Vienna celebra la cultura italiana: Tiziano al Kunst Historisches Museum. Una grande mostra sulla sua visione del mondo femminile: Bellezza, Amore e Poesia

di Stefano Beltrame*

Vienna celebra la cultura italiana con una grande mostra dedicata a Tiziano ed in particolare alla sua visione del mondo femminile. L’esibizione è ospitata nel prestigioso Kunst Historisches Museum (KHM) tra le collezioni di capolavori raccolte nel tempo dalla famiglia degli Asburgo.  La mostra sul maestro veneto del ‘500  è bellissima non solo per il piacere estetico dei quadri esposti, ma anche per il fine lavoro intellettuale che si intravede nella sua ideazione. Uno spunto che induce a riflettere sull’importanza del Rinascimento non solo nella pittura, ma anche per l’origine della lingua italiana e per l’importanza dell’arte nel definire la posizione dell’Italia in questo nostro nuovo mondo globalizzato. Il Rinascimento come evento non solo italiano, ma europeo ed identitario per un continuante che oggi si interroga sul suo futuro, ma che difficilmente potrà procedere in avanti se non conosce la propria Storia condivisa.

In tempo di Covid, la mostra è visitabile anche on-line (https://tiziansfrauenbild.khm.at/) ed Kunst Histrorisches va riconosciuto il grande sforzo compiuto verso la digitalizzazione. Certo non è lo stesso  come una visita in presenza, ma di questi tempi occorre fare di necessità virtù.

Una visita in presenza consente, in primo luogo, di apprezzare quanto il Museo Kunst Histrorisches sia già di per sé stesso un tempio devoto all’arte italiana. L’edificio e le collezioni rimandano continuamente all’Italia ed all’intima relazione coltivata nei secoli dagli Asburgo con il Bel Paese. Basti ricordare che, tra i capolavori esposti, vi è l’iconica Saliera d’oro cesellata da Benvenuto Cellini (1500-1571). Un’opera quasi ipnotica nella sua leggiadra bellezza sospesa tra   mitologia greca e carnale fisicità cinquecentesca. Il sale e, soprattutto, il pepe erano allora simboli di grande opulenza.

Il pepe era una spezia preziosa che proveniva dalle lontane e misteriose Indie in viaggi lunghissimi. Il secolare monopolio  commerciale veneziano attraverso l’Egitto iniziava ad essere minacciato dai navigatori portoghesi che circumnavigavano l’Africa. Tramite la mitologia greca, Cellini rappresenta la Terra ed il Mare in sembianze antropomorfe.

L’ala dedicata a Tiziano è al primo piano ed appena si entra si percepisce l’impatto rivoluzionario che artisti di questo valore ebbero nella loro epoca. Tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 in Austria perdurava una influenza gotica con figure stilizzate, rigide ed inquadrate in un contesto simbolico religioso cattolico. A Venezia il Rinascimento era invece già in fiore. Tiziano dipinge figure calde e  colorate. Non ieratiche, ma vive. Mescola poi la sempre presente ispirazione biblica con rappresentazioni di un contesto simbolico che pesca a piene mani dall’antichità classica.   Tiziano umanista dipinge l’uomo al centro dell’Universo. Anzi, in questa mostra viennese, non l’uomo, ma la donna! In effetti, questa esposizione è tutta femminile. L’ideatrice è Sabine Haag, la Direttrice General del Museo, mentre le curatrici sono: Wencke Dieters, Sylvia Ferino e Francesca Del Torre.

Nel percorso che accompagna il visitatore si inizia dai ritratti femminili idealizzati secondo canoni di bellezza anche morale. Si sente qui l’influenza letteraria delle donne ideali del Dolce Stil Novo di Petrarca e Dante.  Modello di virtù, ma anche sensuali. In quegli anni, nella Venezia di Tiziano fioriva l’industria del libro a stampa. Con l’invenzione del libro tascabile, stampato in formato di 1/8 di foglio, gli autori toscani del ‘300 – Petrarca, Dante e Boccaccio – diventano accessibili e conosciuti da tutte le persone di buona cultura. Un intellettuale veneziano del tempo, amico personale di Tiziano, teorizza che gli italiani dovrebbero scegliere  quale dei loro dialetti può diventare la lingua colta unitaria di tutta la Penisola. E’ Pietro Bembo, che assieme all’editore Aldo Manuzio, fa seguire alle teorie i fatti ed inizia a pubblicare i testi dei tre grandi toscani. E’ assorbendo questo ambiente culturale veneziano che Tiziano vive e produce.

Tiziano non dipinge naturalmente solo madame idealizzate e, proseguendo nella mostra, il visitatore scopre i ritratti reali su commissione. Emergono immagini di donne intelligenti e dotate di un forte carattere. Letterate e Poetesse. Dame chiaramente e capaci di gestire i destini della loro casata e le pulsioni dei loro uomini.   Vi sono poi le raffigurazioni mitologiche in cui l’artista utilizza i classici per lanciare i suoi messaggi di rinnovamento non solo estetico, ma anche etico ed ideologico. Messaggi tra cui non manca quello di una coraggiosa emancipazione femminile rappresentate dalle figure dell’antica mitologia o dell’Antico Testamento.

Guardando questi corpi femminili nudi, queste figure sensualmente sdraiate non si può far a meno di pensare a quanto dirompenti devono essere state allora  delle simili immagini. In fondo, non erano trascorsi poi molti anni da quando a Firenze era passata l’ondata moralizzatrice e puritana di Savonarola. A quel tempo in Germania a predicare contro la corruzione dei costumi c’era un certo Martin Lutero. Alle porte dell’Europa incombeva la minaccia dell’espansionismo dei Turchi, arrivati fino ad assediare perfino Vienna, capitale dell’Impero. La stessa Serenissima Repubblica di Venezia aveva seriamente rischiaro di cadere sotto la pressione dell’alleanza di mezza Europa contro di lei. Erano quindi tempi anche molto difficili. Eppure, guardando questi ritratti femminili di Tiziano tutto questo svanisce. Resta un’estasi estetica in cui la mente si libera dalla paura dei suoi fantasmi. Dal senso del peccato e dal timore del fuoco eterno. Dal terrore dei Turchi e dall’inquisizione spagnola.  La mente contempla la Bellezza, l’Amore e la Poesia di queste immagini e l’Estetica vince sull’Etica. La prevalenza dell’Estetica sull’Etica è, in effetti, un carattere portante della formazione  morale italiana e non solo. E’ una forza magnetica che attira nella Penisola nel corso dei secoli ogni gentil signore europeo attirato dalla necessità di completare la propria educazione con un Viaggio in Italia. Tiziano fu innovativo anche come tecnica ed industria. Mentre altri grandi del suo tempo, come Michelangelo Buonarroti, centrano la loro pittura sul disegno, sulla chiarezza nel tratto delle figure, Tiziano punta tutto sul colore. Nel ‘500 i colori non si compravano in negozio e buona parte dell’arte di un pittore era anche quella di auto prodursi i colori da utilizzare nei propri lavori. Ogni grande artista aveva quindi una suo bottega con degli apprendisti che lo aiutavano in questo ed imparavano da lui. Una scuola di allievi per ogni maestro. Leonardo da Vinci, lo sappiamo, era un genio poliedrico, ma i colori non erano il suo forte e varie sue opere si sono deteriorate rapidamente. In Tiziano il colore era invece proprio uno dei suoi punti di forza, sia in quantità che in qualità. Non a caso, uno dei suoi tratti identitari più celebri al tempo era proprio un colore che portava il suo nome: il rosso Tiziano.  La bottega di Tiziano era una vera Fabbrica (tale da far impallidire la Factory newyorchese di Andy Warhol quattro secoli dopo) capace di sfornare una gran quantità di quadri e ritratti. Questo si intuisce bene nella mostra di Vienna poiché vi sono varie riprese dello stesso soggetto.

Dulcis in fundo, questa esposizione di Tiziano tutta la femminile offre una perla tutta maschile.  Dopo aver narrato di donne letterate, scrittrici e potesse, in una piccola sala vi sono una serie di preziosissimi libri a stampa in italiano del ‘500 ed i quadri di alcuni grandi intellettuali maschi del tempo, tra cui il celebre ritratto di Pietro Bembo da giovane. (Tiziano dipinse due ritratti del suo amico Pietro Bembo, uno da giovane cultore delle lettere ed uno da maturo cardinale in porpora, il celebre rosso Tiziano, oggi conservata alla National Gallery di Washington).

Fu Bembo a teorizzare che l’Italia dovesse adottare come suo idioma unitario la lingua di Petrarca. Fu lui, assieme ad Aldo Manuzio e molti altri, a guidare una vera e propria rivoluzione culturale europea basata sul facile accesso ai libri stampati. Un passaggio sottolineato anche dalla curatrici della mostra viennese, che correttamente compara   l’impatto della improvvisa disponibilità dei libri a quella digitale odierna, basata sul facile accesso ai telefonini ed agli i-pad. Il pensiero che sorge quasi spontaneo nella prima sala dedicata ai ritratti idealizzati delle belle veneziane, ovvero la derivazione dei questa rappresentazione ideale sui modelli trecenteschi del Dolce Stil Novo, si materializza così nella penultima sala dove, a sorpresa, si incontra, appunto, Pietro Bembo.  Ci si rende quindi contro di quanto già nel ‘500 artisti ed intellettuali si influenzassero a vicenda e di quanto pittura e poesia siano collegate. Vai a vedere una mostra di Tiziano sulla sua visione della donne ti rendi conto che alcune magnifiche donne viennesi di oggi ci ricordano come nell’arte vi sia anche la nascita della lingua italiana.

*ambasciatore d’Italia a Vienna

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