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Fmi, il peso dei dazi si fa sentire sull’economia mondiale

L’ultima analisi del Fmi mette in luce un quadro preoccupante per il 2025: le tensioni commerciali e i dazi imposti dagli Stati Uniti frenano lo sviluppo globale

fmiIl Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per il 2025. Nel nuovo World Economic Outlook pubblicato ad aprile, l’istituzione segnala un chiaro rallentamento dell’economia globale, influenzato in larga parte dalle politiche protezionistiche avviate dagli Stati Uniti. Le tariffe doganali imposte e le relative contromisure, annunciate e in parte sospese, hanno generato un clima di incertezza che rende difficile valutare pienamente l’impatto sull’economia.

L’impatto dei dazi: un freno generalizzato

Secondo il rapporto, il Pil mondiale crescerà del 2,8% nel 2025, un calo significativo rispetto al 3,3% previsto a gennaio. La responsabilità è da attribuire principalmente alla guerra commerciale che continua a inasprirsi, coinvolgendo direttamente Stati Uniti, Cina ed Europa. “Serve cautela e maggiore cooperazione internazionale”, ha dichiarato il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas, evidenziando come le tariffe stiano danneggiando l’economia in tutte le regioni del mondo.

USA e Cina in rallentamento

Gli effetti delle tensioni commerciali sono evidenti soprattutto nelle due principali economie mondiali. Negli Stati Uniti, dopo un’espansione del 2,8% nel 2024, il 2025 si chiuderà con una crescita contenuta all’1,8%, con una previsione di ulteriore rallentamento nel 2026 all’1,7%. La Cina, dal canto suo, non è immune: il tasso di crescita previsto per il biennio 2025-2026 è stato ridimensionato al 4%, in netto calo rispetto alle stime precedenti.

L’Eurozona e l’Italia non fanno eccezione

Anche in Europa si registra una battuta d’arresto. Il Pil dell’Eurozona crescerà dello 0,8% nel 2025, con una leggera ripresa all’1,2% l’anno successivo, entrambe le cifre inferiori alle previsioni di inizio anno. L’Italia in particolare vedrà una crescita limitata allo 0,4% nel 2025 e allo 0,8% nel 2026. Dati che confermano un rallentamento diffuso e un’incertezza economica che riguarda l’intero continente.

Le prospettive restano incerte

Sebbene il processo di disinflazione prosegua, il FMI sottolinea come il ritmo sia più lento del previsto. La situazione internazionale, segnata da instabilità geopolitica e politiche commerciali aggressive, continua a generare rischi per l’economia globale. In questo contesto, la necessità di un approccio multilaterale e collaborativo diventa sempre più urgente per sostenere una crescita equilibrata e sostenibile.

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