Le proposte in campo sono diverse e variano per impatto e portata. Una delle più radicali è quella dello ius soli puro, sostenuta da +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra e dal Partito Democratico
Il tema dello ius soli è tornato al centro del dibattito politico italiano, con varie proposte e posizioni che stanno emergendo in vista del prossimo confronto parlamentare in autunno sulla legge sulla cittadinanza. Attualmente, l’ordinamento italiano si basa sul principio dello ius sanguinis, secondo cui la cittadinanza è trasmessa per discendenza. La legge attuale, risalente al 1992, stabilisce che uno straniero nato in Italia possa diventare cittadino italiano solo se ha risieduto legalmente e ininterrottamente nel Paese fino al raggiungimento della maggiore età. Tuttavia, questo impianto normativo è considerato obsoleto dalle opposizioni, con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha chiesto una nuova legge sulla cittadinanza.
Le proposte in campo sono diverse e variano per impatto e portata. Una delle proposte più radicali è quella dello ius soli puro, sostenuta da +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra e dal Partito Democratico. Questo modello, simile a quello in vigore negli Stati Uniti, conferirebbe la cittadinanza a tutti i bambini nati in Italia, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Secondo uno studio della fondazione Leone Moressa, l’adozione di questa legge riguarderebbe circa 1,2 milioni di minori stranieri nati in Italia dal 2006, con un’aggiunta di 50 mila nuovi nati all’anno.
Un’altra proposta è quella dello ius scholae, che aveva ottenuto un certo consenso nel 2022 ma non è mai stata approvata. Questo modello prevede che il passaporto venga concesso ai minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, purché abbiano completato un ciclo scolastico di almeno 5 anni. La legge avrebbe interessato 135 mila alunni considerati oggi stranieri, con un incremento di 6-7 mila nuovi beneficiari ogni anno.
Simile allo ius scholae è lo ius culturae, che propone la cittadinanza per i minori che abbiano completato un ciclo educativo significativo in Italia. Anche questa proposta ha ottenuto l’interesse sia da parte dell’opposizione che di alcuni membri della maggioranza, come Forza Italia, che ha mostrato apertura verso questa soluzione, pur escludendo il sostegno allo ius soli puro.
Dall’apertura di Forza Italia sul tema si è innescata una polemica con la Lega che mostra, ancora una volta, una frattura nella maggioranza. Il Carroccio ha pubblicato un post che riprende un titolo di Repubblica che recita: “Il Pd rilancia lo ius soli. FI apre un varco a destra”, e mostra un’immagine con i volti della segretaria del PD Elly Schlein e del leader di Forza Italia Antonio Tajani. Accompagnando l’immagine, la Lega ha scritto: “La legge sulla cittadinanza va benissimo così, e i numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano. Non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie”.
Tornando al catalogo di opzioni possibili una intermedia è rappresentata dallo ius soli temperato, simile alla normativa britannica, che concede la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, a condizione che almeno uno dei genitori sia in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo o del diritto di soggiorno permanente. Questo modello coinvolgerebbe circa 817 mila persone in Italia, con un aumento di 35-40 mila all’anno.
Infine, è importante ricordare che in Italia esiste già una forma di ius soli, seppur limitata al contesto sportivo. Dal 2016, infatti, i minori stranieri residenti in Italia dal compimento del decimo anno di età possono essere tesserati dalle federazioni sportive come i cittadini italiani, ma senza ottenere la cittadinanza. Questo limite ha suscitato proteste nel mondo sportivo, con figure come Giovanni Malagò e l’ex coach di pallavolo Mauro Berruto, che hanno chiesto una riforma per includere un vero ius soli sportivo.
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