Cala al 9,8% il tasso di disoccupazione rispetto al 2020, a rivelarlo è l’indagine Istat

di Carlo Longo

Il tasso di occupazione del secondo trimestre del 2021 rivela una crescita di 523.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2020, lo rivela l’indagine Istat sul tasso di disoccupazione. Il dato rilevante è che il tasso di disoccupazione dei lavoratori compresi nella fascia di età dai 15 ai 74 anni risulta in forte diminuzioni al 9,8% con una diminuzione che nel secondo trimestre del 2021 è di 1,7 punti. Secondo la statistica realizzata dall’Istat i disoccupati sono oggi 2.459.00 punti con un calo del 2,2% rispetto al primo trimestre del 2021 e del 27% rispetto allo stesso periodo del 2020. Tra i disoccupati sono comprese anche le persone in cassa integrazione da oltre tre mesi.

Nel secondo trimestre 2021 si registra un aumento di 338 mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente e una crescita di 523.000 unità sullo stesso periodo del 2020. La crescita rilevata è inerente soprattutto all’aumento degli impieghi a tempo determinato (+226.000, +8,3) a fronte di una crescita di 80.000 unità a tempo indeterminato (+0,5%) e di 33.000 indipendenti(+0,7%). Il tasso di occupazione nel secondo trimestre è del 58%(+1 punto sul primo trimestre ).

Rispetto al secondo trimestre 2020, l’aumento dell’occupazione (+523 mila unità, +2,3%) coinvolge soltanto i dipendenti a termine (+573 mila, +23,6%); continua infatti, seppur con minore intensità, il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila, -0,2%) e degli indipendenti (-21 mila, -0,4%). Crescono sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (+1,8% e +4,8%, rispettivamente).

L’Istat rileva, inoltre, che nella ricerca di lavoro continua a prevalere l’uso del canale informale: rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa (75,2%, +0,8 punti), seguono l’invio di domande/curriculum (63,6%, +6 punti) e la risposta ad annunci o la pubblicazione di inserzioni (28,4%, +3,3 punti), infrequente, ma in aumento, la quota di disoccupati che dichiarano di essersi rivolti al Centro pubblico per l’impiego (18,1%, +3,1 punti).

Sebbene i dati siano confortanti se paragonati al 2020, non appaiono sotto la stessa luce se confrontati con il medesimo periodo dell’anno 2019 rispetto cui si riscontra una perdita di 199.00 posti di lavoro. A risultare maggiormente penalizzate le donne, hanno perso il lavoro nel 2021 rispetto al 2021 ben 370.000 donne in meno facendo registrare una diminuzione del -3,7% rispetto al -2,3% degli uomini.

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