La nota del 5 maggio

“Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente” (Mao Tse-Tung)

Oggi prevalgono le preoccupazioni per le mosse di Putin, che potrebbe sfondare in Ucraina e aggredire anche la Moldavia, mentre secondo Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, ha appena collocato tre basi e 14 punti di osservazione sulle alture del Golan (al confine tra Siria e Israele) per sorvegliare da vicino le mosse dell’esercito israeliano e le armi americane che usa per trarne vantaggio in Ucraina). Xi Jinping è in arrivo in Europa, va soltanto in Francia e a Bruxelles e su di lui si appuntano anche le speranze di mediazione con la Russia, mentre Hamas e Israele trattano ancora per le tregua, quella che le televisioni ogni sera pensano vicinissima ormai da una decina di giorni.

La notizia italiana inedita di oggi si deve ad Andrea Abodi, ministro dello Sport e dei giovani, che lancia il progetto di un’Agenzia per la verifica dei bilanci delle società calcistiche sul modello delle Autorità come l’Antitrust. Nonostante lo stato di dissesto che caratterizza buona parte dei club e nonostante la decisione finali sull’ammissione ai campionati venga lasciata alla Federazione gioco calcio, la proposta mette in agitazione i presidenti abituati a fare come vogliono nel proprio recinto. Poichè, tuttavia, la situazione dei conti (anche rispetto al fisco) non è allegra, un accordo si troverà. Fa scuola il modello inglese, che è molto simile e che è stato condiviso da tutti gli interessati.

Il Corriere riserva un importante titolo in prima pagina e le pagine due e tre a “20 mila medici pronti all’esodo”, se ne vanno all’estero attratti dagli stipendi migliori e dalla valorizzazione più attenta del proprio lavoro. Il Corriere è attento a proporre anche una lettura più positiva verso il servizio sanitario nazionale e la affida a Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto Mario Negri di Milano, il quale ha una ricetta anche per valorizzare i medici di famiglia, ma chiede “pensieri e azioni strategici”.

La ministra del Lavoro, Calderone, attribuisce al governo tutti i meriti per la crescita dell’occupazione e dice che i fondi di coesione mettono a disposizione 2,8 miliardi. Intanto va su tutti i giornali il destino di Vincenzo Valente, morto a 46 anni in un incidente sul lavoro in uno zuccherificio pugliese: anche il padre nove anni fa era morto a causa di una caduta mentre lavorava in campagna.

Giuseppe Lavazza spiega al Corriere il rincaro dei costi della filiera mondiale del caffè, cosa che presto si ripercuoterà sul prezzo della tazzina al bar. Dario Tosetti spiega al Sole la necessità della collaborazione tra i gestori tradizionali europei del risparmio e i player del “private market” soprattutto americani. Un altro torinese illustre, Enrico Salza, racconta a La Stampa, che gli dedica due pagine di intervista, che “il potere è responsabilità”.

Il Messaggero dà molto spazio alla separazione delle carriere dei magistrati rimessa in moto da Meloni e Nordio. 13 giornalisti candidati alle europee soprattutto a sinistra. Conte inaugura al teatro Dal Verme a Milano un nuovo format di comizio, una specie di spettacolo condotto in prima persona avvalendosi anche di filmati (intanto si schiera con i magistrati contro la separazione delle carriere, mentre Renzi e Calenda l’appoggiano). Santanchè potrebbe avere un nuovo rinvio a giudizio. Sangiuliano dice in una intervista che resterà ministro fino al 2032 perchè Meloni vincerà anche le elezioni del 2027.

Libero si occupa dello scontro in Rai tra i sindacati di sinistra è quello governativo appena nato. Su La Stampa un sondaggio di Ghisleri prevede il sorpasso di Forza Italia sulla Lega. Bisignani sul Tempo si occupa della “Instagramizazzione” della politica, tra Letizia Moratti e Lilli Gruber. Il Fatto si occupa in prima pagina del ritorno dei vitalizi, quelli aboliti dai grillini (che stavolta non battono ciglio, segno dell’integrazione nella “casta”).

L’Inter si distrae a Sassuolo e fornisce tre punti preziosi al tentativo di restare in serie A alla squadra della famiglia Squinzi. Verstappen domina come al solito la Formula uno, ed è in pole al Gran premio di Miami. Lo tallona Charles Leclerc con la Ferrari.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Ucraina, le difficili strade per trattare una pace. Washington punta sull’arrivo degli aiuti militari per contenere i russi mentre Kiev ammette che il conflitto non può finire con una vittoria. La strategia di Parigi e le pressioni su Xi prima della conferenza in Svizzera. «La guerra può finire solo con i trattati», ha dichiarato il generale Skibitsky all’Economist. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)

Kiev, si teme il tracollo e la Nato studia i piani per l’intervento diretto. Le linee rosse alleate: possibile invio di truppe se Putin coinvolge altri Paesi. Lo scenario estremo come deterrenza. Oggi Macron vede Xi: “Fermi Mosca”. Le truppe Nato schierate al confine Est dell’Alleanza: sarebbero pronte a intervenire nel caso la Russia attaccasse nuovamente Kiev dalla Bielorussia o provasse una sortita militare contro la Moldavia. L’ipotesi di conflitto con la Russia per ora viene considerata una extrema ratio in caso di emergenza sul terreno Sarebbe sul tavolo se il Cremlino attaccasse di nuovo. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)

I battaglioni del comandante Syrsky non riescono a fermare l’avanzata nemica a nord di Avdiivka, così come sembrano avere pochi strumenti (e uomini) a disposizione per frenare l’assalto finale a Chasov Yar, vicino a Bakhmut. Mosca sta tentando di combinare gli sforzi dei gruppi di Avdiivka e Bakhmut, i più forti sul fronte, per colpire verso Konstantinovka da est (via Chasov Yar) e da sud (dalla direzione di Avdiivka e Ocheretyne). Il ministro della Difesa Sergej Shoigu vorrebbe regalare a Putin per l’anniversario del 9 maggio un massiccio accerchiamento dell’area, provocando l’evacuazione, sotto minaccia, a Toreck e Nju-Jork di almeno 40mila persone. Se le forze armate di Kiev non dovessero riuscire a rallentare l’offensiva russa nelle prossime settimane, allora entro l’estate l’orso di Mosca potrebbe raggiungere la superstrada Pokrovsk-Kostiantynivka, attraverso la quale vengono rifornite tutte le truppe ucraine a ovest e a sud di Bakhmut. (Luigi Guelpa, Il Giornale)

Ucraina: “Pace svizzera”. Putin non vuole Zelensky. “Non vedo una strada per vincere la guerra sul campo”. Giorni dopo l’ammissione all’Economist del generale maggiore Vadym Skibitsky, numero due dell’intelligence militare ucraina, Zelensky preme per “decisioni tempestive e adeguate sulla difesa aerea”. Chiede altre armi: necessarie per ricognizione e trasporto di missili oltre la linea nemica sono i droni Reaper, che però Washington non vuole concedere. Intanto mentre armi partono e arrivano, la distanza tra Kiev e Mosca si allunga, il cerchio delle trattative sotterranee per negoziare una tregua si allarga, si smaglia. Anzi, forse del tutto, si spezza: il presidente ucraino Zelensky, insieme al suo predecessore Poroshenko, è finito ieri nella lista dei ricercati del ministero degli Interni di Mosca, sebbene le accuse formali non siano ancora note. La decisione russa è chiara: non si tratta con i vertici gialloblu; di certo non si tratta tra qualche giorno in Svizzera, al summit internazionale organizzato da Viola Amherd, presidente della Confederazione elvetica, che a gennaio scorso ha incontrato a Berna il leader ucraino. (Michela Iaccarino, Il Fatto Quotidiano)

Kiev spolpata da nemici e amici per trarre profitto dal cadavere. La situazione è quindi di per sé drammatica e non avrebbe bisogno di essere ulteriormente esasperata, come invece Kiev è costretta a fare. Dopo due anni di combattimenti a singhiozzo, l’Ucraina si è resa conto di non possedere la base né per vincere né per essere aiutata a vincere. Il tentennamento americano sui finanziamenti ha lanciato un segnale pericoloso ai dirigenti di Kiev, ha imbarazzato l’amministrazione Biden e ha costretto i vertici di Nato ed Europa a spendersi in rassicurazioni e finanziamenti oltre ogni realistica capacità di fornirli realmente e in tempo per evitare la catastrofe e di inviarli per un tempo lungo. Le manifestazioni di appoggio incondizionato e “per tutto il tempo che ci vorrà” garantito da personaggi in perenne pellegrinaggio a Kiev sono al limite tra l’ipocrisia e la goliardia. Gli ucraini l’han notato da tempo e a ogni viaggio alzano la posta. (Fabio Mini, Il Fatto Quotidiano)

Maurizio Molinari su Repubblica: Bandiera russa sul Golan. Perché Mosca ha creato basi militari e punti di osservazione sul lato siriano delle Alture, al confine con Israele. Dunque, cosa sta facendo Mosca? In assenza di spiegazioni ufficiali da parte del Cremlino, più fonti occidentali che stanno osservando la situazione sul Golan affermano che la decisione di Mosca sarebbe la cartina tornasole della sovrapposizione fra i conflitti in Ucraina ed in Medio Oriente. Il motivo è che la crescente intensità di attività militare israeliana ai confini con Libano e Siria, a causa degli scontri quotidiani con Hezbollah ed altre milizie filo-iraniane, ulteriormente cresciuti dopo l’attacco iraniano a Israele con droni e missili, consente ai russi di osservare con facilità, da vicino, il funzionamento, offensivo e difensivo, di armamenti americani che lo Stato ebraico possiede e che i russi ritengono siano spesso assai simili a quelli che il Pentagono da oltre due anni sta fornendo alle truppe di Volodymyr Zelensky.

«Silvio a caccia con Putin non volle sparare ai caprioli. Poi dietro un albero vomitò». Cicchitto: erano insieme in vacanza in una dacia. Berlusconi mi raccontò che il presidente russo estrasse il cuore di un animale ucciso e glielo consegnò. Berlusconi pensava di conquistarlo, ma in realtà venne fregato dallo zar. (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

Commercio, alleanze, geopolitica. Il ritorno di Xi Jinping in Europa. Sono passati cinque anni dall’ultimo viaggio, e le relazioni sono molto peggiorate. Il presidente cinese vedrà a Parigi Macron e Von der Leyen Poi tappa a Belgrado. (Federico Rampini, Corriere della Sera)

Tregua, soltanto uno spiraglio. L’ostacolo è la fine della guerra. Hamas pronta all’intesa ma vuole un ritiro «definitivo». Gli israeliani: non se ne parla. Hanno protestato migliaia di persone per chiedere la liberazione degli ostaggi. La «vittoria totale» o un cessate il fuoco? Il governo in bilico sui prossimi passi. Netanyahu guarda ai sondaggi e punta su Rafah. Gli alleati minacciano di far saltare la coalizione in caso di accordi «sconsiderati». La «fonte politica di alto livello» ha bisogno di ripetere che il conflitto andrà avanti. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Da Ocasio-Cortez a Sanders, quei dem che contestano Biden. Alexandria Ocasio-Cortez, deputata di New York, stella della galassia progressista, avverte: «È in gioco la libertà di parola, mandare la polizia nei campus è la cosa peggiore». Ilhan Omar, del Minnesota, deputata di origini somale la cui figlia è stata arrestata – e rilasciata senza incriminazioni – all’inizio dei disordini a Columbia, ha paragonato ieri su X le irruzioni della polizia al massacro a Kent State in Ohio del 1968, allora 4 studenti che manifestavano contro la guerra in Vietnam vennero uccisi. La guerra di Gaza e le rivolte nei campus di mezza America – sedate dalle irruzioni della polizia in alcuni ed eclatanti casi come Columbia e UCLA – scava un solco sempre più profondo dentro il Partito democratico. I recenti voti al Congresso – sia sui fondi per Israele, 26 miliardi stanziati in aprile, sia quello di tre giorni fa sull’antisemitismo – hanno plasticamente mostrato le differenti sensibilità fra i democratici. Settanta deputata ad esempio si sono opposti, mercoledì, a una legge sostenuta da una maggioranza bipartisan su quale criterio usare per definire un’azione o un gesto antisemita. Jamaal Bowman, deputato afroamericano, ha candidamente ammesso che «siamo divisi» e che la sintesi è difficile. La Casa Bianca cerca un punto di equilibrio ma la linea di Biden è chiara su due punti: il sostegno a Israele è incrollabile e «l’ordine nei campus» deve prevalere. Linguaggio e modi non digeribili per AOC e molti democratici. (Alberto Simoni, La Stampa)

Sebastiano Maffettone sul Corriere: La liberal-democrazia e le sfide nel voto. Si devono prendere sul serio gli argomenti dei realisti e dei pacifisti, ma al tempo stesso bisogna considerare importante la politica interna per determinare il nostro atteggiamento sui conflitti in corso. “Questo anno di guerre sanguinose è anche un anno di elezioni. Ci sono state in Russia, ci saranno tra poco in Europa, negli Stati Uniti e in India. Naturale, perciò, che i discorsi sulla guerra e sulle elezioni si incrocino. Difficile non pensare che le aspettative elettorali non influenzino il comportamento dei singoli Paesi riguardo agli eventi bellici e verso le parti in causa nei conflitti in corso. L’atteggiamento di Biden, tanto per fare un esempio, nei confronti di Israele non può non scontare le sue preoccupazioni per l’aspro confronto elettorale che lo attende.

Dato tutto ciò per scontato, se ne può trarre una conclusione più generale: la politica interna conta per la politica internazionale. La sorpresa, invece, nasce dal fatto che una tesi del genere non influenza la maggior parte del discorso pubblico sulle guerre. Discorso che è dominato da due visioni culturali e politiche, quella realista e quella pacifista. In entrambi i casi, infatti, la politica interna non fa parte degli argomenti più adoperati. Volendo semplificare, i realisti sostengono che chiunque può fare la guerra a un altro Paese provvisto che abbia le risorse materiali in grado di poter credere che la guerra vada a buon fine. I pacifisti, invece, ritengono che nessuno dovrebbe mai fare la guerra, qualsiasi siano le ragioni che potrebbero offrire una giusta causa, come per esempio un’improvvisa invasione straniera. In entrambe queste posizioni, la politica interna, a cominciare dalle elezioni, non svolge alcun ruolo”.

Giustizia, duello tra Anm e FI. L’idea: azione penale facoltativa. Santalucia: a rischio l’indipendenza. Il viceministro Sisto: balle, è garantita dalla Carta. «Riforma necessaria. Ma alla fine non si farà. È un tranello elettorale». Paita (Iv): fui vittima delle toghe, il sistema va cambiato. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)

Giustizia, Spataro stronca la riforma Nordio sulla separazione delle carriere: “Uno slogan che sottomette le toghe. È frutto del populismo”. L’ex procuratore: “Questa legge voluta dalla destra è rancorosa, una colossale impostura che distrugge un modello che tutto il mondo ci invidia”. (Liana Milella, Repubblica)

Aperture a Meloni, Schlein gela Ursula. Tensioni sul Jobs act. Renzi ai riformisti pd: che ci fate con la Cgil, meglio noi. Nella Lega anche Fugatti si smarca da Vannacci. (Adriana Logroscino, Corriere della Sera)

L’intervista a Giuseppe Conte: «Giorgia ha tradito il popolo. Le toghe? No alla mordacchia». Il leader M5S: serve una soluzione, tra Putin e Zelensky noi scegliamo la popolazione ucraina. Tra guerra e pace. Stiamo sfiorando la terza guerra mondiale, basta ambiguità, si scelga da che parte stare. «È responsabilità politica». Io non mi sono candidato perché noi non barattiamo la buona politica con qualche voto. (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Angelo Panebianco sul Corriere: L’Ucraina e le nostre incertezze. Il diverso approccio di britannici e francesi da un lato e di tedeschi e italiani dall’altro. Il ruolo delle opinioni pubbliche.

Ancora Sgarbi. In corsa per la Ue (nonostante tutto) «Io, l’immortale». Dai litigi con Sangiuliano alla trattativa con Meloni. «Vado alla processione per la Madonna della Libera, ma io sono più devoto alla premier». (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera)

Riforme, lavori in corso per una Costituzione prêt à porter. Premierato, Autonomia differenziata e giustizia: un po’ per volta, il governo fa a pezzi la Carta. E senza una discussione pubblica. (Michele Ainis, Repubblica)

Rai, il sindacato della destra ‘precetta’ i giornalisti: “Lunedì non scioperate. Con noi Tg in onda lo stesso”. Comunicazione agli iscritti dell’Unirai contro l’astensione dal lavoro indetta dall’Usigrai per denunciare “il controllo asfissiante del governo sul lavoro giornalistico”. Sostituito in conduzione chi aderisce alla protesta. (Matteo Pucciarelli, Repubblica)

Gli altri temi del giorno

 L’esodo di 20 mila medici. Il 90% ha meno di 40 anni. La stima degli Ordini su quanti lasceranno l’Italia nel 2024. Le mete: Israele e Usa in testa. Il record post Covid. Sono già 38 mila quelli all’estero. L’Italia è al terzultimo posto per le retribuzioni. (Margherita De Bac, Corriere della Sera)

«Motiviamo i giovani e investiamo nella ricerca. Dove si può crescere i professionisti restano». Remuzzi: il vero problema riguarda alcune specializzazioni. Le risorse si trovano se si riducono gli sprechi, come quelli da esami inutili oppure da ricorso a farmaci più costosi di altri senza vantaggi significativi. (Luigi Ripamonti, Corriere della Sera)

Ultima vergogna sui vaccini: «Effetti avversi? si sapeva…». Per anni chi parlava di possibili controindicazioni veniva bollato come no vax e negazionista: ora, con totale nonchalance, «Repubblica» e pure «New York Times» trattano le reazioni collaterali da evidenze assodate. Ma che problema è? Ma che notizia è? A leggere un articolo dell’inserto Salute di Repubblica c’è da rimanere basiti. Soprattutto c’è da inferocirsi se si è vittima dei cosiddetti effetti collaterali del siero anti coronavirus. Infatti, sul quotidiano della famiglia Agnelli è comparso un servizio in cui si spiega che uno studio mondiale, condotto su 100 milioni di persone, ha rivelato quali siano state le conseguenze avverse dei vaccini. Fin qui niente di nuovo. Noi per primi ne abbiamo scritto nei giorni scorsi in prima pagina. Ma Repubblica va oltre l’informazione pura e semplice delle reazioni avute da migliaia di persone dopo le iniezioni anti Covid. «Non c’è bisogno di commissioni d’inchiesta», commenta il quotidiano della sinistra chic con parole choc: «bastano gli studi scientifici. E i risarcimenti a chi ha avuto effetti avversi da vaccini». Segue elencazione delle patologie emerse dopo che con pressioni varie, tra cui non ci si può dimenticare del green pass, le persone sono state costrette a vaccinarsi: sindrome di Guillain-Barré, miocarditi, pericarditi eccetera. (Maurizio Belpietro, La Verità)

Aiuti su tech e ambiente: l’alternativa di Fitto alla decontribuzione Sud. Il governo ritiene impossibile la proroga dello sconto del 30% a tutte le aziende del Mezzogiorno. Si punta ai 160 miliardi del nuovo programma Step. (Valentina Conte, Corriere della Sera)

Parità di genere, più certificazioni per imprese e enti. Oltre 1800 aziende e associazioni l’hanno ottenuta: “Scelta etica, non solo economica”. (Rosaria Amato, Repubblica)

«All’Europa serve il modello italiano: così i commercialisti aiutano il Fisco». Il presidente de Nuccio: rilanciare i distretti. Servono incentivi europei per aiutare le Pmi a sostenere i costi della transizione. Altro tema che diventerà centrale durante gli Stati generali è quello atavico della frammentazione fiscale. (Isidoro Trovato, Corriere della Sera)

Dall’economia dello spazio una spinta da 1.800 miliardi. Il valore del settore stimato nel 2035 rispetto ai 630 miliardi del 2023. L’Agenzia. L’Italia è il terzo Paese per contributi all’Agenzia spaziale europea. (Valentina Iorio, Corriere della Sera)

Contro il solare un fronte trasversale: anche la Sardegna ferma i pannelli. Non solo il governo: la giunta Todde approva una moratoria sui progetti per 18 mesi. Gli operatori: un favore alle centrali a carbone e a gas, in Italia danni per 60 miliardi. (Luca Pagni, Repubblica)

Norma contro gli espropri green, il governo deve trovare la quadra. Tensioni tra Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin. Ma i due: «Insieme per migliorare il testo». Idillio fino a un certo punto. Tra il ministro dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente non ci sarebbe alcuna divergenza in merito al decreto in arrivo domani che dovrebbe abolire la norma che rende possibili gli espropri dei campi degli agricoltori per impiantare pannelli solari. A dirlo sono però gli stessi interessai Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin che definiscono «senza fondamento» le indiscrezioni in merito. La realtà è che le posizioni non sono per nulla allineate. Il testo nella sua prima versione presenta più di un interrogativo, anche perché lo sviluppo del fotovoltaico è previsto dal Pnrr, ma d’altro canto non si possono permettere espropri massivi. È chiaro che spetterà al governo trovare un punto di caduta su dove e come installare i pannelli per l’energia solare senza che venga stravolto il paesaggio. Va poi aggiunto che il testo al momento non si pronuncia sull’installazione nei campi agricoli delle pale eoliche e anche in questo caso servirà un criterio su come posizionarli all’interno del territorio italiano. (Gianluca Baldini, La Verità)

Affitti brevi, 500mila case obbligate al codice unico. I dati arrivano dal Centro studi di Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi, che li ha ottenuti analizzando tutti gli immobili attualmente online che rispondano a un requisito: avere ricevuto almeno una prenotazione nel corso dell’ultimo anno. Si tratta, cioè, di annunci effettivamente attivi, che fotografano la reale situazione del mercato, al di là dei dati censiti dalle piattaforme ufficiali delle Regioni. Per la precisione, si tratta di 510.436 abitazioni, in crescita del 13% rispetto all’anno scorso. In testa alla graduatoria ci sono tre regioni: Toscana (con oltre 68mila annunci), Sicilia (poco sotto i 60mila) e Lombardia (che supera i 56mila annunci).

Pochi giorni fa – va ricordato – Regioni (nello specifico, la Commissione politiche del turismo della Conferenza delle Regioni e Province autonome, presieduta dal coordinatore Daniele D’Amario) e Governo hanno trovato una prima intesa sul decreto in materia di interoperabilità delle banche dati delle strutture ricettive, predisposto dal ministero del Turismo, guidato da Daniela Santanchè. (Giuseppe Latour e Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore)

Per Daniela Santanchè in arrivo una nuova richiesta di rinvio a giudizio: il secondo filone sul falso in bilancio di Visibilia. Dopo la prima richiesta di processo per la truffa Covid, entro maggio i pm depositeranno anche quella in cui sono indagati, con la ministra, il suo compagno Dimitri Kunz e altri 15. (Rosario Di Raimondo, Repubblica)

Giacomo Matteotti senza pace. Il suo condominio boccia la targa del Comune di Roma col riferimento al fascismo: “Lasciate la nostra”. Sul palazzo nel quartiere Flaminio dove abitò il deputato socialista ucciso c’è già una piccola lastra in sua memoria ma è abusiva e non cita gli assassini: «Quella del sindaco Gualtieri è troppo impattante”. (Concetto Vecchio, Repubblica).

Regeni, il mistero degli ultimi appunti. La famiglia: “La scrittura non è la sua”. Nella stanza di Giulio quattro pagine di parole (con traduzione in arabo) che sembrano quasi un presagio: spia, tortura, morire. Ma forse è solo un altro depistaggio. (Giuliano Foschini, Repubblica)

Concita De Gregorio su Repubblica: David, se il cinema dà lezione di diritti. Il cinema non può cambiare le cose ma può cambiare lo sguardo», ha detto Elio Germano ai David di Donatello, quasi tre milioni di persone davanti alla tv.

Il Corriere intervista Paola Ferrari: «A 15 anni lasciai la scuola. Le nozze con De Benedetti? Suo padre non tifava per me». La giornalista: «A bordo campo Liedholm mi offriva il tè». La corte di Berlusconi: «A cena con Montanelli mi sfilò il fermaglio di finta madreperla e disse: “La mia donna non deve indossare nulla di falso”. Ero ferita, decisi di non vederlo più».

Repubblica intervista Renato Zero: “Sono single e resto single. Un artista depresso? È un cattivo esempio. La mia corazza si apre con la password ‘amore’. E quello del pubblico è una responsabilità”.

Gli Anniversari

1762, trattato di pace tra Russia e Prussia
1789, a Parigi hanno inizio gli Stati Generali
1809, prima donna in Usa a ottenere un brevetto
1821, muore a Sant’Elena Napoleone Bonaparte
1835, Belgio: prima ferrovia dell’Europa continentale
1842, incendio ad Amburgo: mezza città devastata
1860, Garibaldi salpa da Quarto con i Mille
1862, istituito il servizio postale nazionale
1865, prima rapina al treno negli Stati Uniti
1877, Toro Seduto trasloca in Canada
1891, inaugurata la Music Hall (ora Carnegie Hall)
1893, crollo a NY: falliscono 15mila aziende
1910, nasce a Torino la Confindustria
1912, esce a Mosca il primo numero della Pravda
1916, i Marine invadono la Repubblica Dominicana
1921, Coco Chanel presenta il profumo N.5
1936, le truppe italiane conquistano Addis Abeba
1941, Hailé Selassié torna ad Addis Abeba
1944, scarcerato per malattia il Mahatma Gandhi
1945, le truppe tedesche in Danimarca
1945, liberato il campo di concentramento di Mauthausen
1945, piena sovranità alla Germania Ovest
1946, prima schedina del totocalcio
1949, istituito il Consiglio d’Europa
1971, Liggio uccide il procuratore Pietro Scaglione
1972, aereo Alitalia si schianta a Palermo: 115 morti
1973, primo tricolore italiano sulla vetta dell’Everest
1976, arrestato a Torino Edgardo Sogno
1978, le Br annunciano l’esecuzione di Aldo Moro
1981, muore in Irlanda del Nord Bobby Sands
1986, ultimo episodio tv per Love Boat
1995, giuramento dei testimoni: eliminata la parola Dio
1998, alluvione di Sarno e Quindici: 160 morti
2000, muore a Firenze Gino Bartali
2000, congiunzione di tutti i pianeti
2004, muore a Roma Nando Martellini
2004, governo Berlusconi: record di durata
2005, terzo mandato da premier per Tony Blair
2007, inaugurato il nuovo aeroporto di Catania
2012, il Giappone spegne l’ultimo reattore nucleare

Nati oggi

 1813, Soren Kierkegaard
1818, Karl Marx
1914, Tyrone Power
1943, Cosimo Izzo
1945, Fiorella Kostoris e Gabriele La Porta
1947, Bice Biagi
1948, Giusi La Ganga
1964, Alessandra Sardoni
1988, Adele
2003, Carlos Alcaraz Garfia

Si festeggiano Sant’Angelo da Gerusalemme e Sant’Irene

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