L’inflazione sta rallentando al +5,9%. Bce: “Non possiamo prevedere la durata della stretta sui tassi”

Resta elevato sebbene in decelerazione l’indice dei prezzi. Ad ogni modo ad incidere positivamente è il rallentamento su base annua dei prezzi dei prodotti energetici non regolamentati e degli alimentari. La Bce comunque avverte che siamo ancora in una fase incerta

di Corinna Pindaro

L’inflazione sta rallentando. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) al lordo dei tabacchi per il mese di agosto ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e del 5,5% su base annua, rispetto al mese precedente del 5,9%. I dati li ha forniti Istat sulla base delle stime preliminari.

Il motivo della decelerazione si spiega grazie al rallentamento su base annua dei prezzi dei prodotti energetici non regolamentati -nei quali rientrano carburanti, gas, luce e mercato libero- che è sceso da +7,0% a 5,7%  oltre che quelli degli alimentari non lavorati  (da +10,4% a +9,2%) e lavorati (da +10,5% a +10,1%).

Secondo i dati elaborati dall’istituto di statistica l’inflazione acquisita per il 2023, vale a dire la crescita media se i prezzi rimanessero stabili, è pari al è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,2% per la componente di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari freschi).

Per quanto riguarda il cosiddetto carrello della spesa “resta elevato, sebbene in decelerazione, il ritmo di crescita dei prezzi”, che ad agosto si attesta a +9,6%”.In particolare per quanto riguarda i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un ulteriore rallentamento su base annua (da +10,2% a +9,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto subiscono un’accelerazione (da +5,5% a +7,0%).

Ad ogni modo non sembra che la politica della Bce volta al contenimento dell’inflazione attraverso l’innalzamento dei tassi possa presto cambiare rotta. “Dopo oltre un anno di significativa stretta monetaria, l’outlook dell’area euro rimane altamente incerto. L’attività si è visibilmente attenuata e gli indicatori previsionali segnalano una debolezza futura sebbene rimangano importanti sacche di resilienza, soprattutto nel mercato del lavoro”, ha affermato Isabel Schnabel, membro del Consiglio direttivo Bce, che ha aggiunto, “se dovessimo ritenere che l’orientamento della politica non è in linea con un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%, questo renderebbe giustificato un ulteriore aumento dei tassi di interesse. In un contesto di mercati del lavoro vicini alla piena occupazione e venti inflazionistici strutturali, ciò assicurerebbe anche contro il persistente rischio elevato che l’inflazione rimanga sopra il nostro obiettivo per troppo tempo. Al contrario, se la nostra valutazione della trasmissione della politica monetaria suggerisse che il ritmo della disinflazione sta procedendo come desiderato, potremmo permetterci di attendere fino alla nostra prossima riunione per raccogliere ulteriori prove su come la frenata della domanda aggregata si rifletterà nel tempo su prezzi e salari

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