Google annuncia un progetto antisismico rivoluzionario, gli smartphone rilevano i terremoti

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di Carlo Longo

google-annuncia-sistema-antisismico-tramite-smartphoneGoogle ha annunciato di aver intrapreso un ambizioso progetto: si tratta di un sistema capace di rivelare in anticipo una scossa sismica e regalare, quindi, momenti preziosi alle persone che avrebbero il tempo di mettersi in salvo. 

Il sistema registra le prime onde che si sviluppano durante gli eventi sismici e prima ancora che possano arrivare a una certa distanza (tenete conto che queste onde viaggiano a velocità tra i 3 e i 10 km al secondo), diffonde un allarme nella popolazione attraverso sirene, pannelli a messaggio variabile, messaggi nei cellulari. Le persone vengono dunque informate con una manciata di secondi di anticipo rispetto all’arrivo dell’onda sismica.

Il numero secondi di anticipo con cui il sistema riesce a rilevare la scossa sismica dipende da una serie di variabili quali la distanza dall’epicentro, la natura del terreno, il tipo di onde che si propagano. Il risultato è che, in molti casi, la popolazione ha una maggiore possibilità di mettersi al sicuro e di attuare comportamenti di autoprotezione. Anche in Giappone esiste un sistema analogo.

Alcuni sistemi in grado di rilevare i terremoti, e nel caso lanciano l’allerta, esistono già: il più famoso è ShakeAlert, attivo negli stati americani di California, Oregon e, a breve, a Washington, il cui funzionamento è basato sui dati raccolti da una rete di sismografi distribuiti sul territorio. Per l’elaborazione e la progettazione di ShakeAlert sonio stati necessari 15 anni di lavoro, con un costo di circa 60 milioni di dollari e per farlo funzionare si stima è necessario spendere oltre 30 milioni di dollari all’anno. Costi richiesti principalmente per creare le stazioni di monitoraggio. Con queste caratteristiche, è difficile pensare che questi sistemi possano fare da modello altrove.

L’idea di Google si fonda su connotati diversi e vuole sfruttare una rete che esiste già ed è già posizionata e attiva attraverso gli smartphone. Google  vorrebbe sostituire la rete di sismografi tradizionali – costosi e difficili da creare e monitorare-  sfruttare la capacità già presente negli smartphone di rilevare i movimenti attraverso gli accelerometri. Tali sensori di movimento possono essere programmati per agire come sismometri rudimentali, sono in grado di rilevare in anticipo il tremolio del suolo causato dalle onde di tipo ondulatorio prodotte dai terremoti. Il progetto rivoluzionario di Google consiste nello sfruttare un oggetto che tutti abbiamo e creare  un sistema di rilevazione di terremoti attraverso oltre 2 miliardi di telefoni Android attivi. Una volta “registrata” la scossa, il sistema dirama l’allerta in modo analogo a quanto accade con i sistemi automatici già attivi al momento.

I telefoni Android sono già da un anno in grado di rilevare i terremoti, ma finora i risultati sono stati disponibili solo per i ricercatori. Quando un telefono rileva un segnale di un terremoto, invia un messaggio, insieme a una posizione approssimativa, a un server centrale. Il messaggio può venire tradotto in un allerta. All’inizio i falsi allarmi erano tanti, ma nel giro di poco tempo la procedura ha subito notevoli miglioramenti. Mentre in un sistema di allarme tradizionale è sufficiente che appena quattro stazioni segnalino un sisma, nel caso di Google ci devono essere più di 100 telefoni a rilevarlo.

Con questo sistema, finora, i telefoni Android hanno rilevato più di 1.000 terremoti in tutto il mondo. “Gli avvisi hanno funzionato bene in termini di velocità e precisione, al punto da essere paragonati a quelli di ShakeAlert o del sistema di allarme giapponese”, afferma Richard Allen, sismologo dell’Università della California, che continua “I telefoni hanno anche rilevato un terremoto di magnitudo 7 che ha avuto origine appena a nord di Samos, un’isola greca vicino alla Turchia, alla fine di ottobre 2020. Se fosse stato possibile attivare l’allarme, avremmo allertato numerose persone in Grecia”.

Google ha annunciato che i primi a poter beneficiare di questa tecnologia saranno gli utenti che vivono in Nuova Zelanda e Grecia, Paesi dove i terremoti sono una minaccia ben nota, ma ancora sprovvisti di sistemi automatici di rilevamento e allerta. 

All’interno della comunità scientifica si registrano orientamenti contrastanti. Da un lato c’è chi accoglie la notizia con entusiasmo, come Men-Andrin Meier, sismologo che studia i sistemi di allarme per i terremoti all’ETH di Zurigo, convinto che costruire un sistema di rilevamento basato sugli accelerometri degli smartphone potrebbe avere un enorme potenziale a livello globale. Dall’altro secondo alcuni ricercatori, il sistema basato su Android dovrebbe essere ulteriormente testato e messo a punto, prima di essere divulgato: in particolare andrebbe migliorata la sua capacità di rilevare terremoti che si verificano in regioni scarsamente popolate e di conseguenza con meno smartphone. Inoltre in alcuni  luoghi del Pianeta, come la Nuova Zelanda, “molti terremoti si originano in mare, dove si trovano pochi telefoni»”, osserva Caroline Francois-Holden, una sismologa che fino a poco tempo fa lavorava presso GNS Science, il principale istituto geologico neozelandese, che continua: “Questo rende il sistema tutt’altro che ideale per avvertire la popolazione dell’arrivo di uno tsunami letale. E fino a quando le prestazioni del sistema non saranno chiare, Google dovrebbe forse diffidare dal promettere troppo”. Le obiezioni saranno sicuramente fondate ma, in molti casi, anche solo una manciata di secondi ad una scossa di terremoto può essere fondamentale per mettersi al riparo e il beneficio in termini di vite umane inestimabile.

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