Banche, la manovra modifica la disciplina degli incentivi alle fusioni: crollano i titoli di Bper e Banco Bpm

di Corinna Pindaro

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Crollano in borsa i titoli di Banco Bpm che perde il 6,2% e Bper che registra  il -6%, mentre sale il valore di Carige a +4,1%. Il crollo è imputabile alla rimodulazione della disciplina degli incentivi fiscali alle fusioni bancarie con l’introduzione di un tetto di 500 milioni per la trasformazione delle Dta in crediti fiscali. Banco Bpm e Bper hanno, infatti, visto sfumare l’opportunità di ricevere incentivi mentre la situazione per Carige è rimasta invariata, perchè gli incentivi sono stati rimodulati dopo la mancata acquisizione di Mps da parte di Unicredit, per tutti gli altri istituiti di credito appare ridimensionata.

“Il gioco delle M&A è finito”, hanno scritto gli analisti di Mediobanca riferendosi alle operazioni di acquisizioni e/o fusioni che hanno lo scopo di modificare l’assetto di due o più aziende. Mediobanca, tenendo presente le disposizioni contenute nella manovra, sottolinea come l’introduzione di un tetto massimo per l’incentivo, di valore inferiore tra 500 milioni di euro ed il valore del 2% degli asset della banca più piccola coinvolta nell’operazione, determina in via di fatto un vero e proprio limite per la trasformazione delle Dta in crediti fiscali.

In tutto questo contesto ha sicuramente influito il blocco delle trattative tra Mps e Unicredit. Secondo quanto evidenziato da Mediobanca “Dopo l’interruzione delle trattative tra Unicredit e il Ministero dell’Economia su una potenziale transazione per Mps vediamo l’estensione della Dta al giugno 2022 a rischio”, secondo gli analisti si tratta di un vero e proprio “un cambio di corso” nella politica del governo “che di fatto mantiene il supporto sostanzialmente invariato per Carige e lo limita seriamente per tutti gli altri attori”. Il taglio alle Dta “riducono ulteriormente le probabilità di un coinvolgimento di Unicredit, che sta ripiegando su una strategia stand-alone, in qualsiasi M&A nel breve termine”. I nuovi assetti in termini di rimodulazione degli incentivi fiscali alla fusione sono ritenuti “non favorevoli” per Banco Bpm, che “potrebbe perdere il suo appeal speculativo come potenziale target di un take over di Unicredit”, e per Bper.  L’incentivo per la fusione tra i due istituti è stato “dimezzato” da 1 miliardo a 500 milioni, mentre restano “invariate” le possibilità di una fusione con la Banca Popolare di Sondrio, in cui le Dta non avrebbero comunque avuto un peso.

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