In Italia arriva Bard, il chatbot di Ai generativa di Google diretto rivale di ChatGPT

Bard si differenzia da ChatGPT per due ragioni: non necessità di apposita registrazione e risponde alle domande degli utenti prendendo le informazioni tramite la rete e fornendo quindi contenuti sempre aggiornati

di Emilia Morelli

“Uno strumento di espansione delle possibilità dell’immaginazione, di amplificazione del più potente computer al mondo, che resta la mente umana”, queste le parole con cui il product director di Google Jack Krawczyk ha definito Bard, il chatbot di Ai generativa di Google. L’intelligenza artificiale di Google  a partire dal 13 luglio è disponibile in Italia, in Europa e in Brasile ed è in grado di parlare, scrivere e comprendere con gli utenti in 40 lingue .

Nella versione italiana Bard differisce in parte da quella statunitense, in quanto non risulta integrata nel motore di ricerca di Google. In Italia Bard è un prodotto gratuito e raggiungibile attraverso il proprio browser. L’Ai di Google differisce da ChatGPT per due fondamentali ragioni: per accedervi non è necessario registrarsi e prende le sue informazioni dal web fornendo riposte aggiornate.

Bard, come ChatGPT, fondamentalmente  è in grado di interagire con l’utente fornendo risposte complesse che vanno dalla scrittura di un testo alla creazione di codici informatici, può essere usato per i motivi più disparato:  suggerire strategie aziendali o può inventare fiabe.

Inoltre, le risposte di Bard possono non solo essere lette ma anche ascoltate. Al momento non è possibile ottenere risposte personalizzate ma si può indicare lo stile delle risposte ad esempio la lunghezza o il tono della conversazione. In ogni caso, si potrà offrire un feedback – dicendosi soddisfatti o, al contrario, delusi da una risposta attraverso un sistema di icone (pollice in su, pollice in giù).

“Quello che stiamo vivendo è un momento colossale, per Google e per l’intera industria. Fino ad ora, il computing erarescrittivo e letterale: si diceva a un computer che cosa fare, e lui eseguiva. Quello che vediamo oggi è diverso: non si restringe, ma si espande la capacità di elaborare e applicare informazioni”, ha spiegato Krawczyk.

E’ chiaro che i sistemi di intelligenza artificiale hanno un effetto dirompente all’interno della società, sia in positivo che in negativo. Possono, ad esempio, potenzialmente essere utilizzati per creare contenuti pericolosi oppure che violino alcune norme come ad esempio il copyright.  “Siamo ovviamente consapevoli di questo rischio e abbiamo creato un team di persone madrelingua che possano controllare questo tipo di contenuti”, ha affermato sul punto il manager di Google.

“Bard potrebbe mostrare informazioni offensive o imprecise che non rappresentano le opinioni di Google” è il disclaimer che accompagna l’interfaccia dell’Ai. Inoltre, accanto all’icona di Bard ve n’è un’altra che reca la scritta “sperimentale”. Google così mette in guardia gli utenti da eventuali errori e il chatbot rimanda alla pagina del motore di ricerca per consentire di verificare le informazioni fornite.

Ovviamente vi è il rimando alla normativa sulla privacy di Bard che l’utente deve necessariamente accettare. Si tenga presente che il Gdpr ha imposto vincoli stringenti prima di consentire all’ Ai di Google di arrivare in Europa. In particolare sotto la lente d’ingrandimento c’è stata l’analisi di come le domande e le informazioni fornite vengano elaborate dai computer di Google e dove siano raccolti e conservati i contenuti delle conversazioni, la posizione, i commenti e altre informazioni sull’utilizzo.  Sul punto Google garantisce che i dati vengono raccolti in modo anonimo ma suggerisce di non inserire nei prompt, vale a dire le domande, informazioni personali. E’ comunque possibile ridurre la durata di memorizzazione delle proprie attività, impedirla o cancellare le conversazioni.  Non c’è dubbio, comunque, che anche Bard come ChatCPT continueranno ad essere sottoposte alla stretta sorveglianza dei Garanti della Privacy.

Per il momento Bard è gratuito, ma nel futuro sono diverse le prospettive di una monetizzazione dello strumento. Potrebbe ad esempio introdursi una versione premium come quella di ChatGPT oppure attraverso la pubblicità.

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