Bce alza i tassi d’interesse ma la politica monetaria sembra mostrare i suoi effetti, possibile una pausa

Il nuovo rialzo dei tassi d’interesse è stato accompagnato da una nota della Bce in cui si spiega che i tassi hanno raggiunto un livello che, se mantenuto per un periodo abbastanza lungo, potrebbe condurre all’obbiettivo di ridurre l’inflazione. La presidente della Bce ha comunque avvertito che il notevole contributo di cui parla la nota non significa che sia sufficiente

di Mario Tosetti

La Bce ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi d’interesse, al momento il tasso sui rifinanziamenti principali si attesta al 4,50%, quello sui depositi al 4% (il massimo storico) e quello sui prestiti marginali al 4,75 per cento. Ad ogni modo la Bce ha fatto sapere che il “Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse hanno raggiunto un livello che, mantenuto per una durata sufficientemente lunga, darà un notevole contributo a un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo”. Il che vorrebbe dire che la Bce sia intenzionata con ampia probabilità a non continuare la politica che ha visto negli ultimi mesi un progressivo innalzamento dei tassi.

“Non possiamo dire che i tassi abbiano raggiunto un picco”, ha precisato la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde , aggiungendo che “il notevole contributo” menzionato nella nota della Bce non implica con assoluta probabilità che sia sufficiente.  La stessa nota della Bce avverte, infatti, che “le future decisioni del consiglio direttivo assicureranno che i tassi Bce sarannoMa fissati a un livello sufficientemente restrittivo per tutto il tempo necessario” e che “le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione”.

Al di là delle ipotesi future, comunque, al momento il motivo del principale rialzo è dovuto alle nuove proiezioni sull’inflazione che è prevista al 5,6% per il 202 e al 3,2%. Si tratta di due stime che sono state riviste al rialzo rispetto alle previsioni di giugno. La stima del 2025, invece, non ha subito variazioni e si attesta al 2,2%. L’inflazione core, quella immediatamente aggredibile dalla politica monetaria, è prevista al 5,1% quest’anno, al 2,9% il prossimo e al 2,2% nel 2025 (a giugno, rispettivamente, 5,1%, 3,0% e 2,3%).

Per quanto riguarda le proiezioni sulla crescita sembra che risentano positivamente della politica restrittiva in atto: 0,7% quest’anno, 1,0% nel 2024 e 1,5% nel 2025. A giugno le stime indicavano rispettivamente lo 0,9%, l’1,5% e l’1,6 per cento.

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