La nota del 26 marzo

“Lo statista che crede alla febbre della guerra deve capire che una volta dato il segnale non è più padrone della sua politica ma schiavo di eventi imprevedibili e incontrollabili” (Winston Churchill)

Non era mai successo nell’ultimo mezzo secolo, Israele non era mai stata messa sotto accusa all’Onu poichè per 50 volte gli Stati Uniti avevano posto il veto. Stavolta non è successo, Biden ha ordinato l’astensione ed è passato il cessate il fuoco a Gaza. La risoluzione approvata nel palazzo di vetro di New York prevede infatti il cessate il fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi, ma non cita il 7 ottobre nè c’è la parola “permanente” accanto al cessate il fuoco, l’aveva richiesta la Russia ma non è stata inserita nel testo. Intanto Hamas, lo fa sapere stamattina in Italia il New York Times digitale, ha appena rifiutato l’accordo discusso a Doha (redatto dagli Usa insieme a Qatar ed Egitto) che prevedeva il rilascio immediato dei 40 ostaggi più fragili in cambio di un cessate il fuoco di alcuni mesi, che sarebbe servito a proseguire le negoziazioni. Israele aveva accettato il cessate il fuoco in cambio del rilascio parziale degli ostaggi, ma dopo la risoluzione Onu Hamas cambia posizione e dice che non accetta accordi a meno che il cessate il fuoco non sia permanente. Di fatto, l’Onu si è trasformato in una leva a favore di Hamas, e va ricordato che alcuni dipendenti della sede nella Striscia erano sospettati di aver aiutato il blitz del 7 ottobre. C’entrano molto anche la campagna elettorale americana e le ormai ferree differenze di vedute su tutto tra Biden e Netanhyau, quest’ultimo è più vicino a Trump e vorrebbe di qui a novembre annullare tutto il potenziale bellico di Hamas e poi fornire a Trump l’occasione per firmare la pace. Di qui l’anticipo di Biden con l’astensione all’Onu, che lascia Israele completamente isolata.

Fabio Tonacci di Repubblica, l’inviato più attivo sulla guerra Israele-Hamas, mette a segno un altro piccolo colpo giornalistico ed è tra i pochi che riesce a sorvolare la Striscia di Gaza in un aereo che paracaduta gli aiuti e a raccontare le distruzioni viste dall’alto.

Quasi tutti i quotidiani di stamattina aprono sulla mossa americana, con alcune eccezioni: Repubblica enfatizza “l’allerta Isis in Europa”, il Messaggero presenta i test psicologici per i magistrati (saranno approvati oggi dal Consiglio dei ministri), mentre il Fatto si occupa di Assange poichè l’Alta Corte inglese decide oggi sull’appello e c’è il rischio che si voglia estradarlo. I giornali di destra invece, meno il Giornale che resta su Israele, si occupano del pasticcio Emiliano a Bari: alla fine la foto pubblicato ieri solo da Libero e Verità era della sorella incensurata del boss che posava insieme a Decaro e alla nipote. Emiliano giustifica tutto con la sua conoscenza del mondo mafioso e criminale barese acquisita da pm ma non si risparmia le critiche e i sospetti di chi pensa che, più o meno volontariamente, abbia voluto ridimensionare la figura di Decaro, declassato a suo assessore come quando era lui il sindaco della città. Meloni difende l’operato di Piantedosi.

La Stampa riserva un titolo importante alla lite Meloni-Salvini sull’Europa: per la premier le polemiche del leghista stanno superando il livello di guardia mentre lui le chiede se per la prossima commissione si alleerà con i socialisti. Intanto il Foglio fa sapere che il Ponte sullo stretto arranca, magari con lo zampino di palazzo Chigi. Sul Corriere Monica Guerzoni chiama quello di Salvini come il “fattore S” come tanti anni fa Alberto Ronchey definiva il partito comunista come “fattore K”.

Jucker, ex capo della Commissione Ue, in una intervista di domenica al Sole aveva detto che la presidenza della Repubblica spesso lo aveva aiutato a far ragionare capi di governo “rissosi”. La cosa, che rientra ovviamente tra i compiti di equilibrio del Quirinale, scandalizza i quotidiani di destra.

Il Giornale dà spazio in prima pagina a Fabio Panetta che ritiene possibile il calo dei tassi nei prossimi mesi. Osvaldo De Paolini sulla stessa prima pagina accusa l’Ue di voler far fallire l’accordo Ita-Lufthansa.

Angelo De Mattia su Mf è del parere che il nuovo testo unico della Finanza tuteli meglio l’indipendenza della Consob.

Fiammata informativa sulla presidenza di Confindustria: il Fatto per il 4 di aprile attribuisce 107 voti a Emanuele Orsini e 87 a Garrone e non si accorge di superare così il totale dei voti del Consiglio generale. La Verità è più prudente e accredita all’imprenditore emiliano 78-79 voti e a quello ligure 71-72. Oggi decide Veneto Est, che ha il 5 per cento dei voti congressuali: il Corriere del Veneto ritiene che si pronuncerà per Orsini, che era stata la scelta iniziale. La Verità poi aggiunge due notazioni: Bonomi per i suoi 4 voti vorrebbe addirittura la presidenza del Sole, cosa che i candidati non gli daranno, mentre gli impianti delle rinnovabili (cioè l’azienda di Garrone) vengono costruiti “solo dietro l’ esborso di generosi incentivi da parte dello Stato che poi finiscono in bolletta”, cioè li paghiamo noi.

Esce allo scoperto Enzo Boccia, predecessore di Bonomi, che in una intervista a La Stampa sceglie la veste istituzionale. Ecco cosa dice: «Confindustria ha già vinto, Orsini e Garrone sono due profili all’altezza del ruolo che dovranno svolgere. Hanno passione, preparazione, competenza, capacità di studio e di ascolto. Hanno mestiere associativo e sanno cosa significa rappresentare interessi, ciascuno con il suo stile, chiaramente. Hanno anche un fine comune: lavorare per una Confindustria autorevole e forte, che abbia una struttura forte fatta di persone competenti, di altissimo profilo. Serve coerenza tra strategia e struttura. A loro, concentrati sui fini e non su altro, la responsabilità di costruire questo grande progetto e renderci orgogliosi di appartenere a questa comunità».

Intanto Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle imprese di qui al 2026 120 miliardi per finanziare Industria 5.0 ed energia, export e digitalizzazione, mentre per rafforzare gli investimenti del Pnrr sono disponibili 440 miliardi. E’ il secondo titolo più importante del Sole, ed è una buona notizia per il sistema paese.

Lo è anche per alleviare attraverso la crescita la povertà che è arrivata a inglobare sei milioni di italiani: secondo i dati Istat relativi all’anno scorso un italiano su 10 è sotto la soglia di povertà, e si tratta di un problema molto serio poichè riguarda stavolta anche il Nord. Intanto Confimprese stima che a febbraio di quest’anno i consumi di quelli che possono spendere sono aumentati dello 0,7 per cento rispetto al febbraio 2023.

Antonio Angelucci invece non ha problemi di budget ma si preoccupa di negoziare all’interno dell’acquisto dell’agenzia Agi anche e soprattutto gli investimenti pubblicitari che il venditore Eni farà su Giornale, Libero e Tempo, un modo per bilanciare la cifra effettiva da pagare per l’acquisto dell’agenzia. Stampa e Fatto danno per conclusa o quasi conclusa la trattativa.

Repubblica mette tra i candidati a Cdp, Edoardo Ravà, managing director di Goldman Sachs presentandolo come sponsorizzato da Giorgia Meloni, mentre dà ancora al 50 per cento la permanenza di Dario Scannapieco. Per le Ferrovie invece prevede il duello Donnarumma-Ferraris.

Il Financial Times riserva un titolo importante il ribaltone alla Boeing: lascia Calhoun, il ceo travolto dal caso 737 Max.

L’Agenzia del farmaco è senza testa dopo l’addio di Palù perchè, scrive il Fatto, lo stipendio basso non attira persinaggi di livello “e Schillaci si è incartato”.

Riconferma per Mossa e Cangeri alla guida di Banca Generali, lo scrive il Corriere.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Onu, sì al cessate il fuoco con l’astensione Usa. L’ira di Netanyahu. Dopo il passaggio della risoluzione ritirata la delegazione israeliana attesa a Washington. Gallant: non abbiamo il diritto morale di fermare la guerra. L’esercito israeliano tiene sotto assedio due ospedali nella Striscia per stanare i terroristi. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)

L’Onu chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza: è la prima volta. Gli Stati Uniti, astenendosi, permettono alla risoluzione di essere approvata. Come risposta Netanyahu annulla la missione israeliana prevista domani a Washington. Kirby: “Non è una escalation”. (Anna Lombardi, Repubblica)

«Per la Casa Bianca è il premier il vero problema.   Questo voto avrà delle conseguenze pesanti». L’ex diplomatico Pinkas: «Le elezioni anticipate però non sono dietro l’angolo». Gli Usa credono che per il premier conti solo la sopravvivenza politica. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)

A irritare il governo non è tanto il cessate il fuoco da entrambe le parti per le due settimane rimanenti del Ramadan, quanto il fatto che, a differenza della risoluzione presentata dagli americani sabato e bloccata da Russia e Cina, quella di ieri non subordina il rilascio degli ostaggi al cessate il fuoco. Cosa che lascia nel governo Israele la sensazione di tradimento da parte degli Usa. Anche perché, a differenza del documento americano di sabato, non c’è in questo la condanna al massacro del 7 ottobre perpetrato da Hamas, fatto che aveva portato gli americani a esercitare sempre il veto a ogni risoluzione precedente. Netanyahu è ovviamente furioso. La sensazione è che Hamas abbia di nuovo vinto la guerra mediatica. Circostanza che ha scatenato polemiche politiche interne, che accusano Netanyahu di aver portato Israele in un angolo e di averlo isolato. (Nello Del Gatto, La Stampa)

L’Europa accoglie con grande soddisfazione la risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco immediato a Gaza. «Saluto l’adozione da parte del Consiglio di Sicurezza Onu di una risoluzione in cui si chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza e l’immediato e incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi», scrive su X la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sottolineando che «l’applicazione di questa risoluzione è vitale per la protezione di tutti i civili». Anche la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, sempre attraverso i social, sottolinea la propria soddisfazione: «Accogliamo con favore la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato degli ostaggi e maggiori aiuti a Gaza. Si tratta di un passo avanti significativo, che fa seguito alla risoluzione di gennaio del Parlamento Europeo ed è l’unica via da seguire per la pace. Ora deve essere attuata». (La Stampa)

In volo su Gaza. A bordo di un C-130 giordano per paracadutare gli aiuti L’impressionante vista dall’alto della Striscia devastata. A terra i palestinesi sono stati avvisati che pioverà cibo. Nella zuffa per arrivare agli aiuti vinceranno i giovani e i forti a scapito degli anziani e dei deboli. (Fabio Tonacci, Repubblica)

Mesi di tensioni ora la svolta. Biden non vuole la rottura, ma Bibi? Le critiche non sono accompagnate da misure concrete. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Lo scrittore Antony Loewenstein: “La lobby israeliana c’è: scheda il dissenso”. Nel libro parli esplicitamente di una lobby israeliana, attiva dalla fondazione dello Stato di Israele, e con una politica estera molto meno etica di quella ufficiale. Cosa intendi con lobby israeliana? È un potentissimo gruppo di pressione pro-Israele attivo in particolare negli Usa, ma anche in Europa. Parliamo degli Usa. Il suo principale obiettivo è esercitare pressioni, convincere con l’inganno, costringere, ricattare, in una varietà di modi, che stiamo già vedendo in questo ciclo elettorale americano, per assicurarsi che gli Stati Uniti, indipendentemente da chi sia alla Casa Bianca, forniscano quasi illimitate quantità di aiuti, armi, protezione diplomatica, supporto militare, e da molto prima del 7 ottobre. Certo. Da ebreo sono ben consapevole che il linguaggio che usiamo per parlare di questo è importante. Non dico che ci sia un gruppo onnipotente di persone ebree che hanno quantità ridicole di potere, ma è un fatto che esistano gruppi di potenti, principalmente ebrei, che sono per lo più molto di destra, che sono molto allineati con Benjamin Netanyahu o persone del suo stesso orientamento politico, che supportano l’occupazione infinita della Palestina. (Sabrina Provenzani, Il Fatto Quotidiano)

Angelo Panebianco sul Corriere: Il terrore che sfida il mondo. Oggi colpita dall’attacco jihadista è la Russia. Ma anche i Paesi occidentali hanno di fronte un nemico insidioso.

Putin torna a evocare le «complicità ucraine». Ma deve gestire lo choc del buco nella sicurezza. Il leader russo ha dovuto alla fine riconoscere: «Sono stati estremisti islamici». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)

Il «soldato» Sanaullah. L’ingegnere che guida la fazione sanguinaria. I contatti con l’estero, la taglia Usa, il giallo della morte. Il leader ha sfruttato i suoi contatti con le frange più radicali dell’integralismo. (Guido Olimpio, Corriere della Sera)

Il vanto dell’arsenale russo impiega solo 5-6 minuti per coprire la distanza tra Kyiv e la Crimea ed è difficilmente intercettabile: un massa di quattro tonnellate lanciata alla velocità assurda di undicimila chilometri orari, che significano 183 chilometri al minuto, 3 chilometri al secondo. I missili sono caduti in diverse zone della capitale, in particolare è stato danneggiato il quartiere centrale di Pechersky, dove sono andati in frantumi case, negozi, l’Accademia d’Arte (a quell’ora piena di studenti) e un palazzo che potrebbe essere una sede dell’Sbu. I missili russi Zircon sono uno dei due tipi di vettori ipersonici, insieme al Kinzhal, a disposizione delle forze di Mosca e una delle nuove armi strategiche magnificate da Vladimir Putin fin dal 2018. Entrambi i vettori sono stati impiegati per la prima volta sul campo di battaglia nel conflitto in Ucraina. Finora soltanto la Russia ha già a disposizione queste armi, che negli Usa sono ancora in fase sperimentale. (Monica Perosino, La Stampa)

Allarme Isis-k in Europa. “Può colpire le nostre città”. Macron porta l’allerta a livello massimo e offre “collaborazione” a Putin contro il terrorismo. Berlino: “Rischio attacchi acuto”. Il timore di cellule dormienti e di jihadisti in arrivo dall’esterno. Pinotti: “Possibili attentati nelle capitali del Continente”. (Anais Ginori e Tonia Mastrobuoni, Repubblica)

Missili ipersonici su Kiev. La Nato blinda il fianco est. I rottami degli ordigni di nuova generazione, abbattuti dalle difese, hanno colpito il centro. Kuleba: «Abbiamo bisogno dei Patriot». Già schierati 100mila della forza di risposta rapida. Biden esclude l’invio di truppe. Fine della «pausa». Gli attacchi russi erano programmati: non sono stati una rappresaglia. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Avondet: “Ora vado in Donbass, dietro la strage a Mosca c’è Kiev”. L’intervista al collaboratore della rivista filorussa “Il Corrispondente”. Ex FdI ha rivelato l’identità del disertore ucraino ucciso in Spagna. (Sara Strippoli, Repubblica)

La foto di Decaro con i parenti del boss. Lui si difende: la mafia non c’entra. Meloni con Piantedosi: nessuna forzatura. E Conte attacca il governatore dopo l’aneddoto. Il leader del M5S «Non ho trovato il racconto del governatore né edificante né divertente». Ieri gli ispettori della commissione sono arrivati in città per iniziare le verifiche. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Siamo solo all’inizio, dato che non si sa se Emiliano, nell’impossibilità di ottenere un terzo mandato lascerà e al suo posto si candiderà Decaro, oppure no. Ma se è chiaro che Piantedosi, e per suo tramite il centrodestra, rischiavano di aver fatto un autogol facendo partire la procedura per lo scioglimento del Comune (e mobilitando, come s’è visto, gli elettori di centrosinistra in difesa del sindaco), il governatore, di autogol, ne ha fatto un altro. Chissà se del tutto involontario. (Marcello Sorgi, La Stampa)

L’ex magistrato «di ferro»: «Storia raccontata mille volte, la memoria non mi tradisce». Emiliano, il filo con Bari vecchia e la teoria dei «50 metri». (Tommaso Labate, Corriere della Sera) Michele Emiliano: “Con Decaro dalla sorella del boss? Possibile che lui non ci fosse. La Procura non avrebbe potuto far nulla”. Nuova versione del governatore pugliese dopo il polverone che si è alzato a seguito delle dichiarazioni fatte sul palco della manifestazione antimafia a Bari. (Repubblica)

«Dividerci è l’unico favore che possiamo fare alla sinistra». L’avviso di Meloni a Salvini. La Lega: veti su di noi, speriamo che non si preferisca Macron. La premier: il tema non è la presidente Ue ma la maggioranza che decide le politiche. La firma con Bardi del patto di coesione: per la Regione al voto in aprile 945 milioni. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

«La Lega? Ha perso un po’ d’identità. Una ricchezza le differenze tra alleati». Romeo: il centrodestra sia unito in Europa contro i socialisti. Io correrò per la segreteria lombarda. Lei deve rapportarsi a von der Leyen noi facciamo un discorso che va oltre le elezioni. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Lega in rivolta, tornano le scope di Maroni. A Monza lo striscione contro “il cerchio magico” di Salvini. Venerdì sera il drappo esposto con vicino una ramazza, simbolo della richiesta di pulizia che nel 2012 fu rivolta a Bossi. (Matteo Pucciarelli, Repubblica)

Massimo Franco sul Corriere: Politica estera quei messaggi trasversali tra alleati. La polemica dei sovranisti accentua le divergenze con Palazzo Chigi e con il ministro degli Esteri, Tajani.

Gratteri contro Geolier in cattedra: l’Ateneo ospiti solo modelli di vita. Alla Federico II un incontro con il cantante. Il rettore: risponderà agli studenti, invito anche il procuratore. Il silenzio del rapper, la difesa dai vertici accademici: non gli diamo un premio. Il magistrato: «Basta con la cultura a basso costo, se l’università molla siamo alla fine». (Fulvio Bufi, Corriere della Sera)

La lettera politica di Ilaria Salis dal carcere: “Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita. Ma non ho dubbi su quale sia la parte giusta della storia”. L’antifascista italiana racconta nel suo diario di prigionia il secondo mese nella prigione di massima sicurezza di Budapest. (Viola Giannoli, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

Record di lavoratori poveri nel ’23 anche tra gli stabili. Ieri l’ha certificato l’Istat: nell’anno passato, il primo interamente governato da Giorgia Meloni, abbiamo raggiunto in Italia il numero più alto di famiglie di lavoratori dipendenti che vivono in povertà assoluta. Sensibilmente aumentati rispetto al 2022, sono 944 mila nuclei, passati in un solo anno dall’8,3% al 9,1% del totale; percentuale mai registrata prima nelle serie storiche. Il 2023 è stato un anno di picco massimo anche per la povertà assoluta in generale, che è arrivata a colpire 5,7 milioni di persone ed è aumentata soprattutto al Nord, con un’incidenza passata dall’8,5% al 9%. I nuclei più penalizzati sono quelli under 35 (dall’11,1% all’11,8%). (Roberto Rotunno, Il Fatto Quotidiano)

Record della povertà “assoluta” oltre cinque milioni nel 2023. Toccati i picchi dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza Si soffre al Nord Emergenza minori. (Valentina Conte, Repubblica)

«Luce, le tariffe scenderanno. Al via le bollette semplificate». Besseghini (Arera): a luglio finisce la tutela. Vigiliamo sulla trasparenza delle offerte. Le aste sui vulnerabili si terranno a inizio 2025. Le nuove bollette saranno approvate entro settembre. Dopo un secondo trimestre di tariffe in calo per il resto dell’anno il trend è stabile. Ma ci saranno altri incentivi sulle nuove tecnologie, come eolico off shore e agrivoltaico… (Fausta Chiesa, Corriere della Sera)

Fabio Panetta: “L’inflazione nell’area euro è in rapido calo e renderà possibile un taglio dei tassi”. Il Governatore della Banca d’Italia, in occasione della celebrazione per i 150 anni dalla nascita di Einaudi, ha ribadito l’urgenza di cominciare la “ritirata” sui tassi e ha elencato i fronti su cui agire per il risanamento monetario. (Eugenio Occorsio, Repubblica)

«I giovani su crescita e futuro? Cercano il senso dell’impresa». Mahmood: la mia generazione è determinata nel trovare uno scopo in quello che fa. Bocconi. Il rettore Billari: dobbiamo essere più inclusivi e uscire dalla «comfort zone». (Virginia Nesi, Corriere della Sera)

Lufthansa-Ita. L’Ue: tagliate 39 rotte e riducete Linate. Duello Giorgetti-Vestager. L’operazione notificata è «incompatibile con il mercato interno». Alla fine delle 200 pagine di obiezioni la Commissione europea avvisa il Tesoro italiano e Lufthansa che l’accordo per l’ingresso dei tedeschi in Ita Airways rischia di essere bocciato se non si risolvono alcune questioni legate alla concorrenza. (Leonard Berberi, Corriere della Sera)

La Commissione Ue contro i giganti web “Stanno violando le norme antitrust”. L’accusa dopo il nuovo Digital Markets Act. A Facebook contestati gli abbonamenti. Ad Amazon e Google le ricerche favorevoli ai loro prodotti, ad Apple lo store esclusivo. (A.FON., Repubblica)

L’Europa apre la prima indagine contro Google, Apple e Meta per violazione della Dma. La Commissione europea cercherà di capire se le tre aziende stiano rispettando la nuova normativa europea sulla concorrenza nei mercati digitali. Se confermati i sospetti, le aziende rischiano multe fino al 20% del fatturato. (Arcangelo Rociola, Repubblica)

Fra poco sarà un anno. Ben dodici mesi da quando con la regia del Mef è stata annunciata l’operazione Ita-Lufthansa. Si tratta del primo vero tentativo di rompere il cordone dei numerosi fallimenti di Alitalia per un rilancio dell’aviazione italiana. Certo, sulla carta avremmo preferito un ruolo dominante del nostro Paese, ma la realtà è diversa. E frutto di un calvario costato miliardi in cassa integrazione e fondi extra. Insomma, questo governo lo scorso maggio è riuscito a strappare il cerotto e scegliere i tedeschi come partner e consolidare la migliore delle scelte possibili. Almeno per il fatto che si tratta di qualcosa di ben definito e chiaro. Nessun tentennamento. Ecco perché praticamente da subito la Commissione Ue ha cominciato a inondare le parti in campi di centinaia di quesiti e interrogativi. La fusione tra interessi macroniani con quelli dei vecchi consessi legati a Sarkozy non poteva portare a nulla di buono per l’Italia e quindi, sebbene a pensar male si faccia peccato, di solito non si sbaglia mai. E dunque e non sbagliamo a vedere una regia politica francese che unisce il calvario di Ita al caos su Tim e al possibile futuro calvario telefonico nel caso pure l’operazione della nostra rete finisse al vaglio dell’antitrust. O meglio, guarda caso Vivendi, l’azienda della famiglia Bolloré, ha già preso carta e penna e scritto a Bruxelles per denunciare un presunto ruolo di conflitto del Mef. Siamo di fronte a un combinato disposto. Il governo Meloni non ha mostrato particolare dialogo nei confronti di Vincent Bolloré né del figlio Yannick. Vivendi, pur essendo socio di maggioranza relativa di Tim, non ha avuto voce in capitolo, il piano Kkr è stato votato in cda (dal quale Vivendi ha ritirato i suoi consiglieri) senza passare dall’assemblea. (Claudio Antonelli, La Verità)

Ita-Lufthansa, sabotaggio a Bruxelles. «Il governo italiano sta facendo gli interessi dell’Italia e dell’Europa. A Bruxelles c’è qualcuno che fa gli interessi della concorrenza». Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, replica alle obiezioni di Margrethe Vestager all’ingresso di Lufthansa in Ita, a quanti gli chiedono un’opinione sulle ultime dichiarazioni della commissaria. È evidente l’allusione del ministro alle compagnie considerate più vicine alla Vestager, in particolare Air France. Ma ecco i nuovi paletti stante che, secondo la commissaria danese, l’assorbimento del vettore italiano nel gruppo tedesco potrebbe limitare la concorrenza su rotte del valore di 3 miliardi euro. (Gian Maria De Francesco, Il Giornale)

Tesla in trattativa con il Governo per un sito di furgoni e camion. Secondo alcune fonti industriali, il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) nelle ultime settimane ha effettivamente approfondito il dialogo con un possibile nuovo costruttore dell’automotive, ma la novità è che i contatti più seri sarebbero con la Tesla di Elon Musk per una possibile produzione di camion e/o furgoni elettrici, linea in parte ancora in progettazione, e non dunque di automobili. L’interlocuzione va avanti dalla scorsa estate, parallelamente a quelle avviate con tre produttori cinesi, sempre per eventuali investimenti produttivi nel settore dell’elettrico: Byd, Great Wall Motors e Chery Automobile. (Carmine Fotina, Il Sole 24 Ore)

I giudici fanno lo sconto a Trump: ridotta la maxi-cauzione. E lui esulta. Deve versare «solo» 175 milioni (e non 464). Ma nessun rinvio per il processo sulla pornostar. Via il 15 aprile al primo processo penale contro il tycoon: quello per i fondi a Stormy Daniels. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Digiuno intermittente, lo studio americano: «A lungo termine può nuocere alla salute». Remuzzi: rischi per il cuore, non è un elisir di lunga vita. Nella disperata ricerca di soluzioni contro l’«epidemia» di obesità, un problema che riguarda oltre un miliardo di persone nel mondo, ha trovato posto un’idea apparentemente semplice ed economica: il digiuno intermittente («16:8»), in cui l’assunzione di cibo è limitata a 8 ore al giorno. Amato e celebrato da tanti personaggi famosi. (Laura Cuppini, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Antonio Albanese. «Ho lavorato in fabbrica, ma fare il maestro è più dura. L’integrazione è l’unico modo per salvare la scuola».

Pioltello, la scuola resiste al no di Valditara Il giorno di chiusura per il Ramadan si farà. Dopo quasi due ore di consiglio d’istituto straordinario, convocato dopo le polemiche della scorsa settimana e dopo che l’ufficio scolastico provinciale aveva rilevato delle «irregolarità» burocratiche, il voto unanime dei presenti ha confermato la delibera di sospensione delle lezioni. Il consiglio ha però revisionato il testo del provvedimento apportando alcune modifiche nella parte che riguarda la motivazione didattica alla base della decisione: sarebbe stata integrata la sottolineatura relativa alle numerose assenze prevedibili nell’ultimo giorno di digiuno sacro per i musulmani. (Francesca Del Vecchio, La Stampa)

Troppa grazia San Mussolini. Nella cattedrale degli italiani di Montréal c’è un affresco del 1934 con il duce e i gerarchi in trionfo. I tentativi di apporre una targa per prenderne le distanze sono falliti. Francesco Filippi, Repubblica)

Una nave urta un pilone e crolla il ponte di Baltimora. (Dalle agenzie)

Gli Anniversari

 1812, terremoto a Caracas: 20mila morti
1827, muore a Vienna Ludwig Van Beethoven
1842, Garibaldi sposa Anita a Montevideo
1871, fondazione della Comune di Parigi
1923, inizia la costruzione della Milano-Laghi
1927, prima edizione della Mille Miglia
1931, nasce la Swissair
1942, ad Auschwitz le prime donne deportate
1953, annunciata la scoperta del vaccino anti polio
1968, arrestato il bandito Graziano Mesina
1971, nasce il Bangladesh
1979, patto di pace a Washington tra Egitto e Israele
1990, Oscar al Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore
1992, Mike Tyson riconosciuto colpevole di stupro
1995, in vigore la convenzione di Schengen
1999, il virus Melissa attacca migliaia di computer
2000, Russia: dopo Eltsin Putin presidente
2012, scoperto un giacimento di petrolio in Kenya
2012, Fossa delle Marianne: la prima volta di un uomo

Nati oggi

 1881, Guccio Gucci
1893, Palmiro Togliatti
1911, Tennessee Williams
1933, Tinto Brass
1935, Mahmud Abbas
1940, Nancy Pelosi
1942, Erica Jong
1943, Bob Woodward
1944, Diana Ross
1949, Enrico Vanzina
1951, Marco Predolin e Rosanna Fratello
1954, Giuseppe Scalera
1960, Fabrizio Rondolino
1961, Didi Leoni
1966, Guido Meda
1973, Larry Page
1975, Roberto Bolle

Si festeggia Sant’Emanuele

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