Mar Rosso, gli Houthi rispondono all’attacco israeliano

Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha dichiarato che entrambi gli attacchi sono stati “successi” e ha promesso la continuazione delle ostilità finché Israele non cesserà le aggressioni nei confronti dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania

Il recente attacco di Israele contro le postazioni degli Houthi nel porto di Hodeidah, Yemen, ha causato almeno sei morti e circa ottanta feriti. Questo bombardamento, avvenuto il 20 luglio 2024, è stato descritto dall’esercito israeliano come una risposta alle numerose aggressioni subite da Israele nei mesi precedenti. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso profonda preoccupazione per tali attacchi, sottolineando la necessità di evitare azioni che possano colpire civili e danneggiare infrastrutture civili, e ha esortato tutte le parti coinvolte a mostrare massima moderazione per evitare un’escalation militare in Medio Oriente.

La Risposta degli Houthi

In risposta all’attacco israeliano, gli Houthi hanno lanciato missili balistici verso Eilat, in Israele, e hanno condotto un’operazione congiunta navale, aerea e missilistica per colpire la nave americana Pumba nel Mar Rosso. Il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha dichiarato che entrambi gli attacchi sono stati “successi” e ha promesso la continuazione delle ostilità finché Israele non cesserà le aggressioni nei confronti dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Incontro tra Biden e Netanyahu

Nel contesto di questi eventi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è atteso a Washington per un incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, previsto per il 23 luglio 2024. Il confronto sarà cruciale per discutere le tensioni in Medio Oriente e la possibile approvazione di una nuova tregua a Gaza. Yair Lapid, leader dell’opposizione israeliana, ha richiesto che Netanyahu raggiunga un accordo con Hamas per il ritorno degli ostaggi prima di partire per gli Stati Uniti. Nel frattempo, Biden, che è sotto pressione politica, potrebbe considerare di ritirare la sua candidatura per le elezioni presidenziali di novembre, decisione che potrebbe essere annunciata proprio dopo l’incontro con Netanyahu.

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