Gli Stati Uniti tornano a parlare di UFO

La scorsa settimana il Congresso ha tenuto un’audizione sui fenomeni aerei non identificati, UAP in gergo tecnico: non si cercano gli alieni, ma piuttosto potenziali minacce alla sicurezza nazionale

di Marco dell’Aguzzo

La settimana scorsa alcuni rappresentanti dell’apparato della difesa degli Stati Uniti hanno tenuto un’audizione al Congresso sui “fenomeni aerei non identificati”: in gergo tecnico sono chiamati UAP, mentre presso il grande pubblico sono meglio conosciuti come UFO. Si tratta di oggetti o fenomeni avvistati in cielo, generalmente dai piloti di caccia, che hanno forme o modalità di volo non spiegabili – almeno apparentemente – con le leggi della fisica o con le tecnologie note. Nella definizione rientrano, ad esempio, quei presunti apparecchi che si muovono velocemente e in maniera insolita, cambiando magari direzione di colpo, e che non sembrano essere dotati di sistemi di propulsione.

Un anno fa il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto contenente oltre 140 segnalazioni di UAP in vent’anni, con l’obiettivo di dare loro una sistemazione strutturata e condurre indagini in maniera più meticolosa. Qualche mese dopo ha anche creato un’unità di intelligence dedicata proprio a questi fenomeni, chiamata Airborne Object Identification and Management Synchronization Group.

Gli UFO hanno spesso alimentato complottismi sulle forme di vita extraterrestri e sugli insabbiamenti da parte del Governo americano. Il Pentagono in realtà non cerca gli alieni, anche perché ipotetici oggetti volanti provenienti dallo spazio verrebbero identificati dai satelliti in orbita, molto prima dei piloti militari o dei semplici cittadini. Il dipartimento cerca, piuttosto, potenziali minacce alla sicurezza nazionale.

Washington teme che gli UAP possano rappresentare tecnologie ignote agli Stati Uniti, magari sviluppate da nazioni avversarie come la Russia o la Cina. Il Governo americano giudica in realtà improbabile questa spiegazione, perché ritiene che quei Paesi non abbiano capacità talmente avanzate da superare addirittura le conoscenze aerodinamiche. Gli “oggetti volanti non identificati”, dunque, potrebbero più plausibilmente essere dovuti a qualche anomalia atmosferica, al malfunzionamento dei sensori degli apparecchi di volo o a rifiuti spaziali.

L’attenzione, comunque, è molto alta. Durante l’audizione al Congresso Scott Bray, vicedirettore dell’intelligence navale, ha detto che “i rapporti di avvistamenti sono frequenti e continui”, e che il database della task force sugli UAP è cresciuto fino a contenere circa 400 segnalazioni. Ha aggiunto che “lo stigma” di natura culturale sui fenomeni aerei non identificati, che ha indotto molti testimoni a rinunciare alla segnalazione, “si è ridotto”. Secondo Ronald Moultrie, sottosegretario all’intelligence del Pentagono, è giunto dunque il momento di applicare agli UAP una “rigorosa analisi scientifica” per determinarne l’origine e sventare eventuali rischi.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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