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Congo nel caos. Goma sotto assedio, forti tensioni con il Ruanda

L’Ambasciata d’Italia a Kinshasa è in costante contatto con i connazionali nel Paese. A Goma gli italiani sono rimasti in 15, in buona parte religiosi, cooperanti e residenti abituali.

 

 

La Repubblica Democratica del Congo è sull’orlo del collasso mentre la città di Goma, strategico capoluogo del Nord Kivu, è scossa da esplosioni e scontri armati. Da giorni, la milizia ribelle M23, sostenuta  dal Ruanda secondo le accuse di Kinshasa, sta tentando di prendere il controllo della città.

Il governo congolese ha denunciato un’escalation del conflitto, sostenendo che Kigali avrebbe inviato nuove truppe oltre il confine per rafforzare i ribelli. Il bilancio degli scontri è drammatico: almeno 17 morti e 367 feriti, mentre le strutture sanitarie sono al limite. “Le nostre équipe chirurgiche lavorano senza sosta per far fronte all’afflusso di feriti”, ha dichiarato Myriam Favier, responsabile del Comitato Internazionale della Croce Rossa nel Nord Kivu.

La tensione si è propagata anche nella capitale, Kinshasa, dove manifestanti hanno attaccato diverse ambasciate, tra cui quella ruandese. In questo contesto di crescente instabilità, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani ha avuto un colloquio telefonico con il nostro ambasciatore per accertarsi della condizione dei connazionali. A Goma gli italiani sono rimasti in 15, in buona parte religiosi, cooperanti e residenti abituali. In parallelo è stata attivata anche la nostra sede diplomatica a  a Kampala, responsabile per il Ruanda, nel caso si rendano necessari interventi di assistenza oltre confine. Alcuni connazionali si sono già trasferiti Ruanda. In particolare si è risolto positivamente il caso di Marco Rigoldi, giunto con la moglie incinta a Kigali.

A Kinshasa il veloce deterioramento nel Nord Kivu ha creato una forte ondata di proteste ccontro le Ambasciate di alcuni Paesi. MA l’Ambasciata italiana non è stata coinvolta.

Intanto, la comunità internazionale osserva con preoccupazione l’aggravarsi della crisi, temendo un allargamento del conflitto nella già fragile regione dei Grandi Laghi

 

 

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