Allarme Cernobyl, il reattore 4 è ancora attivo: registrate reazioni di fissioni

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di Mario Tosetti

A Cernobyl sono riprese, trentacinque anni dopo il peggior incidente nucleare della storia, le reazioni di fissione nucleare. Le masse di uranio sepolte all’interno del reattore “quattro” della centrale sono ancora attive e hanno avviato una reazione di fissione che sta lentamente ma progressivamente aumentando da quattro anni. La notizia è stata divulgata da Anatolii Doroshenko dell’Istituto per i problemi di sicurezza delle centrali nucleari (ISPNPP) di Kiev  a una conferenza sulla situazione dell’impianto nucleare distrutto ed è stata ripresa dalla autorevole rivista americana Science.  Il professore Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari all’Università di Sheffield ha spiegato “È come se ci fossero tizzoni icernobyl-reattore-4-attivo-riprese-reazionin un barbecue”.

Il nucleo del reattore dell’Unità quattro si fuse il 26 aprile 1986. Le barre di combustibile di uranio, il loro rivestimento di zirconio, le barre di controllo di grafite e la sabbia scaricata sul nucleo per cercare di spegnere l’incendio si fusero insieme in una sorta lava altamente radioattiva. Questa è fluita nei locali sotterranei del reattore e si è indurita in formazioni chiamate Fuel Containing Materials (FCMs), materiali contenenti combustibile, che contengono circa 170 tonnellate di uranio irradiato – il 95% del combustibile originale. Gli scienziati del governo ucraino sono, adesso, a lavoro per comprendere  se queste reazioni si esauriranno autonomamente o sarà necessario un intervento ad hoc, anche se le conseguenze non dovrebbero essere paragonabili a quanto accaduto nel 1986.

Il rischio, sebbene in relazione ad un evento più contenuto,  potrebbe condurre ad una nuova esplosione con speculare crollo del vecchio sarcofago che oggi è contenuto nel nuovo e si teme possa determinare il danneggiamento della nuova struttura con fuoriuscita di polveri radioattive che potrebbero disperdersi nel raggio di 10 chilometri dalla centrale.  Solo un incendio della grafite (parte della massa di NSFs) potrebbe provocare una massa d’aria calda che porterebbe le particelle radioattive ad alta quota, e quindi su lunghe distanze. Occorre,  inoltre, non tralasciare l’eventualità  che le esplosioni sotterranee rendano più facile il trasporto di radioattività dal sito al vicino fiume Pripyat, che conflusce nel Dnepr, il grande fiume che bagna Kiev e poi finisce nel Mar Nero.

Per scongiurare le ipotesi più infauste gli scienziati ucraini stanno valutando le possibili azioni in grado di arginare le conseguenze . L’ipotesi di spruzzare nitrato di gadolinio -un sale usato come potente “veleno neutronico”- sulla massa radioattiva è stata scartata perchè la massa è sepolta sotto i detriti ed è difficilmente raggiungibile, ora si sta valutando se far scavare da una macchina automatizzata – simile ad un robot – dei fori nella massa di NSF per inserirvi dei cilindri di boro, un forte moderatore delle reazioni di fissione. Possibile anche un utilizzo deliberato dell’acqua.

Per completare gli studi ci vorranno almeno alcuni mesi, se non anni, e lo stesso per attuare gli interventi. Nel frattempo l’emissione di neutroni continua a salire. Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo e gli scienziati dovranno porre in essere tutte le azioni per evitare che la situazione degeneri.

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