di Emilia Morelli
Dopo il summit tra i capi di Stato e di governo la Cop26 a Glasgow prosegue con i lavori dei tecnici. Partecipano, infatti, alla Conferenza Onu i ministri delle finanze insieme con i capi di istituzioni finanziarie internazionali ed esponenti di banche e gruppi finanziari privati al fine di giungere a risultati concreti prima del 12 novembre, data in cui è prevista la fine dei lavori. Gli obiettivi perseguiti sono, non solo gli impegni in tema di decarbonizzazione e l’impegno a definire un mercato globale del carbonio che dia attuazione all’Accordo di Parigi, ma anche l’istituzione di un fondo di 100 miliardi di dollari all’anno, della durata di 5 anni, per aiutare i Paesi più poveri a porre in essere la transizione ecologica. L’apporto degli esperti in campo finanziario risulta, quindi, essenziale per capire come mobilitare le ingenti risorse necessarie a finanziare il taglio delle emissioni e la transizione verso fonti rinnovabili.
Nella giornata della finanza per il clima gli esperti del settore sono chiamati a discutere e a delineare come la finanza pubblica e privata possa contribuire a raggiungere l’impegno entro il 2050, assunto anche all’interno del G20, di mantenere il surriscaldamento globale al di sotto di 1,5 C°. In proposito l’inviato delle Nazioni Unite sul clima, Mark Carney, ha presieduto un panel finalizzato a predisporre gli strumenti necessari per far confluire i flussi finanziari intorno ai target climatici. Occorrerà, inoltre, definire le modalità di sostegno – anche attraverso la raccolta tra i privati- ai Paesi più poveri e al contempo maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici oltre al rapporto tra la finanza pubblica e privata nel sostenere gli investimenti sulla transizione ecologica.
Nel contempo la coalizione di banche e fondi per il clima, denominata Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), istituita ad aprile dall’inviato Onu su clima e finanza Mark Carney, ha già riscontrato l’adesione di oltre 450 aziende. Una forza economica rilevante tanto che, allo stato attuale, rappresenta 130 mila miliardi di dollari di asset, e quindi il 40 per cento dei capitali finanziari di tutto il mondo. Già al momento del suo lancio la coalizione di banche e fondi per il clima raccoglieva aziende pronte a stanziare circa 70 mila miliardi di dollari. Le imprese che hanno preso parte alla coalizione si sono, inoltre, impegnate ad adottare una politica di gestione improntata alla decarbonizzazione e al raggiungimento di concreti standard intermedi nel 2030 fino a giungere nel 2050 a zero emissioni.
Per quanto riguarda, in concreto, le cifre di cui il mondo necessita per compiere il salto verso la transizione ecologica ed energetica, secondo l’inviato dell’Onu su finanza e clima, Mark Carney, occorre “1 trilione di dollari all’anno -che equivale a mille miliardi di euro- di investimenti nei Paesi in via di sviluppo. È necessario che i progetti internazionali siano allineati con i progetti nazionali, istituendo nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato”.
La Cop26 di Glasgow “tira una riga” sulla finanza per il clima, perché segna la presa di coscienza che “i finanziamenti dei governi devono servire da moltiplicatore dei finanziamenti privati”, ha sottolineato Carney che ha aggiunto, “A Parigi nel 2015 non c’era consapevolezza nel sistema finanziario della necessità di agire sul clima. Lo scopo della Cop26 di Glasgow è fare in modo che tutte le decisioni finanziarie nel mondo abbiano dietro il clima. Gli investimenti verdi possono portare un aumento del pil globale del 2%”. In sostanza l’inviato dell’Onu ha concluso dicendo: “La finanza non è lo specchio dove il mondo si vede non fare nulla, ma una finestra per vedere il futuro. Con Gfanz abbiamo i soldi per la transizione. Il nostro ruolo è pianificarla”.
Nell’ambito della Cop26 oltre al lavoro dei delegati degli Stati, proseguiranno alloScottish Event Centre tutti gli eventi collaterali. Dai convegni ai forum fino alle conferenza stampa di governi, imprese, istituzioni internazionali ma anche Ong e centri studi. Infine c’è l’attivista Greta Thunberg che ha annunciato lo sciopero per il clima il 5 novembre, e una marcia il 6 novembre.
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