La Germania chiude le sue centrali, Rwe: “è un business economicamente morto”

di Carlo Longo

La Germania va dritta per la sua strada e dice addio al nucleare, nonostante l’indecisione dell’Ue che ha rinviato al 18 gennaio la decisione se includere l’energia nucleare nella tassonomia. Durante la notte dell’ultimo dell’anno saranno scollegate tre delle sei centrali del Paese. Si tratta degli impianti di Gundremmingen, in Baviera, Grohnde in Bassa Sassonia e Brokdorf (Schleswig-Holstein). La decisione della data di capodanno si connota di un valore simbolico in quanto si tratta del concretizzarsi della promessa fatta da Angela Merkel, dieci anni fa, al movimento antinuclearista.

Entro la fine del 2022 saranno, poi, chiuse definitivamente le tre altre centrali Emsland, Neckarwestheim e Isar-2. Per lo smantellamento definitivo dei reattori dovranno trascorrere, però, almeno vent’anni mentre il problema delle scorie radioattive tendenzialmente rimane irrisolto. Le scorie radioattive resteranno tali, infatti, per centinaia se non migliaia di anni e dovranno essere isolate in un deposito ad hoc.

Non si sa ancora dove sarà situato il desposito. Nel 2017 la Bge, l’Agenzia federale per lo smaltimento dei rifiuti, aveva consegnato all’allora cancelliera, Angela Merkel, una relazione contenente un elenco di 90 zone idonee a divenire il sito del deposito. Si tenga presente che i luoghi selezionati devono garantire la sicurezza per almeno un milione di anni di circa duemila bidoni di materiale radioattivo.

La  Germania non si lascia scalfire dalle polemiche in Europa ad opera di chi è convinto che stia facendo una mozza azzardata a chiudere le centrali.  Nikolaus Valerius, direttore tecnico della tedesca Rwe Power Nuclear, gruppo che gestisce impianti di carbone, ma investe sempre più in rinnovabili e gas sta accompagnando i tedeschi nello stop al nucleare, ha dichiarato che “l’energia derivante dall’atomo è un business economicamente morto”. Le ragioni sottese all’opionione di Valerius investono non solo il problema delle scorie radioattive ma, anche la necessità, di far fronte al problema del cambiamento climatico. L’energia nucleare, secondo il esponsabile del ramo nucleare di Rwe, non p nemmeno economicamente vantaggiosa “non ci sono copiosi investimenti privati in questa energia”, ha detto aggiungendo che occorrono “tra 500 milioni e un miliardo di euro e da 10 a 15 anni”. Citando una simulazione fatta nel Regno Unito, spiega che in una centrale nucleare si può produrre un Megawatt/ora di elettricità ad un costo che varia tra i 90 e i 100 euro, il doppio rispetto ai 45-50 euro dei parchi eolici offshore.

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