Di Massimo Cellini
“Lavorare di più, per produrre di più, per garantirsi il futuro”. Nelle parole di Carlo Cimbri, Ceo del Gruppo Unipol, vi è forse la sintesi più efficace su quel che occorre fare per avere un Welfare migliore in Italia. Aprendo e chiudendo i lavori di presentazione del Rapporto 2020 del Think Tank Welfare Italia, progetto sviluppato da Unipol Gruppo in collaborazione con The European Hous – Ambrosetti, Cimbri ha molto insistito sugli aspetti economici della questione ricordando come “bisogna avere le idee chiare su come spendere” perché le risorse non sono infinite ma soprattutto, ha detto il Ceo di Unipol, “occorre avere l’ossessione dello sviluppo, perché senza sviluppo non c’è crescita”.
“Siamo in un’economia postbellica dove le priorità sono cambiate. Abbiamo una responsabilità verso la crescita cui dobbiamo far fronte. Abbiamo una spesa sanitaria inferiore alla media europea e dei ritardi infrastrutturali storici – ha ricordato Cimbri – non possiamo permetterci di perder tempo col bonus monopattini. Non è attraverso l’assistenzialismo che risolveremo i problemi di questo Paese. Un bravo amministratore non sceglie il debito sulla base di ideologie ma lo sceglie sulla base delle condizioni economiche e quindi i soldi del Mes vanno presi perché costano meno e servono per rendere più moderno il nostro sistema sanitario”.
“E’ fondamentale – ha aggiunto Cimbri – premere l’acceleratore sui cambiamenti: prima di tutto è centrale il ricorso alle nuove tecnologie, in primis al digitale. Servono reti su cui far viaggiare dati, conoscenze, competenze, superando i gap attuali presenti nel paese. Reti che facciano circolare informazioni utili a creare un sistema più efficiente, a partire da quello sanitario, così duramente messo alla prova dalla pandemia”.
“Gli obiettivi – ha concluso il Ceo di Unipol Gruppo – sono chiari: una scuola meritocratica che prepari le future generazioni; un sistema sanitario efficace ed equo; una politica del lavoro attiva che gestisca anche i fenomeni migratori con una logica che altri paesi, come la Germania, hanno espresso; una politica fiscale che premi chi più lavora, tagliando le tasse sulla parte variabile della retribuzione”.A questa decima edizione di Welfare Italia, appuntamento organizzato dal responsabile dei rapporti istituzionali di Unipol, Stefano Genovese e coordinata dal Vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito, hanno partecipato come di consueto i principali stakeholder pubblici e privati del settore. Tra gli altri sono intervenuti: Elena Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia), Alberto Brambilla (Presidente, Itinerari Previdenziali), Carlo Cimbri (Group CEO, Unipol Gruppo), Valerio De Molli ( CEO, The European House – Ambrosetti), Veronica De Romanis (Professore di Politica Economica Europea e advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia” ), Daniele Franco (Presidente, IVASS; Direttore Generale, Banca d’Italia), Roberto Gualtieri (Ministro dell’Economia e delle Finanze), Giuseppe Guzzetti (già Presidente, Fondazione Cariplo; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Mario Nava (Direttore Generale, Structural Reform Support, Commissione Europea), Walter Ricciardi (Consigliere del ministro della salute, advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Riccardo Sabatini (Chief Data Scientist, Orionis Biosciences, Boston, USA), Stefano Scarpetta (Direttore, Dipartimento di Employment, Labour and Social Affairs, OECD; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Marco Simoni (Presidente, Fondazione Human Technopole), Pierluigi Stefanini (Presidente, Unipol Gruppo), Giovanni Toti (Vice Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Presidente, Regione Liguria).
Dal Rapporto, presentato in modalità mista, con una parte dei relatori in loco gli altri collegati via web, è emerso innanzitutto che gli impatti economici dell’epidemia Covid-19 rischiano di acuire le disuguaglianze sul territorio nazionale: da un lato, per le famiglie con i redditi più bassi, la riduzione del reddito durante il lockdown è stata due volte più ampia di quella subita dalle famiglie con i redditi più alti (fonte: Banca d’Italia). Inoltre, il lockdown ha riguardato soprattutto i lavoratori a più basso reddito, laddove le attività riconvertibili in smart working sono invece tipicamente quelle con redditi più elevati. La conseguenza è che la metà delle famiglie italiane non sarebbe in grado di autosostenersi per più di 5 mesi in assenza di un’integrazione e dovendo fare leva esclusivamente sui propri asset liquidabili. A fronte degli impatti economici dell’epidemia aumentano quindi anche i bisogni di protezione da parte dei cittadini e il ruolo del sistema di welfare diventa più centrale che mai, in quanto strumento di mitigazione degli impatti della pandemia. Il sistema di welfare, a sua volta, è posto sotto forte stress: nell’immediato è la sanità ad essere l’area più colpita, nel breve-medio termine è necessario invece rafforzare le politiche sociali per proteggere la continuità lavorativa e nel medio-lungo termine anche la previdenza sarà messa sotto pressione.
“L’Italia – ha detto Ricciardi – ha il tasso di mortalità più alto al mondo dopo gli Stati Uniti. In Usa muoiono, in fase esponenzialmente crescente, mille persone; da noi sarà più o meno il 60% degli Usa. Se noi non ci diamo una mossa, se non mettiamo a fattore le nostre maggiori energie – intellettuali, manageriali, politiche – corriamo il rischio di una deriva da cui non si esce. Sul digitale, ad esempio, l’Italia non fa niente da 10 anni mentre in Europa è un investimento continuo“.
Anche il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (a destra) ha sottolineato l’importanza dello sviluppo come leva per consolidare i sistemi di Welfare e per sconfiggere la crisi post pandemica cui dovremo far fronte. “Sono a favore – ha detto Guarltieri – di un sistema basato sulla complementarietà e non sulla concorrenza. Un modello in cui si riesce a capire meglio chi fa cosa, e che magari diventa un modo per mantenere efficienza e universalità”.
Gualtieri, rispondendo di fatto a Cimbri sul tema del Mes, ha detto che una parte di questo Governo (il Movimento 5 Stelle ndr) non è favorevole a questo strumento e che dunque in questa fase il governo punterà su altre leve finanziarie. “Ieri – ha detto – abbiamo ricevuto l’assegno da 6,5 mld del Fondo Sure, che si aggiunge ai precedenti 10 miliardi già erogati. Non può che farci piacere, abbiamo risparmiato in interessi diversi milioni, ma è pur sempre un debito”. Poi parlando appunto di Mes ha chiosato: “E’ noto che io sono favorevole al Mes, che ci farebbe risparmiare 300 milioni in interesse. Sul tema c’è un dibattito in maggioranza. Tuttavia, come ho sempre detto, tutti gli strumenti che fanno risparmiare interessi sono utili. Abbiamo a disposizione diverse fonti di finanziamento”.
“Vogliamo investire in umanità e lavoro – ha invece detto Elena Bonetti, Ministro per la Famiglia – questi due elementi devono essere ricomposti nel riconoscere che la persona è chiamata a essere libera nel momento in cui viene riconosciuta capace di esprimere una responsabilità personale all’interno di una dinamica collettiva. Questa dimensione che porta dalle politiche assistenziali di un ‘oggi eterno’ a politiche di processo è quella che abbiamo avuto l’ambizione di scrivere nel Family Act e credo sia quella che potrà dare la svolta al Paese che tanto attendiamo”.
Veronica De Romanis, accompagnando il suo intervento con una serie di slide, si è invece focalizzata sugli aspetti economici della questione sottolineando numeri alla mano sia i ritardi dell’Italia, sia le varie incongruenze del nostro sistema. De Romanis in particolare ha sottolineato quanto le misure europee adottate in questo periodo rappresentino “un fondamentale strumento di rilancio del sistema Welfare del Paese”. Anche l’intervento di Mario Nava è andato in questa direzione. Il Direttore Generale del “Structural Reform support” ha spiegato come avverrà il sostegno tecnico della Comunità nei piani di ripresa nazionali finanziati dal Recovery Plan.
Appassionato e dettagliato, come sempre, l’intervento di Giuseppe Guzzetti. L’ex Presidente della Fondazione Cariplo ha ricordato come le società occidentali si basino su tre pilatri (Istituzioni pubbliche, aziende private, terzo settore) è quanto fondamentale sia che questi tre pilastri interagiscano in modo coordinato. “Ciascuno dei pilastri – ha detto – ha bisogno dell’altro. Occorre avere un tavolo strategico che porti ad un dialogo costante fondamentale per risolvere i problemi sociali. Un paese coeso ha speranza e futuro. Un paese coeso rafforza la democrazia”.
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