Grillo difende il figlio accusato di stupro. Piovono critiche a tutela delle donne vittime di violenza

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di Emilia Morelli

“Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale insieme ad altri tre ragazzi. Voglio chiedervi, voglio una spiegazione sul perché un gruppo di stupratori seriali, compreso mio figlio, non sono stati arrestati. Perché non li avete arrestati?”, Beppe Grillo rompe il silenzio e si affida ad un video postato sul suo Blog per difendere il figlio Ciro accusato di stupro insieme con tre suoi amici, ma provocando polemiche e accuse da chi gli ha subito rimproverato di avere abusato della sua visibilità per condizionare un procedimento in corso. “Ormai sono due anni, sono stufo. – continua Grillo- Se dovete arrestare mio figlio, perché non ha fatto niente, allora arrestate anche me perché ci vado io in galera”.

 Io voglio chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo”, sostiene il Garante del M5s che aggiunge, “Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. È strano. E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni”.

Il video è effettivamente uno dei punti cruciali dell’inchiesta e non è l’unico. Ci sono, agli atti, anche le foto e i messaggi. Le immagini, riprese con il cellulare da uno dei quattro ragazzi sono suscettibili di svariate interpretazioni. Secondo i legali dei ragazzi quelle immagini dimostrano che non c’è stata violenza di gruppo. “S.J era consenziente”, così hanno ribadito.

Di opinione opposta sono gli inquirenti convinti che il combinato fra le fra le foto, i messaggi e i video confermino il racconto della studentessa: “ Afferrata per i capelli, costretta a bere mezzo litro di vodka e poi violentata a turno cinque o sei volte”. Secondo quanto riportato dagli atti d’indagine  la violenza di gruppo è stata commessa “quando la lucidità della ragazza risultava enormemente compromessa” pertanto non era nelle condizioni di difendersi.

Le accuse della Procura di Tempio Pausania al figlio di Grillo e agli tre ragazzi sono molto gravi. Eccolo, nero su bianco, l’atto di accusa della Procura di Tempio Pausania (Sassari) a carico di quattro ragazzi della Genova bene, tra cui Ciro Grillo. Pagine di fatti raccontati dalla giovane studentessa italo-svedese S.J, di appena 19 anni, che avrebbe subìto, nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019, una violenza di gruppo nella villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. Come si legge nelle carte della Procura «il residence è stato individuato grazie a un selfie scattato» dalla giovane ragazza ed «è riconducibile a Beppe Grillo»

Arriva, inoltre la replica dei genitori della ragazza: “Siamo distrutti — dicono all’Adnkronos, attraverso il loro legale Giulia Bongiorno —. Il tentativo di fare spettacolo sulla pelle altrui è una farsa ripugnante. Cercare di trascinare la vittima sul banco degli imputati, cercare di sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l’angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste, che non hanno nemmeno il pregio dell’inedito commentano i genitori appreso del video messo online da Grillo.

Tra i Cinque Stelle qualche esponente, come Vito Crimi, ha provato ad abbozzare una difesa dell’operato di Grillo, ma da ogni parte sono arrivate critiche al fondatore del movimento. Molto critici tanto a destra, con ad esempio Matteo Salvini che ha parlato di giustizia a corrente alternata “una volta giustizialisti una volta innocentisti”, quanto a sinistra, con Matteo Orfini che ha stigmatizzato le indebite ingerenze del “sollevato”. Ma la più dura è stata Maria Elena Boschi di Italia Viva che oltre a condannare l’inappropriatezza dell’intervento ha criticato Grillo per il maschilismo dei toni e l’insensibilità nei confronti della vittima. E non solo Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia ha affermato: “Mi aspetto che da tutti i gruppi ci sia una condanna forte e me lo aspetto soprattutto dalle donne M5s”, dice l’esponente chiedendo che “ci sia una capigruppo affinché si possa insieme esprimere vicinanza di tutto il parlamento a una giovane donna vittima dell’arroganza e del sessismo verbale” di un leader politico. Critiche anche dalla Lega con Ravetto il quale ha definito il video di Grillo  di una gravità inaudita e da Leu, che contesta “il garantismo a correnti alternate” del Garante M5s.

Un lungo messaggio di commento arriva, poi, da Giuseppe Conte. L’ex premier si è espresso in relazione al caso Grillo, da un lato giustificando il contenuto del videomessaggio e dall’altro ribadendo il doveroso rispetto del lavoro dei magistrati. Conte infatti ha dichiarato in una nota diffusa ad Adnkronos: “Ho avuto modo di parlare con Beppe Grillo in più occasioni e conosco bene la sua sensibilità su temi particolarmente delicati. E’ una vicenda che sta affliggendo lui, la moglie, il figlio e l’intera famiglia. Comprendo le preoccupazioni e l’angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, che vanno protette e i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a direla presunta vittima, la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari che stanno vivendo anche loro momenti di dolore e sofferenza”. L’ex Premier ha poi aggiunto: “In questa vicenda, vi è poi un principio fondamentale che non possiamo mai perdere di vista: l’autonomia e il lavoro della magistratura devono essere sempre rispettati. Perciò anche in questo caso attendiamo che i magistrati facciano le loro verifiche. Con il Movimento 5 Stelle mi accomunano da sempre queste due convinzioni: di ritenere indiscutibile il principio dell’autonomia della magistratura e di considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne, una battaglia che abbiamo sempre combattuto in prima linea, basti ricordare le norme sul codice rosso quando abbiamo condiviso la responsabilità di governo. Questi principi continueranno a informare la nostra azione politica e le nostre battaglie culturali”.

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