La nota del 3 aprile

“Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi” (Wim Wenders)

Il Financial Times sposa la versione ufficiale e accanto alla foto della macchina dei volontari titola che Israele “ammette il tragico errore”. In Italia è il Corriere il più semplice e diretto: “Portavano cibo, uccisi a Gaza”. Gli altri vanno quasi tutti sulla “strage dei volontari”, sette persone di nazionalità diverse che servivano i pasti ai senza casa e senza nulla da mangiare colpite dai droni dell’esercito israeliano, convinto che a bordo delle auto vi fosse un terrorista nonostante il percorso del piccolo convoglio fosse stato autorizzato. Purtroppo, nella mattanza di uno scontro senza quartiere, non conta più nulla, tutto salta e il cinismo di Netanyhau e l’immagine di Israele diventano la stessa cosa: in guerra può succedere tutto, e dirsi “addolorati” poco cambia. La bancaria, lo chef, l’autista e gli altri volontari avevano appena finito di distribuire pasti caldi e stavano spostandosi in una zona più protetta quando i missili hanno incenerito corpi e macchine. Anche i commenti più equilibrati non possono cancellare l’orrore, nè far dimenticare le torture del blitz di Hamas il 7 ottobre o i 40 mila morti di Gaza di questi mesi.

Intanto va rilevato che Joe Biden e Xi Jinping si sono parlati per la prima volta dal vertice di novembre per allentare le tensioni tra i due paesi. La telefonata tra il presidente americano e il collega cinese è durata 90 minuti: al centro la questione di Taiwan, le guerre a Gaza e in Ucraina, le capacità nucleari della Corea del Nord, ma anche l’intelligenza artificiale e il cambiamento climatico. Biden e Xi hanno avuto un confronto «franco e costruttivo» su molti temi, ha riferito la Casa Bianca, spiegando che «i due leader hanno accolto con favore gli sforzi in corso per mantenere canali di comunicazione aperti e gestire responsabilmente la relazione attraverso la diplomazia di alto livello nelle settimane e nei mesi a venire».

Di fronte al peggior scenario internazionale degli ultimi decenni, le cose italiane appaiono una specie di lusso fuori dal tempo e dallo spazio: i quotidiani di destra si sbizzarriscono su “primarie e pallottole” (Libero, perchè a Bari viene ucciso il nipote di un boss della mala locale mentre il Pd vota), o chiedono di indagare ancora su Speranza dopo che Von der Leyen viene messa sotto accusa per i suoi rapporti con Pfizer al tempo della pandemia (La Verità). Il Fatto invece si scandalizza perchè la rediviva Elena Boschi da vicepresidente della commissione di vigilanza sulla Rai chiede la par condicio anche per i giornalisti nelle trasmissioni elettorali: ovviamente, è impraticabile, così come è almeno fastidioso vedere La7 ostaggio di Travaglio e dello stesso Fatto quotidiano.

Salvini fa sapere che non è più valido l’accordo della Lega con il partito di Putin poichè a fatto la guerra in Ucraina. Lo “strappo”, ben misera cosa rispetto a quello di Berlinguer e del Pci nel secolo scorso, avviene dopo ben due anni dall’aggressione all’Ucraina. La Stampa comunque lo ritiene meritevole del suo titolo più importante. Repubblica, a proposito di Salvini, scrive che (anche se niente è deciso) stanno partendo gli espropri dei terreni a 400 famiglie per costruire il Ponte sullo Stretto.

Le liste del Pd per le europee restano una telenovela: Giuliano Ferrara sul Foglio attacca a testa bassa Tarquinio, l’ex direttore dell’Avvenire che Schlein vuole capolista, Travaglio fa lo stesso fingendo di difenderlo.

Il Sole si preoccupa dei 15 mila condomini che rischiano la stangata poichè non è più possibile la cessione del credito per il Superbonus. Il Messaggero denuncia invece un buco di 7 miliardi per i Comuni derivante dal flop delle riscossioni di Imu e rifiuti. Il Fatto si occupa dei soldi delle nuove cure, quelle d’avanguardia, “scippati ai cittadini per coprire i buchi della sanità”. Sono 3,4 miliardi in otto anni, ma intanto latitano o hanno tempi lunghi anche e soprattutto le cure non di avanguardia, quelle per così dire normali.

Applausi per Gramellini che sul Corriere descrive Bergoglio come “Papez”, cioè un influencer qualunque. Lo riportiamo integrale: “un Papa che rivela i retroscena dei conclavi a cui ha partecipato non si era mai visto nemmeno al cinema. Nell’ultimo libro-intervista, che segue di due settimane il penultimo, Bergoglio racconta di quando dirottò i suoi voti su Ratzinger per impedire la vittoria del candidato della Curia, e di come, nel conclave successivo, il cardinal Scola fece spostare i propri suffragi su di lui. Dopo averci spalancato le porte della Cappella Sistina (da oggi gli unici luoghi al mondo ancora passabilmente riservati rimangono l’Area 51 e gli spogliatoi dei calciatori), Francesco definisce «privo di umanità e nobiltà» il segretario del suo predecessore, il famoso padre Georg. E lascia intendere che non fu Ratzinger a volersi far chiamare «Papa emerito», ma chi gli stava intorno a costringervelo, pur di creare un dualismo con il Pontefice in cattedra. Qualcuno loderà tanta trasparenza, qualcun altro vi troverà motivo di scandalo, ma in fondo Bergoglio non fa niente di rivoluzionario: si limita a essere un uomo del suo tempo. Un tempo in cui, chi più chi meno, siamo tutti un po’ Ferragnez, divorati dall’insopprimibile bisogno di esporre in pubblico i fatti nostri, nella speranza di venire apprezzati e capiti. Rimane il dubbio se una fede, che si nutre di mistero, possa mantenere intatta la sua presa su un mondo come questo, dove il mistero e persino sua sorella minore, la riservatezza, sembrano diventati anacronistici per tutti”. Invece Michele Serra su Repubblica difende a spada tratta il Papa “trasparente”.

A ventiquattr’ore dal voto non cambiano le distanze nel testa a testa tra i due candidati che si contendono la guida di Confindustria per il prossimo quadriennio. Emanuele Orsini è sempre in vantaggio, con il Nordest che si ricongiunge all’Emilia, mentre Garrone viene dato in recupero solo da Repubblica che però non ha idea dei pesi poichè contrappone Federchimica che va con l’imprenditore ligure ad “almeno 15 voti di ex sostenitori di Gozzi verso Orsini”. Secondo La Verità, Brescia non si esprime, mentre Bergamo va con Orsini.

Angelo De Mattia su Mf scrive che “è inopportuno candidare alla Ragioneria generale un uomo di Bankitalia”.

L’Agi è ancora in sciopero contro la cessione ad Angelucci, sostenuta da Stampa e Repubblica che temono anch’esse di finire (almeno la seconda) nel gruppo editoriale vicino alla destra.

La Juve torna a vincere nella partita di andata della semifinale di Coppa Italia con la Lazio.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La strage dei volontari. Sette i volontari della Ong World Central Kitchen rimasti uccisi da un drone israeliano a Deir el-Balah, nella zona centrale di Gaza. Erano quasi tutti stranieri: tre britannici, un’australiana, un polacco, un cittadino con doppia nazionalità canadese e americana e un palestinese. Secondo la ricostruzione, il convoglio costituito da tre auto con a bordo i volontari dell’organizzazione americana aveva lasciato un deposito dove aveva scortato dei camion che avevano depositato circa 100 tonnellate di cibi e pasti pronti per la popolazione locale. Uscendo, è stato colpito in pieno da tre colpi in rapida successione, nonostante i tetti delle auto sulle quali viaggiavano gli operatori fossero chiaramente contrassegnati dal logo ufficiale della Ong e nonostante il fatto che i movimenti fossero stati, come sempre, coordinati con l’esercito israeliano. Condanna per l’accaduto da tutto il mondo. Gli Stati Uniti chiedono una indagine «rapida» sulla morte degli operatori umanitari. Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, annunciando come il suo omologo polacco la convocazione dell’ambasciatore israeliano, si è detto profondamente angosciato chiedendo protezione per gli operatori umanitari. Condanna da parte del Canada. (Nello Del Gatto, La Stampa)

Drone sul convoglio della ong. Scuse di Israele: «Addolorati». Gaza, 7 morti (sei occidentali). Netanyahu ammette lo sbaglio. Gli Usa: indignati. Un ministro polacco chiede un indennizzo al governo per il concittadino ucciso. La guerra continua, il numero di vittime palestinesi si avvicina a 33 mila. (Andrea Nicastro, Corriere della Sera)

L’ex bancaria, l’autista e i marine I 7 «fratelli» morti per sfamare Gaza. Chi erano i cooperanti di World Central Kitchen, la ong che ha fornito 43 milioni di pasti. (Marta Serafini, Corriere della Sera)

“Questa non è una guerra normale”. All’indomani dell’ennesima strage a Gaza, di cui stavolta sono vittime anche occidentali, i 7 operatori umanitari della Ong statunitense World Central Kitchen, il Guardian intervista la dottoressa Fozia Alvi, volontaria canadese all’European Hospital nel sud di Gaza. Racconta di aver assistito bambini di sei o sette anni con colpi di cecchino alla testa. “Non potevano parlare. Erano paraplegici. E non erano gli unici. Ho visto bambini con ferite provocate da cecchini alla testa e al petto. Non erano combattenti. Erano bambini”. La guerra in Ucraina ha ucciso 500 bambini in due anni, quella a Gaza oltre 10 mila in meno di cinque mesi. Abbiamo già visto altre guerre, ma questo lascia una macchia scura sulla nostra umanità”. Crescono le testimonianze, fra cui quelle di nove medici, che raccontano di civili, anche bambini, colpiti da tiratori scelti dell’Idf. Non feriti e sepolti nei bombardamenti, ma arrivati in ospedale con singoli colpi alla testa o al petto, come risulta dalle Tac che il quotidiano ha potuto visionare. (Sabrina Provenzani, Il Fatto Quotidiano)

 

È la guida suprema Ali Khamenei in persona a tuonare contro lo Stato ebraico per l’attacco all’edificio consolare dell’ambasciata iraniana, costato la vita ad almeno 13 persone, sette alti funzionari del Corpo della Guardia rivoluzionaria e sei cittadini siriani. «Il malevolo regime di Israele sarà punito per mano dei nostri valorosi uomini – ha detto il leader religioso sciita -. Li faremo pentire per questo crimine». Tamburi di guerra che trovano una eco nel presidente iraniano Ebrahim Raisi: «Il crimine codardo non rimarrà senza risposta. Dopo ripetute sconfitte e fallimenti davanti alla fede e la volontà dei combattenti dell’Asse della Resistenza, il regime sionista ha messo in agenda gli omicidi indiscriminati». I moniti sinistri arrivano anche negli Stati Uniti per bocca del ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amirabdollahian: «Un messaggio importante è stato inviato al governo americano, in quanto sostenitore del regime sionista. Gli Usa devono essere ritenuti responsabili dell’attacco», ha detto il capo della diplomazia della Repubblica islamica. Aggiungendo che «il premier Benjamin Netanyahu ha perso completamente il suo equilibrio mentale, a causa delle ripetute sconfitte dei sionisti a Gaza e del fallimento nel raggiungere i loro obiettivi aggressivi». (Francesco Semprini, La Stampa)

Paolo Garimberti su Repubblica: Iran-Gaza, doppia escalation. L’effetto sui fragili equilibri sui quali poggia oggi la pace in Europa può essere devastante. Con due guerre alle sue porte, che sembrano scalare verso l’alto anziché verso il basso.

Iran, gli ayatollah promettono vendetta. Il raid di Damasco, Khamenei: «Gliela faremo pagare». Guterres: non rispettata l’inviolabilità dell’ambasciata. (Matteo Castellucci, Corriere della Sera)

C’è un primo sì al premierato. La Lega: garantire la governabilità. Il sì in Commissione al Senato all’elezione diretta. Casellati apre all’ipotesi ballottaggio. Il governo mantiene ferma l’indicazione di andare rapidamente all’approvazione del premierato e solo dopo discutere della legge elettorale che lo attuerà. Nonostante i dubbi per la prima volta palesati apertamente durante la discussione dalla Lega, prende la parola per ben due volte con il vicepresidente Paolo Tosato. Così l’ipotesi del ballottaggio arriva ufficialmente sul tavolo: «Può essere una strada», ammette la ministra alle Riforme Elisabetta Casellati. La commissione Affari costituzionali del Senato ha iniziato ieri la discussione a tappe forzate sul disegno di legge definito dalla premier Giorgia Meloni «la madre di tutte le riforme»: nella prima, lunga, riunione è passato l’emendamento del governo, cuore del provvedimento. Nel disporre l’elezione diretta, riscrive l’articolo 3 introducendo il limite di due mandati consecutivi (salvo che il premier «abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi»), rinvia alla legge elettorale la quantificazione dei seggi da assegnare con il premio di maggioranza (nella prima ipotesi fissato al 55% già in Costituzione), lascia il potere di nomina e revoca dei ministri al presidente della Repubblica su proposta del capo dell’esecutivo. Per tutta la settimana l’Aula non è convocata.

« Hanno  fretta  —  masticano  amaro  i  componenti dell’opposizione — per dire agli elettori alle Europee che hanno approvato il premierato. Ma è un bluff: i nodi sono tutti lì e li fanno litigare». Casellati: «Io vorrei solo essere sicuro che la riforma regga. Quando si modifica la Costituzione bisogna essere perfetti. Non vorrei ci si accorgesse, invece, che alcune modifiche sono necessarie solo in seconda lettura alla Camera». Le opposizioni attaccano. Dario Parrini (Pd) insiste sulle divisioni della maggioranza: «La Lega ha messo il dito nella piaga come già aveva fatto Marcello Pera: la mancanza di indicazioni sulla legge elettorale crea molti problemi». Il M5S con Alessandra Maiorino insiste sulla sfiducia costruttiva. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

«Dicono di collaborare? Forse si rendono conto che così è un pasticcio». Giorgis (Pd): ora la legge è incostituzionale. In 49 audizioni su 50 è stato detto che questo testo arreca danni alla partecipazione dei cittadini. Ma questo viene ignorato dalla maggioranza. (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Sfiducia a Salvini e Santanchè. Il centrodestra fa quadrato. Nel giorno delle mozioni incrociate, Daniela Santanché e Matteo Salvini, i destini sono già scritti, nessuna poltrona è davvero in bilico, ma il gioco è nel mostrare i muscoli. La maggioranza deve assolutamente esibire compattezza, tanto più perché ci sono tanti sgambetti nella campagna elettorale verso le Europee. E così tutti i deputati sono precettati. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, ha vietato ai suoi persino le missioni. I parlamentari del destra-centro dovranno essere presenti in Aula e nemmeno un voto dovrà mancare per respingere l’una e l’altra mozione di sfiducia. Nel suo caso, a differenza della ministra del Turismo, le questioni sono squisitamente politiche, e toccano gli ammiccamenti filo-russi di questi anni, reiterati anche nei giorni scorsi, alla luce dell’accordo politico tra i partiti Russia Unita (partito di Putin) e Lega. Salvini ha provato a svelenire l’appuntamento con una mezza abiura, che però è il massimo dell’ambiguità, non essendoci una sola parola di critica diretta a Putin. Le mozioni saranno votate a raffica, insomma. Servirà agli uni e agli altri a sbandierare lealtà reciproca. Perché è evidente, invece, che non regni la fiducia. (Francesco Grignetti, La Stampa)

Se lo avesse saputo per tempo, forse Meloni non avrebbe puntato le sue carte in Europa su Von der Leyen. E ora che la candidata a succedere a se stessa alla guida della Commissione Europea sta incontrando un ostacolo dopo l’altro, fino a essere considerata una sorta di “anatra zoppa”, che difficilmente riuscirà nel suo intento, la premier italiana vorrebbe sganciarsi, ma non è così facile. Le ultime difficoltà VdL le ha trovate negli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria sul colossale acquisto di vaccini Pfizer concluso al livello dell’Unione e grazie all’impegno della presidente della Commissione. Una decisione presa sul filo dell’emergenza pandemia, e salutata a suo tempo, nel 2021, come una prova di compattezza dei Paesi membri in un momento così difficile. Ma ora sono i comprovati rialzi di prezzo dei vaccini e il rifiuto, finora, di VdL di fornire dettagli sulla trattativa con l’amministratore delegato della Pfizer al New York Times a rendere più instabile la condizione della Presidente. E, di conseguenza, anche quella di Meloni, che ne ha fatta la sua principale alleata in Europa, causandole perfino qualche inconveniente – vedi resistenze di Macron all’alleanza con una delle leader della destra. (Marcello Sorgi, La Stampa)

La Lega si smarca da Ursula. «Grave, non può più tacere». Il caso von der Leyen irrompe nella campagna elettorale delle Europee. Si trasforma in un ostacolo insidioso nella corsa per il secondo mandato dell’attuale presidente della Commissione. E offre il destro alla Lega per rivendicare la propria opposizione all’ipotesi di un bis della politica tedesca alla guida dell’esecutivo comunitario, una soluzione che con ogni probabilità sarebbe in continuità con la maggioranza Ursula, ovvero il compromesso tra popolari e socialisti. L’accusa mossa dalla procura europea a Ursula von der Leyen è quella di aver agito personalmente per l’acquisto dei vaccini anti- Covid. I reati ipotizzati sono distruzione di sms, corruzione, conflitto di interessi, interferenza nelle funzioni pubbliche. Ingredienti che spingono la Lega a spingere sull’acceleratore e partire all’attacco. «Non può continuare a tacere, è in gioco la credibilità dell’Ue. L’indagine della procura europea sul cosiddetto caso Pfizergate conferma la gravità della vicenda, sulla quale la Lega in Europa chiede di fare chiarezza fin dal primo giorno. Noi per primi, dopo le inchieste giornalistiche indipendenti, abbiamo presentato interrogazioni, richiesto di portare il caso in aula al Parlamento, chiesto chiarimenti in tutte le sedi competenti, sempre andando a scontrarci con il silenzio assordante di questa Commissione europea e della maggioranza che la sostiene». (Fabrizio de Feo, Il Giornale)

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere: Un’idea (più forte) di Europa. L’Ue non ha un’identità, il senso della propria storia. Così non è ancora riuscita a essere un vero soggetto politico.

Non è la prima volta che il governo ungherese interviene sul caso di Ilaria Salis. Ma ieri le parole «dure e nette» del portavoce di Viktor Orban, Zoltan Kovacs hanno mostrato tutta l’irritazione di Budapest per l’interessamento del presidente Sergio Mattarella e dei media italiani, che ogni giorno seguono la vicenda della militante di sinistra da 13 mesi in una cella del carcere di massima sicurezza di Budapest, con l’accusa di aver aggredito tre neofascisti nel «Giorno dell’Onore» del febbraio 2022.«Dobbiamo chiarire che nessuno, nessun gruppo di estrema sinistra, dovrebbe vedere l’Ungheria come un ring di pugilato dove venire e pianificare di picchiare qualcuno a morte», si legge nel lungo post pubblicato da Kovacs su X, nonostante le presunte vittime abbiano riportato ferite giudicate guaribili in cinque giorni di prognosi. «E no – aggiunge – nessuna richiesta diretta da parte del governo italiano (o di qualsiasi altro importante organo di informazione) renderà più semplice difendere la causa di Salis, perché il governo, come in ogni altra democrazia moderna – sottolinea il segretario di Stato per le comunicazioni, quasi a voler rispondere alle critiche mosse alla scarsa indipendenza del giudici magiari – non ha alcun controllo sui tribunali». (Monica Serra, La Stampa)

Il Pd è in vena di pesci d’aprile. Dopo quello dell’altroieri sulle dimissioni della Santanchè, corre voce che ne abbia in serbo un altro fuori tempo massimo: la candidatura di Ilaria Salis, l’insegnante e attivista monzese arrestata 13 mesi fa a Budapest e tuttora detenuta in custodia cautelare con l’accusa di aver pestato a bastonate alcuni neonazisti con un gruppo di compagni. Sacrosante le proteste per le condizioni disumane delle carceri ungheresi (simili a quelle italiane) e la lunghezza del processo e del carcere preventivo (simile a quella italiana). Ma che c’entra tutto ciò col Parlamento europeo? Che senso ha chiedere gli arresti domiciliari per un’imputata in attesa di giudizio e poi candidarla per farla uscire con l’immunità senza neppure conoscere le eventuali prove a carico? (Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano)

Salis, Budapest stoppa le richieste. Il padre: hanno già emesso il verdetto. E sull’idea di un posto nella lista pd per la figlia:

«Se non andasse in porto, conseguenze disastrose». (Federico Berni Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Benifei: “Alle Europee tutelare gli uscenti come fanno gli altri socialisti. Serve una squadra plurale”. Il capogruppo dem a Strasburgo: “Giusto dare spazio a figure come Tarquinio che parlano a mondi coi quali dobbiamo interloquire”. (Giovanna Casadio, Repubblica)

Schlein, risiko candidatura. I consigli (richiesti e no) che tormentano la leader. Da Tarquinio ai duelli sulle posizioni, i dossier aperti. Il primo vero nodo che sarà sciolto nella direzione del 15 aprile è la corsa di Schlein. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

Paolo Gentiloni e Nicolas Schmit su Repubblica: Proteggere i posti di lavoro e sostenere i lavoratori: cosa abbiamo imparato da Sure. È sempre stato chiaro che gli strumenti nati per contrastare l’emergenza economica del Covid sarebbero stati una tantum. Ma le altre sfide dei paesi europei rendono indispensabili nuovi sistemi di finanziamento comuni.

Gli altri temi del giorno

Effetto attesa per gli incentivi: -3,7% il mercato auto a marzo. Primo segno meno sul mercato auto italiano dopo 19 mesi di recupero dei volumi. Il mese scorso le immatricolazioni sono state 162.083, il 3,7% in meno rispetto al 2023. Un risultato condizionato dall’«effetto attesa» per i nuovi incentivi auto definiti dal ministero delle Imprese e del Made in Italy ma non ancora diventati operativi. Secondo il Centro Studi Promotor guidato da Gian Primo Quagliano, «questa contrazione interrompe una serie di incrementi mensili che durava dall’agosto 2022 ed è un bruttissimo segnale perché il mercato dell’auto italiano per ritornare ai livelli ante-crisi, cioè a quelli del 2019, deve colmare ancora un vuoto molto consistente». Nel primo trimestre dell’anno le immatricolazioni sono state 451.261, in crescita comunque del 5,7% sul primo trimestre del 2023, ma con un gap del 16,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. (Filomena Greco, Il Sole 24 Ore)

Maurizio Landini: “Il Jobs act va abrogato. Non rassegniamoci al precariato a vita”. Il segretario Cgil avvia la campagna per i referendum: “Dopo 25 anni di politiche di flessibilità anche chi lavora è povero. Serve un nuovo modello sociale: non quello di Firenze con i migranti in nero che muoiono lavorando”. (Valentina Conte, Repubblica)

Da Melfi a Pomigliano, radiografia delle fabbriche a passo (molto) ridotto. Meno di 17 mila dipendenti, nuovo programma di uscite. (Bianca Carretto, Corriere della Sera)

Vendite auto in calo, effetto boomerang degli incentivi statali. Marzo vira in negativo dopo diciannove rialzi consecutivi del mercato: i consumatori attendono gli aiuti pubblici che non sono ancora partiti. (Diego Longhin, Repubblica)

«Stellantis, il governo ha già dato». Urso: ora tocca all’azienda adattare i suoi piani. Le accuse dei sindacati. Vendite giù dell’11,9%. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)

Musk vuole il monopolio a spese di Tim. La posizione di Starlink – che sta concentrando gli sforzi per diffondersi in Italia – è che Tim stia rallentando le diffusione ei suoi servizi rifiutandosi di condividere alcune frequenze e una serie di informazioni che secondo il gruppo fondato da Elon Musk sarebbero dovute e, per questo, ha presentato un reclamo al Mimit (il ministero di Urso) e all’Agcom, l’autorità garante per le telecomunicazioni. Di parere opposto la società guidata dall’ad Pietro Labriola, che ieri ha dichiarato di avere «già fornito i riscontri dovuti a Starlink ma, a fronte delle ulteriori richieste di dati anche sensibili e rilevanti per la sicurezza delle comunicazioni, conferma la sua disponibilità a dialogare con Starlink tramite la mediazione prevista del Mimit». Qual è il fulcro delle questione? Secondo quanto raccolto, l’azienda di Musk avrebbe chiesto a Tim le coordinate complete di tutti i suoi ponti radio oltre all’utilizzo della parte verde delle frequenze 28 GHz. Tuttavia, la mappatura non solo sarebbe coperta da segreto industriale, ma è anche un dato sensibile per la sicurezza nazionale delle telecomunicazioni. (Marcello Astorri, Il Giornale)

Paperoni sempre più ricchi, per Forbes è un anno da record. Nel mondo si conferma Arnault, in Italia Giovanni Ferrero. Exploit di Pignataro. La truppa dei super-ricchi sale a 2.781 persone per 14.200 miliardi di patrimonio. Musk e Bezos dietro il patron del lusso. Entrano Altman e Taylor Swift. In Italia, Armani è terzo. (Repubblica)

Il consigliere di Putin accusa: Nato coinvolta nel conflitto ucraino. I 75 anni della Nato sono «una storia sanguinosa» che bisogna conoscere per capire cosa sia questa alleanza che per anni è stata «fonte di pericoli, di crisi e conflitti». È Nikolaj Patrushev, forse il più influente e il più radicale tra i consiglieri e gli alleati di Vladimir Putin, a fornire il punto di vista di Mosca sull’anniversario che l’Alleanza Atlantica celebra domani. In un’intervista al settimanale Argumenty i Fakty, Patrushev dipinge la Nato come uno strumento di cui Washington si serve «per mantenere la propria presenza armata in Europa». Il suo obiettivo principale è «l’indebolimento politico ed economico del nostro Paese», per poter cancellare poi la Russia «dalla carta politica del mondo». In Ucraina, ribadisce Patrushev, l’Alleanza Atlantica è «di fatto coinvolta nel conflitto, e prende parte all’organizzazione degli attacchi neonazisti contro i territori russi». La Nato «decide le nuove forniture di armamenti, aumentando sempre più le loro capacità tecniche e di gittata, mentre istruttori dell’Alleanza addestrano mercenari e sabotatori per partecipare alle operazioni rivolte contro la Russia». (Antonella Scott, Il Sole 24 Ore)

Le richieste e la paralisi: così Zelensky ora sconta una «pace impossibile». Lo zar vuole i territori occupati, Kiev non ha margini. Il leader ucraino vuole un congresso aperto agli alleati di Mosca, senza presenza russa. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Francesco contro padre Georg: «Poca umanità. Ratzinger mi difese». Il libro-intervista: alcuni cardinali volevano processarmi. E sul suo funerale: mai più catafalco. (Ester Palma, Corriere della Sera)

Nelle parole di Bergoglio il nodo irrisolto dei due Papi. Le incognite dei prossimi mesi. Le nomine del Pontefice e le dinamiche dei conclavi. L’aritmetica del tutti bergogliani o quasi sottovaluta le dinami-che partico-lari della Chiesa. Quando «tutti» sono con il Papa, si ha solo un’illusione di unanimità. (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Stupro di Palermo, Asia sequestrata e minacciata dal suo aguzzino: “Voleva che ritirassi la denuncia”. La ragazza era con il fidanzato a Ballarò quando è stata avvicinata da un giovane sotto inchiesta per le violenze. (Eugenia Nicolosi e Francesco Patané, Repubblica)

Ansia da social. Regole per i nostri figli. Pasti in famiglia, giorni senza telefono: lo psicologo Haidt e i consigli pratici contro i disagi degli adolescenti. Lasciare i ragazzi liberi nel virtuale li espone a dipendenza. Il ruolo del parental control. (Mario Garofalo, Corriere della Sera)

Cieli gialli, neve rossa. Perché succede. Effetto-Sahara fino alle Alpi. Roma, allarme polveri. Il Cnr: «Ora il fenomeno è più intenso del solito». Le particelle hanno una composizione simile alla sabbia, ma sono più sottili. (Carlotta Lombardo, Corriere della Sera)

Legge anti discriminazioni, l’autrice di Harry Potter: «Libertà a rischio, arrestatemi». Scozia, Rowling critica la norma sulla transfobia. Sunak dalla sua parte. Viene indagato chi si riferisce a una persona utilizzando il genere sbagliato. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)

Il Corriere intervista Mauro Corona: «Ero un bracconiere, sono diventato animalista. A Fabrizio Corona in cella mandai 20 dei miei libri».

Carlà Bruni ospite a “Belve” su Rai 2, il vino e sua sorella “Deve smetterla di ritrarmi come fossi un’ubriacona”.

Gli Anniversari

1043, Edoardo il Confessore re d’Inghilterra
1776, Harvard: a Washington prima laurea ad honorem
1815, Gioacchino Murat conquista Bologna
1829, brevettato il macinacaffè in ghisa
1860, Usa: prima corsa del Pony Express
1883, Jesse James ucciso da Robert Ford
1885, Daimler brevetta un progetto di motore a scoppio
1896, primo numero della Gazzetta dello Sport
1922, Stalin segretario del Pcus
1936, sedia elettrica per l’assassino del figlio di Lindberg
1947, istituita la commissione di vigilanza Rai
1948, Truman ratifica il Piano Marshall
1956, uragano in Michigan: 40 morti
1961, stampato con errore il Gronchi rosa
1966, muore a Losanna Giorgio Pininfarina
1968, discorso di Mountaintop di Luther King
1972, a Charlie Chaplin l’Oscar alla carriera
1973, brevettato il rasoio a doppia lama
1973, prima telefonata con un telefono cellulare
1974, 148 tornado in 26 ore in Usa: 315 morti
1974, funerali privati di Georges Pompidou
1975, Karpov campione del mondo di scacchi
1976, 30mila donne a Roma per l’aborto libero
1978, accordo della Cee con la Cina
1979, Sarcinelli sospeso dall’incarico
1991, muore in Inghilterra Graham Greene
1996, aereo dell’Air Force Usa precipita in Croazia
1997, Algeria: strage islamica nel villaggio di Thalit
1999, missili Nato su Belgrado
2000, Microsoft accusata di posizione dominante
2003, approvato il progetto del Mose
2004, muore a Roma Gabriella Ferri
2009, esce il Nintendo
2010, venduto il primo iPad della Apple
2013, alluvioni in Argentina: 99 morti
2014, Napolitano più anziano Capo dello Stato
2017, San Pietroburgo: attentato terroristico dell’Isis

Nati oggi

1660, Daniel Defoe
1783, Washington Irving
1881, Alcide De Gasperi
1924, Marlon Brando
1930, Helmut Kohl
1940, Francesco Nucara
1945, Catherine Spaak
1948, Vittorio Corona
1952, Michele Valensise
1956, Miguel Bosè
1959, Gianfranco Nappi
1961, Eddie Murphy
1962, Benedetto Della Vedova
1964, Vincenzo Cuomo
1980, Costanza Cerutti
1984, Maxi Lopez

Si   festeggiano    i   Santi    Luigi    Scrosoppi    e   Riccardo Chichester 

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