatigue, insonnia, difficoltà di concentrazione.

Gli ultimi studi sulla fibromialgia hanno dimostrato che questa sindrome dipende da una neuroplasticità patologica del cervello, per cui il sistema nocicettivo (cioè il sistema di trasmissione del dolore) è ampiamente alterato e lo stimolo doloroso derivante da un qualsiasi trauma, non solo non riesce ad andare in remissione, ma viene addirittura amplificato e cronicizzato dal cervello.

Si sta discutendo molto, in questi giorni, se il dolore cronico vada, infatti, considerato come una patologia a sé e non solo un sintomo.

Diagnosticare questa malattia non è facile perché non ci sono test oggettivi per misurare il dolore percepito dal paziente, infatti i malati di fibromialgia sono spesso non creduti dai medici e guardati con sospetto da amici e familiari.

Ma adesso le cose potrebbero cambiare grazie a una tecnica pionieristica che un team di ricercatori dell’Universitat Rovira i Virgili, dell’Ohio State University e dell’Università del Texas ha contribuito a sviluppare per trovare la “firma della fibromialgia”.

I ricercatori, infatti,  hanno raccolto campioni di sangue da tre diversi gruppi: persone con diagnosi di fibromialgia conclamata, persone con malattie reumatiche simili e persone senza alcuna di queste patologie, il cosiddetto  gruppo di controllo.

I campioni ottenuti sono stati illuminati attraverso la spettroscopia Raman, in cui una luce laser viene utilizzata per studiare come le molecole nel sangue hanno reagito allo stimolo luminoso.

Sulla base di queste interazioni, i ricercatori hanno esaminato le differenze tra le caratteristichechimiche dei campioni di sangue di tutti questi gruppi. Secondo gli studiosi i risultati hanno evidenziato le caratteristiche chimiche delle molecole di aminoacidi nel sangue, che potrebbero differenziare la fibromialgia da altre malattie. Uno strumento veloce e non invasivo “che può essere facilmente integrato

in ambito clinico per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da fibromialgia”, come ha affermato in una nota l’autrice dello studio Sílvia de Lamo.

È un grande passo in avanti che potrebbe restituire dignità a patologie invisibilizzate e sottostimate.

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati