LA NOTA DEL 20 APRILE

“Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie” (Sandro Pertini)

L’Italia ancora non riesce a guardare con serena memoria al
passato e a farne insegnamento per il futuro e basta il solito
autogol della Rai gestita questa volta dalla maggioranza di
destra per dare l’occasione ai quotidiani di opposizione,
capitanati da Repubblica e La Stampa, per dilatare l’episodio
del monologo censurato di Antonio Scurati su Rai tre,
monologo che pochi avrebbero visto e ascoltato e che ora si
trova dappertutto. Va bene così, Giorgia Meloni per non fare la
figura di chi censura pubblica il monologo sui social
suscitando l’ola dei giornali di destra (Mario Sechi, direttore di
Libero: “game, set, match per la premier”). Sallusti sul
Giornale scrive del “pasticcio”, Molinari e Malaguti non
sprecano l’occasione per rinverdire l’antifascismo. L’ad della
Rai, Sergio, dice a La Stampa che nessuno lo ha informato, ma
questo non lo scusa. In ogni caso, i giornali dedicano
all’argomento molto spazio.
Non è invece molto presente sulle prime pagine il via libera
del Congresso americano a 100 miliardi di aiuti ai paesi in
guerra come Ucraina e Israele e a quelli a rischio come
Taiwan. La pace passa per la continuazione della guerra
oppure per la deterrenza? I 61 miliardi di aiuti all’Ucraina (ma
il Fatto scrive che a Kijv ne arriveranno subito solo 13) e i 39 a
Israele e Taiwan ridanno linfa al ruolo dell’America nel mondo
e all’Occidente assediato, si spera che avvicini la pace anche
se a breve i fondi sono invece fondamentali per evitare il
collasso militare dell’Ucraina. Solo il Giornale gioisce in
prima pagina con il titolo “L’America è tornata”. Il Sole ha un
pezzo sul piano di ricostruzione di Gaza entro il 2050 con i
capitali americani e sauditi.
Ultimi fuochi per le liste di candidati alle elezioni europee:
Tajani annuncia la sua, Meloni lo farà più avanti, Salvini non
ci sarà ma deve gestire il caso Vannacci, anche Vittorio Feltri
dopo Marco Travaglio boccia la presenza di Ilaria Salis nelle
liste di Verdi e Sinistra. In Emilia è scontro su chi andrà alla
regione dopo Bonaccini, capolista al Nord del Pd (Schlein al
Centro), il Messaggero scommette sull’ex Cgil Colla).
Secondo il Fatto, il presidente di Coldiretti Ettore Prandini
potrebbe accettare di essere in lista per Fratelli d’Italia, e i voti
li ha.
Intanto Schlein dice di dover preferire a Mario Draghi il
candidato dei socialisti europei alla guida della Commissione,
cioè Nicolas Schmdt. Emiliano, in difficoltà in Puglia, dice che
solo se convocato spiegherà ai pm perchè ha avvisato il suo ex
assessore Pisicchio delle indagini di cui era oggetto. Il Fatto
regala come avviene una volta al mese circa la sua prima
pagina al procuratore capo di Napoli, Gratteri, che stavolta
attacca il governo sui “favori a corrotti e boss” e sui bavagli
all’informazione.
Francesco Giavazzi impegna il fondo del Corriere sul debito
comune sul modello di Hamilton nella storia del federalismo
americano di oltre due secoli fa per aiutare Mario Draghi nella
corsa all’Europa. Aldo Grasso, sempre sul Corriere, taccia di
“invidia per la competenza” chi osteggia l’ex premier in
Europa. Sergio Fabbrini sul Sole spinge anche il rapporto Letta
insieme al discorso dell’ex governatore Bce, Buti e Messori
ragionano di competitività e produttività. Interessante
l’articolo del Giornale che racconta come Hein Shumacher,
capo della multinazionale Unilever, rallenti la corsa della
propria società al green.
Repubblica dà il cambio a La Stampa nell’occuparsi della
sanità, e per questa via attaccare il governo: l’Italia è ultima
per spesa sanitaria in Europa, vi sono “300 ospedali persi e 11
mila medici in fuga” e c’è il “boom” dei pronto soccorso
privati, quando in realtà si contano ancora sulle dita di una
mano. Quando il Ministero della Salute avvierà davvero una
contronarrazione, essendo evidente che tali cronache, pur
partendo da questioni reali, possono fuorviare l’opinione
pubblica?
La notizia economica più importante è quella dell’improvvisa
bufera all’interno della Fondazione Crt, la terza più importante
d’Italia, dove Fabrizio Palenzona ha qualche ritardo nel
controllare lo scontro tra i consiglieri e il segretario generale
della Fondazione, scelto da lui, e che si è dimesso. A sorpresa,
visti i buoni rapporti sinora esistenti tra il piemontese e
l’ingegner Caltagirone, il Messaggero lo attacca
evidenziandone errori e difficoltà, gli altri fidano sulla
rappacificazione interna.
Intanto Dario Scannapieco, ormai certo della riconferma, si fa
intervistare dal Corriere e dice di “attendere con rispetto” le
scelte del governo. Il ragioniere generale dello Stato, Biagio
Mazzotta, è sempre più in bilico e il Corriere scrive che non
c’è certezza sul suo approdo alla presidenza Fs.
Si chiude il Salone del Mobile tornato a invadere Milano, ma i
buyer sono di molto inferiori a quelli dell’edizione pre Covid
(allora guidata dall’attuale presidente di Confindustria
Emanuele Orsini).
La famiglia Brugola si ricompra l’azienda che ha dato il nome
alla chiave e alla vite (appunto “a brugola”) si ricompra
l’azienda. Sul Sole.
Il Napoli perde con l’Empoli e si allontana dall’Europa.
Stasera il derby di Milano che può,assegnare in caso di vittoria
lo scudetto all’Inter. Zang intanto ha ottenuto un finanziamento
di 400 milioni per sanare i debiti e tenersi la squadra. Leclerc e
Sainz ai ferri corti, ma partono sesto e settimo al Gran Premio
di Cina.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Monologo di Scurati
cancellato dalla Rai. L’attacco di Meloni. Il caso del testo sul
25 Aprile. Insorge l’opposizione. E la leader lo pubblica. Viale
Mazzini nega la censura «Difetto di comunicazione». Tace l’ad
Sergio. Le mail della conduttrice, il nodo par condicio.
L’annullamento è delle 16.54, delle 17.41 la notizia della
presenza a titolo gratuito. (Antonella Baccaro, Corriere della
Sera)
La Rai censura Scurati e il 25 Aprile. Meloni lo attacca. Lui:
“È violenza”. Il caso sollevato dalla conduttrice Serena
Bortone. Le opposizioni insorgono, mentre l’Azienda parla di
“questioni economiche” Ma è smentita da un documento. Alle
accuse della premier, che pubblica il suo monologo su
Facebook, replica il premio Strega. (Giovanna Vitale,
Repubblica)
La Rai cancella Scurati Meloni: «Lo pubblico io». Alla fine
tocca a Giorgia Meloni provare a metterci la cosiddetta
“toppa” pubblicando il testo di Antonio Scurati sul 25 aprile.
La premier lo fa con un post su Fb nel tardo pomeriggio. Da
ore sui social e sui principali media campeggia lo scontro sulla
scelta della Rai di cancellare il monologo dell’autore di «M.Il
figlio del secolo» che sarebbe dovuto andare in onda ieri sera
su RaiTre. «In un’Italia piena di problemi, anche oggi la
sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta
censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile»,
scrive la premier. Era stata in mattinata la stessa conduttrice
del programma, Serena Bortone, a rivelare «sgomenta» su
Instagram di aver appreso «per puro caso» solo venerdì sera,
ventiquattr’ore prima della messa in onda, che la Rai aveva
annullato il contratto con Scurati, aggiungendo di non essere
riuscita ad ottenere «spiegazioni plausibili». (Il Sole 24 Ore)
L’ad: «Nessuno mi ha informato di cosa stava accadendo. Ho
chiesto una relazione, saranno presi provvedimenti drastici».
Stavolta la toppa è peggio del buco. A Palazzo Chigi si corre ai
ripari, a viale Mazzini diranno che è colpa dell’ultimo
burocrate della Rai che mette sulla stessa bilancia uno scrittore
come Antonio Scurati con l’ultimo corrispondentino della
provincia, altri rilanceranno che mille 800 euro per un testo di
un minuto (o poco più) sono troppi soldi ed è eticamente
sbagliato, e altri ancora che dietro la manina del burocrate
impiegato c’è invece la mano lunga di chi muove i fili di viale
Mazzini per conto della premier Giorgia Meloni. Tutto e il
contrario di tutto. C’è un dato che però non sfugge: se Giorgia
Meloni “corre” ai ripari pubblicando sui suoi profili social il
testo della scrittore c’è allora il segno che chi governa e, forse,
pensa di governare in futuro la Tv pubblica per conto della
destra è più realista del re. E forse dannoso per il re, in questo
caso la regina. Certamente, chiunque abbia mosso le fila, se
c’è un regista, perché se non ci fosse sarebbe anche peggio, è
un «dilettante alla sbaraglio» si commenta nel quartier
generale della Rai. Ma se l’Amministratore delegato, Roberto
Sergio non sapeva «di quanto è accaduto o stava accadendo»,
qualcun altro certamente sapeva. (Paolo Festuccia, La Stampa)
Franco Cardini: “Telemeloni è la variabile di destra, della
deriva del politicamente corretto”. Lo storico Franco Cardini è
un cultore della provocazione, nulla, guardato in controluce, è
come sembra. Sulla censura, però, è netto. «Se davvero basta
evocare Matteotti per essere silenziati, altro che 1924» dice a
La Stampa. Che ci sia dietro Giorgia Meloni però, non lo
convince. Pensa piuttosto al bavaglio come deriva del
politicamente corretto e come iniziativa degli «ipermeloniani,
collaboratori senza cultura». Dopo Saviano, le polemiche post
Sanremo, il caos sulla par condicio. Adesso il caso Scurati. Era
davvero così pericoloso il suo monologo? «Non trovo
spiegazioni alla censura, sono in disaccordo con Scurati su
molte cose ma il punto grave oggi è la censura. Si sta
verificando purtroppo quel che prevedevo da tempo. Temevo
che la via del politically correct avrebbe fatalmente portato ad
azioni censorie. Quando si glorifica la tolleranza, quando si
punta alla perfezione e a una società irreprensibile, quando si
crea un sistema in cui, com’è da alcuni anni da noi, diventa
impossibile mancare di rispetto a qualcuno si finisce
automaticamente con la censura. È il tragico destino delle
utopie, basti pensare che con le migliori intenzioni gli
illuministi hanno combinato la rivoluzione francese…».
(Francesca Paci, La Stampa)
La sinistra fabbrica un martire. Il monologo che lo scrittore
avrebbe dovuto pronunciare terminava così: «Mentre vi parlo,
siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione
dal nazifascismo. La parola che la presidente del Consiglio si
rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti
di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o
di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà
pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo
continuerà a infestare la casa della democrazia italiana». La
Bortone poi lo ha letto in apertura della trasmissione ieri sera,
sottolineando che gli è stato dato gratuitamente dallo scrittore
e esprimendo il suo «dissenso». Le ha fatto da spalla il
segretario della Cgil Landini che ha stigmatizzato la vicenda,
invocato la libertà di espressione e allargato il discorso alla
critica della politica sociale del governo, dall’aborto ai salari al
precariato. Da parte loro, i manager Rai sostengono che la
presenza dell’intellettuale non è mai stata messa in discussione,
tanto che il suo nome compariva già nei comunicati stampa di
lancio della puntata. (Laura Rio, Il Giornale)
Nel servizio pubblico vero di una democrazia normale, altri
bravi scrittori di diverso orientamento andrebbero serenamente
in onda a dire peste e corna di Schlein, Renzi, Calenda (di
Conte lo fanno da sempre le reti di destra e di sinistra). Gli
interessati magari si lamenterebbero, ma poi si
rassegnerebbero come faceva la Thatcher con la Bbc: “Non mi
piace, ma non posso farci nulla”. Purtroppo non siamo una
democrazia normale anche perché la Rai è di proprietà del
governo grazie alle leggi Gasparri (centrodestra) e Renzi (Pd).
Ergo le reti, i tg e i talk sono in gran parte in mano al governo
(non tutti, come nei fulgidi anni di Renzi e Draghi, ma quasi).
(Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)
Ecco come la Rai è cascata nel trappolone antifascista. Lo
scrittore s’accorda con Rai 3 per un monologo gratuito sul 25
aprile, poi vuole soldi per insultare il premier. La trattativa
salta, il Pd ne fa un martire. Giorgia Meloni chiude i conti
pubblicando il «discorsetto» su Facebook. Il breve monologo
dello scrittore Antonio Scurati sul 25 aprile, previsto ieri sera
nella puntata del programma Chesarà di Rai Tre non è andato
in onda scatenando la più classica delle bufere politiche
organizzate e cavalcate dalla sinistra. È la stessa conduttrice
della trasmissione Rai Serena Bortone a dare la notizia in
mattinata con un post su Instagram: «Ho appreso ieri sera, con
sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato
annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni
plausibili». La polemica si gonfia a ritmi velocissimi. Le
risposte arrivano dal direttore dell’approfondimento Paolo
Corsini: «Nessuna censura. La partecipazione di Antonio
Scurati alla trasmissione Chesarà, condotta da Serena Bortone,
non è mai stata messa in discussione, come dimostrano i
comunicati stampa e gli elenchi ospiti ad uso interno». I
componenti della commissione Vigilanza Rai di Fdi chiedono
ulteriori chiarimenti, ma di natura diversa: «Si deve accertare
se corrisponde al vero che per leggere un monologo di circa un
minuto sul 25 aprile la Rai avrebbe dovuto pagare circa 2.000
euro. Riteniamo che sia importante accertare se la mancata
messa in onda sia da addebitare a una scelta editoriale o
piuttosto economica». Il vero motivo per cui Scurati non ha
partecipato alla trasmissione della Bortone è perché non
accettava di parlare per un minuto per meno di 1.800 euro,
dopo aver inizialmente accettato di farlo gratuitamente.
(Flaminia Camilletti, La Verità)
Il compenso concordato. La replica alla premier: «Contro di
me violenza». L’autore: «Ero da silenziare». Treni e hotel già
riservati. Era «in linea» con quella riconosciuta ad altri scrittori
ospiti dello stesso programma. (Antonio Carioti, Corriere della
Sera)
Scurati censurato, Schlein: “Rai megafono del potere, questo
non è più servizio pubblico”. “Una vicenda grave”, commenta
la segretaria del Pd, che, intervistata d Maurizio Molinari a
Repubblica delle Idee, annuncia anche la candidatura di
Cecilia Strada come capolista del Pd nel Nordovest. (Dario del
Porto, Repubblica)
Antonio Scurati su Repubblica: Il testo di Scurati censurato
dalla Rai: “Governo Meloni post fascista. Repubblica pubblica
in versione integrale l’intervento dello scrittore che avrebbe
dovuto leggere durante la trasmissione “Che sarà” alla vigilia
della Liberazione.
Maurizio Molinari su Repubblica: Meloni e il tabù
dell’antifascismo. La decisione della Rai di impedire ad
Antonio Scurati di pronunciare il monologo sul 25 Aprile
costituisce per la premier un imbarazzante corto circuito.
Concita De Gregorio su Repubblica: Caso Scurati, il pericolo
dell’indifferenza. Non si compra il silenzio, non si corrompe,
non si mette a tacere la parola altrui. Anche questo, celebra il
25 Aprile. Che non è una festa di sinistra: è la festa di tutti gli
italiani liberi dal giogo delle dittature.
Europee, la corsa nel centrodestra. Forza Italia sceglie, ora
tocca a Meloni. Tajani capolista in tutte le circoscrizioni tranne
le Isole dove si candiderà Caterina Chinnici. Il ministro primo
big a sciogliere la riserva, Salvini ha già detto che non si
candiderà. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)
«Il mio obiettivo a giugno è il 10%. Voglio prendere voti a
sinistra». Tajani: il Ppe candida von der Leyen. Draghi? Non
metto nomi sulla graticola. Metto in campo 30 anni di
esperienza europea. Salvini parla di scelte per la pace? Ciascun
partito cerca consensi, ma siamo tutti per la pace. (Giuseppe
Sarcina, Corriere della Sera)
Da Bonaccini a Strada, i candidati pd. La mossa di Schlein
sulla tv pubblica. Il peso delle correnti. La leader potrebbe
decidere di non avere un rappresentante nel cda Rai. Renzi
sceglie di non correre mentre Calenda deciderà dopodomani.
(Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
La linea di Emiliano «per non interferire con gli accertamenti»
sul giallo dell’sms. Le verifiche del governatore sugli
assessori. I suoi collaboratori negano che Emiliano abbia
ricevuto avvisi di garanzia. Il governatore ha chiesto di
escludere sospetti anche sui suoi uomini più fedeli. (Francesco
Strippoli, Corriere della Sera)
I veri conti del Def. Servono 30 miliardi per confermare le
misure senza far salire il debito. Le stime su crescita e
inflazione sono ottimistiche. In uno scenario più prudente, a
politiche invariate, il debito/Pil salirebbe di oltre 5 punti alla
fine del 2026. Serve un aggiustamento. (Repubblica)
Superbonus e conti pubblici, Mazzotta sempre più in bilico. Le
indiscrezioni sul passaggio del ragioniere generale dello Stato
alla presidenza Fs. (Mario Sensini, Corriere della Sera)
Francesco Giavazzi sul Corriere: Una ricetta Hamilton per
l’Europa. Il debito comune e la «cura» del primo segretario del
Tesoro americano. La lezione è che un debito pubblico comune
non solo consente di creare uno Stato forte. Ma aiuta anche a
trasformare un’entità politica in uno Stato, obbligando i nuovi
cittadini a comporre interessi talora contrapposti.
Salute e ambiente nelle città Sfida dei sindaci sulla
sostenibilità. I primi cittadini padani si confrontano domani a
Milano con Asvis e C40 Cities. (Diana Cavalcoli, Corriere
della Sera)
Lavoratrici in menopausa, addio all’impiego se non ci sono
aiuti in ufficio. La maggior parte delle donne non ha sostegni e
così i disagi dell’età diventano la seconda causa di abbandono,
dopo la maternità. Intanto aziende come Astra Zeneca, Bbc,
Tesco e Royal Mail aderiscono ai programmi di aiuto sindacali
anche perché il costo finanziario dei giorni di malattia è
altissimo. (Irene Maria Scalise, Repubblica)
Gli altri temi del giorno
Netanyahu valuta le prossime mosse «Bombardata» base sciita
in Iraq. Mistero sull’esplosione vicino a Bagdad. Erdogan
riceve Haniyeh (e viene criticato da Katz). Gli Usa dovrebbero
annunciare sanzioni contro un battaglione dell’esercito
israeliano. (Davide Frattini, Corriere della Sera)
Israele e Iran: nemici perfetti. L’uno vede nell’altro la
minaccia principale e il decisivo fattore di legittimazione.
Teheran va verso l’arma nucleare. Lo Stato ebraico deve
superare le divisioni interne. (Carlo Bonini, Repubblica)
Usa, ok della Camera agli aiuti per Kiev. Zelensky ringrazia:
«Salveranno vite». Sbloccati i 61 miliardi, a lungo ostaggio dei
trumpiani. «I deputati hanno inviato un messaggio chiaro sul
potere della leadership americana». (Marta Serafini, Corriere
della Sera)
Guerra Russia Ucraina, ok della Camera Usa a 60 miliardi di
aiuti per Kiev. Il provvedimento è passato con 311 sì e 112 no.
I democratici hanno votato in maniera favorevole in blocco
mentre i repubblicani si sono spaccati con 101 voti a favore e
112 contrari. «Oggi, i membri di entrambi i partiti alla Camera
hanno votato per promuovere i nostri interessi di sicurezza
nazionale e inviare un messaggio chiaro sul potere della
leadership americana sulla scena mondiale», ha affermato Joe
Biden ringraziando tutti coloro che «si sono riuniti per
rispondere alla chiamata della storia». Il presidente americano
ha poi esortato il Senato «a inviare rapidamente il pacchetto
sulla mia scrivania in modo che io possa firmarlo come legge e
possiamo inviare rapidamente armi ed attrezzature all’Ucraina
per soddisfare le loro urgenti esigenze sul campo di battaglia».
Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov,
«l’approvazione da parte della Camera dei Rappresentanti degli
Stati Uniti di un nuovo pacchetto di aiuti rovinerà
ulteriormente l’Ucraina, causando la morte di più ucraini per
colpa del regime di Kiev».(La Stampa)
I funzionari Usa calcolano il vantaggio militare russo tra 5 a 1
e 10 a 1, mentre gli ucraini lo stimano 7 a 1. Una recente
analisi dello statunitense Istituto per lo Studio della Guerra
(Isw) conferma che “le capacità di difesa aerea ucraine
rimangono limitate e degradate, e questo consente agli aerei
russi di operare liberamente e avanzare in modo relativamente
rapido”, determinando i tempi e i luoghi degli attacchi. Come
dimostrato dalle incursioni dei giorni scorsi di alcuni velivoli
russi Su-25 e Su-34 a bassa quota vicino a Chasiv Yar, nel
Donetsk, che hanno colpito posizioni ucraine agevolando
l’avanzata delle truppe russe. Secondo Isw, il fatto che abbiano
potuto operare a circa 100 chilometri di profondità nello spazio
aereo ucraino senza subire perdite significative dimostra che
“le difese aeree ucraine nell’area sono attualmente insufficienti
per scoraggiare o impedire agli aerei russi di operare in prima
linea”. Peccato che un terzo dei fondi Usa (23,2 miliardi)
resterà in casa, per riapprovvigionare i magazzini Usa, in parte
svuotati proprio per fornire assistenza all’Ucraina. Il resto sarà
distribuito in due direzioni: 13,8 miliardi di dollari per
l’acquisto di sistemi d’arma avanzati, prodotti e servizi per la
difesa dell’Ucraina, 11,3 miliardi di dollari invece per le
operazioni militari Usa in corso in Europa. L’aiuto finanziario
diretto al bilancio ucraino sarà di 7,85 miliardi di dollari ma
sotto forma di prestito che potrà essere cancellato dal
presidente, dopo le elezioni del 5 novembre. (Sabrina
Provenzani, Il Fatto Quotidiano)
Ben Jelloun: “Alla scuola la sfida di insegnare ai bambini la
tolleranza”. Dialogo tra lo scrittore franco marocchino e il
direttore Maurizio Molinari a Repubblica delle Idee. (Bianca
de Fazio, Repubblica)
Mobilità dei giovani, no di Londra «Dopo la Brexit non è
permessa». Sunak esclude accordi con l’Europa: fra 18 e 30
anni intese bilaterali per i visti. (Paola De Carolis, Corriere
della Sera)
«La sinistra è finita nel 1980. D’Alema premier? Per fare la
guerra serviva un postcomunista». Bertinotti (commosso) e la
marcia dei 40 mila «Lama a Roma disse: abbiamo perso,
scriva Romiti il comunicato, io lo firmerò». Quando dissi che
il segretario non doveva fare come sempre, ma essere netto nel
suo intervento. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)
È ancora scontro sull’aborto. Il Vaticano: bene i sostegni alla
vita. Il governo porrà la fiducia. La ministra Locatelli:
riflessioni, ma non si torna indietro sulla 194. (Margherita De
Bac, Corriere della Sera)
La ginecologa Alessandra Kustermann: “I pro-vita vanno
tenuti fuori quando una donna decide se abortire”. “Tutte,
anche quelle che votano a destra, sanno bene che può capitare
di restare incinte in condizioni del tutto sfavorevoli”. (Brunella
Giovara, Repubblica)
L’isola dove l’aborto resta reato. A Malta l’interruzione di
gravidanza è consentita solo se la vita della gestante è in
pericolo secondo tre medici, ma è negata anche in caso di
malformazioni: «Ero una bara vivente, mia figlia è morta
un’ora dopo la nascita». Chi può va all’estero, molte si
procurano le pillole online. (Monica Ricci Sargentini, Corriere
della Sera)
“Le città sono dove nasce la democrazia”. Alla Repubblica
delle Idee di Napoli, il confronto tra il presidente della
Triennale di Milano Stefano Boeri e il curatore della prossima
Biennale Architettura Carlo Ratti, intervistati da Maurizio
Molinari. Non c’è nessuna speranza di affrontare il tema del
cambiamento climatico se non lavoriamo sulle diseguaglianze.
Con i dati che ci mette a disposizione oggi l’intelligenza
artificiale possiamo progettare meglio ed eliminare i ghetti non
solo fisici. (Antonio Ferrara, Repubblica)
Aborto, migranti e più precari tutte le forzature del decreto
Pnrr. Il provvedimento, criticato dalla Ue, è diventato lo
strumento per favori alle lobby. (Giuseppe Colombo,
Repubblica)
Repubblica intervista il Volo: “Ci hanno dato dei montati
perché raccontavamo gli incontri con le star. Ora stiamo zitti. I
soldi servono a far felici le persone care, ma guai a diventarne
vittime. E vi raccontiamo le nostre paure”. Luigi Fontana,
figlio del grande cantante su Repubblica: “Mio padre Jimmy
Fontana, un genio deluso: il successo con ‘Il mondo’, poi il
tradimento con ‘Che sarà’.
Aldo Cazzullo intervista sul Corriere Arrigo Cipriani: «A 92
anni si arriva senza cenare e grazie all’amore: lei ne ha 40 di
meno, io dopo l’operazione alla prostata sono ancora forte». Il
proprietario del celebre Harry’s Bar di Venezia: «Mi hanno
fermato in auto a 200 all’ora. Gli chef stellati? Si
estingueranno come i dinosauri».
Bitcoin, l’halving è arrivato. Così la criptovaluta dimezza la
sua inflazione. Ecco come funziona. Da questa notte,
dimezzata la ricompensa per i “miner” che scoprono nuove
valute. Resteranno solo i più efficienti. Le conseguenze sul
prezzo. (Raffaele Ricciardi, Corriere della Sera)
Gli Anniversari
753ac, secondo la leggenda Romolo fonda Roma
1503, la Spagna conquista il Regno di Napoli
1509, Enrico VIII re d’Inghilterra
1519, Cortés sbarca a Veracruz
1731, muore a Moorfields Daniel Defoe
1884, Leone XIII contro la massoneria
1910, muore a Redding Mark Twain
1918, abbattuto e ucciso il Barone Rosso
1924, muore a Pittsburg Eleonora Duse
1940, Mussolini comincia a parlare di guerra
1942, entra in vigore in Italia il nuovo Codice civile
1945, Bologna liberata dagli alleati
1960, ufficialmente inaugurata Brasilia
1967, Grecia: colpo di Stato dei colonnelli
1976, Antelope Cobbler è il nome di un premier
1977, Roma: ucciso l’agente Settimio Passamonti
1978, disarmo: Usa e Urss discutono del Salt 2
1980, debutta in tv Mixer di Minoli
1989, Nintendo lancia il Game Boy
1990, Giovanni Paolo II in Cecoslovacchia
1994, prima scoperta di pianeti extra solari
1997, primo uomo a essere sepolto nello spazio
2004, attentanti suicidi a Bassora: 68 morti
2004, autobomba in Arabia Saudita: 4 morti
2004, crittografia quantistica: primi fondi trasferiti
2006, abdica il re del Nepal Gyanendra
2006, il Montenegro diventerà indipendente
2016, Prince muore a Chanhassen
Nati oggi
1729, Caterina II di Russia
1772, Antonio Niccolini
1836, Edoardo Sonzogno
1850, Franco Tosi
1864, Max Weber
1889, Pietro Calamandrei
1915, Anthony Quinn
1916, Giacomo Mancini
1919, Licio Gelli
1926, Elisabetta II
1928, Mario Formenton
1930, Silvana Mangano
1940, Livia Pomodoro
1945, Vincenzo Paglia
1947, Iggy Pop
1948, Gino Strada
1966, Ilaria Capua
1974, Simona De Mita
Si festeggiano San Corrado e Sant’Anselmo

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