Inps e Bonus Covid, il Tribunale annulla l’ordinanza del Garante della Privacy: rilievi effettuati su fonti non riservate

di Emilia Morelli

Il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza con cui ha annullato l’ordinanza con cui il Garante della Privacy aveva condannato l’Inps al pagamento di 300 mila euro. Oggetto del ricorso era il “bonus Covid” di 600 euro che l’Inps ha erogato alle partite Iva che avevano subito una contrazione degli affari.

Il Tribunale ha accolto il ricorso dell’Istituto previdenziale e ha condannato il Garante al pagamento delle spese processiali. I controlli e gli incroci effettuati dall’Inps per valutare l’idoneità a ricevere il bonus secondo il Tribunale sono stati svolti utilizzando fonti non riservate.

Secondo quanto si legge nel dispositivo della sentenza: “la questione controversa verte intorno alle modalità con cui l’Inps ha eseguito una parte dei controlli di secondo livello in seguito alla erogazione del c.d.”bonus covid” erogato per disposizione di legge nel pieno dell’emergenza pandemica.Stante l’esigenza di procedere alla erogazione immediata del sussidio, è stata infatti riservata ad una fase successiva la compiuta verifica dei presupposti per ottenerlo. Sull’assunto che parlamentari ed amministratori regionali e locali ricadano nell’ambito di un regime previdenziale incompatibile con la percezione delle indennità COVID-19, l’Istituto ha operato una verifica estraendo i dati anagrafici dei titolari di incarichi elettivi dalle banche dati della Camera, del Ministero dell’Interno ed in un secondo momento del Senato, ne ha estratto il codice fiscale ed incrociando il dato con i codici fiscali di coloro che avevano presentato domanda per il bonus ha individuato i titolari di incarichi politici che avevano formulato la richiesta”.

Il Tribunale dopo aver esaminato i sei rilievi dell’Autorità ne ha annullato l’ordinanza. “Non potendosi in conclusione condividere alcuno dei rilievi mossi all’ Istituto dall’Autorità Garante – conclude quindi il Tribunale di Roma – il ricorso deve essere accolto. Le spese seguono la soccombenza”. Per questo l’Autorità Garante della Privacy è ora chiamata a pagare “1.214 euro di spese processuali e 11.570 per compensi professionali, oltre Iva, cpa e spese generali (15%)”.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati