Confindustria: “La crescita nel 2023 sarà prossima allo zero a causa del caro energia”

di Mario Tosetti

La crescita nel 2023 sarà pari a lo zero in quanto a causa dello “shock energetico che abbatte le prospettive di crescita” si ci troverà in una situazione in cui “l’Italia cade in stagnazione e con un’inflazione record”. Lo rivela il rapporto di previsione elaborato dal Centro Studi Confindustria “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”.

Secondo Confindustria, quindi, a fronte di stime di crescita per il 2022 pari al 3,4% nel 2023 assisteremo ad un brusco arresto della crescita a causa dei costi energetici a cui le imprese dovranno fare fronte che si stimano in “10 miliardi di euro nella media del 2022 rispetto ai valori pre-pandemia”.

“L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili ai quali, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, corrisponde una profonda riduzione dei margini delle imprese”, si legge nel rapporto che lascia intravedere un margine di speranza “se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo -del gas-, il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio”.

Secondo l’analisi di Confindustria la spesa delle famiglie risentirà inevitabilmente del caro energia, costringendole a tagliare i consumi. Nel dettaglio, la spesa delle famiglie italiane dovrebbe crescere quest’anno del 3,1%, dopo il rimbalzo del +5,2% nel 2021, per poi rimanere sostanzialmente piatta nel 2023.

La risalita dell’inflazione, progressivamente accentuata sulla scia del caro-energia, si è in parte trasferita su altri prodotti nel corso dei mesi estivi e non sembra destinata ad attenuarsi nel breve periodo. Ciò riduce il potere d’acquisto delle famiglie, inducendole a rivedere le proprie spese. Nella seconda metà del 2022 è atteso un significativo indebolimento dei consumi, che poi sono previsti rimanere sostanzialmente piatti nel 2023 (-0,1%).

Dal rapporto di Confindustria emerge, poi, che il deficit pubblico in Italia è migliore delle attese nonostante l’aumento della spesa e pur incorporando le numerose misure volte a sostenere le famiglie contro l’aumento del costo dell’energia. Il deficit pubblico dovrebbe attestarsi a 54,4 miliardi nel 2022, che hanno senz’altro attutito l’impatto dello shock energetico sull’economia e si prevede un aumento del 3,5% nel 2023.Un elemento particolarmente positivo, secondo le stime di Confindustria, è dato dal forte aumento delle entrate fiscali. Il gettito fiscale nel 2022 potrebbe essere superiore rispetto a quanto programmato dal Governo nel Def di aprile di ulteriori 10 miliardi (0,5 punti di Pil), ma il deterioramento dello scenario economico potrebbe ridurre tali entrate.

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