Covid-19, anticorpi monoclonali: nuovo report dell’Aifa. L’Oms ne raccomanda l’uso

di Mario Tosetti

L’Aifa ha diffuso un nuovo report, il 25esimo, idoneo a supportare il monitoraggio delle cellule monoclonali per il trattamento del Covid-19.  Le cellule monoclonali sono proteine sviluppate in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di rispondere al contagio da Sars Cov 2. Sono stati diffusi ,in particolare,“i risultati del monitoraggio attraverso il registro Aifa, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab, bamlanivimab ed etesevimab e casirivimab ed imdevimab”.

E’ il combinato disposto da casirivimab ed imdevimab che è stato oggetto dell’attenzione dell’Aifa, l’agenzia ha comunque precisato che non ha completato l’iter di studio e l’utilizzo è subordinato all’approvazione dell’Ema. L’Oms inoltre, raccomanda l’uso della combinazione tra i due tipi di cellule monoclonali prodotte dalla Regeneron per due categorie di malati. La prima è quella delle persone che pur avendo contratto il Covid non necessitano di ospedalizzazione e la seconda è composta dalle persone più gravemente malate che non hanno sviluppato alcuna risposta immunitaria alla malattia.

Secondo quanto riportato dall’Aifa l’Italia ha autorizzato la distribuzione del mix tra le due proteine con decreto del ministro della Salute del 6 febbraio 2021, modificato dal decreto del ministro della Salute 12 luglio 2021 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio 2021, n. 180. Perchè sia effettuato il trattamento con il mix tra casirivimab ed imdevimab occorre che inizi entro i 10 giorni prima dall’insorgere dei sintomi, potrà essere cominciato anche quando siano decorsi oltre 10 giorni per i pazienti particolarmente gravi che non abbiano prodotto anticorpi.

L’Oms, ad ogni modo, ha raccomandato l’adozione del mix tra le due monoclonali sulla base di tre studi, non ancora sottoposti a revisione paritaria, che dimostrano come l’uso combinato di casirivimab ed imdevimab possa ridurre il rischio di ospedalizzazione e bloccare l’avanzare della malattia in soggetti particolarmente fragili, quali i non vaccinati o gli immunodepressi.

Altre prove sono giunte, poi, dallo studio “Recovery”, secondo cui i due anticorpi riducono con buona probabilità i decessi e la necessità di ventilazione meccanica nei pazienti sieronegativi. Casirivimab e imdevimab, si legge sul British Medical Journal, se utilizzati in contemporanea, si legano alla proteina spike del virus Sars-Cov-2, neutralizzando la capacità del virus stesso di infettare le cellule. Gli esperti, però, hanno riconosciuto diverse implicazioni in termini di costi e risorse legate al trattamento con questi anticorpi monoclonali, che possono rendere difficile l’accesso alle cure in Paesi a basso e medio reddito. Proprio per questo motivo, l’Oms ha chiesto alle aziende produttrici e ai governi di cercare di intervenire sul prezzo elevato e sulla produzione limitata della combinazione di anticorpi.

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