La nota del 20 giugno

“Impara ciò che deve essere preso sul serio e ridi del resto” (Herman Hesse, Il lupo della steppa)

L’autonomia differenziata è notizia di ieri mattina presto, e i giornali le dedicano 24 ore dopo tutto lo spazio che merita, con le solite divaricazioni di schieramento: Repubblica ha ormai definitivamente scelto di essere l’organo dell’opposizione e già si sposta sul referendum abrogativo che propone il Pd. Il Fatto se ne disinteressa, salvo l’articolo di Travaglio che mette nello stesso calderone autonomia, premierato e riforma della giustizia, e poi ha un articolo di Gianfranco Viesti su come non applicare la legge appena approvata. I quotidiani di destra esultano anche se il Giornale lo fa con più moderazione del previsto anche perchè ha un’intervista con Giorgia Meloni, che è intervenuta alla festa dei suoi 50 anni.

Intanto e’ ufficiale la procedura d’infrazione Ue sui conti di Italia, Francia e altri cinque paesi. Servirà una manovra 2025 da almeno 32 miliardi, 10-12 per ridurre il deficit dello 0,5 per cento, il resto per confermare tagli del cuneo e altri sgravi. I margini di movimento sono dunque pressochè nulli. E nessuno conosce le risorse necessarie per i Lep, che certamente verrano rinviate. La cosa era nota da marzo ma la comunicazione formale della procedura d’infrazione Ue per sette paesi europei tra cui Italia e Francia è arrivata ieri. Giorgetti un pò di conti li aveva fatti e si è preoccupato di confermare il taglio del cuneo, quello fatto sinora.

E’ interessante seguire le conclusioni di Francesco Giavazzi nel fondo del Corriere: “nelle Regioni che hanno un gettito in calo, perché stanno perdendo abitanti o comunque si stanno impoverendo, lIva trattenuta non basterà, e quindi dovrà intervenire lo Stato (perché le spese regionali sono determinate dai «livelli essenziali delle prestazioni» che saranno uguali per tutti, e quindi non possono essere tagliate). Invece, nelle regioni dove il gettito Iva cresce più rapidamente ci sarà un eccesso che rimarrà alla Regione la quale potrà impiegarlo per altre spese. Leffetto aggregato è che lo Stato dovrà intervenire nelle regioni con gettito in calo, senza avere le risorse necessarie per farlo, che rimangono alle regioni con gettito in crescita più della media. Del problema si è accorto il ministro

Calderoli che ha cercato di porvi riparo con un emendamento. Questo prevede che quel 2%, nel nostro esempio, sia rinegoziato fra lo Stato e la Regione anno per anno: una trattativa politicamente difficile in cui io temo che a perderci sarà lo Stato. Domani, quando tutte le informazioni saranno disponibili, la politica di bilancio non tornerà al centro del dibattito politico. Continuerà ad occuparsene il ministro Giorgetti, il quale, io penso, fra le preghiere della sera inserisce una supplica al buon Dio di mandarlo a Bruxelles, sollevandolo da un incarico per il quale si prospettano tempi bui”.

Giavazzi continua così: “Ma sono problemi che riguardano anche le imprese: che accadrà alle norme sulla concorrenza che  il  Pnrr  impegna  il  governo  ad  attuare  annualmente seguendo almeno alcune delle raccomandazioni dellAutorità antitrust? Si discuterà invece della riforma della Giustizia, e poi comincerà la preparazione del referendum costituzionale sul «Premierato». Tutti argomenti certamente più importanti del bilancio, ma non per un imprenditore che deve fare delle scelte che dipendono da ciò che decide il suo socio di maggioranza, lo Stato, al quale versa la quota maggiore del suo margine operativo lordo”.

I parlamentari della Calabria, capeggiati dal presidente della regione, Occhiuto (che ha così spaccato Forza Italia), non hanno votato l’autonomia differenziata.

Crescita, il Sud batte il Nord nel periodo 2020-2023 secondo i dati Svimez: più 3,7 il Pil (Italia più 3,5). La Campania fa più 4,9 nello stesso periodo. Secondo il Sole nel 2022-2023 l’inflazione ha annullato 10 anni di tagli Irpef. Secondo i Vescovi, l’Italia è al massimo storico della povertà, 5,8 milioni di poveri (Istat) e sono in aumento.

Meloni alla festa del Giornale dice che “o c’è l’accordo in Consiglio Ue sulle nomine alla Commissione oppure vi saranno sorprese”. Sholz e Macron vogliono chiudere prima delle elezioni francesi. I giornali oggi danno Fitto favorito come commissario.

Gli ex grillini sono ufficialmente divisi tra chi sta con il fondatore Grillo e chi difende Conte, lotta tra giganti.

Il Fatto apre con una intervista al grillino Scarpinato, ex pm, il quale accusa Nordio per le norme che consentiranno agli ispettori del ministero di conoscere gli accessi dei pm alle banche dati.

Guido Barilla difende sul Corriere Union Food, l’alleanza dei grandi marchi internazionali dell’agroalimentare e dice (in risposta all’attacco di Coldiretti) che compreranno per il 70 per cento prodotti agricoli italiani.

Slittano di una settimana le nomine a Cdp e Ferrovie poichè su queste ultime non vi è ancora un accordo complessivo insieme alla scelta di Donnarumma.

Mf fa il nome di Teo Luzi, attuale comandante dei Carabinieri, come presidente di Fincantieri al posto di Graziano.

Mediaset conferma Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi al vertice per i prossimi tre anni.

Muore Singh Satnam, l’immigrato che aveva perso un braccio e che era stato abbandonato con l’arto in una scatola. La Stampa titola a ragione “Morte di uno schiavo” e ci si augura che il responsabile venga colpito.

Netanyhau si fa intervistare da Repubblica e dice che Israele difende l’Europa da Hamas e Iran. Gli Usa bloccano l’invio a Tel Aviv di 50 jet. Putin e il nordcoreano Kim siglano l’alleanza: cibi russi in cambio di armi e munizioni.

Stasera Spagna-Italia agli Europei di Germania, partita decisiva per andare avanti nel torneo.

Francesco Totti deve pagare un milione e mezzo di Iva non versata per cinque anni. Lo scrive Repubblica Roma.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. LAutonomia ora è legge. Il sì tra bandiere e proteste. Lega col vessillo della Serenissima, opposizione col Tricolore. Salvini esulta, tensioni con FI. Critiche della Cei. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

L’Autonomia leghista è legge. L’opposizione: “Referendum”. Ok alla riforma con una forzatura notturna: assenti metà dei forzisti. Meloni: “Basta assistenzialismo”. Schlein: “Piega la testa a Salvini, spacca l’Italia”. Pronti ricorsi alla Consulta. Il centrosinistra unito raccoglie le firme. (Giovanna Vitale, Repubblica)

Michele Ainis su Repubblica: La Costituzione a pezzi. Una riforma al giorno: martedì il premierato, mercoledì l’autonomia differenziata. Ma mancano gli equilibri tra i poteri.

Zaia: «Siamo usciti dal Medioevo. L’autonomia un punto storico per noi leghisti». Il presidente leghista del Veneto risponde alle critiche: con l’autonomia ci saranno vantaggi per tutti. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Giani: «L’Autonomia? Zero dialogo, testo sbagliato. Dalle regioni Pd faremo muro». Il governatore toscano: crea disparità, spero ci siano le condizioni per un ripensamento del governo. (Luca Gasperoni, Corriere della Sera)

La Commissione europea boccia la legge sull’Autonomia: “Rischi per la coesione e le finanze”. Pubblicato il “Country report 2024” con le raccomandazioni sulle «politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio dell’Italia». L’Ue boccia senza appello il ddl Calderoli: “Rischio di aumento disuguaglianze regionali». (Antonio Fraschilla, Repubblica)

Le opposizioni (stavolta tutte) alla battaglia del referendum. Annunciata la raccolta firme per abrogare la riforma. C’è anche l’appello di Renzi. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

I leader dei partiti che martedì erano in piazza Santi Apostoli a Roma si sono già confrontati per avviare un’azione congiunta per la raccolta delle firme contro l’autonomia. E ora a Pd, M5s, Avs e +Europa si aggiungono anche Italia Viva e Azione. Matteo Renzi, che con i referendum costituzionali ha un rapporto particolare, ha fatto sapere di essere pronto a impegnarsi nella raccolta delle firme. «Chiederò alle oltre duecentomila persone che hanno messo il mio nome sulla scheda elettorale di firmare il referendum abrogativo contro l’autonomia differenziata – annuncia l’ex premier –. È un provvedimento che non serve al Nord e che fa male al Sud. Una follia istituzionale». In campo anche il partito di Carlo Calenda, da dove si dicono «pronti a unirsi alla battaglia referendaria», anche se «va considerato il quorum necessario e allo stesso tempo evitare di fare regali alla maggioranza». Sul punto, il segretario di + Europa, Riccardo Magi, fa notare che «il governo da due anni deve realizzare la piattaforma per consentire ai cittadini di firmare con firma digitale per i referendum. Forse ha paura che centinaia di migliaia o milioni di firme arrivino proprio a partire dalle proposte sull’autonomia o sul premierato». (Niccolò Carratelli, La Stampa)

Sud, opposizioni, Chiesa. La trappola perfetta per l’azzardo di Meloni sull’autonomia. Gli elettori moderati del centrodestra sono schierati contro il progetto anche al Nord. La premier ora rischia l’“effetto” Renzi più che per il premierato. (Carmelo Lopapa, Repubblica)

In passato la sinistra provò a introdurre premierato e autonomia differenziata, eppure ora fa le barricate. È la solita ipocrisia: le opinioni cambiano a comando, mentre la Carta è intoccabile solo quando fa comodo. Qualche lettore mi chiede lumi sul libretto verde dei pensieri di Achille Occhetto che ho mostrato l’altra sera in tv, ospite del talk di Bianca Berlinguer. Non ho difficoltà a fornirli. È un volumetto che sintetizza il programma elettorale del Pds del 1994, anno della famosa sfida con Silvio Berlusconi. Lo pubblicò L’Unità, 98 pagine che in copertina recano la seguente scritta: «Per ricostruire un’Italia più giusta, più unita, più moderna». Occhio alla premessa di un Paese più unito e più moderno, perché a pagina 31 c’è la proposta di una riforma dello Stato che metta fine al centralismo, attribuendo più poteri alle Regioni e una capacità di imposizione tributaria che consenta una ripartizione delle entrate tra governo centrale e governi decentrati. Vi dice qualche cosa tutto ciò? Si tratta semplicemente dell’autonomia regionale che ora, con bandiere tricolori e libretti rossi della Costituzione, il Pd contesta sostenendo che la riforma rappresenterebbe la fine della Stato unitario. Stupiti? (Maurizio Belpietro, La Verità)

Bianchi “Criterio opposto al Pnrr. La spesa storica cristallizza i ritardi”. Intervista al direttore generale della Svimez, l’associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno. (Rosaria Amato, Repubblica)

Rischia di essere più pesante del previsto la correzione dei conti che verrà richiesta dalla Commissione europea al governo. Come previsto, ieri l’esecutivo Ue ha annunciato che la procedura per deficit eccessivo «è giustificata» per l’Italia: entrerà quindi nel «braccio correttivo» e dovrà assicurare un aggiustamento di bilancio annuo pari «almeno allo 0,5% del Pil» in termini strutturali (vale a dire al netto delle misure una tantum e del ciclo economico). Ma questo è soltanto il livello «minimo» dello sforzo richiesto dal nuovo Patto di Stabilità: secondo quanto risulta a La Stampa, la situazione critica dei conti richiederà con ogni probabilità una correzione annua maggiore, pari allo 0,6% del Pil, vale a dire più di 12 miliardi, per i prossimi sette anni. Questo nella migliore delle ipotesi: se l’Italia non offrisse le riforme e gli investimenti necessari per ottenere il prolungamento del percorso di aggiustamento, la correzione annua richiesta sarebbe addirittura dell’1,1% del Pil: 22 miliardi l’anno per i prossimi quattro anni. La Commissione non ha ancora messo nero su bianco l’entità della sua raccomandazione: lo farà soltanto a novembre, ma già domani trasmetterà a Roma in via riservata la traiettoria tecnica di riferimento con le simulazioni in caso di aggiustamento su 4 o 7 anni. (Marco Bresolin, La Stampa)

Nella finanziaria 2025 deficit al 4%. Il governo evita strappi con l’Europa. Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sapevano cosa li avrebbe aspettati il giorno dopo le Europee. Sapevano che il compromesso sul nuovo Patto di stabilità sarebbe costato un prezzo, e che l’autunno avrebbe portato grane. Il caso ha voluto che la fine di quattro anni di spesa senza limiti abbia coinciso con la nuova legislatura europea. A formalizzare la richiesta di correzione dei conti per il 2025 – avverrà in novembre – sarà ancora Paolo Gentiloni, in mezzo agli scatoloni. Al più tardi a Natale si insedierà la nuova Commissione europea, quella oggetto delle complesse trattative di queste ore fra i leader. Di sicuro c’è che l’Italia, il Paese che l’anno scorso ha segnato il deficit di bilancio più alto dell’Unione, il Paese che ha investito duecento miliardi in bonus edilizi senza tenere a lungo conto dei redditi dei beneficiari, dovrà tornare ad una gestione prudente dei conti. Nelle conversazioni fra i tecnici, i numeri che verranno sono il segreto di Pulcinella. Nel Documento di economia e finanza fin qui rimandato – e che probabilmente vedrà la luce in settembre – il ministro del Tesoro proporrà alla Commissione un deficit per il 2025 fra il 4 e il 4,2 per cento, poco più basso del 4,3 per cento previsto per quest’anno nei documenti di bilancio dello scorso autunno, più alto del 3,6 ipotizzato per l’anno prossimo nell’ultimo documento di finanza pubblica. (Alessandro Barbera e Francesco Olivo, La Stampa)

Giorgetti: mossa ampiamente prevista avanti con correzioni responsabili. Il ministro del Tesoro: il taglio del cuneo fiscale è un obbligo e sarà confermato. «In materia di finanza pubblica il modello Lsd, lassismo, sussidi, debito, è un’illusione». (Andrea Ducci, Corriere della Sera)

Affondo di Meloni sulle nomine Ue: c’è chi vuole deciderle a tavolino. La leader rivendica «un ruolo di massimo rango per l’Italia». «Il Ppe non insegua la sinistra». «Qualche sorpresa potrebbe arrivare sulle maggioranze sui dossier a Strasburgo». (Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera)

Massimo Franco sul Corriere: L’orizzonte di un conflitto permanente tra i partiti. Si profila una legislatura condizionata dalle campagne referendarie: della maggioranza di governo e delle opposizioni. E dunque con un Parlamento non solo destinato a una continua sovrapposizione e sostituzione con le «piazze», ma prigioniero di una logica dello scontro nel quale a prevalere saranno le posizioni più estreme. La decisione delle opposizioni di organizzarne uno contro il primo «sì» all’autonomia regionale festeggiata ieri dalla Lega era prevista. Come si staglia su un orizzonte più lontano quello sul premierato, accarezzato dal governo.

Trattative Ue, incognita socialista. I Conservatori superano i Liberali. Nasce il terzo gruppo del Parlamento. Il Ppe: restiamo noi maggioranza (anche senza Verdi). (Francesca Basso, Corriere della Sera)

Macron contro la sinistra. E lo stupro antisemita diventa un caso politico. Il presidente contesta l’idea di facilitare il cambio di sesso sui documenti. Lite sul significato dell’odio anti ebraico. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

Antonio Scurati su Repubblica: Suicidio assistito, la pietà dei giusti. Marco Cappato, Felicetta Maltese e Chiara Lalli rischiano 12 anni di carcere per aver aiutato un uomo di 44 anni affetto da sclerosi multipla a raggiungere la Svizzera per porre fine alla sua vita. Ecco perché la Corte Costituzionale deve assolverli.

L’inflazione del 2022-23 annulla dieci anni di tagli dell’Irpef. Due anni di inflazione in corsa sono bastati a mangiarsi gli effetti di un decennio di tagli all’Irpef. Il conto, impietoso, emerge dalle tabelle del capitolo fiscale nel ricchissimo rapporto annuale presentato ieri dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Gli analisti dell’Autorità parlamentare sui conti mettono a confronto il reddito disponibile oggi con quello del 2014, a parità di potere d’acquisto. Il risultato è il conto dell’impatto reale di un decennio avviato dal Bonus Renzi da 80 euro, proseguito con la sua estensione a 100 euro operata dal Governo Conte-2 per arrivare alle quattro aliquote targate Mario Draghi poi ridotte a tre per quest’anno dalla scorsa legge di bilancio del Governo Meloni. Ma il conto reale, che guarda al potere effettivo d’acquisto taglieggiato dall’inflazione, è negativo. Perché, come si legge nel Rapporto, i lavoratori dipendenti, cioè «i soggetti che hanno beneficiato maggiormente degli interventi normativi di riduzione dell’imposta nei dieci anni considerati, hanno ottenuto un vantaggio pari a circa il 3% del reddito imponibile. Questo beneficio viene tuttavia più che compensato se si tiene conto dell’effetto del drenaggio fiscale, pari a circa 3,6 punti percentuali». Per i pensionati, lo squilibrio è maggiore e arriva ad aumentare il carico fiscale a parità di potere d’acquisto dell’1%, mentre comprendendo anche le altre tipologie di reddito il risultato è un aumento del carico dello 0,72 per cento. Fra i dipendenti, a quota 25mila euro lordi annui gli interventi sull’Irpef hanno offerto 991 euro di reddito disponibile, ma l’inflazione del periodo ne ha chiesti 1.343 con un saldo negativo di 352. (Il Sole 24 Ore)

Deficit record per gli Stati Uniti: nel 2024 supererà il 6,7% del Pil. Il deficit di bilancio degli Stati Uniti salirà a 1.915 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2024, pari al 6,7% del Pil: verrà dunque superato il deficit pubblico dell’anno passato che si era attestato a 1.695 miliardi di dollari e sarà stabilito un nuovo record, il secondo consecutivo, se si escludono i bilanci necessariamente condizionati dalla pandemia da Covid. Mentre, senza correzioni, il debito nei prossimi dieci anni è destinato a raggiungere i 50.700 miliardi di dollari, pari al 122% del Pil. (Luca Veronese, Il Sole 24 Ore)

Redditometro, Forza Italia attacca il Mef: “Comanda il Parlamento”. Ma il Tesoro fa muro. Il senatore Gasparri accusa via XX settembre. Il viceministro Leo lavora a una revisione dello strumento anti evasione, ma non all’abolizione come chiedono gli azzurri. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Quota 100 fallisce sull’occupazione più pensionati che nuovi assunti. Tre giovani assunti per ogni pensionato di Quota 100. Ne era convinto l’allora vicepremier pentastellato Luigi Di Maio nel 2019. E pure l’altro vicepremier, il leghista Matteo

Salvini, che ipotizzava un milione di “quotisti” e un milione di giovani assunti, anche per giustificare una misura costosa che così si sarebbe autoripagata. Com’è andata? In modo un po’ diverso. . (Valentina Conte, Repubblica)

Corsa al bond «verde» dell’Enel: richieste per oltre 5,6 miliardi. Collocamento di 2 miliardi di obbligazioni sostenibili. Il «sustainability bond» è coerente con la strategia di azzerare le emissioni entro il 2040. (Marco Sabella, Corriere della Sera)

Pazzi di Nvidia, prezzi folli per i chip e si aspetta 18 mesi. Musk: “Sono più introvabili della droga”. Produrre un H100 costa 3 mila dollari, è in vendita a 30 mila, su eBay si trova a 100 mila. (Filippo Santelli, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Libano, Nasrallah alza la minaccia. Il leader di Hezbollah avverte Israele: «Guerra senza limiti». Poi diffida Cipro: non aiuti lo Stato ebraico. Riecco Netanyahu jr: difende il padre e diffama l’esercito. La replica del portavoce dell’Idf: menzogne. (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

Sale ancora la pressione sul confine fra Israele e Libano. Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha dichiarato in un intervento televisivo che «l’invasione della Galilea resta sul tavolo» in caso di nuove escalation nei combattimenti, agitando la minaccia di un nuovo bersaglio: Cipro, l’isola che oggi fa base di partenza per alcuni degli aiuti recapitati nella Striscia di Gaza. «Se Cipro aiuta Israele, diventerà parte della guerra» ha detto Nasrallah, aggiungendo che «non ci sarà alcun luogo» sicuro in Israele nella nuova fase delle ostilità. Le intimidazioni del leader libanese sono arrivate sullo sfondo dell’ennesimo scambio missilistico sull’asse fra Beirut e Tel Aviv, con le Israel defense forces (Idf) che registrano circa 25 razzi lanciati da Libano nel territorio del nord di Israele. Le Idf dichiarano di aver risposto bersagliando siti dei miliziani libanesi nel Sud del Paese. Hezbollah ha denunciato la morte di tre suoi esponenti nell’ultimo raid delle Idf. (Il Sole 24 Ore)

La leva per i religiosi fa infuriare gli alleati Netanyahu a rischio crisi. «Lo scioglimento completo della coalizione è questione di tempo», ha minacciato in tv un funzionario del partito religioso Shas dopo che Netanyahu ha ritirato il controverso disegno di legge dall’agenda della Knesset a poche ore dal voto. Mentre il ministro dell’Economia Nir Barkat ha allargato una delle crepe che si stanno diffondendo nel Likud. Seguendo le orme del capo della Difesa Yoav Gallant, è il secondo membro del partito del premier – e forse non sarà l’ultimo – a esprimere pubblicamente l’intenzione di opporsi alla legge sulla leva obbligatoria per gli Haredim in mancanza di «cambiamenti sostanziali». A suo dire, l’esempio potrebbe essere seguito da «altri parlamentari del Likud». (Fabiana Magrì, La Stampa)

Ucraina, New York Times: “Spiati, zittiti e inviati al fronte”. Così Zelensky controlla i cronisti. Un giornalista di 57 anni richiamato alla leva per aver intervistato un politico d’opposizione; redazioni costrette a non citare personalità sgradite al governo; reporter spiati nelle loro camere d’albergo dai servizi segreti. Sono solo alcuni degli episodi che raccontano in quale stato versa la libertà di stampa nell’Ucraina in guerra, così come svela un’inchiesta pubblicata ieri dal New York Times. L’articolo racconta così come ripreso più volte dal Fatto il nuovo obiettivo del governo Zelensky: mettere a tacere le voci di dissenso raccolte dai cronisti di Kiev e controllare l’informazione. Nelle redazioni, invece, ai giornalisti è stato imposto un nuovo diktat. I cronisti dell’agenzia di stampa nazionale, Ukrinform, raccontano di aver ricevuto una lista di persone (soprattutto politici di opposizione) la cui citazione in un articolo il governo ritiene “sgradita”. (Alberto Alessi, Il Fatto Quotidiano)

Patto d’acciaio tra Putin e Kim. «Alleati contro le aggressioni». I due leader in limousine. La Russia allarga la sua influenza nella penisola coreana. Washington, Seul e Tokyo temono che Kim riceva dai russi sistemi per i missili nucleari. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera)

Ad attirare l’attenzione degli esperti internazionali è prima di tutto un nuovo e misterioso accordo tra Russia e Corea del Nord:  un  patto  di  cooperazione  strategica  che  prevede «assistenza reciproca in caso di aggressione», sostiene Putin, che parla anche di una possibile «cooperazione tecnico- militare». Ma certo non sono neanche passate inosservate le parole con cui il presidente russo ha messo in discussione le sanzioni Onu contro il regime di Pyongyang sostenendo che andrebbero «riviste». A torto o a ragione, la memoria corre alla Guerra fredda e al dismesso trattato di mutua assistenza tra Urss e Corea del Nord del 1961. Ma in realtà non è del tutto chiaro cosa preveda il nuovo accordo firmato ieri a Pyongyang. La Russia interverrebbe militarmente nell’ipotesi di un presunto attacco alla Corea del Nord? Difficile dirlo visto che il testo dell’intesa non è stato pubblicato. Politicamente, Putin e Kim Jong-un sembrano promettersi “amore” eterno. Ma secondo molti analisti il loro è solo un matrimonio di convenienza: Mosca – sottolineano – ha bisogno di munizioni e missili nordcoreani, considerati obsoleti ma compatibili con gli armamenti russi, mentre Pyongyang necessita di cibo, denaro, petrolio e tecnologie militari. (Giuseppe Agliastro, La Stampa)

Un recente rapporto di Bloomberg, che cita il ministero della Difesa della Corea del Sud, spiega che la Corea del Nord avrebbe spedito quasi cinque milioni di proiettili di artiglieria alla Russia, probabilmente in cambio di tecnologie militari chiave e aiuti, probabilmente anche petrolio. Fatto più volte smentito da Pyongyang e da Mosca, nonostante siano stati trovati ripetutamente missili di fabbricazione nordcoreana in Ucraina, presumibilmente lanciati dalle forze russe.Inoltre secondo quanto scrive la Cnn, il leader nordcoreano sta anche valutando l’accesso al know how per armi avanzate russe, così come alla tecnologia legata all’arricchimento dell’uranio, alla progettazione di reattori o alla propulsione nucleare per i sottomarini. Secondo gli analisti citati dalla Cnn, il leader nordcoreano ritiene che i suoi programmi di armamento siano essenziali per la sopravvivenza del suo Paese. È chiaro che Kim ha solo da guadagnare da quest’amicizia e tutto sommato, in un momento di tale isolamento, anche Putin ha bisogno dell’omologo nordcoreano. Tanto che i due si sono congedati così: «Caro compagno Kim Jong-un, aspettiamo che ricambi la visita venendo a Mosca», ha detto il leader del Cremlino. Kim dal canto suo ha definito la Russia «l’amico e alleato più onesto». Vietnam sarà la tappa successiva per Putin, copione molto simile. (Flaminia Camilletti, La Verità)

Maturità. Profili, selfie e blog ai tempi dei social Tema preferito da uno studente su tre. Tra i più scelti anche le riflessioni di Galasso e la parola di Polla-Mattiot. Oggi la seconda prova. (Valentina Santarpia, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Carla Bruni: «I miei 14 anni di psicanalisi contro la rabbia. Io tradita? Sì, molte volte».

Il Corriere intervista il giornalista Carlo Rossella: «Le frustate di Oriana Fallaci e la dieta forzata da Agnelli. Vedendo i figli dei miei amici non mi dispiace non averne. Ho avuto una vita allegra, re Carlo è la persona più divertente di tutte».

Gli Anniversari

451, Attila sconfitto dai romani di Ezio
1214, l’Università di Oxford riceve lo statuto
1789, Francia: giuramento della pallacorda
1791, scoperto a catturato Luigi XVI in fuga
1837, Vittoria sale sul trono d’Inghilterra
1840, a Samuel Morse il brevetto per il telegrafo
1866, terza guerra d’indipendenza
1877, Bell: primo servizio telefonico in Ontario
1890, Wilde pubblica Il ritratto di Dorian Gray
1896, inventato il tachimetro per auto
1919, incendio in teatro a Puerto Rico: 150 morti
1941, nasce l’antesignana dell’aeronautica americana
1946, inaugurato il Lido di Parigi
1961, ciclismo: debutta in tv il Processo alla tappa
1963, rischio nucleare: filo diretto Usa-Urss
1965, i Beatles arrivano in Italia
1967, Muhammad Alì renitente alla leva
1969, Jimi Hendrix batte tutti i record di chachet
1977, petrolio: entra in funzione il Taps
1978, Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha
1978, arte: l’Italia aderisce alla Convenzione di Berna
1979, Camera: Nilde Iotti prima presidente donna
1991, Berlino capitale della Germania unita
1999, ape nel casco: Valentino Rossi vince la gara
2001, Musharraf presidente del Pakistan
2001, nasce la Wikimedia Foundation
2017, Bruxelles: attentatore fermato e ucciso

Nati oggi

1615, Salvator Rosa
1928, Jean Marie Le Pen e Gino Bramieri
1944, Riccardo Ventre
1948, Salvatore Cardinale
1949, Lionel Richie
1964, Lapo Pistelli
1967, Luigi de Magistris e Nicole Kidman
1982, Luca Lotti

Si festeggia Sant’Ettore

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