La nota del 15 luglio

“Non è ciò che ti accade, ma come reagisci che è importante” (Epitteto)

Joe Biden ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. La telefonata a Trump sarà stata pure “gelida” come titola il Messaggero ma l’ha fatta e ha parlato di “unità”. E poi ha annullato gli spot elettorali che alzavano i toni contro il rivale. Ma il proiettile che ha sfiorato l’ex presidente e, soprattutto, la reazione che lui ha avuto immediatamente dopo, hanno cambiato probabilmente in modo definitivo le sorti di una campagna elettorale già compromessa per i Democratici. La stampa mondiale, dal Financial Times al Fatto quotidiano (per citare due estremi), danno Trump lanciato verso la Casa Bianca a novembre. Secondo il democratico Alan Friedman su La Stampa i repubblicani possono conquistare anche il Senato e la Camera dei rappresentanti.

Trump è diventato anche l’esempio più lampante della “comunicazione di crisi”, avendo saputo volgere a suo favore la situazione più critica, quando si è divincolato dall’abbraccio degli agenti e ha fatto in modo che venisse scattata una foto con il sangue sul volto, il pugno alzato e l’invito a combattere, foto già paragonata a quella della bandiera Usa issata a Jwo Jima. Troppe, intanto, le falle sulla sicurezza, cosa di cui è responsabile l’amministrazione in carica: nessuno ha presidiato l’unico tetto da cui si poteva sparare, e i cecchini del Secret Service hanno colpito l’attentatore solo dopo che aveva sparato, dunque l’avevano già individuato. E anche lo scatto in piedi di Trump, quello che ha permesso la foto iconica, doveva essere impedito dagli agenti poichè poteva esserci un altro attentatore a sparare. Il pompiere morto per proteggere la sua famiglia è l’italo americano Corey Comperatore. La Russia sfotte: “Trump a rischio, si sapeva”. Ovviamente, una parte del suo elettorato, e magari anche qualche elettore nuovo, ritiene che è stato Dio a salvarlo, e anche questo aiuta.

In Italia Salvini ovviamente ne approfitta e non lesina interviste a favore di Trump. Tajani è più istituzionale nelle sue interviste al Corriere e al Mattino. Domani è certo che la più che probabile elezione del tycoon creerà difficoltà a Giorgia Meloni che aveva puntato molto sui buoni rapporti con Biden. Paolo Mieli firma sul Corriere un fondo molto critico sulle capacità dell’Occidente di far fronte a Cina, Russia e Iran, e prevede anch’egli l’elezione di Trump. Giuliano Ferrara sul Foglio quasi beatifica il marito di Melania, la first lady sinora rimasta nellombra e ora riapparsa al fianco del marito.

Il voto europeo di giovedì : quasi tutti danno Meloni e Fratelli d’Italia astenuta a Strasburgo. E’ attesa una telefonata tra Von der Leyen e la premier.

De Angelis su La Stampa si chiede se non si stia “sovrastimando” l’incarico europeo a Fitto: “chiedete quanto è stato determinante per il Pd il pur rilevante incarico a Gentiloni”. Per la Commissione Ambiente a Strasburgo avanza Annalisa Corrado, amica di Schlein. Slitta intanto l’elezione del capo delegazione Pd.

Il Sole del lunedì incorona Fedriga come miglior presidente di regione e il sindaco di Parma, Guerra, tra i primi cittadini. Secondo Manfredi di Napoli.

Le regioni, capitanate dal leghista Fedriga, sconfessano il decreto liste d’attesa del governo. Si oppone solo Rocca, presidente meloniano del Lazio. Là premier dice a La Stampa che le regioni hanno ragione a non volere controlli e apre a modifiche del decreto. Una figuraccia del ministro Schillaci.

Il Messaggero fa sapere che gli statali avranno aumenti medi di 150 euro e lavoro “più agile”.

Cinquanta donne presenti nei Cda delle quotate scrivono al Corriere per chiedere le quote rose a Cdp, ma già il Mef aveva deciso per inserirne cinque.

Gabanelli sul Corriere esalta Cucinelli e Seragnoli come esempio di buon capitalismo.

Federico Vesentin, presidente di Federmeccanica, si augura un accordo con i cinesi per l’utilitaria elettrica da 12 mila euro e confida nell’aiuto di Meloni che va a Pechino a fine mese.

La Spagna sostiene il suo Pil con lo sport: vince gli Europei di calcio sull’Inghilterra e Wimbledon con Alcaraz contro Djokovic.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Appelli allunità e via allinchiesta. LFbi: killer solitario. Il patron di Tesla che sostiene il tycoon: «Incompetenza estrema o pianificata».

Trump vola già a Milwaukee: «Resisteremo alla Malvagità».

Ivanka: «Mia madre lha protetto dal cielo». Melania: «Un mostro voleva portarcelo via». (V. Ma., Corriere della Sera)

“Dio mi protegge”. Trump il mistico vede la Casa Bianca. Ora si presenta garante di sicurezza e unità. E il partito attacca Biden: “Responsabile dell’attacco”. L’ex presidente adesso assume toni messianici da inviato del Signore: “Non avremo paura”, dice ai sostenitori. E ribalta il messaggio della campagna dem presentandosi come un martire Al congresso Melania tornerà al suo fianco. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

Bravo a scuola «ma bullizzato». Aveva ordigni a casa e in auto. Thomas Crooks, 20 anni, amava le armi ma il club di tiro lo respinse perché «scarso». Uno studente: «Era spesso in mimetica». Il fucile è del papà e portava la maglietta di Demolition Ranch, canale web sulle armi. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)

I dubbi e le polemiche sulla sicurezza dopo l’attentato a Trump: «Avevamo segnalato il cecchino, perché non lo hanno fermato?». Come ha potuto Thomas Matthew Crooks appostarsi su un tetto a poche centinaia di metri dal comizio di un ex presidente degli Stati Uniti, indisturbato? Perché non è stato fermato? (Guido Olimpio, Corriere della Sera)

A n o m a l i e n e l d i s p o s i t i v o d i s i c u r e z z a ,  l a c u n e nell’identificazione e nella mitigazione dei rischi e mancato coordinamento tra autorità competenti. All’indomani dell’attentato di Butler in Pennsylvania emergono evidenti le falle che hanno agevolato il piano omicida del giovane killer, Thomas Matthew Crooks. Le polemiche toccano in particolare

il Secret Service, l’agenzia che garantisce la sicurezza di presidenti, ex presidenti e alte cariche dello Stato. «Ciò che spaventa è che se il proiettile fosse arrivato un pollice più in là, si sarebbe trattato di un assassinio. Di sicuro Trump ha bisogno di maggiore protezione, è da chiedersi se i servizi fossero preparati a dovere», è l’affondo di Stephen Moore, consigliere della campagna del tycoon. Trump è riuscito a scampare all’attentato per un caso fortuito, un movimento della testa che per una frazione di secondo ha impedito al proiettile di raggiungerlo alla tempia. Non c’è stato scampo invece per un sostenitore del tycoon, il 50enne Corey Comperatore, ex vigile del fuoco, colpito alla testa da un proiettile vangante mentre sedeva sugli spalti, e il grave ferimento di altre due persone. (Francesco Semprini, La Stampa)

Ancora più grave, se corrispondesse al vero, la testimonianza di Ben Macer, un manifestante pro Trump, che ha dichiarato di avere visto l’attentatore «spostarsi di tetto in tetto. Ho detto a un agente che era sul tetto. Quando mi sono voltato per tornare dov’ero, sono iniziati gli spari». Forse gli agenti non hanno capito o non sono riusciti a dare l’allarme in tempo, ma se fosse stata anche solo inoltrata la segnalazione via radio «il secret service sarebbe intervenuto immediatamente, portando via Trump senza chiedersi se la minaccia fosse reale oppure no». E il fatto che Trump sia riuscito pure a fermarsi alzando il pugno verso il cielo, aprendo quasi un varco, per la foto del volto insanguinato che diventerà iconica, è una falla della sicurezza». Attraverso gli auricolari era arrivata la comunicazione «shooter down (tiratore abbattuto)», ma se il piano fosse stato più articolato con dei complici, un secondo attentatore poteva colpire in faccia l’ex presidente. Per di più non è intervenuto l’uomo di scorta con scudo balistico, a forma di valigetta, che si apre in pochi secondi e serve a proteggere, corpo o testa del bersaglio. Un sistema ben più utile rispetto alle mani nude degli agenti in borghese che a più riprese cercavano di coprire e abbassare la testa di Trump. (Fausto Biloslavo, Il Giornale)

Biden sull’attentato a Trump: «Le questioni si risolvono alle urne, non con le pallottole». Nel breve discorso alla nazione dallo Studio ovale il presidente invita i cittadini alla calma. È una retorica molto diversa da quella combattiva dei giorni scorsi contro il tycoon. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Maurizio Molinari su Repubblica: I sedici giorni che hanno cambiato l’America. I due candidati alla presidenza mostrano entrambi una fragilità.

Bremmer: «Paese sotto choc dopo l’attentato a Trump, c’è il rischio instabilità. Molti giustificano gli atti di violenza». Il politologo statunitense: «Trump potrebbe contribuire ad allentare le tensioni. La disinformazione è un problema da combattere». (Samuele Finetti, Corriere della Sera)

Lucio Caracciolo, come si sveglia l’America all’indomani dell’attentato di Butler? «Con la consapevolezza che di Americhe ce ne sono almeno due, quella che si incarna in Trump e quella che stancamente si aggrappa a Biden. Il rischio è che negli Stati Uniti con 450 milioni di armi per 330 milioni di abitanti e una certa abitudine alla violenza non si tratti di un episodio. Da un certo punto di vista questo attentato non dovrebbe stupire, perché avviene in un clima già verbalmente violento e dunque perfetto per lo slittamento alla violenza fisica». E ora? Odio chiamerà odio? «L’odio c’è già, l’attentato non è un fulmine a ciel sereno, lo scontro tra Trump e Biden è solo il riflesso di una situazione incancrenita da anni in un Paese diviso, dove i trumpiani pensano di essere l’America e viceversa. Una situazione in cui c’è una America di troppo». (Francesca Paci, La Stampa)

Lo scrittore premio Pulitzer Richard Ford: “Non è detto che l’attentato favorisca la vittoria di Trump”. L’autore di “Sportswriter” e “Tra loro”: “Il leader repubblicano fomenta l’odio. Biden? Dovrebbe passare la mano”. (Antonio Monda, Repubblica)

Corrado Augias su Repubblica: L’istinto del leader. Usare il corpo ferito per conquistare voti. Trump si è esposto al pubblico come ha fatto Berlusconi nel 2009. Il primo ad apparire fu Mussolini, Andreotti non ha mai nascosto i difetti.

La spirale degli estremismi, quando l’avversario è un nemico. È sbagliato parlare di «virus americano». Si dimentica così che violenza e politica vengono gemellate nel pensiero e nella pratica degli anarchici russi e italiani nell’Ottocento e nel primo Novecento. (Federico Rampini, Corriere della Sera)

La solidarietà e l’allarme dei leader. La Russia provoca sulle responsabilità. La leader del Rn parla di «allerta per tutti noi Da settimane sento grande violenza». Erdogan auspica indagini rapide «per non gettare ombre sulle elezioni vicine». (Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera)

Paolo Mieli sul Corriere: L’Occidente è sotto scacco. L’attentato all’ex presidente americano. A Russia, Cina e Iran conviene che gli Stati Uniti precipitino in una sorta di guerra civile L’ingovernabilità è meglio dell’imprevedibilità di Trump.

«Ora l’importante è la reazione. Nelle convention il clima sia disteso». Il ministro: i dubbi leghisti sulle armi? Nei voti su Kiev non ci sono state distinzioni. In Europa i Conservatori sostengono von der Leyen. Contano i temi che ci stanno a cuore. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

Il confronto von der Leyen-Meloni. Verso l’astensione. Ma tutto è aperto. Attesa per oggi la telefonata della leader Ue. Conservatori divisi sul voto di giovedì. (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

La destra e Trump. Meloni: “Il dialogo fermi la violenza”. Ma Salvini attacca. La premier: “Nel dibattito ci sono limiti da non superare”. Il leghista: “La sinistra arma le menti deboli”. Mattarella: “Deteriorato il tessuto civile”. (Lorenzo De Cicco, Repubblica)

La giornata che potrebbe cambiare non solo gli equilibri nella maggioranza sull’aiuto militare all’Ucraina, ma anche la vita di questo governo è giovedì, giorno in cui il Parlamento europeo vota su Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. E mentre il deep state ultra-atlantista lavora per convincere Giorgia Meloni a far arrivare i voti di Fratelli d’Italia alla ex ministra della Difesa tedesca, la posizione della premier (che incontrerà Ursula domani) si fa sempre più complicata. Perché se la candidata chiude l’accordo con i Verdi, il mantra quotidiano di Salvini sarà che la Meloni fa accordi con tutti: Socialisti, Macron e Verdi. Ieri Claudio Borghi su X ha alzato il tiro apostrofando così Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente in quota FdI (che in un’intervista al Messaggero auspicava un cambio di direzione dell’Europa su auto e case green): “Come si possa sperare in una svolta con la stessa persona che ha creato il green e che si sta vendendo ai verdi per quattro voti non lo so. Caro Pichetto, vuoi svoltare? Convinci i tuoi europarlamentari a non votare Ursula assieme al Pd”. Non a caso Borghi fa parte dell’ala leghista più contraria agli aiuti militari all’Ucraina. Ma ieri nel Carroccio vanno notate le parole di Luca Zaia: il presidente del Veneto ha detto a Repubblica che è ora di “chiudere la partita delle armi”, perché “serve diplomazia”. Sono mesi che la Lega, in primis con Andrea Crippa, mette in discussione la linea italiana del sostegno all’Ucraina. (Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano)

Gli altri temi del giorno

Gaza, il mistero del fantasma Deif. L’ipotesi che sia ferito in ospedale. Il terrorista non sarebbe fra le vittime di Al Mawasi. Nuovo raid israeliano: 12 morti in una scuola. Hamas ha fatto sapere che quanto accaduto sabato influenzerà il dialogo per gli ostaggi. (Corriere della Sera)

«L’abbraccio di Gorbaciov per quella missione riservata in piena guerra fredda». Mannino: nell’89 venne in Italia e volle ringraziarmi. Sei anni prima con Fanfani avevamo aiutato l’Urss inviando di nascosto un carico di latte per un’emergenza. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

La premier sbarca a Napoli. Il duello De Luca-Manfredi nel rapporto con il governo. La visita per i fondi a Bagnoli. Il presidente contesta, il sindaco dialoga. Con Fitto l’ultima lite del governatore, il sostegno dell’esecutivo al primo cittadino. (Simona Brandolini, Corriere della Sera)

Pensioni, la riforma è sparita. Zero risorse e la tentazione di fare cassa. Il tavolo della Lega, una settimana fa: si è parlato anche di riforma delle pensioni. A fine anno scadono misure per 630 milioni: Ape sociale, Opzione donna, Quota 103, minime. Difficile confermarle. Governo tentato di rivedere ancora l’indicizzazione all’inflazione. (Valentina Conte, Repubblica)

Cuperlo: “Sto con Bersani, organizziamo i comitati. Sono tornato alla Camera ma c’è da vergognarsi”. La spinta dell’esponente pd: “Grazie alla gestione unitaria della segretaria è tornato l’ottimismo. Occorre rompere il legame tra populismo e popolo”. (Concetto Vecchio, Repubblica)

Pnrr. Fitto, commissario in pectore per l’Italia nel prossimo esecutivo comunitario, è colui che, dopo aver imposto la riforma del Piano, ora deve farlo marciare. Dopo aver introdotto una norma che carica la responsabilità della mancata realizzazione delle opere alle amministrazioni, questa settimana il ministro degli Affari europei ha scritto una nuova lettera per invitarle ad aggiornare lo stato di avanzamento dei lavori. Nell’ultima cabina di regia ha consegnato un formulario da presentare entro il 23 luglio con il quale aggiornare il sistema informatico di monitoraggio, il «Regis». Ha chiesto anche ai singoli ministri di chiarire il livello di spesa effettivamente raggiunto al 30 maggio. La macchina pubblica è lenta, non è mai stata in grado di spendere più della metà dei fondi europei ordinari a disposizione, figuriamoci quelli straordinari del Pnrr. Se aprisse ora a una proroga, il risultato sarebbe il rilassamento di un sistema già lento e inefficiente. Giorgetti ha un problema diverso. Entro metà settembre il ministro  del  Tesoro  deve  concordare  con  Bruxelles  la «traiettoria tecnica» con cui l’Italia rientrerà in sette anni al tre per cento di deficit previsto dal Trattato di Maastricht. Più rapida sarà la spesa nei prossimi due anni, più sarà difficile la trattativa con l’Unione. (Alessandro Barbera, La Stampa)

Assalto alle città: così in Italia scompare l’affitto ai residenti. Chi sta cercando una casa in affitto a lungo termine in questi mesi, ormai lo sa bene. “Non affittiamo a residenti”, “solo contratti transitori”, stanno diventando un leitmotiv continuo. Un trend che va avanti da anni e che ha assunto in pochi mesi dimensioni drammatiche a Roma, alle porte del Giubileo 2025, portando la capitale in linea con altre città più densamente turistiche, come Venezia o Rimini. Ma il problema, a giudicare dai dati disponibili, ormai riguarda buona parte del Paese: il mercato degli affitti per residenti sta gradualmente sparendo. Un dato, registrato dal portale privato Idealista, dà l’idea del fenomeno: nel primo trimestre del 2024, il 17% delle case offerte in affitto nel sito web è rimasto sul mercato per meno di 24 ore. (Leonardo Bison, Il Fatto Quotidiano)

L’Intelligenza Artificiale piace ai più giovani ma la destra ha paura che ci rubi il lavoro. Due italiani su tre non temono la tecnologia Tra gli elettori, poco preoccupati quelli di sinistra, resistenza tra Lega e FdI. (Ilvo Diamanti, Repubblica)

Il piano del Viminale per le proteste degli esclusi. Il sit-in a Napoli. (Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)

Tasse e filantropia, l’esempio di 2 milionari. Imposte pagate in Italia, profitti condivisi con la comunità. Cucinelli: «stipendi più alti e tutela dell’ambiente». Seràgnoli: «il nostro hospice sugli alberi per i bambini». (Milena Gabanelli e Andrea Priante, Corriere della Sera)

I test, i medici, la centrifuga. Perché riparte l’indagine su Pantani escluso dal Giro. Le carte della Commissione Antimafia e la pista della camorra. Il pregiudicato: controllori corrotti. Pochi però i nuovi elementi. (Marco Bonarrigo, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Pupo: «Col gioco d’azzardo persi 130 milioni in 3 secondi. Con Morandi fui scorretto ma siamo come fratelli».

Gli Anniversari

1207, Giovanni d’Inghilterra espelle i monaci di Canterbury
1795, La Marsigliese inno nazionale della Francia
1799, ritrovata la Stele di Rosetta
1808, Napoleone nomina Murat a Napoli
1815, Napoleone si arrende agli inglesi
1834, soppressa l’Inquisizione spagnola
1905, debutto letterario di Arsenio Lupin
1916, a Seattle nasce la Boeing
1917, ammutinamento della brigata Catanzaro
1918, inizia la seconda battaglia della Marna
1965, Mariner IV: prime foto da Marte
1978, incendio: nube tossica su Torino
1989, concerto evento dei Pink Floyd a San Marco
1996, Carlo e Diana d’Inghilterra divorziano
1997, ucciso a Miami Gianni Versace
2000, l’Unità messa in liquidazione
2003, Aol dismette Netscape e nasce Mozilla
2006, Jack Dorsey lancia Twitter
2009, precipita un aereo iraniano: 168 morti
2012, l’Arabia dona 100 mln alla Palestina
2014, giro del mondo: record per il più giovane pilota
2016, Turchia: golpe fallito contro Erdogan

Nati oggi

1606, Rembrandt
1864, Rinaldo Piaggio
1891, Paolo Monelli
1892, Walter Benjamin
1901, Nicola Abbagnano
1925, Paolo Panelli
1933, Guido Crepax
1950, Tony Esposito e Carlo Giovanardi
1951, Marzio Breda
1954, Domenico Siniscalco
1957, Carlo Verdelli
1958, Francesco Pionati
1959, Giovanni Pitruzzella
1961, Gianluca Galletti
1963, Brigitte Nielsen
1965, David Miliband
1966, Mario Avagliano
1968, Rosalinda Celentano
1982, Aida Yespica e Laura Chiatti

Si festeggia San Bonaventura

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