La nota del 16 luglio

“Saper ridere in due è il raggio di sole dell’anima” (Thomas Mann)

Trump ovviamente è ancora l’argomento principale delle prime pagine di tutti o quasi i giornali del mondo: gestisce gli effetti positivi sulla sua corsa alla Casa Bianca della pallottola che gli è passata vicino all’orecchio, nomina Vance, (39enne senatore “che conosce operai e agricoltori”), già marine in Iraq, suo vicepresidente, parla per la prima volta di unità dell’America e si porta a 3-4 punti nei sondaggi sopra Biden. Luttwak dice al Messaggero che si è comportato “da duro vero, non da uno che si atteggia ad esserlo, e Putin con lui si comporterà diversamente da quanto ha fatto con Biden”.

Il Giornale titola, forse un pò ottimisticamente, “Nasce il nuovo Trump”. Il Manifesto sintetizza con “colpo di grazia”. La Verità di Belpietro sostiene che ora cambia tutto: “i mercati reagiscono bene, e persino Zelensky capisce l’antifona, al prossimo summit per la pace devono esserci pure i russi”. Cazzullo sul Corriere scrive che i Democratici Usa sono più popolari in Europa che in patria, ma non per questo hanno già perso: ma “serve sia una grande novità sia una grande prudenza per evitare che la partita decisiva venga giocata sul campo di Trump e con le sue regole”. Kimberly Cheetle, capo della sicurezza, è sotto accusa per il tetto non presidiato.

Si avvicina il voto sulla nuova Commissione Europea. Von der Leyen non vuole “accordi strutturali” con i Conservatori di Giorgia Meloni, ma oggi ci sono i contatti per provare a contrattare l’astensione. In realtà, i giornali vanno al buio, anche se l’Italia ha interesse a stare più vicina alla maggioranza rispetto ai Patrioti di Orban (dove Bardella non vuole Vannacci vicepresidente).

Gentiloni dice a Repubblica che l’Italia non può non votare Von der Leyen e che la maggioranza Ursula non ha un piano B. Il Corriere invece scrive che il piano B, nel caso la presidente fosse impallinata dai franchi tiratori, sarebbe Roberta Metsola, ma ad una condizione: giovedì deve essere confermata con molti voti alla guida del Parlamento europeo. Il Pd rinuncia alla presidenza di una commissione per avere Antonella Sberna vice di Metsola. Intanto le due commissioni più numerose e ambite a Strasburgo sono Industria e Ambiente, e qualcosa vorrà dire.

Nel frattempo l’Eurogruppo conferma le politiche restrittive per il 2025 e sembrano non esserci margini di flessibilità per l’Italia.

Toti viene autorizzato dai pm a parlare con Salvini, anche se il tutto appare finalizzato alle sue dimissioni da presidente della Liguria, obiettivo neppure tanto nascosto degli inquirenti.

Sergio Mattarella va in Brasile e incontra Lula. C’è anche Cattaneo, visti gli interessi di Enel nel paese. La Verità sbaglia a mettere insieme il Presidente e Renzi, che è ospite di un matrimonio vip in India, nel titolo “gli amici di Putin non sono così male”.

Incontro “civile” tra Meloni e De Luca a Napoli in occasione dell’annuncio del piano da 1,3 miliardi per Bagnoli. Libero ormai viene adibito a supporto spicciolo della premier (“ha educato anche il presidente della Campania”) e a provare a tenere sotto pressione la sinistra (“per Malpensa il Pd vuole Nilde Iotti e non Berlusconi”)

Il ministero della Salute fa marcia indietro sugli ispettori che avrebbero dovuto controllare le liste d’attesa delle Regioni.

Vincenzo Colla fa buon viso a cattivo gioco, non sarà lui il candidato Pd per il dopo Bonaccini e dice che aiuterà De Pascale a vincere.

Gran pasticcio sulle liste d’attesa: torna alle regioni il controllo sulle Asl e il nuovo meccanismo funziona così: Il nuovo meccanismo funziona così: “l’organismo ministeriale, una specie di ispettorato, resta, ma si limiterà ad esercitare i controlli solo sulle regioni e non più sulle aziende sanitarie, anche avvalendosi del supporto dei carabinieri dei Nas. Le regioni a loro volta dovranno istituire il Ruas, l’ennesimo acronimo di cui non si sentiva la mancanza, che sta per Responsabile unico dell’assistenza sanitaria regionale. Al Ruas spetterà il compito di monitorare i tempi di attesa in Asl e ospedali e segnalare chi non rispetta quelli massimi previsti dalla legge. Ogni tre mesi questa sorta di ispettore regionale dovrà relazionare al ministero della Salute, anche se di fatto il controllo torna nella mani dei controllati. Però se le regioni traccheggiano nel costituire i Ruas, o più semplicemente si riscontrano inadempienze nell’applicazione delle norme anti liste di attesa previste dal decreto, scatta il potere sostitutivo da parte del ministero di Schillaci”.

Si chiude la telenovela Cdp, con cinque donne nel Cda.

Il debito pubblico sale a 2918,9 miliardi, anche le entrate salgono: più 7,1 per cento.

Le società con sede in Ungheria sono le meno tassate d’Europa, l’aliquota si aggira intorno al 9 per cento. Lo scrive il Fatto.

Domani, il foglio di De Benedetti, attacca il piano Clima di Pichetto Fratin: “non ha alcuna priorità e non serve a nessuno”.

Federica Celeste Camparini è la nuova presidente dell’Agenzia della Gioventù. Ovviamente, è ne, cerchio stretti di Fratelli d’Italia.

Emma Marcegaglia dice a Repubblica che il governo deve confermare i tagli al cuneo fiscale, mentre il Secolo XIX scrive che è interessata agli impianti siderurgici di Novi e Cornigliano.

Marco Gay festeggia l’insediamento alla presidenza degli industriali torinesi con una raffica di interviste ai giornali della città e al Giornale, in cui dice ok a Stellantis per la 500 ibrida a patto che venga “valorizzata la filiera”.

Marco Gilli, nuovo presidente della Compagnia San Paolo, spiega a La Stampa i suoi progetti.

Giovanni Malagò, presidente del Coni, si augura di avere alle Olimpiadi di Parigi una medaglia in più di Tokyo (dove il nostro bottino fu da record).

I politici “allenati” da La Russa si avviano ad una sonora sconfitta contro i Cantanti nella partita del Cuore, a meno che non si mischino le carte con qualche innesto calcistico “della società civile”.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Trump «incoronato» sceglie Vance come vice «Potrei essere morto». Archiviato il processo per i documenti top secret nascosti a Mar-a-Lago. Donald esulta e attacca i «processi zombie». Poche ore prima aveva detto: riscritto il discorso, voglio unire il Paese. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

L’America secondo Trump. Vuole la fine dei processi e lancia il ticket con Vance. L’ex presidente a Milwaukee per la Convention del Gop: “I giudici non si occupino più di me” E annuncia la scelta del senatore dell’Ohio come suo vice. Biden: “È un suo clone estremista”. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)

L’«assist» di Cannon, la giudice della Florida indicata dal tycoon. Ma il caso le è stato affidato da un computer. (Samuele Finetti, Corriere della Sera)

J.D. Vance, l’eroe dei diseredati ex caporale in Iraq: il vice di Trump incarna l’isolazionismo americano. Cresciuto nell’America rurale, 39 anni, oggi senatore dell’Ohio, l’autore di “Elegia americana” è contrario all’aborto e ai diritti delle persone Lgbtq+. (Gianni Riotta, Repubblica)

Paolo Garimberti su Repubblica: Gli Usa da Dallas a Butler. Le similitudini ci sono, ma il periodo politico è diverso: l’America è un paese rabbioso.

Il padiglione segnalato e il rimpallo con la polizia. Così Crooks è riuscito a sparare indisturbato. Agenti federali e locali si rimbalzano la responsabilità per non aver inviato preventivamente uomini sul tetto dell’edificio L’Fbi esamina il cellulare cercando i «perché» dietro l’attentato. (Guido Olimpio e Simone Sabattini, Corriere della Sera)

I (troppi) passi falsi del Secret Service. Assedio a Cheatle. La direttrice del dipartimento oggetto di indagine si difende. La Casa Bianca: «fiducia» del presidente. Falle nella prevenzione, caotici i momenti dopo gli spari. E ora da destra prendono di mira un’agenzia già in difficoltà per numero di dipendenti, contestando le quote rosa. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)

Nel mirino la direttrice dei Servizi Che atle era stata spinta dai Biden. «Ha la mia completa fiducia». Così Joe Biden annunciava nel 2022 il conferimento a Kimberly Cheatle della direzione del Secret service, l’agenzia fondata nel 1865 che si occupa della sicurezza di presidenti, vice, ex inquilini della Casa Bianca, tra cui appunto Donald J. Trump, e alte cariche dello Stato. Fiducia resa granitica dall’endorsement di Jill Biden: secondo il New York Post, la direttrice avrebbe ottenuto la guida dell’agenzia grazie alla stretta amicizia con la first lady. Cheatle ora è nel mirino del Congresso per le lacune emerse nel dispositivo di protezione di Trump in occasione del tentato assassinio dell’ex vicepresidente avvenuto sabato a Butler, in Pennsylvania per mano di Thomas Matthew Crooks. E di cui è responsabile in prima battuta il Secret service. (La Stampa)

Riguardo a eventuali affiliazioni partitiche o inclinazioni ideologiche, nessuno degli ex studenti della Bethel Park High School ha parlato di passioni politiche particolarmente accese, a parte l’ex compagno di classe Max R. Smith, che ha raccontato al Philadelphia Inquirer di aver condiviso una lezione di storia americana con Crooks ricordando un finto dibattito in cui il loro insegnante separò gli studenti tra i due lati dell’aula in base all’inclinazione politica. «La maggioranza della classe era dalla parte liberal – riferisce l’ex studente -, ma Tom, qualunque cosa accadesse, rimaneva dalla parte conservatrice». Crooks, del resto, era iscritto come elettore repubblicano nei registri della Pennsylvania ma il 20 gennaio 2021, giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, ha donato 15 dollari a un gruppo democratico. A novembre avrebbe avuto l’età per votare per la prima volta alle presidenziali e invece ha rinunciato a esercitare il diritto, optando per la violenza. Così sabato ha deciso di prendere la sua auto, guidare per un’ora e sparare a Trump per ucciderlo. Un atto di terrore compiuto probabilmente nella consapevolezza che sarebbe stato l’ultimo gesto della sua vita, e destinato a imprimere una svolta alla campagna elettorale, sebbene rimanga ancora orfano di un movente. (Francesco Semprini, La Stampa)

Biden ce la farà a «silenziare» i critici. E quante chance ha adesso di vincere. Dal vanto dei successi economici era passato all’attacco a Trump, ora torna all’ecumenismo. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Biden resta senza argomenti di fronte al Trump quasi martire. Per Biden i prossimi mesi rischiano di trasformarsi in un’agonia: le incertezze e le amnesie pubbliche, i dubbi degli elettori sulle condizioni psicofisiche di un candidato 81enne, le pressioni dei donatori perché si faccia da parte, le ammissioni (private ma subito diffuse dalla stampa) di figure di riferimento come Barack Obama, tutto questo si somma ora all’evidenza di dovere affrontare un quasi martire, se non un highlander, un immortale. «Voglio parlarvi della necessità di abbassare i toni della nostra vita politica», ha detto Biden rivolgendosi agli americani nelle ore successive all’attentato. Mentre la sua campagna aveva già ritirato tutti gli spot elettorali in Pennsylvania. Dopo quanto accaduto, sarà impossibile per Biden e i democratici insistere sulla linea dello scontro, quella che indica in Trump «una minaccia per la democrazia americana». (Luca Veronese, Il Sole 24 Ore)

Il problema dei Dem, che hanno costruito tutta la seconda parte della loro campagna sul «Pericolo Trump», è che per loro non c’è un’alternativa retorica convincente, rispetto alla demonizzazione dell’avversario. Lo stop agli spot tv e la cancellazione degli eventi elettorali immediati (Texas per Biden, Florida per Harris), oltre ad essere stati un riflesso immediato, dopo che la campagna elettorale era stata macchiata dal sangue, sono serviti soprattutto a prendere tempo, per ripensare il messaggio. È quanto sta già facendo Trump, mettendo ancora più in crisi i Dem. (Marco Liconti, Il Giornale)

«Un solo centimetro e il mondo sarebbe diverso. Lui non si è nascosto, adesso è più forte». Safran Foer: ma non ha già vinto. Biden? Deve ritirarsi. Voglio precisare: se uno reagisce bene in una situazione come questa non significa che reagisca bene quando la Russia invade l’Ucraina. (Cristina Taglietti, Corriere della Sera)

Aldo Cazzullo sul Corriere: La partita doppia dei democratici americani. Non basta un nuovo leader al posto di Biden, bisogna anche pensare a un’altra strategia.

Von der Leyen, messaggi a sinistra. Attesa per la scelta dei Conservatori. Oggi l’incontro con il gruppo di Meloni. Bardella «offre» i voti dei sovranisti a Metsola. (Fr. Bas., Corriere della Sera)

Quarantotto ore per scegliere da che parte stare. I contatti tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen si fanno sempre più frequenti in vista del voto di giovedì. Per un colloquio più formale, spiega una fonte di governo, è meglio rimandare a dopo l’incontro tra la presidente della Commissione e il gruppo parlamentare di Ecr, previsto per stamattina, ma lo scambio di vedute non si è mai interrotto. Oggi il Parlamento europeo mette in moto la macchina della nuova legislatura e Fratelli d’Italia, a meno di sorprese, avrà una vicepresidenza. Il nome indicato dal partito è quello della neoeletta Antonella Sberna, viterbese, legata alla sorella della premier e responsabile della segreteria politica di FdI Arianna Meloni. Il tempo stringe, ma Meloni vuole utilizzarlo fino all’ultimo prima di prendere una decisione. I voti dei deputati europei di Fratelli d’Italia a Ursula von der Leyen farebbero assai comodo, per mettersi al riparo dai franchi tiratori della sua maggioranza e per questo la premier vuole farli pesare al massimo. (Francesco Olivo, La Stampa)

Paolo Gentiloni: “L’Occidente mai stato così fragile. Necessario un bis di Ursula”. Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari. (Claudio Tito, Repubblica)

FdI valuta il sì a Ursula. Ma si tratta ancora (e conterà il ruolo di Fitto). La premier decisa a far pesare la «stabilità» di Roma. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

Il caso Vannacci non si chiude. I lepenisti insistono, scontro rinviato. Imbarazzo nei Patrioti sulle tensioni Rn-Lega. Il portavoce del gruppo: gli argomenti discussi sono riservati, ma non mi risultano decisioni. (Francesca Basso, Corriere della Sera)

«Sono il civile De Luca, benvenuta». Il nuovo «match» con Meloni. La premier: Vincenzo, fai una foto con noi. Lui resiste, poi accetta. L’incontro a Bagnoli. (Simona Brandolini, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: Una trattativa riservata per evitare l’isolamento. Le previsioni dicono che i voti per Ursula dei Conservatori di Meloni ci saranno. Intanto nei Patrioti crea imbarazzi il nome di Vannacci.

«Toti può vedere Salvini». Il ministro: arresti curiosi. Il vicepremier a Genova: spero che tanti imprenditori aiutino la politica. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera)

Mattarella da Lula: «Costruire la pace». Il viaggio del capo dello Stato, l’abbraccio con il leader brasiliano. «Sì all’Alleanza globale contro fame e povertà». Le collaborazioni riguardano energie rinnovabili, tecnologia e università. (Marzio Breda, Corriere della Sera)

Il governo cede sulle liste d’attesa. Ma il Pd insiste: “Il piano è vuoto”. Sì dell’esecutivo alla modifica del dl voluta dalla Lega contro le sanzioni alle Regioni. (Michele Bocci, Repubblica)

Giorgetti frena sulla spesa militare “Prudenza sull’aumento nel 2025”. L’Eurogruppo prevede restrizioni di bilancio Pressioni sull’Italia “Deve ratificare il Mes”. In più occasioni ha ricordato l’importanza di investire in tutti i comparti dell’industria della difesa: il riferimento è a Leonardo, il colosso che si occupa di aerospazio, difesa e sicurezza, di cui il ministero dell’Economia possiede il 30,2%. Ma sui tempi della proposta della premier – alzare la spesa militare dall’1,44% all’1,6% del Pil nel 2025 il titolare del Tesoro invoca prudenza. Meglio aspettare, è la linea. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Sui conti pubblici la Ue conferma la linea restrittiva nel 2025. Dovrà essere restrittiva nel 2025 la politica di bilancio dei paesi della zona euro, secondo i ministri delle Finanze dell’unione monetaria che si sono riuniti ieri a Bruxelles. La presa di posizione giunge in un contesto economico incerto, ma mentre preoccupa in molti paesi l’elevato debito pubblico. Lo sguardo corre alla Francia. Una fetta dell’establishment tedesco teme che la deriva francese possa indurre altri paesi a politiche troppo lascive. «Il 2025 sarà il primo anno di applicazione del nuovo Patto di Stabilità», ha detto ieri il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe. «Prevediamo che porterà a un atteggiamento di bilancio restrittivo per la zona euro nel suo insieme. Consideriamo che questo esito sia appropriato alla luce dei dati economici e della necessità di ricreare riserve di bilancio». A suo tempo era corsa voce che Bruxelles avrebbe chiesto al governo italiano una riduzione del deficit dello 0,6% del Pil all’anno (si veda Il Sole 24 Ore del 20 giugno). Elevata, ma non sorprendente: in giugno, la Commissione ha proposto l’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti di sette paesi, tra cui la Francia e l’Italia. A livello tecnico i Ventisette hanno già dato il loro benestare. Il via libera politico dovrebbe giungere entro la fine del mese per procedura scritta. (Beda Romano, Il Sole 24 Ore)

Linda Laura Sabbadini sul Corriere: Il caso Cdp e il valore delle donne. Risolto il problema della nomina del nuovo

Consiglio di Amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti. Ampliato il numero di componenti del Cda da 9 a 11, per far entrare le donne per raggiungere i due quinti. Tutto a posto, formalmente. Grazie alla mobilitazione incessante delle associazioni femminili e dell’opposizione di questi giorni.

Gli altri temi del giorno

Mossa di Zelensky sui negoziati: a novembre anche con la Russia. Il no da Mosca. Sulle parole del leader ucraino l’incognita del voto negli Stati Uniti. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Lettera di Orban alla Ue. “Ora negoziamo la pace”. Ma Bruxelles lo boicotta. Si fa sempre più serrato il braccio di ferro politico tra Viktor Orban e i vertici Ue. Il tour mondiale in cui il premier ungherese si è lanciato nelle scorse settimane – e che Budapest sostiene essere «una missione di pace» per l’Ucraina – è stato aspramente criticato a Bruxelles. Soprattutto quando Orban è andato a bussare alla porta di Vladimir Putin infrangendo la politica estera europea di parziale isolamento diplomatico del Cremlino. La Commissione europea non l’ha presa di certo bene e – riportano le agenzie – ha assestato un colpo simbolico alla presidenza di turno magiara dell’Ue annunciando che ai Consigli informali in Ungheria si farà rappresentare non dai commissari europei ma da «alti funzionari». E non pare certo andare verso l’allentamento delle tensioni neanche il “giallo” della presunta lettera che, secondo Budapest, Orban – considerato in buoni rapporti col dittatore russo – avrebbe inviato ai leader europei per informarli dei suoi colloqui in Ucraina, Cina, Azerbaigian, Russia e Stati Uniti. (Giuseppe Agliastro, La Stampa)

Zelensky invita Mosca al summit “Venga al tavolo delle trattative”. Non è ancora quello che si definirebbe un “invito” ufficiale, ma ci va molto vicino. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che sta preparando un secondo vertice di pace per novembre e, questa volta, vorrebbe che al tavolo si sedessero anche rappresentanti russi. Kyiv sembra rispondere così a quella parte del mondo che, alla vigilia del primo summit, lo scorso 15 giugno, aveva bollato come fallimentare una conferenza di pace alla quale non partecipava l’attore principale della guerra, la Russia. (Monica Perosino, La Stampa)

Zelensky cambia strategia e prova a giocare su due tavoli: punta le fiches su un processo di pace aperto anche a Mosca, ma chiede anche armi a Washington, convinto che il sostegno non mancherà indipendentemente da chi sarà l’inquilino della Casa Bianca. Il presidente ucraino si è detto per la prima volta favorevole alla partecipazione della Russia al futuro vertice di pace organizzato a Kiev, dopo i primi colloqui di metà giugno in Svizzera orfani di una delegazione del Cremlino. «Penso che i rappresentanti russi dovrebbero partecipare a questo secondo summit – spiega ai giornalisti – e mi auguro che un piano per un simile incontro possa essere pronto a novembre». (Luigi Guelpa, Il Giornale)

La scelta è forse nata dai timori per il sempre più probabile arrivo di Trump alla Casa Bianca, o in parte è uno dei risultati del rocambolesco tour del magiaro Orbán che, appena assunta la presidenza Ue, ha avviato la sua funambolica quanto criticata “missione di pace”, raggiungendo prima Zelensky, poi Putin e Xi. La notizia dell’ “apertura” di Zelensky la riporta anche il quotidiano russo Kommersant senza ulteriori dettagli o commenti del Cremlino. Mosca tace, ma per bocca del portavoce del presidente, Peskov, al canale Rossya 1, critica i risultati del vertice dell’Alleanza: “La Nato vuole rimanere nostra nemica”. (Michela Iaccarino, Il Fatto Quotidiano)

Oltre all’orecchio destro di Trump e a quel che resta di Biden e del suo Secret Service, il proiettile esploso sabato sera da Thomas Matthew Crooks ha colpito anche Zelensky. Che ieri, tomo tomo cacchio cacchio, appena riavutosi dallo choc, ha dichiarato con l’aria di dire la cosa più logica del mondo (quale effettivamente è) che, al summit autunnale di pace, “dovranno esserci anche rappresentanti russi”. Prima o poi, ne pronuncerà anche il nome (non è difficile: Vladimir Putin) e revocherà il suo decreto del 4 ottobre 2022 che proibisce a tutti gli ucraini, cioè anche a lui, di negoziare con i russi. In attesa che qualche atlantoide nostrano dia anche a lui del putiniano, non basta una Treccani per raccogliere gli insulti, le calunnie, le gogne, gli ostracismi subìti da chi osa dire la stessa cosa da due anni e mezzo: la guerra fra Russia e Ucraina si chiude solo con un negoziato fra Russia e Ucraina con i rispettivi alleati (Cina e Brics, Usa e Nato). L’avevano capito le stesse Russia e Ucraina già nel marzo 2022, cioè 28 mesi e centinaia di migliaia di morti fa, quando si accordarono con la mediazione di Erdogan e Bennet. Poi gli oltranzisti Nato paracadutarono Boris Johnson su Kiev per intimare a Zelensky di non firmare e di far massacrare il suo popolo per sconfiggere la Russia. (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Google, pronti 23 miliardi per la cybersecurity di Wiz. Sarebbe la maggiore acquisizione mai fatta. La spinta sul cloud. (Lorenzo Stasi, Corriere della Sera)

Cina, la crescita rallenta ancora. Xi riunisce il Terzo Plenum e cerca nuove forze produttive. Il Partito privilegia la sicurezza geopolitica rispetto all’economia. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera)

Epidemia di epatite C dopo le trasfusioni Indagato a Venezia un medico No Vax. Ennio Caggiano diceva di lavare il sangue dei suoi pazienti con le vitamine: era già pendente la proposta di radiazione dall’albo. (Enrico Ferro, Repubblica)

L’Aquila, il sisma e la sentenza choc: «Morti in casa, studenti incauti». Bocciata la causa di 7 famiglie. L’ex presidente della Provincia: «Lo Stato si autoassolve». Secondo i giudici la Commissione grandi rischi non condizionò le scelte dei residenti. (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Le urla delle migranti frustate dal camionista. Il video della violenza. Ventimiglia, immagini virali sui social. Lo pregavano di smettere. Il presidente Caritas: «Sono ragazze eritree che avevamo accolto, adesso sono tornate». (Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera)

Strage dietro le sbarre, mai così tanti suicidi. “L’estate è già un inferno”. Dall’inizio dell’anno 54 detenuti si sono tolti la vita, il 50% in più del 2023. Impennata a luglio. Ed è polemica sul decreto Nordio: “Non risolve l’emergenza”. (Gabriella Cerami, Repubblica)

«La matematica è la mia vita. L’intuizione per il premio? Stavo sciacquando i piatti». Cristiana De Filippis, 31 anni, tra i dieci vincitori dell’Ems Prize. (Orsola Riva, Corriere della Sera)

Le Dolomiti, il Piave, l’Adriatico. Paolini canta i luoghi dell’acqua. L’attore e lo show itinerante: «Guarderemo la terra con gli occhi di fiumi e canali». (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)

Sul Corriere, Tiziano Terzani raccontato dal figlio Folco Terzani: «Mio padre portava a casa nostra spie, santoni e clown. La rivalità con Fallaci? In realtà la ammirava».

Gli Anniversari

1228, canonizzato Francesco d’Assisi
1647, ucciso a Napoli Masaniello
1782, prima del Ratto dal serraglio di Mozart
1790, il congresso Usa: Washington è capitale
1918, fucilato lo zar Nicola II con la famiglia
1922, il Vado vince la prima Coppa Italia di calcio
1926, National Geographic: prima foto subacquea a colori
1935, Oklahoma: installato il primo parchimetro al mondo
1942, la Francia di Vichy imprigiona migliaia di ebrei
1945, progetto Manhattan: esplode la prima bomba atomica
1951, Salinger pubblica Il giovane Holden
1965, inaugurato il traforo del Monte Bianco
1968, muore a Napoli Tina Pica
1969, lanciato da Cape Kennedy l’Apollo 11
1973, scandalo Watergate: accuse a Nixon
1976, Bettino Craxi segretario del Partito socialista
1976, Mario Soares nuovo premier del Portogallo
1979, Saddam Hussein presidente dell’Iraq
1989, muore a Salisburgo Herbert Von Karajan
1990, l’Ucraina indipendente dall’Urss
1990, terremoto devasta le Filippine: 1.600 morti
1999, JFK Jr muore a Martha’s Vineyard
2001, accordo di buon vicinato tra Russia e Cina
2003, British American Tobacco si aggiudica l’Eti
2012, gli Usa approvano il farmaco Truvada contro l’Hiv

Nati oggi

1832, Ferdinando Acton
1852, Vincenzo Gemito
1872, Roald Amundsen
1886, Pierre Benoit
1911, Ginger Rogers
1921, Guy Laroche
1935, Giorgio Celli
1939, Mariele Ventre
1941, Mimmo Liguoro
1949, Awana Gana
1952, Eugenio Finardi

Si festeggia la Beata Vergine del Monte Carmelo

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