Meccanica strumentale, il settore è bloccato a causa della mancanza di componenti elettronici

di Carlo Longo

Il settore della meccanica strumentale, vale a dire i costruttori dei sistemi che servono per produrre i macchinari, è un comparto di punta del made in Italy. Nel 2021 ha registrato il record di fatturato con un incremento del 20% sul 2020, per un valore di 50,3 miliardi di euro, e un trend di crescita analogo era previsto per il 2022. Tuttavia, qualcosa è andato storto. La carenza di componentistica elettronica ha mostrato le prime avvisaglie già nel 2021, adesso però sembra che le imprese siano veramente in difficoltà. I tempi di consegna dei macchinari sono dilatati, ci sono macchine pronte nei magazzini che però non sono consegnabili a causa della mancanza di qualche componente, i prezzi pattuiti non sono adeguati al maggior costo raggiunto dai componenti, il tutto alla luce di una possibile crisi di liquidità.

Gianbattista Pedrini, presidente della Pedrini di Carobbio degli Angeli un’azienda con 70 milioni di fatturato e 120 dipendenti che si occupa di costruire macchine per la lavorazione di marmo e pietre ha spiegato: “Dopo la frenata per i timori del Covid, abbiamo avuto un boom di ordini e abbiamo iniziato le procedure di produzione. C’era già la crisi di offerta di componentistica elettronica, ma contavamo di reperire il materiale durante la lavorazione”. La Pedrini è un’azienda che esporta in 60 Paesi del mondo, dunque una grande multinazionale del settore, che risente della crisi innescata dalla mancanza dei componenti elettronici. Il problema si pone quando le multinazionali, quali Siemens o Abb, ampliano i tempi di consegna. In questo modo il macchinario costruito, pronto, non può essere consegnato perchè manca un componente elettronico che in momenti normali avrebbe un valore irrisorio. “Ci è capitato di dover parcheggiare la macchina pronta all’interno dello stabilimento, in corsia, per fare spazio sulla linea agli altri sistemi in lavorazione. Ma ci è capitato anche, e succede sempre più spesso, di cercare e trovare online, su eBay o Alibaba, i pezzi originali, con tanto di certificazione, che le multinazionali fanno fatica a fornirci ma a prezzi fino a venti-trenta volte più alti. Incredibile come possa succedere, anche se ci ha consentito di completare alcune macchine, ma erodendo i margini”, ha spiegato Pedrini.

Alcune industrie, per conservare le macchine e allo stesso tempo non bloccare la produzione sono state costrette a fittare capannoni destinati esclusivamente alla conservazione delle macchine pronte ma non consegnabili. Del resto, le alternative sono poche. Alcune imprese hanno consegnato le macchine incomplete, prive del componente elettronico senza il quale peraltro non è possibile effettuare il collaudo ed emettere il relativo certificato. Tuttavia, una tale strada è praticabile solo per esportazioni in quei Paesi che non ritengano essenziale il certificato di collaudo. In altri casi alcune aziende hanno optato per la reingegnerizzazione delle macchine, soluzione non sempre possibile perchè attuabile solo da aziende che confezionano macchinari su misura e non su standard, dunque una minoranza.

“Non facciamoci illusioni. Questa situazione continuerà fino al 2024. Bisogna lavorare per adattare i nostri software interni e consolidare la struttura finanziaria delle imprese. L’erosione dei margini potrebbe mettere il settore in crisi di liquidità e patrimoniale”, è l’allarme lanciato da Riccardo Cavanna, presidente dell’impresa di famiglia di Prato Sesia (Novara), 60 anni di storia e 80 milioni di fatturato, leader nella costruzione di macchine per il packaging a basso costo.

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