di Mario Tosetti
L’accordo raggiunto sulla riforma fiscale, sulla quale il governo Draghi era rimasto impantanato per mesi, vede scomparire l’idea della “progressiva evoluzione” del fisco italiano verso “un modello compiutamente duale”. Tuttavia, emerge un nodo fondamentale che attiene al punto centrale della riforma, anche più significativo della norma sul catasto oggetto di accese discussioni tra il governo e la Lega. In particolare, trascorse poche ore dopo la celebrazione dell’accordo la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra ha annunciato che Leu non voterà il nuovo articolo 2, quello che contiene il cuore della riforma Irpef, perché per come è (ri)scritto “cristallizza tutte le ingiustizie che caratterizzano il nostro sistema fiscale”.
In ogni caso il dibattito che ha determinato l’uscita di scena del duale dalla delega non è stato accademico, ma politico. Perché il rischio di rivedere la cedolare sugli affitti o la Flat Tax degli autonomi ha spinto sulle barricate il centrodestra, che ha ottenuto nei fatti una riscrittura integrale dell’articolo 2.
Nel nuovo testo si parla in primis di una “progressiva revisione dei redditi personali derivanti dall’impiego di capitale”, con l’obiettivo di mettere ordine in un sistema che oggi tra risparmio gestito, amministrato e plusvalenze di vario tipo fatica a trovare una logica. La revisione deve mantenere distinti i redditi “da capitale mobiliare e immobiliare”, per salvaguardare la cedolare secca. E non si deve occupare della Flat Tax delle partite Iva. Quelli in discussione sono, infatti, temi in grado di far saltare una maggioranza che sul fisco ha visioni opposte.
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