Unipol: si alla settimana corta, dibattito aperto sullo smart working

La proposta approvata dai lavoratori prevede una riduzione dell’orario settimanale da 37 a 36 ore, distribuite su quattro giorni di lavoro. È inoltre previsto l’inserimento di quattro giorni di smart working al mese, estendendo la settimana corta anche a dipendenti part-time, funzionari senior e settori come i call center

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UNIPOL TOWER 

I dipendenti del gruppo Unipol hanno scelto di adottare la settimana lavorativa corta, accettando la proposta aziendale che prevede quattro giorni lavorativi da nove ore ciascuno, mantenendo invariati gli stipendi. La decisione è arrivata al termine di un referendum promosso dai sindacati, dopo che l’azienda aveva deciso di non rinnovare la sperimentazione sullo smart working, conclusa a fine dicembre.

I risultati del referendum in Unipol

Il referendum ha visto una partecipazione significativa, con il 62% dei dipendenti coinvolti. Tra questi, il 53,5% ha votato a favore della settimana corta, mentre il 34% ha espresso un parere contrario. I lavoratori contrari hanno dato mandato ai sindacati di insistere sulla richiesta di dieci giorni di lavoro agile al mese, ventilando l’ipotesi di una mobilitazione “a oltranza” per sostenere le loro rivendicazioni.

Le caratteristiche della settimana corta

La proposta approvata dai lavoratori prevede una riduzione dell’orario settimanale da 37 a 36 ore, distribuite su quattro giorni di lavoro. È inoltre previsto l’inserimento di quattro giorni di smart working al mese, estendendo la settimana corta anche a dipendenti part-time, funzionari senior e settori come i call center, dove l’applicazione del modello presenta maggiori complessità. Questa impostazione riflette l’impegno a bilanciare le necessità produttive dell’azienda con le richieste di flessibilità dei dipendenti.

Il ruolo dei sindacati

I sindacati, dopo il risultato del referendum, hanno annunciato l’intenzione di avviare nuove trattative con l’azienda. Qualsiasi accordo che potrebbe emergere da questi incontri sarà nuovamente sottoposto a referendum, considerando la rilevanza delle decisioni per la forza lavoro.

Dichiarazioni e prospettive

Nunzio Diana, segretario del gruppo Unipol della First Cisl, ha espresso la speranza che l’azienda mostri una maggiore apertura verso le richieste dei dipendenti, sottolineando come la pandemia abbia trasformato le priorità lavorative. Ha affermato che una maggiore flessibilità potrebbe favorire un clima aziendale più sereno e produttivo, contribuendo così al benessere generale.

Un contesto di confronto globale

La scelta di Unipol si inserisce in un dibattito più ampio sul futuro del lavoro. Negli Stati Uniti, realtà come J.P. Morgan hanno imposto il ritorno totale in ufficio, mentre altre aziende, sia italiane che internazionali, stanno esplorando formule ibride e nuove forme di welfare.

La strada intrapresa da Unipol rappresenta un compromesso che cerca di rispondere alle esigenze sia dell’azienda che dei dipendenti, ma il dibattito rimane aperto. Solo il tempo dirà se questa soluzione sarà in grado di soddisfare tutte le parti coinvolte.

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