La nota del 8 aprile

“E’ molto difficile mettere d’accordo cuore e cervello. Pensa che, nel mio caso, non si rivolgono neppure la parola” (Woody Allen)

Sarà anche avvicendamento delle truppe dopo mesi di guerra, sarà che senza il rilascio degli ostaggi non vi sarà tregua come dice Netanyahu ma il ritiro dell’esercito israeliano dal Sud di Gaza è una svolta che non può non essere l’apertura di quasi tutti i quotidiani di stamattina. La Stampa è l’unica a titolare che ora “Israele prepara l’assalto a Rafah”. Guido Olimpio sul Corriere scrive che Tel Aviv dice di aver ucciso 13 mila combattenti e 120 tra dirigenti, comandanti e capi di battaglione di Hamas “anche se Sinwar e Deif guidano ancora la resistenza”. A queste cifre vanno aggiunti i morti tra la popolazione civile usata come scudo, 30 o 40 mila persone a seconda dell’origine delle stime (tra cui molte migliaia di bambini). Sempre secondo il Corriere Israele avrebbe perso 600 soldati e ora si passa alla strategia degli “attacchi mirati”. Massimo Cacciari su La Stampa invita le università ad essere luoghi del dialogo “nella guerra civile globale” e no solo a manifestare pro Gaza.

Intanto da Zelensky arriva l’ennesimo appello per reclamare dagli Usa armi e aiuti, poichè i russi stanno aumentando l’intensità dei bombardamenti sulle principali città ucraine e l’esercito di Kjiv non ha munizioni. Intanto all’Ungheria, il paese più filorusso dell’Ue, si aggiunge la Slovacchia del nuovo presidente Pellegrini.

Il Giornale scrive che ai Brics (Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica) ora si aggiungono Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati arabi. E nel frattempo l’Italia nei primi tre mesi di quest’anno ha perso 8,8 miliardi di export.

Secondo Claudio Tuto su Repubblica Macron, Scholz e Tusk hanno fatto un patto per isolare von der Leyen e Meloni. La sintonia tra i tre premier fa vacillare l’ipotesi di riconferma della presidente della Commissione che paga anche il feeling con la premier italiana.

In Italia continua lo scontro tra Schlein e Conte, gratificato da diverse interviste (e, ovviamente, la prima pagina del Fatto) che lui ha preparato con una frase ad effetto: “se lei non cambia il Pd, il Pd cambierà lei”. La segretaria del Pd fa quel che può di fronte al cinico maramaldeggiare dell’ex alleato: Raffaele Gallo non è più capolista in Piemonte e, a buoi scappati dalla stalla, lei vuole che ora le scelte siano guidate da un codice etico che è da scrivere. Repubblica le offre grande spazio e dilata la sua intenzione di fare a meno delle correnti nel preparare le liste per le europee senza mercanteggiare con i capi bastone del partito, cosa che aveva promesso quando si era insediata al Nazareno ma che non ha mai fatto o potuto fare. E La Verità si preoccupa del fatto che “le ‘ndrine metteranno le mani sulle grandi opere grazie al Pd”. Libero invece atta Schlein poichè “vorrebbe decidere la scaletta del Tg1” (il cui direttore Chiocci ha appena festeggiato il compleanno alla presenza di diversi ministri).

Chissà perchè, oppure semplicemente perchè qualcosa di vero c’è, il Corriere dedica una pagina a “Berlusconi che è ancora tra noi”, Netflix, libri, nostalgia e Forza Italia in corsia di sorpasso”: Roncone racconta perchè moriremo berlusconiani.

Giuliano Ferrara sul Foglio boccia la rappresentazione teatrale di Eugenio Scalfari, che secondo lui non rende affatto il personaggio.

Il principale sindacato dei medici, l’Anaao-Assomed, ha indetto una serie di manifestazioni (la prima a Bologna il 19 aprile) per lottare contro l’autonomia differenziata che distruggerebbe il Servizio sanitario pubblico.

Il Messaggero fa sapere che il Regno Unito blocca i visti per i giovani italiani: ora per lavorare a Londra serve un reddito di 38 mila sterline.

Ilvo Diamanti su Repubblica si occupa di sport e ci spiega che Sinner ha portato la popolarità del tennis al 38 per cento, anche se il calcio resta saldamente al primo posto nel tifo degli italiani. La Juve dopo un mese torna alla vittoria, con la Fiorentina. Il numero due del mondo nel tennis parla con Corriere e Stampa, i quali titolano sul fatto che (come succede a tanti) non gli piace lavare i piatti.

La Juve torna a vincere dopo un mese, con la Fiorentina. Il Napoli vince bene a Monza, il Cagliari castiga l’Atalanta. Stasera Udinese-Inter.

Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Via le truppe da Gaza Sud. Ma Israele: «Non è finita». Il ministro Gallant: «Ci prepariamo all’invasione di Rafah». Gli egiziani: possibile tregua nei prossimi giorni. (D.F., Corriere della Sera) Israele ritira le truppe dal Sud “Ora caccia mirata ai capi di Hamas”. La decisione arriva dopo settimane di pressioni Usa e di fronte a una crescente minaccia di rappresaglia da parte dell’Iran Con il ritiro della 98esima brigata da Khan Yunis, le truppe israeliane rimarranno a controllo del corridoio di Netzarim. (Fabio Tonacci, Repubblica)

«Un segnale distensivo a Biden e una pausa per i riservisti. Incombe la minaccia iraniana». Bremmer: sul negoziato ostacoli da Hamas, Striscia terra di nessuno. La tensione è al livello più alto dal 7 ottobre, lo scenario di una rappresaglia iraniana dopo l’attacco subito in Siria. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)

Ma questo microritiro, purtroppo, non è detto sia l’indizio di una posticipazione o annullamento dell’incursione di terra a lungo minacciata nella città meridionale di Rafah, che i leader israeliani hanno affermato essere necessaria per eliminare Hamas. Il reporter Imran Khan di Al Jazeera ha affermato che questo ritiro potrebbe annunciare una nuova strategia da parte di Israele. “Ci è stato detto che non hanno bisogno di quel numero di truppe per questa nuova strategia”, ha rivelato Khan da Gerusalemme est. “Se ascolti gli analisti militari israeliani, sviluppi una visione leggermente diversa. Quello che percepiamo è che la mossa sia finalizzata alla redistribuzione delle forze per prepararsi ad un’offensiva di terra a Rafah”, ha detto Khan, sottolineando che gli Stati Uniti rimangono “assolutamente contrari” al piano. (Roberta Zunini, Il Fatto Quotidiano)

Dalla «vittoria totale» alla strategia dei raid mirati. Il limbo di Netanyahu. Un conflitto «in sospeso» che va avanti. Bibi spera di allontanare il voto. Il 62% degli israeliani è insoddisfatto di come il premier ha condotto la guerra. (Davide Frattini, Corriere della Sera)

Tajani a Katz: “Senza il vostro lasciapassare non possono arrivare gli aiuti ai palestinesi”. L’Italia, ha ribadito ieri Tajani, resta contraria a una possibile operazione militare a Rafah, ma si prepara al peggio. La presenza di Katz alla riunione operativa sull’iniziativa italiana Food for Gaza è stata apprezzata dal capo della Farnesina. Anche perché «senza la sponda di Israele, gli aiuti non possono arrivare alla popolazione». Per questo Tajani ha proposto a Katz di «far partecipare al tavolo tecnico di Food for Gaza anche un rappresentante dell’Ambasciata israeliana».. (La Stampa)

Schlein: non si va avanti a ultimatum. E c’è un nuovo codice per i candidati. I «tormenti» della segretaria, tra rapporti di forza col Movimento e alleanza per le Politiche. Chi vorrà essere eletto dovrà denunciare «eventuali fenomeni di voto di scambio». (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Schlein sfida le correnti dem. “Sulle liste per la Ue decido io”. “Avanti col cambiamento”, dice la segretaria dopo le parole di Conte e gli scandali di Bari e Torino. In vista delle candidature la parola d’ordine sarà “niente caminetti”. E avverte i 5S: “Solo uniti si vince: chi si sfila si assume la responsabilità”. (Carmelo Lopapa, Repubblica)

Le ’ndrine mettevano le mani sulle grandi opere grazie al Pd. Palazzo della Regione Piemonte, tratte autostradali, persino il Porto di Genova: così, secondo l’accusa, le ditte in odor di criminalità organizzata legate a esponenti dem infiltravano gli appalti pubblici. Il Gip: «Procedevano malgrado l’interdittiva antimafia», contando sulla sponda di chi avrebbe dovuto vigilare. Il livello di penetrazione in tutti i settori delle imprese controllate dalla famiglia Pasqua, che rischia di portare a una pioggia di misure interdittive a carico di varie società, si può riassumere attraverso un brano dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Fidelio: «Nemmeno l’interdittiva antimafia arrestava la carica intimidatoria dei Pasqua che, con vari stratagemmi, menzogne e pressioni, avvalendosi del potere economico acquisito, di fatto aggiravano il provvedimento prefettizio, continuando ad operare per enti pubblici (lavori di costruzione del Grattacielo Regione Piemonte, Comune di Verolengo, Ospedale San Giovanni Bosco) e per il Porto di Genova». Al San Giovanni Bosco le aziende dei Pasqua hanno lavorato al rifacimento del pronto soccorso, mentre a Genova, oltre alle attività all’ interno del porto, le loro società avrebbero avuto anche un ruolo connesso alla ricostruzione del ponte Morandi. (François De Tonquédec, La Verità)

C’era una volta la «diversità morale». Ovvero una componente di quel «fattore K» (per dirla con Alberto Ronchey, già direttore de La Stampa) che contraddistingueva il Partito comunista italiano. E che, soprattutto, faceva parte della sua autonarrazione nel discorso pubblico e dell’identità che i militanti rivendicavano orgogliosamente. Una risorsa etico- politica che aveva funzionato parecchio per poi entrare, col passare del tempo, in una sorta di cono d’ombra, venendo espropriata dal famoso-famigerato giustizialismo, brandito come un corpo (elettoralmente ed editorialmente) contundente da altre forze politiche più movimentiste e da taluni media. Fino alle vicende giudiziarie di questi giorni che, da Bari a Torino, stanno largamente seminando il caos nel Partito democratico prima delle elezioni europee e di alcune tornate amministrative estremamente importanti (come le regionali del Piemonte). Dando l’opportunità al presidente del M5S di riconfermarsi una volta di più come il CamaleConte, prontissimo a sfilarsi dalle primarie del sinistracentro per il sindaco di Bari, tanto da suscitare la reazione della segretaria dem Elly Schlein che sul «nucleo duro giallorosso» (ovvero la riedizione dell’«alleanza organica» coi postgrillini) aveva scommesso in modo privilegiato per provare a competere con l'(apparentemente)«invincibile armata» del destracentro. E dando il destro alle destre di attaccare a testa bassa dopo il discutibile provvedimento ministeriale di accesso ispettivo al Comune di Bari che lasciava chiaramente intravedere la volontà di dare una spallata ad Antonio Decaro, alle prese – per giunta – con il “fuoco amico” indirizzatogli dall’incontenibile e debordante Michele Emiliano. A proposito del destracentro – con i vari affaires Santanchè e Delmastro – tornerebbe di attualità la massima evangelica «chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra», ma ora, in effetti, i guai giudiziari nel Pd si vanno moltiplicando e facendo piuttosto seri, fra indagini sul voto di scambio e accuse di corruzione elettorale. (Massimiliano Panarari, La Stampa)

Da Lecce a Cagliari. Dove il campo largo (malgrado gli strappi) regge ancora. Dem e M5S insieme in quasi 2 capoluoghi su 3. A Caltanissetta il 5 Stelle Gambino è il sindaco uscente. Qui l’accordo è in salita. (Emanuele Buzzi, Corriere della Sera)

Conte: «Noi leali e contro l’illegalità. Con Schlein non ci siamo sentiti dopo lo strappo, ora cambi il Pd o il Pd cambierà lei». Intervista al leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: «L’accusa di slealtà ci ha offeso. Io e Schlein non ci siamo sentiti in queste ore. L’uscita dalla maggioranza in Puglia? In settimana lo diremo: scriveremo nuove pagine». (Monica Guerzoni, Corriere della Sera)

Antonio Polito sul Corriere: Estraneità elettive a sinistra. Pd e Cinque stelle: un’incompatibilità genetica impedisce ai due soggetti di diventare una coalizione.

Cacicco o capobastone l’eterna lotta di potere tra partito e territori che divide la sinistra. Già nel 1997 D’Alema usò il termine contro il movimento dei sindaci che reclamava la guida del centrosinistra. (Stefano Cappellini, Repubblica)

Piemonte, Gallo jr lascia le Regionali. E il Pd locale ora teme il commissario. Al suo posto un esponente di Libera o un magistrato. Le battaglie con Laus, altro capocorrente. (Paolo Coccorese, Corriere della Sera)

La solitudine di Calenda «Io, matto contromano? Meglio di certi accordi». Il leader di Azione e l’ultimo scontro con Renzi-Bonino. «Candido chi sa l’inglese, altri il genero di Cuffaro». «A Roma mi davano al 2%, presi quasi il 20% Andrà bene ancora, altrimenti amen». Le liti con Renzi e Letta: il detto «il nemico del mio nemico è mio amico» non fa per lui. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

Il quarantennale della fondazione della Lega, semi-dimenticato fino a qualche giorno fa, all’improvviso è stato recuperato dal cesto dei ricordi ingombranti, lucidato, messo in mostra. Il 12 aprile il partito lo festeggerà un po’ ovunque ma soprattutto a Varese, davanti alla storica sede di piazza del Podestà, e all’ultimo momento Salvini ha dato (ha dovuto dare) la sua adesione: andrà. Al tavolo della risottata organizzata dai militanti potrebbe esserci anche Umberto Bossi, il patròn da anni esiliato dai palchi ufficiali del Carroccio. L’eventuale foto al suo fianco segnerà per il Capitano un’inedita esperienza: il passaggio sotto le forche caudine del leghismo delle origini che credeva di aver stroncato in via definitiva, quello dei Borghezio e degli Speroni, della libera Padania più europeista che nazionalista, così ostile alla retorica del sovranismo tricolore da tifare contro la Nazionale pure ai Mondiali di calcio. È evidente che quel tipo di passato non può essere ricostruito. Ma la nostalgia dei bei tempi è un dato di fatto che Salvini è obbligato a prendere in considerazione. Non è solo il chiodo fisso della base leghista in Veneto, Lombardia, Piemonte, ma anche la giustificazione prevalente della transumanza di massa avviata dai quadri intermedi, preoccupati per il loro avvenire. (Flavia Perina, La Stampa)

Michele Ainis su Repubblica: Bipresidenzialismo, istruzioni per l’uso. Primo: il presidente della Repubblica dovrebbe continuare a fare il suo mestiere. Un presidente garante, non anche governante.

Le mani della destra sulla par condicio. Rivolta di Pd e Avs: “Atto di regime”. FdI vuole che la comunicazione del governo sia esclusa dalle regole. Ma Forza Italia si sfila. (Giovanna Casadio, Repubblica)

Prima un posto di lavoro, ora 50 euro e una bolletta. Nel tariffario del voto la faccia dell’Italia povera. C’è un Paese di abusati e uno di approfittatori. La scheda è un pezzetto di carta, una cambialetta: disfarsene non è doloroso. (Goffredo Buccini, Corriere della Sera)

Gli altri temi del giorno

Zelensky: senza aiuti. Usa perdiamo Allarme sulle armi chimiche russe. Mosca e Kiev si rinfacciano a vicenda l’uso di ordigni proibiti. Il Cremlino guadagna terreno nel Donbass vicino a Chasiv Yar, Avdiivka, Kherson e a sud di Zaporizhzhia, al prezzo di migliaia di caduti. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

Le bombe guidate mandano in crisi Kiev. Zelensky: “Senza aiuti perderemo la guerra”. Antichi ordigni sovietici riadattati vengono fatti planare a centinaia al giorno sulle città del fronte. (Daniele Raineri, Repubblica)

Kiev e la supremazia militare russa «Le bombe di Mosca ci spazzano via». Un Paese martellato, che vacilla, che vede il baratro della solitudine e della sconfitta. Questa è l’Ucraina nel 775esimo giorno di una guerra in cui è stata trascinata dall’aggressività paranoica di Vladimir Putin, che ha sperato di poter vincere e da cui ora spera solo di uscire senza troppi danni, magari grazie a una conferenza di pace di cui il presidente Volodymyr Zelensky è tornato a parlare ieri alla Ukrainska Pravda. Un evento che si dovrebbe tenere in Svizzera in estate (la data precisa sarà stabilita nei prossimi giorni) e che dovrebbe coinvolgere «80-100 Paesi da tutto il mondo». (Andrea Cuomo, Il Giornale)

Glucksman(n)ia. Il 44enne Raphaël ha resuscitato la sinistra, sale nei sondaggi per le Europee e insidia la candidata dell’Eliseo: «A differenza di Macron io nell’Unione ci credo davvero». Gli ucraini da noi vogliono munizioni, non soldati! Ne mandiamo 3.000 al mese quando i russi ne sparano 20 mila al giorno e continuiamo a rifornire Riad. Idealista come mio padre? Almeno non ho balbettato quando il 7 ottobre c’è stato da condannare Hamas, e non balbetto oggi che bisogna dire a Israele di fermarsi. Un pensiero per l’Eliseo del 2027? Il risultato di questo voto avrà un impatto sul dopo, ma la battaglia della mia vita è l’Europa, e lì spero di essere utile. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)

La Slovacchia si allinea all’Ungheria nasce l’asse anti-Ucraina in Europa. . Con l’elezione di Peter Pellegrini alla presidenza l’allineamento della Slovacchia all’Ungheria è completo. Negli equilibri europei Bratislava non è certo un peso massimo – non lo è neanche l’Ungheria se è per quello – ma affiancandosi a Budapest rafforza il potere di interdizione, e di ricatto, nel cui uso il primo ministro ungherese è maestro sia nell’Unione europea che nell’Alleanza Atlantica. Quando si decide all’unanimità essere in due fa massa. Questo significa che sia nell’Ue che nella Nato, alla vigilia di appuntamenti importanti – elezioni europee, ultimi Consigli europei prima del cambio di Commissione, vertice Nato di Washington – l’opposizione alle misure pro-Ucraina (aiuti) e anti-Russia (sanzioni) ha oggi due portavoce, aspettandone altri. Soprattutto aspettandone altri. (Stefano Stefanini, La Stampa)

Prove di distensione tra Washington e Pechino: “Progressi se comunichiamo direttamente”. Il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen in Cina incontra il premier Li Qiang. Tra i temi l’export cinese e le relazioni con Mosca. (Gianluca Modolo, Repubblica)

Clinton contestata nel suo ex ateneo, Pelosi cambia linea. La guerra divide anche le leader democratiche. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)

Deficit indomabile. Serve l’ok dell’Europa su 8 miliardi di spesa. Def congelato e senza indicazioni sugli effetti della prossima Finanziaria. Ipotesi disavanzo 2025 al 4% del Pil, va chiesta più flessibilità a Bruxelles. (Giuseppe Colombo, Repubblica)

Talenti in fuga, un’azienda su due sceglie di non trattenerli. Oltre ai cervelli in fuga all’estero e alla difficoltà sempre più marcata a trovare figure professionali adeguatamente formate, ora il mercato del lavoro italiano lancia l’ennesimo segnale di malessere: l’insoddisfazione delle sue risorse migliori, imprigionate in percorsi di carriera scarsamente remunerativi sul lungo periodo e anche poco stimolanti. A tracciare questa fotografia è “Upskilling e Reskilling”, l’indagine svolta da InfoJobs, la piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online, su un campione di 158 aziende e oltre 1.300 candidati, che stigmatizza come le aziende italiane non introducano abbastanza azioni concrete per trattenere i propri talenti.

Talenti che sempre più spesso decidono di cambiare lavoro perché poco soddisfatti, desiderosi di crescere economicamente e professionalmente. (Serena Uccello, Il Sole 24 Ore)

Ecco come i richiedenti asilo possono salvare le imprese senza manodopera. Manca il 70% di manodopera e saltano le lezioni di italiano proposta senza risposta dell’impresa Pizzarotti al governo «gestiamo i richiedenti asilo, teniamo corsi e li assumiamo». (Milena Gabanelli e Simona Ravizza, Corriere della Sera

Drogata e ubriaca sperona i carabinieri muoiono in due sull’auto di pattuglia. Ferito gravemente l’altro militare che era alla guida. La donna positiva ai primi test e con precedenti per spaccio è in ospedale Le due vittime, originarie della Puglia, avevano 25 e 27 anni. Il cordoglio del presidente Mattarella: “Profonda tristezza”. (Vincenzo Rubano, Repubblica)

A lezione di democrazia: ecco i libri che formano la nostra coscienza civile. Si intitola “La biblioteca di Raskolnikov” l’antologia curata da Simonetta Fiori che ha chiesto a otto autori (Nicola Lagioia, Elena Cattaneo, Luciano Canfora, Anna Foa, Aldo Schiavone, Marco Revelli, Franco Cardini e Gustavo Zagrebelsky) di indicare i libri che aiutano a costruire il vivere comune. (Ezio Mauro, Repubblica)

La scrittrice contro l’IA nella sfida a chi inventa il romanzo migliore. L’esperimento sarà presentato alla Children’s book fair “Se non sai come usare qualcosa, un buon inizio per capirla è giocarci”. (Stefano Bartezzaghi, Repubblica)

Repubblica intervista Nancy Brilli: “Non ho un amore ma ho riordinato i cassetti della mia vita”. L’attrice compie 60 anni e racconta il dolore per la scomparsa della madre quando aveva 10 anni.

Sul Corriere Maurizio de Giovanni racconta il collega (e idolo) diventato suo amico: «Camilleri quasi cieco mi spiegò la meraviglia di accarezzare un volto. Incontrai le figlie e mi dissero: papà sarebbe felice di conoscerti».

Gli Anniversari

1341, Petrarca incoronato poeta sul Campidoglio
1791, Chateaubriand parte per il Passaggio a Nord Ovest
1820, scoperta la Venere di Milo
1848, muore a Bergamo Gaetano Donizetti
1866, Risorgimento: alleanza italo-prussiana contro l’Austria
1876, prima della Gioconda alla Scala
1877, Benevento: rivolta per la tassa sul macinato
1899, prima donna giustiziata sulla sedia elettrica
1904, Francia e G. Bretagna firmano l’Intesa Cordiale
1915, attentato al Sultano d’Egitto
1957, Egitto: si riapre il Canale di Suez
1964, in orbita Gemini 1 senza equipaggio
1973, muore in Francia Pablo Picasso
1985, Bhopal: diffusi carteggi a carico di Union Carbide
1986, Clint Eastwood sindaco di Carmel-by-the-Sea
1990, debutta la serie televisiva Twin Peaks
1999, Palermo: i pm chiedono 15 anni per Andreotti
2003, gli inglesi occupano Bassora
2003, Poste italiane: dopo 50 anni in attivo
2004, Algeria: Bouteflika batte l’ex premier Ali Benflis
2005, funerali di Papa Giovanni Paolo II
2010, riduzione armi: patto tra Obama e Medvedev
2013, chiude Windows Live Messenger
2013, muore a Londra Margaret Thatcher

Nati oggi

 563ac, Siddharta
1880, Margherita Sarfatti
1911, Emil Cioran
1925, Renato Zangheri
1929, Renzo De Felice
1938, Kofi Annan
1941, Vivienne Westwood
1947, Pascal Lamy
1951, Francesco Merlo
1954, Pasquale Giuditta
1961, Nerio Alessandri
1962, Alberto Angela

Si festeggia San Dionigi di Corinto

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