La nota del 15 aprile

“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale” (C.S. Lewis)

Il Financial Times ha la foto della notte stellata dai missili e il titolo è su Israele che “pesa” la risposta all’attacco diretto arrivato dall’Iran. Attacco diretto e non più attraverso Hamas, Hezbollah e Houthi. Tutti i giornali italiani aprono sui missili e i droni intercettati dalla difesa aerea da parte di Israele, Stati Uniti e Francia con la collaborazione inedita di Arabia Saudita e Giordania. L’oro ha già quotazioni elevate, il petrolio secondo l’esperto Tabarelli potrebbe schizzare in alto se il conflitto continua, ed è la stessa versione che forniscono il Sole (che oggi non ha l’edizione chiusa in tipografia il venerdì ma quella fresca) e il Messaggero. Biden e il G7 coordinato da Meloni invitano Tel Aviv e Teheran a finirla qui, Israele dice che risponderà “al momento opportuno”. Il Fatto quasi si duole in prima pagina che l’offensiva sia stata bloccata e titola incredibilmente “L’Iran abbaia ma non morde”. La Verità vorrebbe che ora ci fosse il cessate il fuoco in Ucraina, mentre è evidente che Putin approfitterà dell’attenzione dell’Occidente sul Medio Oriente per sferrare l’offensiva contro un esercito che quasi non può difendersi per mancanza di munizioni. Ferrara e Cerasa sul Foglio sono i paladini più chiari dell’Occidente a favore di Israele.

La politica italiana ruota intorno alla Lega e ai guai baresi del Pd di cui approfitta Conte. Salvini risponde elegantemente, dunque abilmente, a Bossi (“il Fondatore può dire quello che vuole”), La Stampa scrive che il suo cerchio magico “si sta sfaldando”, Liberia al contrario fa sapere che “i colonnelli sono tutti con lui”. Lui intanto candida Vannacci quasi dappertutto e, a sorpresa viene elogiato dal Fatto per come da ministro vuole riorganizzare Autostrade: pedaggi allo Stato e riscossione ai privati dividendi le tratte tra di loro. La Stampa ha un bel ritratto di Giorgetti. A Bari il copione con cambia: Conte non vuole Colaianni, candidato sindaco del Pd e sostiene invece Laforgia. Nelle liste del Pd, scrive La Stampa, c’è sempre meno spazio per i candidati civici.

Milena Gabanelli affronta sul Corriere il grande tema dei medici di famiglia, uno dei grandi vulnus del servizio sanitario nazionale e ci fa sapere che nei prossimi sei anni andrà in pensione un medico di base su tre, peggiorando ancora la situazione attuale. Alessandro Barbera su La Stampa si chiede se sia più utile rendere green le case o piuttosto usare i fondi per scuola e sanità.

Non c’è accordo in Parlamento sugli infortuni sul lavoro e non vengono recepite le intese tra Calderone e i sindacati sulla patente per le imprese. Nordio prepara una commissione. Lo scrive Repubblica, che ha anche un fondo di Ezio Mauro sul dramma delle morti bianche.

Alessandro Penati, uno dei pochissimi commentatori economici che non fa sconti a nessuno, elogia su Domani la gestione delle Poste e invita lo Stato a venderla. Ma non sarebbe meglio, se è ben gestita, a tenersela?

L’Inter pareggia con il Cagliari ma il Milan non ne approfitta e per poco non perde con il Sassuolo. Il Napoli pareggia in casa con il Frosinone.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La lunga notte della paura: «Pagheranno il prezzo». Biden frena Netanyahu: «Prenditi questa vittoria». L’Iran: questione chiusa Gantz: agiremo nei modi e nei tempi per noi consoni. Non estenderemo le operazioni militari, dice il portavoce dell’ Idf Daniel Hagari. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Washington mette le briglie a Benjamin Netanyahu incline a nuove fughe in avanti per vendicare l’operazione messa segno dall’Iran contro Israele, nella notte tra venerdì e sabato, mentre la Repubblica islamica assicura che se colpita di nuovo lancerà il doppio di droni e missili scagliati nella rappresaglia contro lo Stato ebraico. È il New York Times a rivelare che alcuni membri del gabinetto di guerra dello Stato ebraico avevano sollecitato un attacco di ritorsione immediato contro l’Iran, annullato dopo che il premier israeliano ha parlato al telefono con Joe Biden. Il quale ha convenuto che l’aver sventato «l’aggressione» è già una vittoria e che gli Stati Uniti non sosteranno o parteciperanno a qualsivoglia operazione offensiva contro Teheran. (Francesco Semprini, La Stampa)

Israele prepara la rappresaglia “Risponderemo al momento giusto”. Abbattuti quasi tutti gli ordigni lanciati nella notte dall’Iran. Ma il gabinetto di guerra vara i piani operativi “sia offensivi che difensivi”. Insieme agli Usa e ad altri Paesi, abbiamo formato una alleanza che ha impedito danni, tranne incidenti minori. (Fabio Tonacci, Repubblica)

Il pessimismo dei leader del G7. Pressione crescente su Netanyahu. Il messaggio che vogliono mandare, pur con qualche sfumatura, è che bisogna invitare Israele e Iran a fermarsi qui. Ma la sensazione comune è che gli appelli potrebbero non bastare. Così, si decide di modificare la bozza che gli sherpa avevano preparato: « L’ appoggio incondizionato» a Israele, diventa «pieno appoggio». Un aggettivo tolto, per dire a Benjamin Netanyahu che un limite esiste e che il suo destino politico e personale non può ricadere sulle spalle di un intero pianeta. Lo scenario peggiore che le cancellerie immaginano è una risposta energica di Israele, che a quel punto scatenerebbe la nuova reazione dell’Iran, con il nuovo lancio di missili, ma questa volta dal Libano e quindi difficilmente intercettabili. Una trappola reciproca che a quel punto coinvolgerebbe gli Stati Uniti e l’Europa. (Ilario Lombardo e Francesco Olivo, La Stampa)

La festa di Teheran e gli inediti contatti con il “Grande Satana” per evitare la guerra. Gli ayatollah celebrano il colpo a Israele ma la gente teme l’escalation Scambi indiretti di informazioni con gli Usa per gestire l’offensiva. La decisione di “firmare” un’azione bellica espone il Paese a nuovi rischi di cui gli stessi generali iraniani sono pienamente consapevoli Il dialogo segreto con il nemico americano è stato attivato proprio pensando al “day after”. (Gabriella Colarusso, Repubblica)

Netanyahu «Mr. Sicurezza» vuole tirare dritto. E valuta i tempi del prossimo colpo. Il primo ministro intende tenersi stretti gli alleati dell’estrema destra messianica. (Davide Frattini, Corriere della Sera) Biden. Il difensore che non attacca: «Evitiamo un’altra guerra». Il generale Petraeus: «Una risposta ci sarà e gli Usa proveranno a limitarne la portata». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Usa, Israele e sunniti lo scudo politico-militare che cambia gli equilibri del Medio Oriente. Dagli accordi di Abramo è nata la Middle East Air Defence: Paesi in pace tra loro che condividono dati sensibili. Un patto top secret che l’Europa vede con interesse. (Gianluca Di Feo, Repubblica)

«Attenzione a Hezbollah. È rimasta dietro le quinte, ma sa essere devastante». Walzer: una risposta militare non è necessaria. «Israele è, forse anche in senso formale, in guerra con la Siria». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Mosca sostiene l’Iran per indebolire Biden Ma teme un’altra crisi. La tensione avvantaggia la Russia ma una nuova guerra la renderebbe più fragile in Ucraina. (Rosalba Castelletti, Repubblica)

Federico Rampini sul Corriere: L’attacco a Israele, la guerra come show e «l’obbligo» di potenza. L’Iran ha attaccato Israele nella notte tra sabato e domenica. L’appello degli Usa, l’interesse degli ayatollah, Bibi Netanyahu al bivio. Ma ora i due nemici potrebbero fermarsi.

Guido Olimpio sul Corriere: L’attacco dell’Iran ha superato la linea rossa: è un’incursione dai risultati modesti o uno show di forza? C’è chi parla di «coreografia», di un’operazione ampia ma comunque racchiusa entro certi limiti per evitare la guerra totale.

Paolo Garimberti: La “piccola” Nato del Medio Oriente. Ci sono state due dichiarazioni, nelle drammatiche e angoscianti ore successive al massiccio attacco di droni e missili iraniani a Israele, che sembrano disegnare gli scenari, complessi e pieni di incognite, che si configurano nel quadrante mediorientale.

Goffredo Buccini sul Corriere: Cosa unisce le due crisi. Le guerre in Ucraina e Medio Oriente hanno un tratto in comune: l’assenza di una vera politica. A Gerusalemme un premier screditato, ostaggio della destra messianica, non è riuscito a immaginare un «dopo» con un credibile interlocutore palestinese per mostrare al mondo che su Gaza non è in corso una guerra di religione ma una battaglia tra una prima linea della democrazia e una prima linea delle autocrazie: lo scontro con Teheran è anche corollario di questa incapacità.

L’Iran abbaia, ma non morde. Israele non vuole più fermarsi. Per Tel Aviv la risposta all’attacco iraniano nella notte di sabato è stato un successo. “L’Iran ha punito Israele”, gioiscono le Guardie rivoluzionarie per le quali la rappresaglia contro l’uccisione di sei leader pasdaran il 1° aprile all’ambasciata iraniana di Damasco “è finita qui”. Non per Israele che ha promesso ulteriore risposta. Ma non “dove, quando e in con quale modalità”. Ore di riunione del gabinetto di guerra guidato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu non hanno portato a una decisione, scrivono i media alla fine della riunione. Gli ayatollah dal canto loro lo hanno ribadito senza mezzi termini già appena lanciato l’attacco: “Se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarebbe notevolmente più severa e porterebbe a un conflitto tra l’Iran e il regime canaglia israeliano, dal quale gli Stati Uniti devono stare lontani”. E a rincarare la dose è arrivato ieri su X la Guida suprema, Ali Khamenei: “Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina”, ha scritto a corredo di un video di droni iraniani sulla Spianata delle moschee.(Alessia Grossi, Il Fatto Quotidiano)

Dopo aver già cacciato Israele in una condizione di isolamento internazionale mai conosciuta prima d’ora, e dopo aver costretto i suoi stessi alleati a prendere le distanze dai crimini commessi a Gaza, Netanyahu ha pensato che non gli rimanesse altro che l’arma del ricatto: spingere l’Iran allo scontro diretto, nella convinzione che a quel punto gli Stati Uniti e l’Unione europea, sia pur recalcitranti, sarebbero costretti a seguirlo nell’avventura militare. Tanto peggio tanto meglio, insomma. Allargamento del conflitto. Scontro finale con obiettivo – niente meno – l’abbattimento per via militare del regime degli ayatollah al potere dal 1979.

Bibi ci ha messo del metodo, in questa follia. L’attacco di lunedì 1 aprile al consolato iraniano di Damasco e l’omicidio mirato del generale dei pasdaran Mohammad Reza Zahedi, rappresentano un guanto di sfida che imponeva a chi l’ha ricevuto una risposta all’altezza. (Gad Lerner, Il Fatto Quotidiano)

Salman Rushdie: «Dopo l’attentato incubi ogni sera, sono ancora qui per un miracolo. Netanyahu e Hamas entrambi detestabili». Intervista esclusiva con Salman Rushdie, a un anno e 8 mesi dall’aggressione in cui ha perso un occhio e alla vigilia dell’uscita del memoir «Coltello», dal 16 aprile per Mondadori in contemporanea con l’America: «Dopo l’attacco incubi ogni sera, non deve più accadere. Trump? Se vince sarà un governo di vendetta». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

La linea del G7 «straordinario»: evitare azioni che creano tensioni. Meloni presiede la riunione. La «condanna» dell’Iran e l’invito ai due Paesi: no a un’escalation. Il doppio appello: cessate il fuoco immediato e sostenibile e rilascio degli ostaggi. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Guido Crosetto «Attacco iraniano gravissimo ma Israele si fermi, non forzi le regole». Crosetto: la strategia con Gaza è dannosa. Una reazione sproporzionata spaccherebbe il mondo arabo, colpendo il processo di dialogo. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)

Bari, Conte allontana l’intesa: Laforgia resta ancora in campo. Perde quota l’ipotesi Colaianni. Il malessere del Pd locale: no a scelte imposte da Roma. Oggi Leccese incontra il candidato sostenuto dai 5 Stelle: condividiamo il percorso futuro. (Bepi Castellaneta, Corriere della Sera)

Cuperlo: “Sedi svuotate e partito in mano agli eletti. Ricostruiamo il Pd per salvarlo”. Intervista al deputato dem: “Conte non dia lezioni e dica cos’è il Movimento. È un errore puntare a demolire: lavoriamo insieme, il momento è grave”. (Giovanna Vitale, Repubblica)

Lei regole ed Europa, lui pragmatismo e quartieri. I mondi lontani di Schlein ed Emiliano. Il caso pugliese pesa su un rapporto già complicato. Li avvicina la scarsa simpatia (ricambiata) che entrambi hanno per De Luca. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

«Grazie Bossi, gli insulti mi aiutano. Con me la Lega è cresciuta tanto». Salvini e la risottata a Varese per i 40 anni. Giorgetti: certe volte serve urlare, altre stare zitti. (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)

Salvini e la mossa per compattare la Lega. “Bossi critico? Ci ha creati, può dire tutto”. Salvini si presenta davanti alla statua del Garibaldino accompagnato, oltre che dalla fidanzata Francesca Verdini, dal ministro Giancarlo Giorgetti, ovvero da colui che Bossi ha indicato come possibile “restauratore” del partito. Seguono i ringraziamenti di rito dell’attuale segretario. A Bossi «che può dire quello che vuole» e a cui «tutto è permesso, visto che ha costruito tutto». Ma anche, anzi soprattutto, a Roberto Maroni «che ha guidato la Lega nei mesi più complicati». Ogni riferimento alla notte delle ramazze e alla cacciata del Cerchio magico bossiano è ovviamente implicito. Poi, quasi a voler mettere in guardia gli eventuali sfidanti interni sulle fatiche del suo ruolo, aggiunge: «Io faccio il meglio delle mie possibilità da dieci anni, con anima, tempo e cuore e rischiando anche nel privato pur di portare avanti i nostri ideali». Sottotesto: davvero c’è qualcuno che vuole farsi avanti? (Francesco Moscatelli, La Stampa)

Serenella Mattera su Repubblica: Il curatore fallimentare. Chi è Matteo Salvini? Un leader politico in lotta contro il proprio declino, la risposta dell’oggi. È uno Zelig in favor di social, difensore delle elezioni farsa di Putin, delle idee più estreme di Vannacci e rispettoso protettore dei diritti di «omosessuali e polisessuali». È la mina sul governo e il tenero amico di Giorgia Meloni. È, in definitiva, il segretario della Lega. Ma la sua Lega, questo il problema, non si sa più cos’è.

Il segretario va avanti e «aggira» i dissidenti. Vannacci in via Bellerio, correrà quasi ovunque. Il leader presenterà il proprio libro il 25 aprile vicino al corteo. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Dal Berlusconi molisano al ras dei cacciatori veneti. I signori delle preferenze. In cima alle liste i candidati simbolo ma a fare la differenza saranno i campioni locali del voto Dal recordman siciliano Tamajo al campano Topo: “Tocca a noi” Cuffaro cerca casa, De Luca corre con 18 liste e rispunta lady Mastella. (Emanuele Lauria, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Valditara, stretta sulle chiusure a scuola. Ma i presidi avvertono: “C’è l’autonomia”. Sarà vietato chiudere le scuole in occasione delle feste non riconosciute dallo Stato. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ieri durante la festa per i 40 anni della Lega tanto da far pensare a una manovra in vista delle elezioni europee, costruita sull’annunciato tetto alle studentesse e agli studenti stranieri nelle scuole e al no alla festa in occasione del Ramadan. «Il provvedimento è in dirittura d’arrivo. Non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato», sono le parole del ministro Valditara. E ora in tanti attendono di leggere il provvedimento. Lo aspettano nelle scuole per capire in che modo sarà rispettata l’autonomia scolastica, e sarà di certo letto con attenzione anche al Quirinale dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è più volte espresso a favore delle scelte operate da parte della scuola di Pioltello che aveva deciso di chiudere per il Ramadan. (Flavia Amabile, La Stampa)

Infortuni sul lavoro. La patente alle aziende parte già con lo sconto. Non passa alla Camera l’accordo Calderone-sindacati sulle modifiche. Lontano il reato di omicidio nei cantieri. Nordio insedia una commissione per depenalizzare i reati. (Valentina Conte, Repubblica)

Ezio Mauro su Repubblica: La metamorfosi sociale del lavoro. Ridurlo a pura prestazione da vendere e comprare ogni volta sulla porta della fabbrica, si è disperso il ruolo pubblico del lavoratore, si è smarrita la sua funzione di apripista di diritti.

Cisl contro Cgil e Uil, si lavora per “salvare” il primo maggio. Le divisioni restano. Mobilitazioni separate fino all’appuntamento di Monfalcone. (Rosaria Amato, Corriere della Sera)

I big dell’economia a Washington per le riunioni di Fmi e Banca Mondiale. L’Italia attende il giudizio di S&P. Agenda dei mercati. Anche il ministro Giorgetti negli Usa per gli Spring Meetings. Venerdì in arrivo l’aggiornamento dell’agenzia di rating sul nostro Paese. (Repubblica)

Bitcoin, crollo e recupero dopo l’attacco dell’Iran a Israele. La criptovaluta registra la peggiore perdita dall’inizio dell’anno dopo l’iniziativa di Teheran. Poi recupera terreno. (Repubblica)

Trump e i soldi alla pornostar, primo processo a un ex presidente. Via al procedimento penale (senza precedenti). The Donald pronto a sfruttarlo per il voto. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

«Il mio lavoro distrutto E ho temuto di ammalarmi come successe a Tortora». Claudio Foti, lo psicologo del caso Bibbiano, dopo l’assoluzione. (Federica Nannetti, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Cristina Parodi: «Quando io e Brosio eravamo i pennarellisti di Emilio Fede. La mia nuova vita da stilista». La giornalista: mio marito Gori a volte è stato una limitazione.

Lo studio sui vaccini a mRna. «Possono stimolare i tumori e le metastasi». I preparati nei quali è stato inserito un componente che limita la risposta infiammatoria sono in grado di compromettere l’azione di alcuni recettori utili a contrastare il cancro. «Sono state fornite prove che l’aggiunta del 100% di N1-metil-pseudouridina (m1Ψ) al vaccino mRna in un modello di melanoma ha stimolato la crescita e la metastasi del cancro e ridotto la sopravvivenza», afferma lo studio M1Ψ è amico o nemico del cancro?, presente nell’ultimo numero dell’International journal of biological macromolecules. Ricercatori della Florida, del Canada, del Regno Unito, del Messico e dell’Arabia Saudita suggeriscono che con «queste prove convincenti», i futuri studi clinici per tumori o malattie infettive non dovrebbero utilizzare vaccini con una modificazione totale, ma piuttosto quelli con una «percentuale inferiore» di modificazione, così da «evitare la soppressione immunitaria».I premi Nobel Katalin Karikó e Drew Weissman hanno scoperto che l’uso di nucleosidi modificati artificialmente aggira le risposte infiammatorie indesiderate, e aumenta la produzione di proteine dopo la somministrazione in vivo. Così, uno dei quattro elementi costitutivi dell’Rna è stato sostituito da una variante modificata chimicamente, che innesca una risposta immunitaria innata meno forte. «È stato dimostrato da Karikó et al. che l’aggiunta di nucleosidi modificati, come N1-metil-pseudouridina, diminuisce l’attività dei Tlr», recettori capaci riconoscere patogeni che potrebbero essere deleteri per l’organismo ospite, ricorda il nuovo studio. Ma i ricercatori affermano: «Riteniamo che questa sia un’arma a doppio taglio perché, mentre previene la degradazione dell’mRna e migliora la sintesi della proteina Spike, compromette la segnalazione dei Tlr, ponendo una sfida maggiore per il sistema immunitario nell’utilizzare questi recettori per montare un’adeguata azione antitumorale». Questa  soppressione  immunitaria  indotta  dal   vaccino «potrebbe avere conseguenze indesiderate». (Patrizia Floder Reitter, La Verità)

Gli Anniversari

421ac, pace di Nicia tra Sparta e Atene
1155, Federico il Barbarossa re d’Italia
1446, muore a Firenze Filippo Brunelleschi
1792, collaudata la ghigliottina francese
1865, muore a Washington Abramo Lincoln
1874, Parigi: prima mostra degli impressionisti
1877, esposizione Universale: premio a Francesco Cirio
1896, Olimpiadi moderne: si chiude la prima edizione
1912, il Titanic affonda: 1.517 morti
1919, Milano: a fuoco la redazione dell’Avanti
1923, l’insulina entra in servizio
1941, muore a Ginevra Robert Musil
1941, Igor Sikorsky fa volare il suo elicottero
1942, Mac Arthur a capo delle Forze del Pacifico
1943, bombe su Catania, Palermo, Messina e Napoli
1955, in Illinois il primo franchising McDonald
1959, Varese: al via il primo reattore nucleare
1967, muore a Roma Antonio De Curtis
1976, Cina e India riaprono i rapporti diplomatici
1980, muore a Parigi Jean Paul Sartre
1982, giustiziati gli assassini di al-Sadat
1983, Tokyo: primo Disneyland in Asia
1986, missili libici contro base Usa a Lampedusa
1989, Liverpool-Nottingham: scontri e 95 morti
1989, inizia la protesta di piazza Tienanmen
1990, muore a New York Greta Garbo
1994, Marrakech: varato il Wto
2002, precipita aereo: 122 morti in Corea del Sud
2003, Italia: sì all’invio di truppe in Iraq
2010, muore a Milano Raimondo Vianello
2013, Boston: attentato terroristico alla maratona
2017, muore l’ultima persona nata in Italia nel 1800

Nati oggi

1452, Leonardo da Vinci
1707, Eulero
1895, Corrado Alvaro
1912, Kim Il Sung
1926, Enrico Ameri
1930, Bernardo Valli
1935, Gianni Letta
1937, Goffredo Fofi
1938, Claudia Cardinale
1939, Carlo Ginzburg
1948, Maria Grazia Siliquini
1951, Gaetano Pascarella
1957, Claudio Fava
1959, Barbara Parodi Delfino
1961, Luca Barbarossa
1966, Samantha Fox
1968, Alessio Vinci
1977, Fernanda Lessa

Si festeggiano San Teodoro e Sant’Annibale 

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