Unicredit-Commerzbank, Berlino: è atto ostile, per Bce l’operazione è trasparente

La banca ha sottoposto alla vigilanza europea la richiesta di autorizzazione a varcare la soglia del 10% del capitale e arrivare fino al 29,9% dell’istituto di Francoforte sul Meno

UniCredit ha annunciato che la sua quota in Commerzbank è ora al 21%,  grazie all’acquisto di uno strumento finanziario che rappresenta circa l’11,5%, sommato alla partecipazione del 9% precedentemente acquisita . L’istituto bancario ha quindi chiesto alla Bce il permesso di superare la soglia del 10% e arrivare fino al  29,9%, mantenendosi al di sotto del limite che imporrebbe un’Opa obbligatoria. La risposta di Berlino è stata un secco no: “Le acquisizioni ostili non sono una buona cosa”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Parole a cui il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha replicato così: “In Europa c’è libero mercato, non capisco perché quando qualcuno viene ad acquistare in Italia si dice che siamo in un sistema europeo moderno del mercato unico, se poi un italiano acquista fuori non è più nel mercato unico”. Intanto dalla Commissione europea una dichiarazione sulle fusioni che”potrebbero rendere le banche più resilienti agli shock grazie alla maggiore diversificazione degli asset e consentirebbero alle banche europee di avere modelli aziendali più efficienti, perseguire strategie di crescita e investire nella digitalizzazione”. A dirlo è una portavoce della Commissione Ue, precisando che l’esecutivo “non commenta i singoli casi di consolidamento” come Commerz-Unicredit.

 

LA DURA REAZIONE DELLA GERMANIA
Le reazioni in Germania da parte di partiti e sindacati non si sono fatte attendere: tutti sembrano voler fare muro intorno al seconda banca privata tedesca. Dura la presa di posizione di Scholz, all’indomani dell’insperata vittoria alle elezioni in Brandeburgo: «Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche ed è questo il motivo per cui il governo tedesco ha preso una posizione chiara: non siamo favorevoli all’acquisizione di Unicredit”. Il cancelliere tedesco ha poi sottolineato come: non sia un approccio appropriato in Europa e in Germania … senza alcuna cooperazione, senza alcuna consultazione, senza alcun feedback”. La sottoscrizione di strumenti derivati «aventi oggetto una partecipazione pari a circa l’11,5%” e la presentazione di istanza regolamentare per una partecipazione «superiore al 10% e fino al 29,9%»hanno dato l’ennesima scossa ai vertici di Commerzbank riuniti da ieri fino a domani nell’incontro annuale strategico al centro congressi di Glashütten e pubblicamente intenzionati a preservare l’indipendenza del proprio istituto. Anche Stefan Wittmann, segretario del sindacato Verdi e membro del consiglio di sorveglianza della Commerzbank, sentito da Handelsblatt ha criticato l’operato di Unicredit, definendolo “del tutto inappropriato e aggressivo”.

LA VIGILANZA

In Bafin e in Bce, l’arrivo del dossier Unicredit-Commerz non ha alzato alcun sopracciglio. Dal punto di vista della vigilanza, Unicredit starebbe portando avanti un’operazione trasparente, rispettando dunque uno dei principi generali in materia di partecipazioni qualificate, che è appunto quello della trasparenza. Inoltre l’uso dei derivati è previsto nella procedura sulla partecipazione qualificata. Le linee guida della Bce sulle relative procedure chiarisce che la notifica va effettuata una volta assunta la decisione di acquisire o incrementare una partecipazione qualificata. In linea generale, quindi, il candidato acquirente deve sempre trasmettere la notifica alle autorità di vigilanza «prima che abbia luogo l’operazione». Step che Unicredit ha rispettato. Sui derivati, la guida stabilisce che «il trasferimento di proprietà delle azioni può essere soggetto a eventi che sfuggono al controllo del candidato acquirente o a opzioni che esso potrà esercitare in una fase successiva. Il candidato acquirente deve informare le autorità competenti non appena viene a conoscenza del progetto di acquisizione o può nutrire l’aspettativa che esso si concretizzerà».

IL RUOLO DI BAFIN

La presentazione di istanza regolamentare avanzata da Unicredit è arrivata ieri sulla scrivania dell’organo di vigilanza bancaria nazionale Bafin a cui spetta ora stabilire se la documentazione (compreso il business plan) soddisfi pienamente i requisiti prestabiliti dalla Bce. Stando alle procedure, quando il dossier sarà pronto, verrà dato alla Bce che avrà fino a 60 giorni di tempo per dare il disco verde, chiedere ulteriori informazioni oppure respingere l’istanza.

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