Grande successo di pubblico e di critica per la kermesse organizzata dal Gruppo 24 Ore, sale vuote nel tentativo di copia. Anche i torinesi doc Enrico Salza e Dario Tosetti a Trento. E il generale Allen superstar dagli Usa
di Emilia Morelli
Enrico Salza, nonostante l’età e qualche problema di salute, non si è perso nessuno degli eventi più importanti del Festival dell’Economia di Trento, fossero la mattina presto o la sera tardi, dal ricordo di Beniamino Andreatta con Romano Prodi e Giovanni Bazoli al dibattito sul Pnrr con Roberto Garofoli e Antonio D’Amato, a quello con Ornella Barra, Gian Maria Gros Pietro e Dario Tosetti (altro torinese doc) sulle famiglie imprenditoriali e il passaggio generazionale. Ha vinto dunque il Sole 24 Ore, con in prima fila gli infaticabili Fabio Tamburini, Direttore del Sole 24 Ore, la nuova amministratrice Mirja Cartia d’Asero e il capo della System e degli eventi Federico Silvestri. Ha vinto la Provincia di Trento che aveva scelto la gara per assegnare senza opacità la gestione del Festival, ha vinto la gente di Trento che ha affollato per quattro giorni a tutte le ore le location diffuse in ogni angolo della città. Ha perso Torino perchè ha lasciato le sale vuote, ma soprattutto hanno perso gli organizzatori Boeri e Laterza che avevano puntato sulle stesse date di Trento perché troppo sicuri delle proprie forze: invece alla fine hanno potuto schierare soltanto Ignazio Visco, che pure appena qualche giorno prima aveva già ampiamente illustrato la posizione della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni finali.
A Trento invece non c’è stata una pausa con oltre 200 interventi a cui hanno partecipato sei Premi Nobel (Il premio Nobel per la Pace, Tawakkul Karman, il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, e i premi Nobel per l’Economia Edmund Phelps, Muhamed Yunus, Daniel McFadden e Oliver D. Hart), l’economista americano Jeffrey Sachs, 75 relatori provenienti dal mondo accademico, 20 tra i più importanti economisti internazionali e nazionali, 26 rappresentanti delle più importanti istituzioni europee e nazionali, 36 relatori internazionali, oltre 30 tra manager e imprenditori di alcune delle maggiori imprese italiane e multinazionali, 10 ministri. Il pluslavore è stato l’approccio divulgativo: riflessioni e dibattiti sono stati affrontati con la precisa volontà di non essere riservati ad addetti del settore. Le parole dell’economia hanno così richiamato un pubblico oltre le aspettative, composto soprattutto da giovani desiderosi di comprendere non solo gli scenari attuali ma, soprattutto, le prospettive future. Dall’economia circolare all’economia digitale, dalle sfide poste dalla transizione energetica al patto di stabilità, dalle occasioni offerte dal Pnrr alla necessità di garantire un’effettiva parità di genere: il Festival ha offerto un confronto tra le più brillanti menti del mondo scientifico, gli opinion leader di riferimento e gli esperti dei vari settori per comprendere come i cambiamenti imposti dalla pandemia e la guerra in Ucraina abbiano influito sugli aspetti economici che permeano nella società. Il suggestivo titolo “Tra Ordine e Disordine” racchiudeva, infatti, la volontà di affrontare i vari filoni tematici con occhi fissi alle contingenze storiche, la pandemia prima e la guerra poi, che stanno piegando l’economia a logiche emergenziali e che necessitano di interventi attivi e tempestivi.
Ed è proprio intorno agli sviluppi futuri nel panorama mondiale dopo la guerra in Ucraina che, come culmine del Festival, è stato chiamato ad offrire un punto di vista privilegiato anche, ad esempio, il Generale John R. Allen, Presidente di The Brookings Institution di Washington, ex comandante delle Forze NaTo e delle Forze militari Usa in Afghanistan. Definito un “militare al servizio della pace”, Allen presiede il think tank di eccellenza più influente nel mondo, un istituto di ricerca capace di proporre soluzioni scientifiche e nuove idee ai problemi complessi della società in campo economico, politico e militare. “Il tipo di abuso che gli ucraini stanno subendo sta determinando una polarizzazione”, ha spiegato il Generale Allen. Il mondo potrebbe, così, trovarsi all’indomani del conflitto diviso in due blocchi contrapposti in cui ai due estremi troviamo da un lato i Paesi cosiddetti Occidentali e dall’altro la Cina e la Russia. “Da una parte gli Stati Uniti e l’Europa si sono uniti dando vita ad un importante apparato sanzionatorio nei confronti della Russia che ha determinato un conflitto economico quasi totale, dall’altra parte la Cina non ha alcuna intenzione di abbandonare la Russia e, anzi, addossa la responsabilità del conflitto agli Stati Uniti e la Nato per aver creato condizioni tali che hanno costretto la Russia ad intervenire”, ha spiegato il Generale che ha però avvertito, “ ci sono oltre 40 Paesi del mondo che si stanno allineando in sanzioni contro la Russia, molti nuovi Paesi vogliono entrare a far parte della Nato ma c’è anche un’altra metà del mondo che non ha preso posizione, non ha irrogato sanzioni contro la Russia e al contempo non è allineata a Russia e Cina. E’ necessario non obbligare il resto del mondo a fare una scelta”.
Crisi umanitaria, alimentare e aumento dei prezzi dell’energia sono solo alcune delle conseguenze innescate dal conflitto in Ucraina, ma per comprendere davvero le implicazioni della guerra Allen ha suggerito di fare un passo indietro. “Il 4 febbraio il presidente russo, Vladimir Putin, e il presidente cinese, Xi Jinping, hanno divulgato una dichiarazione congiunta che rappresenta un manifesto di come i due leader vedono il futuro, il nuovo ordine mondiale, i diritti umani, la sovranità e integrità dello Stato di diritto a livello globale”, ha detto Allen che ha poi sottolineato, “non serve molta immaginazione per comprendere che quando la Russia e la Cina parlano di Stato di diritto o diritti umani il loro punto di vista sia fondamentalmente diverso da quanto si prevede in Italia, nel contesto europeo e nella Nato. Quello che và, però, osservato e compreso è che nel manifesto i due leader dicono espressamente che non vi sono limiti al loro rapporto e che tutto sarà permesso. Non a caso, pochi giorni dopo Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina, uno Stato pacifico che tentava di allinearsi con l’Ue, e non aveva minacciato in alcun modo la Russia”.
Alla domanda su quanto potrà ancora durare il conflitto Allen ha ironizzato spiegando che, sin dall’inizio della sua carriera, ha compreso che è meglio non prevedere quanto una guerra possa durare. “C’è stato un momento che il presidente Zelensky, ammirato da tutti perché rappresenta la tenacia del popolo ucraino, sembrava disposto a negoziare la neutralità dell’Ucraina, abbandonando l’idea di entrare a far parte dell’Ue e della Nato, e a cedere alcuni territori alla Russia per porre fine al conflitto. Tuttavia, quello poi che abbiamo visto accadere per mano delle truppe russe in Ucraina è inconcepibile. Ad oggi il presidente Zelensky si trova di fronte ad un bivio: accettare che una grossa parte degli ucraini viva sotto il giogo della Russia oppure continuare a combattere finché non avranno espulso i russi da ogni città”, ha evidenziato il Generale.
Nell’incertezza determinata dal conflitto, nell’instabilità globale, il Generale John Allen si è detto certo che gli Usa continueranno a supportare l’Ucraina non solo attraverso lo strumento delle sanzioni ma anche offrendo sostegno economico e supporto ai rifugiati. “Abbiamo trascorso molti anni, Europa e Usa, ad addestrare gli ucraini. Ho avuto sotto il mio comando generali ucraini in Afghanistan. Quello che vediamo sono dei militari che sono addestrati dall’Occidente, che si confrontano con i militari russi, e si stanno comportando molto bene date le dimensioni del conflitto. Direi che la Nato, per il futuro, e certamente gli Stati Uniti continueranno a supportare l’Ucraina. Come ha evidenziato il presidente Usa, Joe Biden, sarà il presidente Zelensky però a decidere che tipo di pace ritiene accettabile. Ogni conflitto termina con un accordo di pace ma, sarà rimessa al presidente Zelensky la decisione su come affrontare la crisi post bellica”, ha concluso John Allen.
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