Def 2021, il documento integrale

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Una spinta aggiuntiva all’economia, ecco cosa persegue il Documento Economia e Finanza del 2021. Il governo stanzia, infatti, 40 miliardi per sostenere le categorie che maggiormente hanno risentito delle restrizioni per il contenimento del contagio.

Nelle intenzioni del Governo si tratta dell’ultimo scostamento di bilancio prima di procedere alle riaperture. Il consiglio dei ministri ha deciso, quindi, di chiedere al Parlamento l’autorizzazione a ulteriori 40 miliardi di indebitamento, da utilizzare per il prossimo decreto sostegni. Dovrebbe arrivare in tempi brevi, entro fine aprile. Cifra come da previsioni della vigilia, nonostante il pressing dei partiti di centrodestra per uno stanziamento maggiore. Gli aiuti si concentreranno soprattutto sulle imprese, visto che le risorse per la cassa integrazione sono già state stanziate nel precedente decreto.

Il Def si presenta come una cornice entro cui scrivere la manovra d’autunno, in particolare si prevede una crescita del Pil del 4,5%. Meno del 6% stimato alla fine dell’anno scorso, prima della seconda ondata covid, ma meglio del 4% paventato alla vigilia. L’anno prossimo crescerà del 4,8%, poi del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024: tassi di incremento mai sperimentati nell’ultimo decennio, sottolinea Palazzo Chigi, dopo il crollo di quasi il 9% dell’anno nero 2020, caduta che sarà riassorbita non prima della fine del 2022. I conti pubblici, per effetto dei soldi messi per tamponare l’emergenza contestualmente alla caduta dell’economia nel 2020, sono destinati ovviamente a peggiorare: il rapporto deficit/PIL è stimato all’11,8% nel 2021, e per riaverlo sotto il fatidico 3% del patto di stabilità (tuttora sospeso) dovremo attendere il 2025. Il rapporto debito/PIL, quest’anno, andrà a sfiorare il 160%.

Per quanto riguarda le previsioni relativi agli obbiettivi per il triennio 2021-2023  si legge nel documento che :”lo scenario programmatico considera le seguenti principali aree di intervento: i) un nuovo pacchetto di misure di sostegno e rilancio, di immediata attuazione; ii) la version finale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che amplia le risorse complessive previste dalla NADEF 2020 e dalla Legge di Bilancio per il 2021; iii) le
modifiche al sentiero di rientro dell’indebitamento netto della PA rese necessarie dalla più lunga durata della crisi pandemica rispetto alle ipotesi della NADEF 2020″.

Il Governo crede fortemente  che il forte stimolo al rilancio dell’economia fornito dal PNRR debba essere integrato da ulteriori interventi che rafforzino la capacità di risposta dell’economia nella fase di ripresa, considerato che la seconda e la terza ondata dell’epidemia, e le relative fasi di contenimento, sono durate molto più a lungo di quanto previsto all’epoca della NADEF. Ponendo, così elevati rischi per il  al tessuto produttivo nazionale.

“Per il prossimo decreto, il nuovo scostamento, che  avrà una dimensione di 40 miliardi in termini di impatto sull’indebitamento netto della PA nel 2021, 6 miliardi nel 2022 e circa 4,5 miliardi all’anno nel biennio 2023-2024 per effetto di un incremento delle risorse per gli investimenti abbinati al PNRR. Ottenuta l’autorizzazione dal Parlamento, il Governo approverà un decreto legge contenente nuove misure di sostegno alle imprese e numerosi interventi per il rilancio”, si legge nel documento che continua, “Tra i principali interventi vi sarà l’erogazione di un contributo a fondo perduto (ristoro). Per sostenere l’accesso al credito, sarà estesa e rafforzata la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti, così come la moratoria ex lege sui prestiti delle Piccole e Medie Imprese. Saranno, inoltre, introdotti nuovi rinvii per il pagamento degli oneri fiscali. Infine, il decreto legge incrementerà le risorse per il finanziamento degli interventi programmati nella versione finale del PNRR non coperte da prestiti e sussidi del
Fondo per la Ripresa e la Resilienza (cd. Recovery and Resilience Facility, RRF), con la creazione di un Fondo di investimento complementare che avrà una durata decennale. Inoltre, sarà prevista la copertura finanziaria delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) trasferite ai programmi del PNRR. Complessivamente, le
29 Per maggiori dettagli sull’impatto dello scostamento di bilancio richiesto negli anni successivi, si veda la
Relazione al Parlamento”.

Nel Def si legge anche “il sistema economico sembra aver raggiunto una forma di coesistenza con il virus. Come evidenziato in recenti analisi, si riscontra una maggiore resilienza dell’economia, verosimilmente riconducibile anche alla capacità di adattamento degli operatori, sia sul piano delle scelte produttive e organizzative che su quello dei comportamenti sociali”. Il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, immagina che l’80% degli italiani sarà vaccinato entro l’autunno.

Intanto, la spesa per pensioni salirà del 2,3% nel 2021, per effetto del numero di pensioni di nuova liquidazione, della loro rivalutazione ai prezzi e delle ricostruzioni di quelle in essere. Nel triennio successivo, tale spesa crescerà in media del 2,5%, ovvero a un tasso inferiore rispetto a quello previsto per l’intera economia. Conseguentemente, alla fine dell’orizzonte di previsione, la spesa per pensioni in rapporto al Pil scenderà al 15,8% per poi salire al 16% nel 2025. Tali misure determineranno un incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati poichè favoriscono il pensionamento anticipato. A partire dal 2023, si prevede un triennio di sostanziale stabilita’ dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil. Dal 2026, la spesa è stimata tornare a crescere raggiungendo il picco del 17,4% del Pil nel 2036. La spesa rimane su livelli superiori al 17% del Pil fino al 2045. Nella fase finale del periodo di previsione, la spesa pensionistica si riduce rapidamente attestandosi al 13,9% del Pil nel 2060 e al 13,4% del Pil nel 2070.

Tra scostamento di bilancio, Def e Recovery Plan il Premier Mario Draghi si troverà a dover trovare una composizione tra  le diverse forze politiche al fine di raggiungere soluzioni largamente condivise.

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