La nota del 16 aprile

“In questa vita devi essere duro con chi lo merita. La gente confonde facilmente generosità e dolcezza con debolezza” (Alda Merini)

L’interrogativo resta quello di ieri: Israele reagirà ma saprà delimitare l’offensiva senza scatenare l’escalation che conviene solo alla Russia perchè così può dare un colpo mortale all’Ucraina senza armi e difesa aerea? E un pò anche alla Cina che sta a guardare ogni indebolimento degli Usa, ma che (lo scrive Claudio Tito sulla prima pagina di Repubblica) è decisiva per tenere buona Teheran? Una mossa per ciascuno può funzionare in una partita a scacchi o se nessuno si fa male veramente, mentre tra Israele e Iran si rischia grosso: l’esercito di Tel Aviv avrebbe quattro ipotesi di risposta ai missili e ai droni di Teheran, gli Stati Uniti e l’Europa (come titola in prima pagina il Financial Times) vorrebbero finirla lì, Teheran è divisa tra sfida e paura. Secondo La Stampa, anche Israele è divisa tra l’attacco e la non risposta militare.

La novità politica, già affacciatasi ieri ma che emerge oggi con più chiarezza dai giornali, è lo schieramento di Arabia Saudita, Giordania ed Emirati arabi con Israele. Intanto cala nettamente l’attenzione sull’Ucraina, favorendo l’avanzata di Mosca, mentre Kijv chiede una difesa aerea simile a quella che ha salvato Israele dall’attacco iraniano. Mattarella intanto va alle celebrazioni dei 75 anni della Nato e chiede più attenzione alla difesa del fianco Sud dell’Alleanza. Antonio Polito si chiede sul Corriere se il 25 aprile lo slogan più gettonato sarà quello di “Palestina libera” piuttosto che quello di “Ucraina libera”, Sebastiano Maffettone spiega brillantemente sul Riformista il tema della “guerra giusta” e l’aspirazione alla pace. Il Fatto si duole che la Germania ha deciso di non fare entrare a Berlino l’ex ministro greco Varoufakis, sostenitore della Palestina, per una lezione universitaria. Macron fa più polvere del necessario sulle misure di sicurezza per le Olimpiadi parigine in arrivo. Ovviamente, l’attesa per le mosse di Israele è il titolo principale di quasi tutti i quotidiani.

Il Messaggero riserva invece il suo titolo più visibile a Giorgetti che ha chiesto (e li vuole avere entro venerdì) due miliardi di tagli alla spesa dei ministeri. Repubblica scrive del suo contrasto con Fitto sul rinvio del Pnrr e sulla possibilità che entrambi siano in corsa per un posto da commissario europeo. Renzi intanto boccia Von der Leyen e dice che “serve Draghi per rianimare l’Europa”. Boeri e Perotti attaccano su Repubblica “il Def senza numeri”. Il Sole si occupa dei bond americani, arrivati a dare un rendimento del 4,6 per cento.

Intanto secondo il Corriere “si riapre il dossier nucleare” su spinta di Salvini, e la Sogin fa sapere di essere pronta a costruire le centrali. Un sondaggio Swg dice che il 51 per cento degli italiani è favorevole. Molto opportuna la scelta fatta da Emanuele Orsini, neo presidente di Confindustria, di inserire il nucleare sicuro nel suo programma.

Non c’è tregua a Bari, anche l’assessore al bilancio del Comune agli arresti per fatture false della sua società di formazione. Schlein e Conte continuano a punzecchiarsi e il campo largo non c’è più. Intanto piovono emendamenti per rallentare l’autonomia differenziata cara alla Lega, sono mille e servono a spostare l’approvazione dopo le elezioni europee, come vuole Meloni per non dare un boost propagandistico a Salvini.

Intesa Sanpaolo presenta un’indagine del suo Centro Studi sui distretti industriali, che hanno il fatturato in crescita.

Domenico Arcuri, ex commissario Covid ed ex presidente di Invitalia, prima dalemiano e poi contiano di ferro, è stato condannato a 16 mesi di carcere per le tangenti su una partita di mascherine cinesi. Lui intanto si era già eclissato da ogni presenza pubblica. Va ricordato che durante il Covid vennero spesi 27 miliardi di euro, con pochi o nessun controllo in nome dell’emergenza. Vero è che la guerra Israele-Iran porta via gran parte dello spazio sulle prime pagine ma la notizia meritava qualcosa di più: solo Libero la espone con rilievo sulla propria copertina.

Alla manifestazione sulla sanità del 20 aprile la Cisl non ci sarà. Per il primo maggio cercheranno di salvare la faccia, ma le divisioni resteranno anche quel giorno simbolico. Se ne occupa il Fatto. Intanto il ministro Schillaci parla degli effetti benefici della dieta mediterranea con il Messaggero, e progetta con Valditara di farne oggetto di lezione a scuola.

Muore dopo 8 mesi la giovane donna che non aveva curato il cancro per poter far nascere il figlio che aveva in grembo. Una storia dura e bella che tutti i giornali valorizzano.

Musk soffre la concorrenza delle vetture elettriche cinesi che costano meno e deve licenziare (lo fa con una mail) 15 mila dipendenti. Quella di Stellantis è quasi una presa in giro: poichè è stata criticata da Urso per la costruzione del nuovo Suv compatto Alfa Romeo in Polonia, mantiene tale decisione ma cambia nome alla vettura: non si chiama più Milano, ma Junior (altro nome che per i puristi Alfa è usato male, infatti denominava il modello di Gt coupè con cilindrata 1300 e non 1600).

La Cina è leader anche negli smartphone, poichè l’IPhone di Apple arretra, la sua quota di vendita mondiale si è ridotta al 30 per cento del totale.

Il Fatto fa sapere che Carrefour ha frodato l’Iva per 64 milioni, ma stessa cosa hanno fatto per 500 milioni negli ultimi anni anche Esselunga e altre catene.

Domani informa che l’alleanza inedita tra Salvini e Cesa ha alla base anche l’influenza sull’Anas insieme alla famiglia Verdini.

Prysmian mette a segno un’acquisizione da 3,9 miliardi di euro negli Stati Uniti acquisendo un concorrente nei cavi.

Nasce Confindustria Professioni e management, la nuova federazione che riunisce le professioni intellettuali e anche le imprese di comunicazione.

A differenza degli Agnelli-Elkann, gli eredi Del Vecchio sistemano senza eccessivi problemi le proprie questioni ereditarie, e la cosa fa notizia proprio perchè è filata liscia. Forse il fondatore di Luxottica non aveva lasciato tesori nei paradisi fiscali.

Amadeus lascia la Rai perchè Discovery gli offre 10 milioni in quattro anni. I giornali di destra gli riconoscono che se n’è andato senza fare il martire. Chissà se alla scadenza del contratto della Rai con il Comune di Sanremo Discovery e Amadeus tenteranno il colpaccio. Palazzo Chigi chiama la Rai: trattenete Fiorello a qualsiasi costo.

La Stampa si occupa di Marco Gilli, oggi viene nominato alla presidenza della Compagnia San Paolo. Intanto il consigliere controverso della Fondazione Crt, Bonadeo, si dimette.

Alessandro Pansa è il nuovo presidente di Sparkle, società non secondaria, si occupa anche dei cavi sottomarini, di Tim.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti.Israele prepara l’attacco «Rappresaglia inevitabile». Sospesa l’operazione a Rafah. Usa e Ue: prudenza. L’Iran mette in stato di massima allerta le difese aeree. Divisioni nel gabinetto: Netanyahu ora teme l’accelerazione di Gantz. Il premier deve tenersi stretti gli alleati di destra che si è portato nella coalizione. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Netanyahu: “Il nostro sarà un attacco mirato, ora tocca agli iraniani aver paura”. Completati i preparativi dell’aviazione per la risposta al bombardamento di sabato. Possibile anche un’offensiva cyber. La Casa Bianca: “Israele conosce le nostre perplessità sull’escalation”. Bozza del Consiglio europeo condanna gli ayatollah. (Fabio Tonacci, Repubblica)

Un funzionario israeliano ha detto che tra le opzioni militari prese in considerazione ci sarebbe un attacco a una qualche infrastruttura iraniana che invierebbe un messaggio, ma eviterebbe di causare vittime. Alcuni media iraniani – rilanciati sulla piattaforma X da analisti e osservatori – ritengono che una operazione sia «imminente», in base alle misure di massima allerta prese dalle difese aeree iraniane. Se le feste religiose possono giocare un qualche ruolo di deterrenza, questo potrebbe essere il caso di Pesach, la Pasqua ebraica che inizia la sera del 22 aprile con un «seder», una cena rituale, che quest’anno sarà celebrato in ogni caso in un clima, già di per sé, di trauma. Il senno del poi maturato in sei mesi a Gaza è la bussola con cui stanno cercando di orientarsi i ministri israeliani alle prese con il dossier Teheran. Gantz, invece, ha ben presente che più tardi Israele risponderà all’attacco dell’Iran, più freddo sarà il sostegno internazionale e più decisa si farà l’opposizione degli Usa e degli altri alleati della nuova coalizione. Per il capo della Casa bianca, è fondamentale «evitare un’escalation in Medio Oriente». Ma per adesso il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby si è limitato a ribadire che gli Stati Uniti «non sono coinvolti nell’eventuale risposta israeliana», ma ha scaricato sul governo di Netanyahu la responsabilità di «decidere da solo se ci sarà una risposta» all’Iran e in quali termini. (Fabiana Magrì, La Stampa)

C’è chi guarda con apprensione e si augura che sia davvero finita qua e chi sta lavorando perché sia effettivamente così. Dopo l’attacco di Teheran contro Israele, rappresaglia per l’attentato del primo aprile a Damasco, gli occhi del mondo sono puntati sui due paesi e sulle loro mosse, alla caccia di segnali e parole che possano in qualche modo portare a evitare una pericolosissima escalation. Tra accuse, proclami e frenate ognuno recita il proprio ruolo: l’Iran abbassa i toni ma non troppo, Israele mostra i muscoli e attende, l’Occidente e i paesi arabi moderati spingono per scongiurare una nuova reazione. In questo senso, le parole che arrivano dalla repubblica degli Ayatollah, hanno un peso specifico alto. Il ministero degli Esteri di Teheran fa sapere che l’operazione della scorsa notte «era necessaria ed è stata proporzionata» e aggiungendo che «l’Iran non cerca tensioni nella regione, si impegna a rispettare il diritto e le norme internazionali e agirà sempre per punire qualsiasi aggressore al fine di creare un deterrente», in quel solito mix di prudenza e aggressività palesato negli ultimi giorni. Il Consiglio supremo di sicurezza nazionale sottolinea che «l’attacco in risposta all’attacco dei sionisti contro i locali del consolato iraniano di Damasco, è stata l’azione punitiva minima necessaria per garantire i nostri interessi nazionali e la nostra sicurezza, sulla base del capitolo delle Nazioni Unite». (Matteo Basile, Il Giornale)

La questione dello scudo aereo per Kiev è ritornata prepotentemente sul tavolo dopo l’offensiva di Teheran.

«Bravo Israele per aver respinto un enorme assalto aereo iraniano, coordinato da più direzioni – ha fatto presente Radek Sikorski, ministro degli Esteri polacco -. Le capacità antimissile di Israele dovrebbero essere rafforzate e difese simili dovrebbero essere inviate all’Ucraina». Un appello lanciato in modo ancor più esplicito e provocatorio da Martin Dvorak, ministro degli Affari Ue della Repubblica Ceca:

«L’attacco notturno degli Ayatollah contro Israele è stato respinto con successo grazie a una rapida risposta internazionale e alla volontà di difendere lo spazio aereo. È un peccato che non si difenda vigorosamente anche lo spazio aereo sopra l’Ucraina… ». Israele è stato sostenuto nell’operazione di sabato notte dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, ma anche dalla Francia. Un assist per Kiev, che tramite il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ieri è tornato a chiedere «con urgenza» uno scudo aereo per fermare i sempre più frequenti bombardamenti russi: «Anche se non potete fare in Ucraina ciò che avete fatto in Israele – ha detto – dateci ciò che ci serve e lo faremo noi». Sabato il governo tedesco ha annunciato l’invio di un nuovo sistema Patriot, che si aggiungerà ai 4-5 già in dotazione, ma per l’Ucraina non basta. (Marco Bresolin, La Stampa)

Biden prende atto. «Agiranno da soli». Diplomazie al lavoro per evitare il caos. Il leader vuole chiudere la questione, ma i suoi operano su tre fronti: sanzioni a Teheran, coalizioni e Cina. L’ipotesi delle sanzioni potrebbe essere esaminata al G7 a Capri. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Federico Rampini sul Corriere: Perché l’Arabia Saudita ha aiutato Israele contro l’Iran. Una parte del mondo arabo ha contribuito alla difesa d’Israele e ha ostacolato l’attacco iraniano. Anche l’Arabia del principe Mohammed bin Salman ha partecipato all’alleanza mettendo da parte le antiche ostilità: è un attore chiave per capire questo posizionamento geopolitico.

Prima Saddam e Isis, ma i sunniti (tranne Hamas) sono amici. Il massiccio attacco di droni e missili dell’Iran contro Israele del 13 aprile ha messo in evidenza il nuovo asse militare che lega Israele e l’Occidente ai Paesi arabi sunniti, in particolare Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania. Questi ultimi, un tempo nemici storici di Israele, si sono uniti allo Stato ebraico – sotto la guida degli Stati Uniti nell’alleanza Middle East Air Defence (Mead) – per contrastare l’espansionismo dell’Iran sciita, antagonista dei sunniti e degli israeliani. Saddam Hussein, infatti, era un sunnita nemico dei terroristi sunniti. Eppure, nel 2002, Washington inserì il suo regime nel cosiddetto “asse del male” e, un anno più tardi, lo rovesciò. Il tutto dopo averlo appoggiato nella guerra contro l’Iran sciita (1980-88). In sintesi, gli Usa abbatterono un governo sunnita, nemico  del  terrorismo  sunnita,  causando,  in  tal  modo, un’impennata del terrorismo sunnita. Oggi la crisi tra Washington e mondo sunnita è quanto mai evidente, come dimostra il rifiuto del re di Giordania di incontrare Biden, lo scorso ottobre, dopo l’inizio del bombardamento di Gaza da parte di Israele. Le popolazioni sunnite, con le dovute eccezioni, non amano gli Stati Uniti. Il mondo americano è visto per lo più come un mondo culturalmente nemico, con il quale si possono stringere soltanto alleanze di convenienza. Il popolo palestinese, in prevalenza sunnita, vede gli Stati Uniti come protettori dei propri carnefici. Anche Hamas, considerata un’organizzazione terroristica dagli Usa dal 1997, è sunnita. (Sofia Cecinini, Il Fatto Quotidiano)

«Pronti ad agire, Teheran è sponsor del terrorismo». Bar (Israele): sono gli stessi missili usati su Kiev. Rispondiamo per difenderci. L’Iran è alla base degli atti volti a destabilizzare la regione. (Monica Ricci Sargentini, Corriere della Sera) «Per noi è finita qui, ma Netanyahu rilancia lo scontro» Reza (Iran): due Stati? Se chiesto dai palestinesi. Avevamo avvisato 72 ore prima. Se Israele risponderà, la nostra reazione sarà più dura. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Media Usa: Israele attacca Rafah, paura e fuga a Nord. L’esodo dei profughi palestinesi continua. Secondo l’agenzia Onu dei rifugiati, dal 7 ottobre 1,5 milioni di palestinesi hanno lasciato le loro case. In queste ore migliaia di persone scappano da Rafah e si spostano verso Nord. L’emergenza umanitaria resta alta. L’Onu ritorna sulla necessità degli aiuti umanitari a Gaza e le pressioni internazionali rimangono forti. Dopo che il presidente americano Joe Biden ha chiesto a Netanyahu di non rispondere agli attacchi dell’Iran, anche la Cina assume una posizione netta: «Lo spargimento di sangue nel conflitto» tra Israele e Hamas «non serve agli interessi di nessuna delle parti». Il governo del premier israeliano rimane duramente contestato dall’opposizione. (Il Sole 24 Ore)

In Ucraina i russi continuano ad avanzare sul fronte orientale. Secondo il nuovo comandante delle Forze armate ucraine, il generale Oleksandr Syrskyi, Putin potrebbe volere per il 9 maggio un’altra vittoria. La cattura di Chasiv Yar, nella regione di Donetsk. Un ulteriore passo che avvicinerebbe i russi all’occupazione dell’intero Donbass. I timori di Syrskyi nascono da una fase della guerra in cui Mosca sembra avere la meglio, approfittando – oltre ché della fine dell’inverno e di un terreno asciutto più favorevole – della propria superiorità numerica di fronte a ucraini costretti a risparmiare uomini, mezzi e munizioni. Né i vertici militari ucraini né il presidente Volodymyr  Zelensky  lo  nascondono:  sul  fronte  Est  la situazione si è significativamente deteriorata negli ultimi giorni, ed è qui che i russi potrebbero concentrare l’offensiva attesa tra la primavera e l’estate. «L’esaurimento delle difese aeree fornite dagli Stati Uniti, in seguito alla mancata ripresa dell’assistenza militare Usa all’Ucraina, e il miglioramento delle tattiche di attacco russe hanno aumentato l’efficacia della loro campagna – spiega da Washington, l’Institute for the Study of War – Senza un sostegno consistente e regolare, gli attacchi russi minacciano di soffocare nel tempo le capacità militari ucraine, consentendo alla Russia di ottenere progressi significativi sul campo. (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

Mattarella celebra la Nato: “L’Alleanza è centrale ma attenti al fianco Sud, l’Europa si doti di una difesa comune”. Alla conferenza Sioi sui 75 anni dell’Alleanza, il capo dello Stato: “Colmare i deficit nel Mediterraneo”. (Concetto Vecchio, Repubblica)

Lupi solitari, grandi eventi e confine Est. I tre fronti dell’allerta. Tajani in audizione: pronti ad adottare nuove misure. E Crosetto: Israele ha speso un miliardo in poche ore. (Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)

A Bari indagato assessore di Decaro. Sfida Pd-M5S, molla il terzo uomo. Revocato il titolare del Bilancio ma accuse estranee al ruolo. E Colaianni si sfila: melina dai partiti. (Francesco Strippoli, Corriere della Sera)

La leader pd: Conte? Non ho bisogno che mi dica cosa fare «I nostri elettori stufi di queste liti da condominio». Ma l’ex premier punge ancora: rilassatevi. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Pd-5S, cambio di fase. Schlein ha perso la fiducia nell’alleato Conte. La segretaria dem pensa che non sia solo la competizione elettorale a muovere gli attacchi dell’ex premier e che non sarà il superamento delle urne a trasformare le tensioni di queste settimane in un proficuo rapporto. (Stefano Cappellini, Repubblica)

Massimo Franco sul Corriere: Il laboratorio delle regioni che distrugge il campo largo. Dalla Puglia al Piemonte si rivelano tutte le ambiguità del rapporto tra Dem e Movimento.

Vannacci spacca la Lega. Centinaio: non lo voterei. Il generale: malumori? La decisione spetta a me. I salviniani: rappresenta anche valori dei nostri elettori. Garavaglia: chi non condivide il generale voterà altri, tutti nel Pd apprezzano Tarquinio? (Cesare Zapperi, Corriere della Sera)

La cura dimagrante ha sfiancato i partiti, e a dieci danni dall’abolizione dei finanziamenti pubblici la discussione sul sostegno alle forze politiche torna d’attualità. Lo stato dei bilanci delle forze politiche è assai precario: il contributo del 2 per mille non basta quasi mai a coprire le esigenze e le donazioni dei privati – con il tetto di 100mila euro – non riescono a colmare quasi mai la differenza. Basta scorrere gli ultimi rendiconti disponibili – quelli relativi all’esercizio 2022 – per avere un quadro d’insieme di grande difficoltà, fatta eccezione per Fratelli d’Italia: complessivamente i partiti hanno fatto registrare un patrimonio netto negativo di circa 106 milioni. La nuova legge sul finanziamento imposta dal governo Letta nel 2014 ha colpito come uno tsunami. Bastano alcuni dati per avere un’idea: il Partito democratico nel 2009 aveva un patrimonio netto di 168 milioni, ridotto a 600mila euro nel 2022. (Alessandro Di Matteo, La Stampa)

Renzi: “Von der Leyen ha fallito. Serve Draghi per rianimare la Ue. In Puglia errori di Emiliano”. Il leader di Italia viva: “Calenda insulta, io faccio politica. Il Pd si svegli. Anche solo con Iv avremmo il 4%, con Bonino faremo di più”. (Concetto Vecchio, Repubblica)

Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica: Cosa nasconde il silenzio. Non era mai successo che un governo non dimissionario rinunciasse a dire agli italiani e al Parlamento quale nelle sue intenzioni dovrà essere il disavanzo pubblico. Questa è la funzione principale del Documento di Economia e Finanza: dare una idea dell’orientamento di massima del governo per l’anno successivo, con un anticipo sufficiente per consentire  a  famiglie  ed  imprese  di  programmare  di conseguenza. È per questo che il Def viene presentato a inizio aprile e non a fine anno.

Gli altri temi del giorno

Case green, ora di colpo si può dire la verità. Una volta approvata la direttiva, «Stampa» e «Corriere della Sera» si «accorgono» che i conti non tornano e tuonano: basta ideologia, meglio investire su scuola e sanità. Tesla ha i magazzini pieni di auto e annuncia il taglio del 10% del personale. L’obbligo di mettere in regola un numero elevato di immobili in pochi anni creerà un collo di bottiglia. Chi non ha la liquidità necessaria per intervenire dovrà chiedere alle banche fidi che, come già sta accadendo ora, saranno più costosi di quelli applicati alle case con classi energetiche migliori. Chi, a scendere nella scala della ricchezza, non otterrà il mutuo sarà costretto a vendere la casa. E lo dovrà fare a un prezzo più basso, diventando più povero. La sharing economy andrà bene per le biciclette, già non è il massimo per le auto, ma sulle case innescherebbe una spirale di impoverimento. (Camilla Conti, La Verità)

Letta spegne le illusioni. Case green solo a spese nostre. L’ex premier smonta la narrazione mediatica: a Bruxelles non c’è Giuseppe Conte e adeguare gli immobili alla nuova direttiva non sarà gratis. Ogni famiglia dovrà sborsare circa 60.000 euro per appartamento. Sono tanti gli orfani del Superbonus e tutti sperano che la direttiva Green dell’Unione europea restituisca loro ciò che hanno perso, ovvero una montagna di quattrini. Ne ho avuto la prova l’altro giorno, partecipando all’assemblea del mio condominio. Dovendo discutere se fare o rinviare i lavori di manutenzione, molti inquilini esitavano a dare il via libera all’intervento. «Perché spendere ora di tasca nostra, quando domani sarà l’Europa a pagare le spese?», è stata la domanda ricorrente durante la riunione. Beh, spiace dirlo, ma costoro dovranno mettersi l’anima in pace, perché non ci sono né il 110 per cento né lo sconto in fattura dietro l’angolo. In altre parole, a Bruxelles non esiste un Giuseppe Conte che promette agli elettori di ristrutturare casa «gratuitamente», perché di gratis a questo mondo non c’è nulla e se c’è di solito nasconde una grossa fregatura. (Maurizio Belpietro, La Verità)

Meloni e i prodotti italiani: implacabili con chi li danneggia. La premier al Vinitaly: lotta alla contraffazione e all’«italian sounding». (Luciano Ferraro, Corriere della Sera)

Cresce l’export di armi italiane: raggiunti i 6,3 miliardi (+19,3%). Aumenta l’esportazione di armi italiane. Le vendite all’estero autorizzate dal governo nel 2023 hanno raggiunto i 6 miliardi 312 milioni di euro, un miliardo e 23 milioni in più rispetto al 2022 (+19,3%). Destinatari 83 paesi.Ancora un anno di crescita, dunque, dopo che nel 2022 l’export, pari a 5,289 miliardi, era aumentato del 13,5% rispetto ai 4,661 miliardi del 2021. I dati sono contenuti nella Relazione annuale  del  governo  al  Parlamento  «sulle  operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento», presentata dal  sottosegretario  alla  presidenza  del  Consiglio, Alfredo Mantovano. Allegate al rapporto le relazioni dei ministeri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia. (Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore)

Il governo attacca l’aborto sì ai pro-vita nei consultori. La proposta in un emendamento al decreto Pnrr già approvato in Commissione. Insorgono M5S e Pd. Schlein: “E Meloni aveva detto: non toccheremo la 194”. (Michele Bocci, Repubblica)

Il dietrofront di Stellantis, dall’Alfa prodotta in Polonia cancellato il nome «Milano». Dopo la bocciatura del governo, verrà ribattezzata «Junior». Il ceo di Alfa Romeo: Abbiamo deciso di cambiare il nome da Milano a Junior, nell’ottica di promuovere un clima di serenità. Il ministro Adolfo Urso: Una buona notizia, che penso che possa esaltare il lavoro e l’impresa e consentirci di invertire la rotta. (Bianca Carretto e Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)

Prysmian, colpo negli Stati Uniti. Compra la rivale Encore Wire. Acquisizione da 3,9 miliardi nei cavi elettrici. Previste sinergie per 140 milioni di euro. Giudizio positivo della Borsa: Prysmian sale del 4,5%, a Wall Street Encore su dell’11%. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera)

Ita-Lufthansa, ecco gli impegni con la Ue per arrivare alle nozze. I tedeschi “fiduciosi”. Il gruppo tedesco porta al tavolo di Bruxelles i rimedi per superare i problemi preliminari di concorrenza. Risposta entro il 6 giugno. (Repubblica)

«Made in Italy, nel 2023 l’export è salito a 420 miliardi». Urso: valorizzare le imprese. La giornata nazionale dei settori produttivi. (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Tesla piegata da Pechino, Musk licenzia con una mail quindicimila dipendenti. La concorrenza cinese e la perdita di quote di mercato spingono Tesla a intraprendere una politica di riduzione dei costi. Il patron del gruppo, Elon Musk, in una lettera allo staff di cui la CNBC ha ottenuto una copia, ha annunciato che la società taglierà il 10% della forza a lavoro a livello globale. I tagli riguarderanno diversi stabilimenti con l’obiettivo di eliminare i ruoli “doppi” dentro la compagnia. (Alberto Simoni, La Stampa)

Trump in aula: «Attacco al Paese». Metà dei possibili giurati rinuncia. È iniziato a New York il primo processo penale all’ex presidente: «Lotterò per la libertà». Per essere in tribunale più volte alla settimana, ha spostato le attività della campagna in città. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Mattia morto come Morosini Il papà: «Non c’era il medico». Il defibrillatore non è stato usato. Pisa, il malore in campo e il decesso in ospedale. Polemica sui soccorsi. (Simone Innocenti, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista la moglie di Ennio Doris, Lina Tombolato: «Io e Ennio come una favola E pensare che per sposarci chiese un prestito a suo zio. Ho sette nipoti che mi aiutano a superare la nostalgia».

Gli Anniversari

69, Vitellio imperatore romano
529, in vigore il Codex Iustinianus
1071, Roberto il Guiscardo conquista Bari
1828, muore a Bordeaux Francisco Goya
1854, San Salvador distrutta da un terremoto
1856, guerra di Crimea: conferenza di pace
1859, muore a Cannes Alexis de Tocqueville
1879, muore a Nevers Bernadette Soubirous
1917, Lenin rientra in Russia dall’esilio
1924, fondata la Metro Goldwyn Mayer
1938, Accordi di Pasqua tra G. Bretagna e Italia
1939, Stalin propone un patto anti nazista
1943, scoperti gli effetti psichedelici del Lsd
1947, Usa e Urss: coniato il termine guerra fredda
1947, esplosione a Texas City: 576 morti
1948, si costituisce a Parigi l’Ocse
1956, primo ricevitore radio ad energia solare
1972, inizia la missione spaziale dell’Apollo 16
1973, i fratelli Mattei muoiono nel rogo di Primavalle
1974, Gianni Agnelli presidente di Confindustria
1975, la Francia riapre le frontiere al vino italiano
1977, presentato a San Francisco l’Apple II
1978, terremoto alle Isole Eolie
1988, le Br uccidono Roberto Ruffilli a Forlì
1999, Bouteflika eletto presidente in Algeria
2000, proteste no global al Fmi di Washington
2003, dieci nuovi stati aderiscono all’Ue
2003, Iraq: gli alleati conquistano Tikrit
2016, disastroso terremoto scuote l’Ecuador

Nati oggi

1162, Gengis Khan
1844, Anatole France
1867, Wilbur Wright
1889, Charlie Chaplin
1911, Giovanni Pugliese Carratelli
1913, Pietro Barilla
1919, Nilla Pizzi
1921, Peter Ustinov
1927, Joseph Ratzinger
1937, Gaetano Fasolino
1941, Vittorio Messori e Giampiero Mughini
1946, Alfredo Vito e Moni Ovadia
1947, Gianni Merlo
1948, Giovanni Consorte
1950, Tiziana Parenti
1974, Irene Tinagli
1975, Antonino Cannavacciuolo

Si festeggiano i Santi Benedetto e Bernadetta

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