Clima, Cingolani: “Situazione insostenibile. Entro il 2030 occorre un cambiamento epocale”

di Carlo Longo

Il rapporto dell’Onu sul clima ha mostrato uno scenario tragico per il pianeta, delineando un vero e proprio codice rosso per l’umanità. Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista a Repubblica commenta: “Purtroppo non ci sono novità positive, ma un peggioramento di tutti i parametri più pericolosi. Da qui al 2030 siamo chiamati a un cambiamento epocale. Ci sono scenari contenuti nel rapporto secondo cui, se riusciamo a rispettare una certa quantità di emissioni di gas climalteranti nei tempi previsti dagli Accordi di Parigi, allora potremo tenere sotto controllo l’incremento di temperatura”, evidenzia. Nel caso contrario “potremmo arrivare a livelli di temperatura altissimi, oltre i 3 gradi. Una situazione insostenibile, letale”.

Secondo il ministro ad ostacolare il cambiamento sono “questioni geopolitiche importanti e complesse. Non basta l’impegno di un singolo Paese. Serve uno sforzo globale, ma per ottenerlo occorre che i criteri di distribuzione dei “sacrifici” siano chiari. Ora non lo sono affatto”.

In particolare, spiega Cingolani “ci sono in ballo – risponde – questioni geopolitiche importanti e complesse. Lo abbiamo visto al recente G20 Ambiente, energia e clima di Napoli. Non basta l’impegno di un singolo Paese. Serve uno sforzo globale, ma per ottenerlo occorre che i criteri di distribuzione dei ‘sacrifici’ siano chiari. Ora non lo sono affatto. Per esempio, oggi c’è chi, come Paesi con miliardi di abitanti, vorrebbe che si tenesse conto delle emissioni pro capite, molto basse nel loro caso, e non di quelle complessive”.

Per salvare il pianeta occorre, quindi, un vistoso quanto radicale cambiamento. Alla domanda su cosa, in primo luogo possa e debba fare l’Italia, Cingolani risponde: “L’Italia è tra le nazioni più avanzate, il programma che stiamo realizzando è pensato per essere in linea con gli Accordi di Parigi e anzi accelerare in questa decade e centrare 1,5 gradi anziché stare sotto i 2. Tutte le politiche che stiamo adottando con il Pnrr e in collaborazione con l’Europa vanno in questa direzione. Da questo punto di vista, noi e Bruxelles non possiamo fare di più. Sono i grandi Paesi a dover cambiare strategia e noi stiamo lavorando per favorire un accordo in questo senso.”

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