Istat, nel 2023 aumento dei prezzi del 5,7% in significativo calo rispetto all’8,1% del 2022

Nel settore alimentare, si osserva un aumento medio annuo del 9,8%, un leggero incremento rispetto all’8,8% del 2022. Gli effetti negativi dell’inflazione hanno costato alle famiglie italiane una media di 1.796 euro in più all’anno

di Carlo Longo

Le cifre preliminari dell’Istat per il 2023 indicano una crescita media dei prezzi al consumo del 5,7%, segnando un calo significativo rispetto all’8,1% del 2022. Il mese di dicembre ha visto un’incremento dell’inflazione dello 0,2% mensile e dello 0,6% annuale, rispetto allo 0,7% di novembre, confermando una diminuzione rispetto all’11,6% di dicembre 2022.

Nel dettaglio, i dati provvisori per dicembre 2023 suggeriscono che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per tutti i residenti (NIC), esclusi i tabacchi, ha visto un aumento dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annuale.

Secondo l’Istat, questo rallentamento è in gran parte dovuto alla diminuzione delle tensioni sui prezzi dell’energia. Tuttavia, il comparto alimentare ha mostrato un aumento medio annuo del 9,8% nel 2023, rispetto all’8,8% del 2022, nonostante una leggera decelerazione nella sua tendenza generale.

Il cesto della spesa ha rallentato leggermente su base annua da +5.4% a +5.3%, così come i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, da +4.6% a +4.4%. In termini di inflazione di fondo, esclusi energetici e alimentari freschi, si è notata una decelerazione da +3.6% a +3.1%, e al netto dei soli beni energetici da +3.6% a +3.4%.

Stime preliminari prevedono un “trascinamento” dell’inflazione al 2024 di +0,1%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) è aumentato dello 0,2% su base mensile e dello 0,5% annuale, in rallentamento rispetto allo 0,6% di novembre.

Secondo l’Istat, la tendenza al ribasso dell’inflazione è principalmente attribuibile ai prezzi dei beni energetici regolati, che hanno intensificato la loro diminuzione da -34,9% a -41,7%, insieme a una diminuzione dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura personale (da +4,6% a +3,6%) e dei beni alimentari lavorati (da +5,8% a +5,0%).

Nel 2023, la variazione media annua dell’Ipca è stata del +5,9% (+8,7% nel 2022).

A livello di Eurozona, l’inflazione è salita al 2,9%, fermata dalla discesa a dicembre, rispetto al 2,4% di novembre. Questa variazione è dovuta principalmente a una minore diminuzione dei prezzi dell’energia: -6,7% a dicembre rispetto all’11,5% di novembre. I prezzi degli alimentari, alcol e tabacco hanno invece visto il più grande aumento (+6,1% contro il +6,9% di novembre).

Secondo la Coldiretti, gli italiani hanno speso circa 9 miliardi in più nel 2023 per mangiare meno a causa dell’aumento dei prezzi, portando a una riduzione delle quantità acquistate.

Infine, il Codacons stima che l’aumento dei prezzi e delle tariffe in tutti i settori nel 2023 sia costato in media 1.796 euro in più per famiglia all’anno. Allargando a tutte le famiglie italiane, l’importo complessivo si aggira sui 46,3 miliardi di euro in un solo anno.

Per la Confcommercio, il calo dell’inflazione è in linea con le aspettative. L’ufficio studi afferma che l’inflazione annuale nella zona euro è tornata al 2,9% da 2,4% a novembre, ma la diminuzione dell’inflazione core sotto il 4% indica che ciò è dovuto principalmente a una decelerazione nella riduzione dei prezzi dei beni energetici.

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