L’IA Act è legge, il regolamento europeo che mira a trovare un bilanciamento tra diritti e sviluppo

Questo regolamento, che entrerà in vigore tra due anni, con alcune eccezioni che scatteranno dopo sei mesi, mira a garantire il rispetto dei diritti fondamentali, stimolare gli investimenti e promuovere l’innovazione nel campo dell’IA in Europa

L’Unione Europea ha recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’AI ACT, il primo regolamentoeu che disciplina lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale (IA). Questo regolamento, che entrerà in vigore tra due anni, con alcune eccezioni che scatteranno dopo sei mesi, mira a garantire il rispetto dei diritti fondamentali, stimolare gli investimenti e promuovere l’innovazione nel campo dell’IA in Europa.

Il regolamento punta a proteggere i diritti fondamentali dei cittadini, assicurando che i sistemi di IA non violino i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. Inoltre, promuove la sostenibilità ambientale incentivando l’uso di IA che rispetti l’ambiente. Parallelamente, il regolamento facilita lo sviluppo e l’uso di IA in modo responsabile, mantenendo l’Europa all’avanguardia nell’innovazione tecnologica.

L’AI ACT riguarda principalmente due gruppi di soggetti: gli sviluppatori di sistemi di IA, come aziende di tecnologia di punta (Microsoft, OpenAI, Google), e gli utenti di tali sistemi, che includono aziende, professionisti e amministrazioni che utilizzano l’IA nelle loro attività. La normativa classifica i sistemi di IA in base ai livelli di rischio: inaccettabile, alto, basso e nullo. I sistemi ad alto rischio, come quelli utilizzati per decisioni su credito o occupazione, devono superare una valutazione di conformità e adottare misure di mitigazione del rischio. I sistemi a rischio basso, come i chatbot, devono soddisfare obblighi di trasparenza, informando gli utenti che stanno interagendo con una macchina. I sistemi a rischio nullo, come videogiochi o algoritmi per lo streaming, sono esenti da specifici obblighi.

Il regolamento impone che i sistemi di IA non siano “scatole nere”. Gli utenti devono conoscere il funzionamento di questi sistemi e l’impatto che possono avere sulle loro vite. Inoltre, richiede che i contenuti artificiali, come i deepfake, siano chiaramente etichettati come tali, garantendo trasparenza e prevenendo l’inganno.

L’IA può portare notevoli benefici alla Pubblica Amministrazione, migliorando l’efficienza e personalizzando i servizi senza necessariamente ridurre il personale. Tuttavia, questi vantaggi richiedono competenze, investimenti e una corretta organizzazione per essere realizzati in modo efficace.

Il regolamento sull’IA si inserisce in un contesto normativo europeo più ampio, che comprende leggi sulla privacy e sull’uso delle piattaforme digitali, come la legge sui servizi digitali e il regolamento sulla protezione dei dati personali. Queste norme cercano di bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti e delle libertà delle persone. Il nuovo regolamento potrebbe influenzare le strategie di grandi aziende tecnologiche, come evidenziato da Apple e Meta, che hanno ritardato l’implementazione di alcune funzionalità di IA a causa delle nuove regole.

L’Unione Europea adotta un approccio garantista nella regolamentazione dell’IA, che potrebbe diventare un modello per altri Paesi. Questo approccio, secondo l’avv. Ernesto Belisario, esperto di intelligenza artificiale, cerca di bilanciare le opportunità offerte dall’IA con la necessità di proteggere i diritti fondamentali. Belisario spiega che l’IA è una tecnologia che, partendo da un input umano, può generare output come previsioni o contenuti, e che la normativa europea mira a garantire che questa tecnologia sia utilizzata in modo trasparente e responsabile.

 

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