Investimenti Usa in Cina, quale la strategia del Congresso?

Il Congresso degli Stati Uniti sta definendo un meccanismo per monitorare ed eventualmente bloccare gli investimenti americani in Cina su settori critici come l’intelligenza artificiale, i minerali e le tecnologie quantistiche

di Marco dell’Aguzzo

Il Congresso degli Stati Uniti sta definendo gli ultimi dettagli di una legge indicata come reverse CFIUS, o “CFIUS al contrario”. CFIUS sta per Comitato sugli investimenti esteri, un’agenzia federale che ha il compito di valutare le implicazioni sulla sicurezza nazionale degli investimenti stranieri in America. La legge funzionerà “al contrario” perché doterà Washington di un meccanismo per monitorare ed eventualmente bloccare gli investimenti americani all’estero. Vale a dire in Cina, soprattutto, la grande rivale economica e politica.

Come riporta Axios, la legge in questione verrà inclusa nel cosiddetto CHIPS Act, il pacchetto normativo per l’espansione della capacità manifatturiera statunitense di semiconduttori, che potrebbe venire approvato prima della pausa di agosto. Il reverse CFIUS è un’iniziativa bipartisan, cioè sostenuta da entrambi i partiti: al Senato è promossa innanzitutto dal democratico Bob Casey e dal repubblicano John Cornyn, a ribadire la sostanziale convergenza di vedute tra gli due schieramenti quando si parla di competizione con Pechino.

Il “CFIUS al contrario” si lega ai semiconduttori – componenti fondamentali per lo sviluppo economico – perché si prefigge di impedire alle aziende americane come Intel di aprire fabbriche in Cina, che favorirebbero il progresso tecnologico del Paese. Andrà anche al di là dei microchip, in realtà: l’ultima bozza della legge, datata 13 giugno, prende di mira tutta una serie di altri settori strategici come l’intelligenza artificiale, le batterie su scala di rete, i minerali critici, le tecnologie quantistiche e i farmaci.

Gli obiettivi

Lo scopo, insomma, è lo stesso del Comitato sugli investimenti esteri: proteggere la sicurezza nazionale americana. Ma esaminerà non i flussi di capitali in entrata, ma quelli in uscita: lo farà attraverso una nuova agenzia chiamata Comitato sulle capacità critiche nazionali (CNCC). Il focus sarà sulla Cina, anche se nella legge si parla di un più ampio gruppo di “Paesi di interesse” di cui fanno parte la Russia, l’Iran, la Corea del Nord, Venezuela e Cuba.

Axios specifica che il reverse CFIUS non costituisce un blocco agli investimenti. Ma il nuovo Comitato avrà effettivamente il potere di fermare gli accordi giudicati problematici, andando così ad aumentare i rischi per le società di investimento americane interessate a investire in startup cinesi di intelligenza artificiale o farmaceutiche, e inducendole magari a rinunciare.

Una decina di giorni fa il portavoce del Ministero degli Esteri della Cina, Zhao Lijian, ha accusato gli Stati Uniti di stare allargando eccessivamente il concetto di sicurezza nazionale e di volere così privare Pechino “del suo diritto allo sviluppo”. Zhao fece intendere che la Repubblica popolare percepisce le restrizioni americane agli investimenti, al commercio e ai trasferimenti di know-how come degli atti di sabotaggio allo sviluppo economico cinese. E aggiunse che la strategia di contenimento dell’amministrazione Joe Biden – non troppo diversa negli obiettivi, in realtà, da quella del predecessore – finirà col condurre le due potenze “al confronto e al conflitto”.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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