“Codice rosso per l’umanità”: il rapporto dell’Onu sul clima

di Emilia Morelli

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu ha redatto il suo nuovo rapporto sul clima, il presentimento condiviso di ciò che avrebbe rilevato si è dimostrato reale.  “Codice rosso per l’umanità”, ecco la definizione rilasciata in merito al report dal segretario generale Onu António Guterres. Nel documento emerge ed è ribadita la responsabilità dell’azione umana a monte dei frequenti e diffusi disastri metereologici. Incendi, siccità, cambiamenti climatici si diffondono a macchia d’olio in tutto il pianeta provocando danni a persone e luoghi. Il report rileva inoltre, un aumento della temperatura media globale di 1,1 gradi, dovuto sempre ad attività antropica.

Il livello di concentrazione di CO2 registrato  in atmosfera è il più elevato degli ultimi due milioni di anni, si rilevano inoltre  gli effetti dannosi delle emissioni di metano, rilasciate in maniera sempre più consistente. Le prospettive per il futuro non sono per nulla rassicuranti,  secondo le proiezioni Onu la situazione odierna non è il fondo da cui si può solo risalire ma semplicemente l’inizio di una situazione destinata a peggiorare drasticamente. Entro il 2030 la temperatura è destinata ad aumentare di 1,5 gradi se non si corre immediatamente ai ripari in una maniera piuttosto vigorosa.

Il rapporto dell’Onu è redatto da oltre 200 scienziati, eccellenze provenienti da tutto il mondo, le quali risultano tutte concordi nel ritenere la situazione climatica terrestre un dramma irreversibile. Unico barlume di speranza è, si legge nelle conclusioni, una netta inversione di tendenza che seppur tardiva consente di intravedere uno spiraglio di salvataggio per il pianeta. “Questo è il momento, o si agisce ora o non avremo più tempo”, è il disperato appello del presidente della Conferenza mondiale dell’Onu sul clima, Alok Sharma.

Tutti dovrebbero contribuire a determinare il cambio di rotta, in primo luogo però le forze politiche impegnate in iniziative di greenwashing o comunque a basso impatto reale nella lotta ai cambiamenti climatici. Occorre che si concretizzino tutte le politiche volte ad assicurare l’obiettivo di ridurre a zero le emissioni di gas serra entro il 2050. Se così si facesse, contenere l’aumento della temperatura al di sotto degli 1,5-2 gradi sarebbe ancora possibile e questo significherebbe salvare la popolazione globale non dagli eventi estremi, che continueranno a esserci ed in ciò si rileva “l’irreversibilità” del dramma in corso bensì da una loro degenerazione fuori controllo che metterebbe a rischio l’esistenza delle generazioni future. Al contempo, però, ogni abitante sulla terra deve porre in essere un radicale cambiamento delle abitudini e stili di vita, oltre ad una vita politica attiva attraverso un’opera di pressione sui governi perché perseguano le linee guida contenute nel report dell’Onu.

Il coordinamento e la cooperazione è l’unica chiave per la salvezza, lo ha sottolineato lo stesso rapporto dell’Onu, e questo vale tanto per i governi nazionali, che dovranno unirsi in un enorme sforzo transnazionale per il clima, quanto per i suoi cittadini che dovranno accompagnare questo processo in modo consapevole. Oggi l’Ipcc ha disegnato un mondo alla deriva, però paradossalmente, in un momento in cui vedevamo tutto nero, non poteva darci notizia migliore, vale a dire che . Probabilmente è l’ultima chiamata, e perché non vada sprecata serve l’attivismo di ognuno di noi.