Confcommercio, negli ultimi 11 anni sono spariti oltre 111mila negozi e 24mila ambulanti

Al contrario, le imprese straniere e le attività di ristorazione e alloggio stanno crescendo. Gran parte della nuova occupazione straniera si trova in questi settori, con un aumento del 30,1% delle imprese straniere nel commercio, alberghi e locali pubblici. Se da un lato la crescita del commercio elettronico ha contribuito alla riduzione del numero di negozi, dall’altro offre un’occasione di sviluppo per il commercio fisico tradizionale

di Mario Tosetti

Dal 2012 al 2023, l’Italia ha assistito alla chiusura di oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila venditori ambulanti, come sottolineato da una ricerca realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne. In contrasto a questo trend, le attività di alloggio e ristorazione stanno segnando una crescita, con un incremento di 9.800 unità.

Nello stesso periodo, le imprese italiane nel settore del commercio, hotellerie e locali pubblici sono diminuite dell’8,4%, mentre le imprese straniere sono aumentate del 30,1%. Quest’ultime hanno creato oltre la metà dei nuovi posti di lavoro stranieri nell’economia italiana, con un incremento di 120mila occupati in questi settori.

I centri storici hanno subito una maggior diminuzione di attività commerciali rispetto alle aree periferiche, con una tendenza simile in tutto il Paese. La ricerca sottolinea come la desertificazione commerciale delle città italiane sia un fenomeno in crescita, con una riduzione del 17% dei negozi al dettaglio e dei venditori ambulanti negli ultimi 10 anni.

Per combattere le conseguenze negative di questo trend, l’Ufficio Studi di Confcommercio suggerisce che il commercio locale dovrebbe puntare su efficienza, produttività, innovazione e ridefinizione dell’offerta. Inoltre, evidenzia l’importanza di un canale online ben gestito: negli ultimi cinque anni, gli acquisti online sono quasi raddoppiati, passando da 17,9 miliardi nel 2019 a 35 miliardi nel 2023.

Infine, la ricerca evidenzia come nonostante il notevole aumento delle attività di alloggio e ristorazione, questo non sia equivalente a un miglioramento qualitativo dell’offerta. Nel Sud, il settore dell’alloggio ha mostrato tassi di crescita molto elevati, che sembrano più una risposta all’erosione del potere d’acquisto che l’apertura di nuovi alberghi tradizionali. Il numero dei ristoranti è in aumento, in parte grazie al turismo straniero, molto spesso a discapito dei bar che hanno dovuto cambiare la propria attività in ristorazione.

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