Draghi al Senato: “Il Pnrr è una sfida che non si può perdere”

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di Carlo Longo

Dopo la Camera anche il Senato ha approvato, con una larghissima maggioranza, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un ultimo passaggio in Consiglio dei Ministri e il 20 Aprile sarà inviato in Europa. Il Senato ha approvato, con 224 voti favorevoli, 16 contrari e 21 astenuti, la risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul Pnrr. Fratelli d’Italia si è astenuta, così come era avvenuto in precedenza alla camera dei Deputati.

“Al centro del piano c’è l’Italia, con le sue straordinarie qualità e le sue ormai storiche fragilità, su cui credo che tutti siamo d’accordo”. Bisogna affrontarle e risolvere, questo piano ci dà l’occasione per farlo. Pensate che l’Italia resti la stessa dopo? Il piano avrà effetti sia economiche che sociali. Il piano si può attuare solo se c’è accordo e volontà di successo non di sconfitta”, così il Presidente del Consiglio Mario Draghi nell’ aula a Palazzo Madama illustrando il Pnrr che continua, “Il nostro obiettivo con il piano è ridurre i divari che l’Ue chiede di superare. Il piano ha un vincolo di 5 anni: non è un alibi, è un dato di fatto. Bisogna spendere bene questo denaro”. Il Pnrr è una sfida “sulla capacità di spendere il denaro, una sfida che non si può perdere”. “Noi saremo responsabili del successo o della perdita di questa scommessa. Una sconfitta sarebbe grave per noi e per il futuro dell’Europa. Non ci sarebbe un’altra occasione per una politica fiscale comune. Una politica fiscale comune è a nostro beneficio, perché siamo uno dei Paesi più fragili”, ha affermato il premier Mario Draghi nel suo intervento di replica al Senato sul Pnrr”.  Il Premier ha ribadito, poi,  quanto già detto ieri a Montecitorio: “Corruzione, stupidità, interessi costituiti continueranno ad essere i nostri nemici e sono certo saranno battuti. Ma c’è anche l’inerzia istituzionale che si è radicata per la stratificazione di norme negli ultimi 30 anni. Le riforme ci aiuteranno a superarle e per questo sono così importanti”.

“Senza le riforme”, ha spiegato il premier, “spero di spendere bene tutti questi soldi, già è difficilissimo”. E poi, replicando ai senatori, ha sottolineato la necessità che tutte le forze politiche e le istituzioni lavorino insieme: “La sconfitta su questo fronte è grave perché a pagare il prezzo saremo noi, ma anche per il futuro dell’Europa perché non sarà più possibile convincere gli altri europei a fare una politica fiscale comune, a mettere i soldi insieme. Mettere i soldi insieme e fare una politica fiscale comune torna a nostro beneficio perché siamo uno dei Paesi più fragili dell’Ue”. Di fronte alle proteste per il poco tempo concesso all’analisi del testo, il premier ha più volte ringraziato il Parlamento per “l’impulso politico”. E cercato di garantire che, nei prossimi mesi, le Camere torneranno centrali. Ha quindi ripercorso le sei missioni del Pnrr, con altrettanti finanziamenti e interventi strutturali. 

Non sono mancati alcuni lapsus: ha chiamato i senatori “deputati” e citando il 25 aprile ha parlato di “festa di libertà” e non “della Liberazione”. Errori che l’Aula non ha mancato di segnalare. Durante il suo intervento, Draghi è stato anche interrotto da Ignazio La Russa (Fdi) e la presidente Elisabetta Alberti Casellati ha dovuto richiamare all’ordine.Al termine del discorso è iniziata la discussione generale ma considerato che a maggioranza che sostiene l’esecutivo è larghissima, salvo qualche sfumatura, i partiti si sono espressi a favore dell’impianto generale del piano. Per il M5s si deve ringraziare per l’ex presidente del Consiglio Conte che ne ha firmato la prima versione. Grandi elogi sono arrivati poi da Matteo Salvini, leader del Carroccio, che ha addirittura ringraziato Draghi perché lo ha reso “orgoglioso di essere italiano”. Elogi simili a quelli usati da Matteo Renzi che contrariamente a tutte le contestazioni fatte a Conte sulla scarsa partecipazione delle Camere nella stesura del Recovery plan ha dichiarato:“Questa è una rilevante occasione che la storia ci ha dato, di poter dire che l’Ue serve e che l’Italia pensa al futuro delle prossime generazioni. La vera svolta che arriva dal presidente Draghi è ‘il gusto del futuro contro gli interessi costituiti’, questa è la vera anima del piano e dice alla politica di guardare a un orizzonte più ampio”.

Terminata la discussione Draghi ha risposto ai senatori ribadendo la centralità del ruolo riservato alle camere Camere e rivendicando i fondi per il Sud. “Oggi è un giorno positivo, non è una cosa di cui dispiacersi. E’ positivo per l’Italia. Questo Senato è stato protagonista nel disegno attraverso consultazioni e osservazione e sarà protagonista nell’attuazione del piano”, ha detto. Rivolgendosi alla senatrice Fdi Daniela Santanché che lo aveva accusato di voler trattare direttamente con l’Ue perché Bruxelles non si fida dell’Italia. “Non ho mai detto garantisco io” con l’Ue, “non è il mio stile”, ha detto Draghi.

A proposito di fondi per il Sud, Draghi ha dichiarato che “si potrà fare meglio”, ma “non c’è una discriminazione colpevole. Sarà importante evitare che i programmi straordinari al Sud siano compensati da una riduzione della spesa ordinaria. La prima lezione è però che il Sud non è stato discriminato: si potrà far meglio, rimediare a qualche mancanza, ma non c’è una discriminazione colpevole. La seconda lezione è che le risorse saranno sempre poche se uno non le usa. Il governo ha previsto nel Pnrr gruppi di lavoro che possono essere di aiuto in questa fase se graditi”.

Infine Draghi ha parlato di giustizia: “Per il senatore Dal Mas spendiamo troppo, per il senatore Barboni spendiamo poco. Secondo me hanno ragione questi tutti e due. Per 100mila abitanti l’italia ha 3.7 pm, la Francia ne ha 3, la Germania ne ha 7, il Regno Unito 8,6 e la Spagna 5. Anche qui è importante investire e aumentare gli organici e farlo bene. Anche qui la qualità del capitale umano che si accumulerà è molto importante”.

 

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